sabato 31 ottobre 2009

Pensione per lo Shuttle?

Ha debuttato lo scorso 27 ottobre il nuovo missile della Nasa, il prototipo Ares 1-X, che secondo il programmi dell’agenzia spaziale americana dovrebbe andare a sostituire lo shuttle. Ma il suo futuro è incerto: il primo lancio potrebbe anche essersi rivelato il suo canto del cigno. Ares 1-X non raggiunto l’orbita, ha portato le sue 816 tonnellate di peso ad un altezza di 40,2 chilometri dalla superficie terrestre, per poi dividersi in due pezzi. Il primo e' ridisceso sulla superficie terrestre paracadutato, il secondo sta puntando verso l’Atlantico. Ares 1-X secondo i programmi della Nasa avrebbe dovuto entrare in servizio effettivo per il 2012, e portare i primi astronauti nello spazio per il 2015. Ma un recente rapporto sui voli umani della Nasa ha concluso che, data la situazione economica, Ares 1-X non potrà comunque essere utilizzato per il volo umano prima del 2017. Significa che – come scrive il New York Times – il primo lancio del missile in Florida potrebbe rivelarsi anche l’ultimo. Un rapporto del Comitato che sovrintende ai voli umani per il prossimo futuro presentato a Washington, ha ribadito l’importanza che la Nasa nel suo futuro si orienti anche verso una dimensione più industriale, per far fronte ai costi. Secondo i critici americani questa conclusione equivale alla fine del programma Ares ancor prima che sia messo in orbita il primo missile. Perché – sempre secondo i critici – se è vero che la Nasa intende riportare l’uomo sulla luna entro il 2020, come ha garantito anche il rapporto del Committee, è vero anche che secondo i critici Ares 1-X non è il missile più adatto per questo tipo di voli: troppo pesante, e soprattutto troppo costoso. Il lancio del prototipo comunque procede come previsto. «Riteniamo sia importante far volare Ares 1-X – ha commentato il presidente del comitato Norman Augustine – riteniamo di poter imparare molte cose da questo test che possono contribuire a far sviluppare il programma migliore». Alto 99,7 metri, Ares 1-X è il più lungo missile mai utilizzato dalla Nasa dai tempi dei Saturn V (110 metri), i missili impiegati negli anni Sessanta per le missioni sulla Luna.

venerdì 30 ottobre 2009

La DDR colpisce ancora


Il rifiuto alla concessione di un lavoro a Eveline Brachwitz diventa un caso. La signora Brachwitz è una berlinese nata e cresciuta in quella che era la sua patria fino al 3 ottobre 1990: la Repubblica Democratica Tedesca. La sua candidatura come educatrice in un asilo nido diurno di Neukölln, quartiere dell’ex Berlino Ovest è stata scartata perchè sul curriculum vitae, rispeditole via posta, presentava un’annotazione di altri tempi “absagen DDR” (rifiutata DDR). La candidatura della signora Brachwitz è stata di fatto respinta perché ex cittadina della Repubblica Democratica Tedesca”. «Evidentemente – ha spiegato la signora Brachwitz alla Bild – sono stata scartata perché sono nata nella DDR e lì ho avuto la mia formazione. Ho studiato nell’ex DDR da educatrice e ho lavorato in un asilo. Nell’anno della svolta mi sono licenziata per stare vicino a mia figlia che soffriva di bronchite. Per poter concorrere mi sono rivolta al senato di Berlino che mi ha rilasciato un certificato che attesta la mia formazione come educatrice nella DDR».Nel frattempo, per fortuna, la donna è riuscita a trovare una occupazione presso un’altro asilo che non l’ha discriminata.

Maxitunnel della Cordigliera delle Ande

Uno storico accordo è stato firmato a Santiago del Cile tra le due presidentesse, Michelle Bachelet del Cile e Cristina Kirchner dell’Argentina, per costruire un maxitunnel sotto la catena montuosa delle Ande che divide, lungo una frontiera di cinquemila chilometri, i due paesi del cono sud dell’America Latina. Le due donne statiste si sono incontrate nel palazzo della Moneda per concertare un accordo globale tra i due paesi vicini, confinanti ma, fino ad oggi, non in grande sintonia politica. Il tunnel sotto la Cordigliera potrebbe essere un’opera che sblocca l’isolamento della pimpante economia cilena rispetto al resto del Continente. Si tratta di un’opera colossale, che avvantaggerebbe tutta l’America Latina, aprendo una nuova via, più produttiva, verso il Pacifico, un oceano spesso irraggiungibile e conteso dagli Stati che vi si affacciano o che cercano sbocchi per raggiungerlo con i propri traffici. Non si conoscono i particolari di un progetto colossale, alla cui realizzazione parteciperanno molti paesi dell’America Latina, tra i quali sopratutto Il Brasile e il Venezuela, oggi superpotenze del Continente, ricche di petrolio e forti di nuovi legami internazionali. Basta ricordare gli accordi tra il leader venezuelano Hugo Chavez e la Russia di Putin.

Cristoforo Colombo, questo sconosciuto


L’investigatrice dell’Università di Georgetown (USA), Estelle Irizarry, assicura che la lingua materna del navigante Cristoforo Colombo era il catalano e che colui che ha scoperto il Nuovo Mondo era d’origine aragonese e non genovese, come sostiene l’ipotesi comunemente accettata. "Non si esprimeva correttamente in nessuna lingua scritta. Il suo spagnolo era notoriamente incorretto, ma nello stesso tempo era efficiente, poetico ed eloquente", ha segnalato la Irizarry in una dichiarazione a un quotidiano britannico. L’investigatrice ha studiato i documenti ufficiali e le carte manoscritte dall’ammiraglio ed ha raccolto il frutto di queste investigazioni nel libro “The DNA of the writings of Columbus” (il DNA degli scritti di Colombo). La Irizarry, professoressa di linguistica della prestigiosa università, assicura che Colombo era un catalano parlante del Regno di Aragona. Questo studio entra a forza nel dibattito, tuttavia aperto, sulle origini dell’uomo i cui viaggi, nel XV secolo cambiarono per sempre l’ordine mondiale. Mentre la teoria comunemente accettata assicura che Colombo era figlio d’una famiglia di commercianti genovesi, c’è chi assicura che in realtà era catalano, delle Baleari, portoghese e anche francese... Un altro dei dibattiti aperti è quello che gira attorno alla destinazione dei veri resti mortali del grande navigante: Siviglia, Santo Domingo, Venezuela e Pavia si sono disputate l’onore di possedere la tomba del Grande Ammiraglio del Mare-Oceano. Uno studio genetico realizzato in Spagna nel 2004 dal forense José Antonio Lorente concludeva che i resti di Colombo conservati nella Cattedrale di Siviglia condividono il patrimonio genetico di quello di suo fratello minore, Diego, e di quello di suo figlio Hernando

Precedenze

L'automobilista ha l'obbligo di fermarsi se il pedone attraversa la strada sulle strisce pedonali: dalla Cassazione nessuna attenuante.
La Cassazione scende in strada dalla parte del pedone stroncando una prassi più o meno diffusa nella realtà, i giudici con l’ermellino sottolineano che gli automobilisti hanno sempre l’obbligo di dare la precedenza ai pedoni che transitano sulle strisce pedonali. Lo stop non è discrezionale. Su queste basi è stato accolto il ricorso dei tre figli di un’anziana donna investita da un motociclo 21 anni fa, mentre attraversava la strada sulle strisce pedonali in una via del centro di Firenze, e morta a seguito delle lesioni. I giudici di merito avevano considerato la donna responsabile parzialmente dell’impatto, avendo attraversato «frettolosamente la strada a testa bassa senza controllare se stessero sopraggiungendo veicoli da destra o da sinistra». La Cassazione non lascia adito a dubbi e ribalta il ragionamento: ogni automobilista, nell’approssimarsi alle strisce pedonali deve non solo dare la precedenza, ma anche tenere un comportamento idoneo ad ingenerare nel pedone la sicurezza che possa attraversare senza rischi. Peccato pero’ che questo non avvenga mai. Non sarebbe un comportamento proprio di un paese civile considerare lo stop davanti alle strisce alla stregua di una mera facoltà e, di riflesso, l’attraversamento del pedone come un temerario atto di coraggio.

giovedì 29 ottobre 2009

La bistecca anticoncezionale

Nuovi timori sulla sicurezza alimentare sono stati sollevati nei giorni scorsi quando è stato rivelato che un ormone usato nella pillola anticoncezionale ha contaminato mangimi per animali ed altri prodotti a base di carne, in Gran Bretagna e altri 10 paesi dell’Unione europea. La Food Standards Agency ha annunciato che 300 suini macellati forniti da un’azienda belga che ha utilizzato il mangime contaminato sono gia' entrati nella catena alimentare. L’agenzia ha aggiunto che 15.000 tonnellate di melassa che potrebbero aver contenuto il glucosio sospetto di aver contaminato i mangimi, sono state distrutte. L’agenzia ha insistito sul fatto che i quantitativi di medroxy-progesterone acetato (MPA), che avrebbe potuto essere consumato tramite la melassa non sarebbero comunque stati sufficienti per incidere sulla salute umana. Quest'ultima scoperta evidenzia ancora una volta la difficoltà di controllare i rischi per la salute all’interno del mercato unico dell’UE. La contaminazione è iniziata in un impianto farmaceutico gestito da una controllata irlandese della società americana Wyeth, che crea farmaci a base di ormoni. L’acqua rilasciata dal processo di lavorazione che dà alla pillola un rivestimento dolce è stata spedita dallo stabilimento di Newbridge, County Kildare, tramite una società di intermediazione dei rifiuti, ad una società belga di ritrattamento, Bioland, che fornisce sciroppo di glucosio ai responsabili dei mangimifici. Bioland esporta grandi quantità di prodotti potenzialmente contaminati ai mangimifici nei Paesi Bassi e da lì, il prodotto è stato venduto ad altri paesi europei. Circa 7.000 aziende agricole olandesi sono state poste sotto sorveglianza con i movimenti degli animali bloccati; 800 sono tenute sotto sorveglianza in Belgio ed altre 2.100 in Germania.

Una triste storia di democrazia italiana


Stefano Cucchi, 31 anni, è morto nella notte tra il 22 e il 23 ottobre scorso. E’ morto di botte. Solo, lontano dagli affetti familiari di cui è stato privato senza motivo. Il decesso viene certificato all’ospedale Pertini di Roma, dove era stato ricoverato per dolori alla schiena. Questa almeno la motivazione ufficiale riportata dall’Arma dei Carabinieri. All’ospedale Stefano arriva per mano di chi lo ha arrestato il 16 ottobre. Motivo dell’arresto: possesso e spaccio di droga. In casa per la perquisizione e al carcere di Regina Coeli, dove lo portano i carabinieri, Stefano arriva sulle sue gambe. Ma già il giorno seguente, in udienza, Stefano Cucchi non è più quello del giorno prima. Il padre vede sul viso segni e tumefazioni che non può essersi procurato da solo. Al giovane detenuto viene riservato uno strano trattamento, degno di un pericoloso criminale o di un mafioso, non di un giovanotto con un po’ di droga addosso. Non viene mandato agli arresti domiciliari, ma è sequestrato in carcere e poi spedito in ospedale. Per sei lunghissimi giorni i genitori e la sorella non possono avere colloqui con lui. Quando lo incontrano e lo rivedono è tardi ed è per l’ultima volta. Siamo nell’obitorio del Pertini e i familiari sono stati convocati per il riconoscimento. Stefano è morto e disteso su quel gelido lettino. Addosso a lui dorme per sempre una storia strana e un finale losco. Ha un viso massacrato, segni dappertutto, un occhio è quasi fuori dall’orbita, la mandibola è fratturata. La morte ufficiale parla d’infarto. Non c’è altro. I Carabinieri, che escludono ogni forma di violenza, raccontano di un giovane che in quella notte maledetta si lamenta, dichiara di essere epilettico, ha forti mal di testa e viene accompagnato in ospedale per normali controlli, lì dove muore per cause naturali. Eppure questa morte non spiegherebbe il trattamento accanito e sproporzionato riservato al giovane, tantomeno il divieto imposto alla famiglia di vederlo. Quella morte non spiega niente. O spiega tutto. Probabilmente era necessario occultare qualcosa di scomodo, forse proprio quei segni di terribile violenza che il giovane, come dichiara disorientata sua sorella, non può essersi inflitto autonomamente. L’indagine dovrà accertare di cosa realmente sia morto Stefano; le testimonianze sconcertate dei familiari raccontano una storia già nota agli italiani sulle divise di Stato, sulla loro impunità, sulla sospensione di ogni diritto civile nelle loro stanze e sull’omertà con cui sono solite coprire i misfatti o assolvere i responsabili. Questa storia assomiglia a quella del giovanissimo Federico Aldovrandi, caduto vittima per mano della Polizia di Stato. Un clan di poliziotti rambo appena appena infastiditi dalla condanna per omicidio colposo, mentre Federico sta sotto metri di terra, morto per niente, per sfogo e per libido violenta delle divise di Stato. Il legale della famiglia di Stefano è lo stesso che seguì la vicenda Aldovrandi e i contorni delle due storie sembrano tratteggiati dalla stessa mano. Morti per repentini decessi naturali. Giovanissimi e in buona salute solo una manciata di ore prima. Sotto arresto e in balia dei poliziotti o dei carabinieri di turno. Visi e corpi tumefatti e pieni di botte. Tenuti lontano da casa. Famiglie avvisate tardi, solo alla fine. Le indagini andranno avanti, ma l’ansia di giustizia porta già sulle spalle il peso di un’amara consapevolezza. In Italia si può morire senza verità. Si può al massimo ottenere una sentenza riparatrice che non basterà a togliere quell’immunità de facto con cui tanti utilizzano arma e divise, almeno con i più deboli ovviamente. Reati contro figli minori, contro cui si può pensare di farla franca. La storia di Stefano Cucchi non è soltanto una storia personale. Chi vuole guardarla bene può trovarci la memoria di tanta storia della democrazia italiana, la militarizzazione crescente del controllo sociale e l’intoccabilità degli uomini dello Stato. Quelli che non vengono pubblicamente umiliati da condanne esemplari nemmeno quando uccidono. Quelli che non hanno mai alcuna evidente responsabilità penale e pubblica, perchè quando le divise non sono innocenti, sono al massimo delle mele marce. E quest’ultima moda o bieca strategia di difesa dovrebbe bastare a una madre e a un padre che seppelliscono un figlio ucciso?

Ospiti a casa loro, ha del ridicolo

La notizia ha gia’ fatto il giro del mondo, supportata da immagini e video dello squalo di tre metri rimasto intrappolato nelle reti di un peschereccio al largo della Deadman’s Beach (letteralmente tradotto: la spiaggia degli uomini morti). Che questo sia un preludio a quanto sta accadendo lungo la costa dell’Australia orientale? Veniamo alla cronaca. Lo squalo recuperato e’ lungo tre metri e presenta evidenti morsi causati presumibilmente da un’altro squalo bianco (perche’ non un’orca? E’ raro ma non impossibile). Non sono rari gli atti di cannibalismo tra questi potenti animali che non disdegnano nulla quando sono affamati. Le autorita’ australiane dello stato del Queensland parlano subito di uno squalo mostro lungo circa sette metri, questa affermazione viene fatta in base alla grandezza della misura dei morsi rilevati. I media partono all’attaco: Bagnanti avvisati… C’e’ un ospite indesiderato...E’ allarme squalo… Caccia al predatore dei mari… Lo squalo assassino… Pericolo squalo… Il mostro dei mari… E’ caccia al mostro…..Ho capito bene? Ospite indesiderato? Mostro? Assassino? Da quando in qua’ l’uomo abita il mare, abbiamo forse le branchie o siamo forse dotati di pinne? Si parla sempre di mostri che, a casa loro, nel loro habitat naturale, mettono in pericolo la vita dei turisti o dei surfisti che invece invadono le acque territoriali di questi animali. C’e’ un’informazione strumentalizzata e sbagliata, lo squalo diventa il cattivo di turno a casa sua. L’uomo, cioe’ l’ospite e’ la vittima indifesa, ci dimentichiamo, come gia’ sottolineato che, siamo noi ad essere gli invasori in territorio altrui.. Credo sia tempo di smetterla di dare la caccia a questi splendidi animali solo per il nostro egoismo. Ogni essere vivente ha il proprio spazio e la propria indole, tranne il piu’ cattivo degli animali, l’uomo. Voi cosa fareste ad uno scarafaggio che cammina sulla tavola imbandita all’ora di cena? Allora perche’ uno squalo viene messo sul banco degli imputati per aver fatto quello la sua natura gli dice di fare a casa sua da milioni di anni e in un mondo che e’ stato invaso da chi non ci vive? L’ho gia’ detto altre volte e lo ripeto ancora qui’ oggi: questo pianeta non si merita questa piaga distruttiva che noi chiamiamo essere umano. Un’ultima nota, secondo le statistiche dell’ International Shark Attack
http://www.flmnh.ufl.edu/fish/Sharks/Statistics/statistics.htm
gli attachi di squali ad essersi umani sono in calo. Tra il 2007 e il 2008 sono scesi da 71 a 59. Questo non vuol dire che gli squali siano divenatati buoni o che meno gente si tuffi negli oceani, forse il motivo e’ dato dalla riduzione della loro popolazione mondiale.

mercoledì 28 ottobre 2009

Sclerosi multipla, c'e' una speranza


Buon giorno a tutti…
Ho il cuore pieno di lacrime e vi vorrei raggiungere tutti!
Mi chiamo Matteo Dall’Osso. Quando avevo 19 anni mi diagnosticarono malato di sclerosi multipla. Ho avuto quasi tutti i sintomi fino ad arrivare alla sedia a rotelle. Ho scoperto l’origine della malattia e ora diplopia (visione sdoppiata), sensibilità di tutte le parti del corpo, tensione alle gambe, difficoltà di coordinazione arti superiori, mancanza di concentrazione, inimmaginabile stanchezza, sensazione improvvisa di fare pipì, impossibilità di movimento arti inferiori sono solo un brutto ricordo.
Scrivere il libro e riportare tutto sul mio sito internet è l’unico modo che ho di comunicarlo (vi sarà tutto chiaro alla fine!)


Questo e' l'inizio del racconto straordinario di come questo ragazzo ha combattuto e vinto la sua incredibile battaglia contro questa malattia degenerativa. Vi consiglio vivamente di leggere questa storia, in certi passaggi e' veramente toccante. Passate parola, c'e' una speranza.

http://www.matteodallosso.org/

Foreste: ogni tanto arriva una buona notizia

Brasile, Argentina e Paraguay hanno annunciato un piano congiunto per creare zone protette nella foresta tropicale atlantica con l'obiettivo di stabilizzare il totale delle attuali superfici boschive nell'area. Nelle intenzioni c'è il più incisivo sforzo a livello globale per fermare la deforestazione. In particolare, i governi firmatari del piano si impegneranno a mantenere inalterata entro il 2020 la superficie forestale attualmente presente nei loro confini nazionali. Si stima che oggi la deforestazione sia responsabile di quasi il 20% delle emissioni di gas serra prodotte dall'azione umane. Ogni minuto che passa, ha calcolato il Wwf, il taglio degli alberi priva il nostro Pianeta di una superficie forestale equivalente a quella di 36 campi di calcio. Il ritmo della deforestazione è al centro delle preoccupazioni mondiali con particolare riferimento proprio al contributo che le foreste offrono alla mitigazione del riscaldamento globale. Si moltiplicano pertanto le iniziative volte ad arginare il fenomeno. Il 29 ottobre si riuniranno per la prima volta a Washington i responsabili del Fip (Forest investment program), il programma di intervento adottato dalla Banca Mondiale, con all'ordine del giorno la discussione sui criteri di selezione dei Paesi e delle regioni del mondo che saranno destinatari degli aiuti per arrestare la deforestazione. Speriamo questo sia l'inizio per una vera sensibilizzazione mondiale.

Nessuno l'ha notato.....


.....e lui e'arrivato veloce come un fulmine e si e’ disintegrato al contatto con l’atmosfera terrestre a venti chilometri dal suolo nei cieli del sud Sulawesi, provincia montana dell’Indonesia occidentale, e' l' otto ottobre di quest'anno, ma la notizia e' stata divulgata solo ora, stiamo parlando di un asteroide di una grandezza stimata tra i cinque e i dieci metri di diametro, che scoppiando in mille pezzi, ha sviluppato una potenza pari a tre bombe atomiche tutte insieme come quella sganciata su Hiroshima. Un esplosione di asteroide nello spazio si registra in media un paio di volte ogni dodici anni. La NASA ha stimato questa esplosione alla pari della detonazione di circa 50 mila tonnellate di tritolo. E' stata la piu’ potente mai registrata dell’era moderna. Gli abitanti di Bone, localita’ nel nord della provincia, hanno raccontato di avere udito un boato e di avere avvistato una palla infuocata apparsa inprovvisamente dal nulla, che ha lasciato una scia di fumo molto evidente (vedi foto). Sembra che l’asteroide non sia stato avvistato dagli scienziati per via della sua “modesta” dimensione, lo riferisce il Dr. Nick Lomb, curatore di astronomia al Sydney Observatory, lo scenziato sottolinea come sia difficile individuare pezzi di queste palle infuocate inferiori al chilometri di diametro, ci spiega che gli osservatori sono tarati per il monitoraggio di eventuali rocce piu’ grandi, cioe’ quelle che potrebbero causare danni molto seri al nostro pianeta in caso di impatto. Si e’ calcolato che se questo asteroide fosse per qualche motivo penetrato piu’ in profondita’ nella nostra atmosfera ed esploso a pochi chilometri dal suolo avrebbe potuto distruggere una citta’ di medie dimensioni. Esiste al momento un solo piccolo progetto in Australia con un telescopio nell’Osservatorio della piccola cittadini di Coonabrabran nel New South Wales preposto al controllo dei piccoli asteroidi, questo telescopio e’ puntato verso la parte meridionale del cielo, quella che gli esperti dicono possa essere la piu’ pericolosa. Guardatevi intorno quando passeggiate per strada, non dimenticare di dare uno sguardo anche al cielo, non si sa mai.

martedì 27 ottobre 2009

Buon Halloween a tutti

"Tremate, tremate, le streghe son tornate!"
La nottata più spettrale dell'anno si avvicina e tra un dolcetto e uno scherzetto, vi propongo un menu di Halloween, per stupire i vostri amici con una cena da veri stregoni! Se avete pensato di organizzare una serata a tema, dovete innanzittutto aver cura di decorare la vostra cucina o la camera da pranzo con maschere e figure tipiche, per creare un ambiente caldo, coinvolgente e spiritoso; basterà una lanterna di zucca, all'interno della quale metterete una candelina, un centrotavola a forma di pipistrello, qualche fantasmino qua e là e il gioco è fatto! A questo punto bisogna concentrarsi sul menu! Inizieremo con soufflé di zucca, proseguiremo con un primo piatto in stile vegetariano, composto da due portate: lasagna con zucca e grana al profumo di erbette e penne integrali al sugo di zucca. Termineremo con un dolcetto: una delicatissima crostata, naturalmente a base dell'ortaggio più popolare di Halloween! Le dosi per la preparazione dei piatti di questo menu' sono quantificate per quattro persone, e se i vostri ospiti sono più numerosi non dovete fare altro che aumentare in modo proporzionale le quantità dei vari ingredienti, dalla pasta al formaggio, dalla zucca alle erbette.
SOUFFLE' DI ZUCCA
Ingredienti per il tortino:
70 g di burro
50 g di grana
3 uova
50 g di farina
100 g di ricotta fresca
100 g di zucca
qualche cucchiaio di farina di mais
un pizzico di sale
Ingredienti per la salsa:
200 g di zucca
un pizzico di sale
un paio di cucchiai di olio
La preparazione
Sbucciate la zucca, togliete i semini e fatela a fette. Mettetela nella pentola a pressione e da quando inizia il sibilo della valvola lasciate cuocere a fuoco basso per circa mezz'ora. Quando sarà diventata morbidissima, frullatela con un po' della sua acqua di cottura. A questo punto aggiungeteci un paio di cucchiai di olio, un pizzico di sale e lasciate freddare. La vostra salsa è già pronta! Per il tortino il procedimento è leggermente più lungo: sbucciate la zucca, pulitela bene dai semini e, dopo averla tagliata a fette, fatela cuocere in forno preriscaldato a 200 gradi per circa venti minuti. Fatto questo, lasciatela freddare per qualche minuto, frullatela e aggiungeteci la ricotta mescolando bene il tutto fino ad ottenere un impasto morbido. A parte, montate il burro ammorbidito aggiungendo mano a mano il grana grattugiato e un pizzico di sale; versate gradualmente sia la farina che le uova, continuando ad amalgamare bene il tutto. Montate ancora per qualche minuto, poi unite al composto la zucca e la ricotta precedentemente amalgamate e riponete la crema ottenuta in stampini imburrati e leggermente infarinati con della farina di mais. Cuocete in forno preriscaldato a 170 gradi per circa dieci minuti. Trascorso questo tempo, tirate fuori dal forno i soufflé, lasciateli freddare per qualche minuto, toglieteli dagli stampini e decorateli con la salsa di zucca che avete preparato all'inizio. Il vostro antipasto è pronto da servire! Eccoci al primo piatto:
LASAGNA DI ZUCCA AL PROFUMO DI TIMO E MAGGIORANA
10 fette di zucca
una confezione di sfoglie all'uovo
salsa di formaggio
erba cipollina
olio
500 ml di panna fresca
150 g di grana
3 uova
sale
un pizzico di timo e uno di maggiorana
Si inizia dalla salsa... Amalgamate il formaggio grana grattugiato con la panna e le uova, salate e cuocete a bagnomaria mescolando lentamente e in modo continuato fino ad ottenere una crema densa. Aggiungete quindi un pizzico di maggiorana e uno di timo, che daranno alla vostra salsa un profumo delicato e intenso allo stesso tempo. In una padella, a parte, fate soffriggere nell'olio le dieci fette di zucca tagliate a dadini, fino a quando non saranno morbidi da poterli infilzare bene con la forchetta. A questo punto unite ai dadini di zucca la crema che avete preparato.
Le sfoglie di pasta
Prendete le sfoglie all'uovo e fatele cuocere per 4 minuti in acqua bollente, passatele sotto l'acqua fredda per fermare la cottura e stendetele ad asciugare su un panno da cucina asciutto e pulito.
A questo punto, versate dell'olio sul fondo di una teglia in modo uniforme, stendete le sfoglie cotte di pasta all'uovo, coprite con il composto di crema di zucca e disponete un altro strato di sfoglie; ripetete questa operazione fino a raggiungere l'orlo della teglia, alternando sfoglia e farcitura come per una normale lasagna.
DA RICORDARE!
Nel farcire la vostra lasagna, fate attenzione a distribuire equamente la crema del condimento tra i vari strati; considerate che normalmente riuscirete a realizzare quattro livelli di pasta, quindi per ogni strato calcolate un quarto della crema a vostra disposizione.
Una volta farcita, spolveratela con erba cipollina e grana, mettetela in forno per una decina di minuti a 180 gradi e prima di servirla conditela con una leggera salsa al formaggio e un filo d'olio a crudo.
PENNE INTEGRALI AL SUGO DI ZUCCA
A differenza della lasagna, le penne integrali sono molto più rapide e semplici da realizzare.
Vi occorreranno:
320 g di penne integrali (o in alternativa di penne normali)
400 g di zucca
1 cipolla
200 g di formaggio spalmabile
100 g di formaggio Parmigiano
sale
pepe
1 rametto di rosmarino
olio extra vergine di oliva
Mondate la zucca, togliendo la buccia, i semi e i filamenti più grossi, fatela a pezzettoni e mettetela in una pentola a pressione con un rametto intero di rosmarino. Da quando inizia il sibilo della valvola, lasciatela cuocere a fuoco basso per circa mezz'ora. Intanto pulite la cipolla, tagliatela a fettine sottilissime e fatele soffriggere in padella con un po' di olio e un po' di acqua per ammorbidirle; aggiungete un po' di sale e pepe e lasciate cuocere per una decina di minuti.
Quando la zucca sarà pronta (dovrà diventare una poltiglia morbidissima), togliete il rametto di rosmarino, versatela nella padella e amalgamatela bene con la cipolla aiutandovi con un cucchiaio di legno. Nel frattempo potete iniziare a preparare la pasta. Una volta cotte le penne, scolatele e unitele immediatamente al composto di zucca che farete mantecare a fuoco basso, aggiungendo la crema di formaggio. Quando la pasta si sarà ben amalgamata al formaggio e alla zucca, spolverate con del Parmigiano e servite!
CROSTATA DI ZUCCA E CANNELLA
Per la preparazione, vi occorreranno:
300 g di pasta frolla
800 g di zucca
150 g di zucchero di canna
3 uova
30 g di farina
cannella in polvere
150 g di panna fresca
1 cucchiaio di zucchero a velo
Tagliate e pulite la zucca dai semini in modo da ottenere circa 600 g di polpa, tagliatela a dadini, mettetela in una teglia foderata con carta da cucina e fate cuocere. Una volta cotta, lasciate freddare a parte. A questo punto preparate la crema. Sbattete le uova con lo zucchero di canna, unite la farina, aggiungete qualche pizzico di cannella, infine incorporate la panna versandola a filo. Stendete quindi la pasta frolla con il matterello su un foglio di carta da forno, fino a raggiungere lo spessore di circa mezzo centimetro. Trasferitela in una tortiera che avrete foderato con carta da forno, mettete sul fondo i cubetti di zucca cotti e versateci sopra la crema che avete preparato. per circa mezz'ora nel forno preriscaldato a 180 gradi. Mettete in forno preriscaldato a 200 gradi per circa 40 minuti, sfornate e lasciate raffreddare completamente. Prima di servirla, ricordatevi di spruzzarci dello zucchero a velo, della cannella o in alternativa del cacao amaro.
CONSIGLIO UTILE!
Se siete da soli a preparare tutto il menu, cucinate prima il dolce, che va servito freddo, poi soufflé dell'antipasto e la lasagna, che eventualmente possono anche essere ripassati al forno velocemente prima di essere serviti in tavola, e infine le penne, che invece necessitano di una cottura espressa.
E come sempre buon appetito, anzi Happy Halloween!

I leoni della NATO


Si chiamano Gus, Gremlin, Joe e Nick e sono quattro splendidi esemplari di leoni marini e fanno parte della Us Navy del centro addestramento di San Diego in California. Vengono addestrati alla difesa portuale antisub ed alla scoperta di ordigni esplosivi e rifiuti tossici nei fondali marini, hanno recentemente dimostrato le loro eccezionali capacità nello specchio d'acqua di fronte a La Spezia durante una esercitazione dimostrativa nell'ambito di una sperimentazione delle nuove tecnologie di sicurezza dei porti per far fronte ai requisiti dell’Unione Europea. Si è trattato delle prime sperimentazioni di questo tipo effettuate in Europa a questo livello, con dimostrazione delle nuove tecnologie per la difesa delle strutture portuali con l'impiego di due veicoli autonomi, un battello pneumatico ed un piccolo catamarano in vetroresina e di due dei quattro leoni marini arrivati in Italia. La simulazione effetuata riguardava la cattura di un subacqueo, scoperto e individuato dai battelli autonomi da parte di "Gremlin" mentre "Gus" avrebbe poco dopo dimostrato la sua bravura dell'afferrare oggetti posati sul fondo del mare. L’addestratore, imbarcato su un battello pneumatico porgeva un gancio al cetaceo, che con una mossa rapidissima, attaccava l'intruso dalla schiena, e andava a fissare l'arpione a una gamba del malcapitato sub che, come ci ha raccontato a fine operazione, non faceva neppure in tempo ad accorgersi dell'attacco. Mentre il leone marino dopo 2-3 secondi era già saltato sul battello, dove riceveva la sua razione di pesce fresco come premio, il subacqueo veniva issato a bordo tramite la sagola collegata al gancio che lo aveva imprigionato. E' poi stato il turno di "Gus", che con in bocca un gancio di altro tipo, andava a fissarlo agli oggetti sommersi che successivamente venivano tirati sul battello. Una bella dimostrazione di eccezionale bravura e rapidità di intervento da parte dei due animali che ha lasciato impressioni positive. La giornata dimostrativa si e’ poi chiusa con "Gus" che ha salutato il suo istruttore agitando una pinna come una manina. I leoni marini, che sono in grado di mangiare da sette a nove chilogrammi di pesce al giorno, sono sottoposti a un allenamento continuo e quotidiano per tutto l'arco della giornata, vivono abitualmente fuori dall'acqua e quando sono in azione dispongono di una imbracatura alla quale possono essere fissati sensori e telecamere mentre con la bocca sono in grado di trasportare, oltre ai ganci, sistemi magnetici da fissare agli oggetti sommersi. La loro caratteristica principale è di essere in grado di operare sino a circa 330 metri di profondità, ben oltre le possibilità d'immersione di qualsiasi subacqueo e dei più moderni sottomarini. La US Navy dispone di 30 esemplari addestrati ed operativi che sono già stati utilizzati in azione in diverse parti del mondo.

lunedì 26 ottobre 2009

Cada vida importa


Un milione di persone si e' riversata per le strade di madrid lo scorso 17 ottobre per protestare contro la legge che facilita l'aborto. Un corteo lungo due chilometri si è snodato da Puerta del Sol a Puerta d’Alcala, nel cuore della capitale spagnola, la manifestazione è stata indetta dalla destra e da gruppi antiabortisti vicini alla chiesa cattolica per protestare contro la riforma presentata dal governo socialista del premier Josè Zapatero che concede la possibilità di interrompere la gravidanza alle donne che lo richiedono anche senza parere medico e fino alla 14esima settimana di gravidanza. Lo slogan scelto era “Cada vida importa”, Ogni vita è importante: il disegno di legge all’esame del Parlamento, estende anche alle adolescenti di 16 anni la possibilità di abortire senza l’autorizzazione dei genitori, uno dei punti più controversi della normativa che ha suscitato perplessita anche all’interno dello stesso Psoe di Zapatero. Tuttavia, secondo la vicepremier Maria Teresa de la Vega il dispositivo presentato dal governo è «quello che meglio si adatta alla realtà sociale spagnola». Il Partido Popular all’ooposizione si è detto pronto a ricorrere alla Corte costituzionale se la normativa sarà approvata

Tradimento cubano

La sorella di Fidel confessa di avere collaborato con la Cia negli anni ‘60. Nel suo racconto dice di essere stata avvicinata da una persona che le consegnò un messaggio della Cia, e poi continua raccontando . Sono le parole di Juanita, la più piccola della famiglia Castro che si è sempre distanziata dal regime di Fidel, da quarant’anni vive in esilio a Miami, Ora però confessa in un libro di memorie di aver aiutato i dissidenti contro il governo dei suoi fratelli.«I dubbi vennero fuori quando cominciai a vedere tante ingiustizie. La mia attività contro il regime a Cuba cominciò a diventare molto delicata», ha rivelato la sorella di Fidel, che dal ‘61 al ‘64 lavorò in modo serrato per aiutare i cubani a lasciare l’isola. La confessione shock è arrivata davanti alle telecamere di una Tv in lingua spagnola, Univision Noticias 23, alla vigilia dell’uscita della sua biografia sulla famiglia, “Fidel e Raul, i miei fratelli. La storia segreta”, scritto assieme alla giornalista messicana Maria Antonieta Collins.

Usa, l'Arizona privatizza il braccio della morte


E’ il primo stato americano a privatizzare completamente non solo le sue prigioni, ma anche il braccio della morte. E’ di pochi giorni fa la notizia che l’Arizona affiderà ad una impresa privata la gestione di questo settore. Lo stato, che ha già dato in appalto a privati quasi un terzo delle sue prigioni, e che ha un deficit di bilancio di 2 miliardi di dollari, pensa di ridurlo grazie ad un risparmio di circa 100 milioni di dollari all'anno grazie a questo appalto. Ci sono gia’ molte ditte appaltatrici che gesticono vari settori carcerari dall’Alaska alle Hawaii ma e’ nata una polemica da parte di Todd Thomas, della Correction Corp of America, una impresa privata che amministra una delle carceri dello stato, e che ha precisato che anche se le esecuzioni verrebbero compiute sempre da funzionari statali, ha ammesso che ditte come la sua non sono addestrate al controllo dei condannati a morte, e si e’ detto assai preoccupato perche’ questi sono i detenuti più difficili, aggiunge inoltre che sinora non avendo avuto a che fare con penitenziari di massima sicurezza manccherebbe la necessaria preparazionea ad affrontare una tale responsabilita’. Un ex ricercatore del Ministero della giustizia, James Aaustin, che nel 2001 pubblicò un rapporto sulla privatizzazione delle carceri, ha ammonito che se accadesse qualcosa nei bracci della morte in mano a privati, scoppierebbe uno scandalo. Il deputato repubblicano John Kavanagh, colui che ha promosso la riforma appena approvata dal Parlamento statale, ha confutato i critici, sostenendo che i risultati saranno buoni e comunque non esiste una alternativa più economica. Le carceri “private” negli Stati Uniti nacquero negli anni ottanta e sono sempre state messe sotto accusa per i motivi più diversi, dal pessimo vitto e la mancanza di cure dei detenuti agli scoppi di violenza e alla scarsa riduzione dei costi. Attualmente i detenuti in attesa della esecuzione nel solo stato dell'Arizona sono 127 su un totale di oltre 40 mila, tutti rinchiusi in penitenziari di massima sicurezza. Queste strutture sono usate non solo dai singoli Stati, che vi detengono oltre 100 mila persone, ma anche dal governo federale, che ve ne detiene circa 35 mila. La riduzione dei costi, non la questione morale, è una delle argomentazioni addotte contro la sentenza capitale, mantenere i condannati nei bracci della morte è costosissimo, a causa della sorveglianza, le rivolte e le malattie.
Di recente nello stato dell’Ohio e’ accaduto che in due casi, i boia non siano riusciti a fare l’iniezione letale ai condannati, che sono stati perciò riportati nelle loro celle. Il Giudice ha cosi’sospeso l'esecuzione per accertare se una seconda non violerebbe il divieto costituzionale di «pena eccessiva e crudele.

Vogliose e ambientaliste? Ci pensa Earth Angel


Vogliose e ambientaliste? Ora si può, con il nuovo vibratore senza pile per tutte le donne che pensano alla salute del pianeta. Earth Angel, questo il nome scelto per il sex toy, è a impatto zero. Non inquina perché senza batterie e contribuisce anche a un minimo di attività fisica positiva, oltre a quella “standard” per cui è stato inventato. L’uso è semplice e immediato, muovendo in senso orario una manovella posta sull’estremità dell’oggetto, ha un’autonomia di qualche minuto. Il pianeta si può amare esattamente come se stesse, questo è il motto della società irlandese Enterprises Caden che lo ha progettato. L’eco-vibratore ha altri pregi: è costruito solo con materiali riciclabili, si ricarica con una presa Usb e non ha coloranti, per cui l’unica versione esistente è bianca. Il prodigio dei sexy shop è stato presentato alla fiera dell’elettronica Ars Electronica Linz, in Austria, aggiudicandosi un premio per l’innovazione. Cosa ne pensi?

domenica 25 ottobre 2009

Disastro ecologico in Australia


A distanza di piu' di due mesi (era il 21 agosto) dal guasto a un pozzo di estrazione di petrolio e gas al Montara Oil Field a 200 Km al largo di Broome sulla costa nord-occidentale dell’Australia, milioni di litri di liquido nero continuano a riversarsi nel mare di Timor. Lo ha reso noto la versione online del quotidiano britannico “The Times”, citando gli scienziati intervenuti sul posto, che parlano di un disastro ambientale paragonabile a quello causato nel 1989 dalla petroliera Exxon Valdez, che contaminò il golfo dell’Alaska con 30.000 tonnellate di greggio. Gli ambientalisti si sono detti preoccupati per la fauna marina, nelle acque di questa zona, uno dei piu' grandi ecosistemi marini tropicali al mondo, vivono le piu' svariate specie di animali e mammiferi marini, tra cui rarissime tartarughe e serpenti di mare, essendo il disastro avvenuto a circa 200 chilometri dalla costa, non si e' ancora stati in grado di descrivere dettagliatamente i danni causati dal guasto al pozzo. Gilly Llewellyn, il responsabile del gruppo del WWF che si è recato sul posto per tre giorni per analizzare la situazione in quel tratto di mare, ha detto di essersi trovato «letteralmente in un mare di petrolio che si disperdeva a vista d’occhio». Secondo la Pttep Australasia, la compagnia petrolifera cui appartiene il pozzo che ha causato il disastro ambientale, ogni giorno si riverserebbero in mare tra i 300 e i 400 barili di petrolio; ma secondo le stime del ministero australiano per le Risorse, l’Energia e il Turismo, si tratterebbe di 2.000 barili al giorno. Secondo gli ambientalisti, il petrolio si estende sulla superficie del mare per circa 15.000 chilometri quadrati. Negli ultimi anni l’Australia e’ balzata in testa alle classifiche dei paesi accusati dell’inalzamento dei limiti di produzione di Co2 e di spreco energetico, ed e’ il paese industrializzato che detiene il triste primato di numero di estinzione di mammiferi. Non e’ tutto oro quello che luccica, questo paese, visto da molti come il nuovo Eldorado si sta distinguendo come una nazione senza scrupoli, dove la salvaguardia dell’ambiente e della salute dei propri cittadini passa in secondo piano nei confronti dei profitti e sfruttamento delle risorse.

venerdì 23 ottobre 2009

Buone notizie per l'orso bianco


Gli Stati Uniti hanno annunciato giovedì che riserveranno una zona dell’Alaska ben più grande dell’Italia all’habitat degli orsi polari, una specie particolarmente minacciata. “Proporre una zona protetta a questa specie-simbolo è un passo nella buona direzione per prevenire la sua estinzione – ha dichiarato l’ incaricato della pesca, dei parchi e della fauna al dipartimento degli Affari interni – E’ anche il riconoscimento che la minaccia più grave per gli orsi è lo scioglimento dei ghiacci nell’Artico, causata dal cambiamento climatico”. L’area sarà vasta quasi 520 mila kmq e include una barriera di isole lungo la costa dell’Alaska, una parte della banchisa e terre lungo la costa e i fiumi. Gli Usa hanno incluso l’orso polare nella lista delle specie minacciate nel maggio 2008. L’Amministrazione del presidente Barack Obama “é pienamente impegnata nella protezione e per la sopravvivenza dell’orso polare”, contrariamente alle esitazioni dell’amministrazione Bush che, pur designando la specie come minacciata, non aveva creato zone protette per non contrastare la prospezione petrolifera in Alaska. Anche nella regione ora scelta, hanno ammesso i servizi che si occupano della fauna selvaggia “esistono attività di ricerca di petrolio e gas”.

Aerei eco-compatibili

L'americana Southwest lancia l'idea dell'aereo verde.
Bisogna essere leggeri per riuscire a volare, ma per risparmiare volando bisogna esserlo ancora di più. Proprio per ridurre il peso dei propri aeroplani (il che si tradurrebbe in un risparmio di carburante) ma anche gli sprechi, la compagnia aerea americana Southwest Airlines ha lanciato il "Green Plane", un Boeing 737-700 che verrà utilizzato come laboratorio per la sperimentazione di nuovi materiali leggeri ed eco-compatibili. I passeggeri del Green Plane di Southwest calpesteranno l'InterfaceFLOR Carpet, molto semplicemente un rivestimento che viene installato in sezioni, piuttosto che utilizzando un unico pezzo di moquette. Ciò consente di sostituire solo le parti più consumate, come quella del corridoio centrale, piuttosto che l'intero pavimento. In più, essendo al 100% riciclabile, viene restituito al fornitore che lo rigenera con un processo "pulito". Per il rivestimento delle poltrone verranno testati due materiali: la e-Leather, che è un pellame che si ottiene senza inquinare dagli scarti dell'industria pellettiera tradizionale, e la IZIT Leather che riproduce fedelmente il cuoio. Entrambe promettono un risparmio di circa 1 kg per poltrona e il doppio della durata.Il contenitore dei giubbotti salvagente in alluminio verrà sostituito con buste di tela, che oltre a far risparmiare mezzo chilo per passeggero consentono di ricavare più spazio per i piedi, mentre per l'imbottitura verrà utilizzata la Garnier PURtec, una schiuma molto più leggera di quella utilizzata attualmente. Inoltre le strisce di gomma per i poggiapiedi verranno sostituite da elementi in alluminio, più leggeri e riciclabili. Tutte le soluzioni insieme dovrebbero far risparmiare circa 2 chili e mezzo a poltrona e verranno sottoposte al giudizio dei passeggeri con un questionario apposito. Una idea innovativa per rendere un po' più "green" il mezzo di trasporto meno "green" in assoluto, che si spera possa essere imitata anche da altre compagnie.

L'intramontabile Elvis


Un ciuffo di capelli di Elvis Presley, la leggenda del rock and roll americano, è stato venduto in un'asta a Chicago per 15 mila dollari. Insieme alla ciocca erano in vendita più di duecento oggetti personali del cantante, che facevano parte della collezione completa di 'reliquie' di Gary Pepper, amico di 'The King' e presidente del suo fan club. Il pezzo più alto è stato pagato per una camicia bianca di cotone con stampato un logo con le iniziali di Elvis: 52 mila dollari. John Urso, che se l'é aggiudicata, si è portato a casa anche una camicetta aderente rossa, sborsando altri 28 mila dollari. Ma la ciocca è l'articolo che ha suscitato maggiore curiosità, tra cartoline autografate, sciarpe 'sudate' durante i concerti ed abiti e bambole di Elvis. Il 'ciuffo mutilato' sarebbe il risultato del taglio di capelli a cui il cantante fu sottoposto nel 1958 per il servizio militare. L'appartenenza della ciocca ad Elvis è stata certificata da un esperto, ma non é mai stato effettuato un test del DNA. Qualche anno fa un'altra ciocca di capelli, conservata dal barbiere di Presley, venne venduta addirittura per 115 mila dollari.

giovedì 22 ottobre 2009

Scoperto il segreto delle mummie di Palermo


Che cosa ha permesso agli imbalsamatori di conservare così bene i corpi che si trovano nelle catacombe dei Cappuccini a Palermo?
Rosalia Lombardo, la bambina (in foto) morta nel 1920 all'età di due anni e la più famosa tra le duemila mummie del monastero siciliano, alcune delle quali sono lì da 400 anni. L'edizione italiana e quella americana del National Geographic del febbraio scorso hanno dedicato un servizio proprio alla scoperta. Il segreto di Salafia? Sostanze normalmente usate per conservare i morti, ma assemblate con dosaggi perfetti. Il segreto delle imbalsamazioni ha rischiato di andare perduto, invece – grazie agli studi dei ricercatori dell’Istituto per le Mummie e l’Iceman dell’EURAC – ha avuto risalto sulle pagine della rivista americana che documenta il lavoro che Zink, Piombino-Mascali, giovane antropologo siciliano, hanno condotto per svelare il mistero della formula utilizzata per la fantastica conservazione. La mummia della piccola Rosalia rappresenta una vera e propria attrazione turistica. Il fiocco che le solleva i capelli, i ciuffi che le ricadono sulla fronte e il volto paffuto e disteso contrastano con l’immagine macabra a cui solitamente una mummia viene associata e danno l’impressione che la bambina stia solo dormendo. Per ottenere questo risultato Salafia aveva fatto ricorso a un sistema di conservazione permanente delle salme basato sull’iniezione di sostanze chimiche. Solo in seguito alla ricostruzione della genealogia dell’imbalsamatore e all’incontro con gli eredi, i ricercatori sono riusciti ad accedere ai suoi appunti e a ricostruire la misteriosa formula. “Si tratta di una miscela di formalina, glicerina, sali di zinco, alcool e acido salicilico”, spiega Piombino-Mascali, a cui si poteva aggiungere un trattamento del volto con paraffina disciolta in etere, per mantenere un aspetto del volto vivo e rotondeggiante”. Come sottolinea il National Geographic nel suo reportage, la scoperta ha un importante valore storico-medico, perché la soluzione messa a punto dall’imbalsamatore siciliano è uno dei primi esempi di uso della formaldeide per l’imbalsamazione umana. Nel corso delle ricerche si è anche pensato a come garantire la preservazione della salma di Rosalia Lombardo. “Ora che conosciamo il metodo di imbalsamazione a cui il corpo è stato sottoposto, possiamo avviare uno studio conservativo per salvaguardare la piccola mummia da un ulteriore degrado”, spiega Albert Zink. Oltre all’interesse di National Geographic Magazine, le ricerche dell’Istituto per le Mummie e l’Iceman hanno destato anche l’attenzione di National Geographic Channel che ha prodotto il documentario “Italy’s mystery mummies” uscito il 3 febbraio di quest'anno negli Stati Uniti.

Win for life or play for life?

Non ha ancora compiuto un mese di vita ma già il nuovo gioco della Sisal, Win for Life, ha riscosso un incredibile successo. Dal 29 settembre, giorno in cui ha preso il via, a oggi sono stati tantissimi gli italiani a tentare la fortuna provando a indovinare 10 numeri su 20 e a centrare il cosiddetto “numerone” Ad essere giocati, in sole tre settimane, sono stati più di 164 milioni di euro in 94 milioni di combinazioni. Per tutti l'obiettivo è accaparrarsi una rendita di quattromila euro al mese per vent'anni. Ma con il successo sono arrivate inevitabilmente anche le polemiche, visto che questo nuovo gioco, che finanzia per una parte la ricostruzione in Abruzzo, prevede 13 estrazioni giornaliere e una facilità di accesso alle ricevitorie anche per i ragazzi. Da Bari parte il primo ricorso all'Antitrust, l'Autorità che si occupa anche di valutare la correttezza dei messaggi pubblicitari, per chiedere la sospensione di quello che, a loro dire, sarebbe un messaggio ingannevole. “Il claim pubblicitario "spensierati e sistemati" è, a nostro avviso, ingannevole – Non viene chiarito, infatti, che non è automatico vincere quattromila euro per vent'anni. In caso di vincita simultanea la somma viene divisa tra tutti quelli che hanno centrato il numerone”. Molte sono poi le preoccupazioni anche per i ragazzi che sempre più di frequente affollano le ricevitorie. E’ arrivata cosi’ la richiesta di sospendere lo spot, in attesa di vedere quali risultati porterà l'istruttoria e poi decidere anche se di intraprendere una azione legale”. Certo la tentazione di giocare una schedina di Win for Life è forte. Vincere sembra facile, visto che, in teoria, bisognerebbe indovinare 10 numeri su 20. Ma è proprio la statistica a volere che a vincere, nella maggior parte dei casi, sia sempre il banco. “La verità è che non è poi così facile centrare i 10 numeri – ha chiarito il professor Riccardo Bersani, matematico e studioso di logica – Anche se giocassimo per tutta la settimana, e per tutte e 13 estrazioni giornaliere, gli stessi numeri, statisticamente potremmo anche non vincere mai”. Il meccanismo di Win for Life prevede che, con una schedina di 2 euro si possano raddoppiare le possibilità di vincita. “Questo è in parte vero anche se, sempre la statistica – ha ribadito Bersani – ci dice che è più facile indovinare 4, 5 o 6 numeri su venti, quindi non portare a casa nessun premio. C'è da aggiungere poi che è vero che si vince ma la maggior parte dei vincitori porta a casa dieci o al massimo cento euro”. Una curiosità statistica: se le possibilità di centrare il 6 al SuperEnalotto sono 1 su 622 milioni, quelle di accarezzare il sogno della rendita ventennale, con una schedina da 1 euro di Win For Life, sono 1 su 3 milioni e mezzo. Anche se vincere a Win For Life è duecento volte più facile che centrare la sestina del SuperEnalotto, la fortuna deve fare comunque i conti con la statistica.

martedì 20 ottobre 2009

Gli U2 live su YouTube


Gli U2 si esibiranno domenica prossima al Rose Bowl stadium di Pasadena e il concerto sarà trasmesso in diretta su YouTube. Lo ha annunciato il manager del gruppo spiegando che il gruppo aveva intenzione di fare una cosa del genere da tempo...e questa è l’occasione ideale. Il concerto di domenica previsto per le 5 e 30 del mattino di lunedi 26 ora italiana sarà visibile su Internet in 16 paesi Italia, Usa, Australia, Brasile, irlanda, Israele, Francia, Messico, Giappone e Gran Bretagna. Buona visione.

"Mi vede, dottore? Cosa mi rifarebbe?".


Boom della chirurgia estetica per le under 18.
Sembra assurdo, ma a pronunciare questa frase sono sempre più giovani, sia maschi sia femmine. Anche sotto i 18 anni. Ed è spesso la Tv a convincere i ragazzi che 'rifatto e' bellò, tanto che le più giovani arrivano dal chirurgo con le riviste alla mano, per chiedere di somigliare alla super-maggiorata Cristina del Grande Fratello. E se in Libano i trattamenti estetici per le giovanissime sono l'ultima moda, tanto da far fiorire i centri estetici under 14, in Italia il passo della gamba è ancora più lungo: si prova ad arrivare direttamente alla sala operatoria. "I ragazzi prima si abbruttivano con piercing e tatuaggi - spiega Franz Baruffaldi Preis, responsabile chirurgia plastica all'Istituto Galeazzi di Milano, che alcuni mesi fa ha curato una delle vittime dell'esplosione di un treno merci a Viareggio - e il fatto che ora tornino a voler essere seducenti e belli non è di per sé negativo. Però va analizzata l'esigenza, se è per veri dismorfismi o se è solo un capriccio". A richiedere interventi non necessari sono sempre più giovani tra i 12 e i 16 anni, che chiedono soprattutto una 'revisione' di seno, grasso corporeo (liposuzione), naso e orecchie. "Negli ultimi 3 anni - aggiunge Preis - la percentuale di ragazzi che si presentano con problemi 'irreali' é aumentata almeno del 20%. Sono quattro mesi che ricevo ragazzine con foto di Cristina del Grande Fratello: ma io perdo tempo, e mi fa piacere perderlo così, per spiegare loro che non é questa la bellezza, perché è sproporzionata, non è armonica". I numeri salgono ancora di più a cavallo tra Milano e Napoli, dove lavora Alfredo Fonzone, specialista in chirurgia plastica nelle cliniche Città di Milano (Milano) e Villa del Sole (Napoli). Le under 18 che chiedono un intervento 'inutile' "prima erano 10-12% del totale dei pazienti che ricevevo in un anno - spiega l'esperto - ora sono almeno il 40%. Tra le richieste, oltre a seno e bocca, c'é anche il rifacimento dei genitali, per modificare l'aspetto delle piccole labbra. Vedo ragazze già dai 15 anni, spesso vengono in studio da sole. A volte portano i genitori ma come se li trascinassero, e fanno di tutto per obbligarli a farsi concedere l'intervento. E' in aumento anche la richiesta tra i maschi, che vorrebbero rifarsi pettorali, la liposuzione all'addome per avere la 'tartaruga', così come le labbra o le orecchie un po' a sventola". I chirurghi plastici, in generale, sono concordi: gli interventi sui minorenni si fanno solo se necessari, ad esempio in caso di malformazioni o seri problemi psicologici e di relazione. E così la maggior parte dei ragazzi che si rivolge al chirurgo viene 'rimbalzata', non prima però che il medico abbia loro spiegato, caso per caso, i motivi della mancata operazione. Sia Preis sia Fonzone, però, lo sottolineano: finché il messaggio che passa in Tv è quello del successo grazie a un seno o a un naso rifatto, difficile che i ragazzini smettano di chiedere aiuto al chirurgo.
IN LIBANO FIORISCONO ISTITUTI DI BELLEZZA PER BAMBINI - Basta un gelato mangiato in fretta, ed ecco un bambino ricoperto di cioccolata. Ma per Amira, che ha sette anni e vive a Beirut , non si tratta di un gioco, quanto di un serissimo trattamento di bellezza. La maschera al cioccolato, che idrata e rende luminosa la pelle, è infatti una delle opzioni che le piccole ma esigenti clienti del primo centro estetico per bambini in Libano, lo Spa-tacular, possono scegliere per la cura della persona. Nel Paese dei Cedri, dove il culto per l'immagine femminile é notoriamente molto diffuso, i trattamenti estetici per le giovanissime sono l'ultima moda. In soli quattro mesi, nella capitale libanese, sono nate tre Spa per la clientela under 14. Lo Spa-tacular ha avuto oltre cento clienti in tre mesi. Una mezza dozzina di 'mini-miss' in accappatoio rosa, ospiti del centro Bellàs, nel lussuoso quartiere di Verdun , si confronta sul colore dello smalto o sulle nuove acconciature dei personaggi Disney come Hannah Montana. Il trattamento base, che comprende manicure, pedicure, 'trucco e parrucco', costa 15 euro. Si spende un po' di più per una permanente, un pediluvio con oli essenziali o un trattamento del viso. "Sono i giochi più adatti alla loro età e le bambine ne vanno matte", ha spiegato all'ANSA uno degli animatori del centro. Dopo l'entusiasmo iniziale non sono mancate le critiche da parte di alcuni intellettuali libanesi. "Queste attività creano uno stereotipo di donna perfetta che deve per forza soddisfare le aspettative maschili", ha affermato Lynn Darwich, membro del collettivo femminile di Beirut secondo la quale quest'ultima moda è sintomo di un problema sociale più grave. "Fanno sembrare la mia attività qualcosa di eccessivo e sbagliato", ha risposto la proprietaria di Spa-tacular, Maya Hilal, che si è rifiutata di commentare le altre obiezioni. Intanto, sempre più bambine, attratte dalla pubblicità, chiedono di festeggiare il compleanno nel salone di bellezza in miniatura di Verdun , arredato con mini specchi a forma di stella, tappeti viola, guardaroba e scaffali colmi di prodotti estetici. Al posto del tradizionale clown coi palloncini, un team di cortesi estetiste munite di limette e smalti accoglie le ospiti. E dopo "essersi messe in tiro", le mini-miss possono fare un salto nella discoteca della ludoteca. A pochi palazzi di distanza da Chez Lulu, con 28 euro ciascuna, le giovani principesse possono trascorrere due ore a farsi belle. Il prezzo non include la torta che, se non fosse per la proverbiale golosità dei bambini che resiste a ogni moda, resterebbe intatta perché, si sa, che i dolci fanno ingrassare.
PARLA LO PSICOTERAPEUTA, E' ERRORE MORALE - "Credo che sia un errore morale soprattutto perché si parla di bambini il cui corpo è ancora in pieno sviluppo". Questo il commento di Federico Bianchi di Castelbianco, psicoterapeuta dell'età evolutiva, alla notizia del boom dei centri di bellezza per under 14 in Libano. "Il corpo - ha riferito all'Ansa l'esperto - è lo strumento di elezione delle emozioni da parte dei giovani e dei ragazzi ed é dunque uno strumento fortissimo, attraverso il quale passa di tutto, dalla depressione all'euforia. Dai primi risultati di un sondaggio da noi condotto su 18mila giovani - ha spiegato - è emerso che l'11% ha grandi problemi con il proprio corpo". "Vero è - ha precisato Bianchi di Castelbianco - che in Libano le donne si sposano a 15 anni e l'età in cui si diventa donne, per un discorso culturale, è molto più bassa. Ma istituti del genere in Italia sarebbero sbagliati". Secondo lo psicoterapeuta, "il perfezionismo e il raggiungimento dell'impulso alla magrezza si ha tra 12 e 14 anni, mentre già a 16 anni questo perfezionismo non viene più perseguito. Il punto é che l'età in cui si presta più attenzione al proprio corpo e all'immagine è scesa negli ultimi anni. Fino agli anni Novanta, infatti, era intorno ai 16-17". Una situazione che nasce da "un'insicurezza di fondo sociale - ha spiegato Bianchi di Castelbianco - non del singolo individuo, ma della società che costringe i ragazzi ad un senso di inadeguatezza". In questa situazione i genitori hanno un ruolo cruciale. "La percentuale di genitori che si preoccupa dei figli - ha dichiarato lo psicoterapeuta - è del 20%, mentre molti sono quelli che non sanno cosa fanno e non si interessano alla loro vita nascondendosi dietro una finta responsabilizzazione".



Truffa certificata


Un’azienda pugliese produceva olio con certificazione biologica in terreni occupati in parte da una discarica di rifiuti speciali. Quattro persone, fra cui il responsabile di un Organismo di controllo per la certificazione dei prodotti da agricoltura biologica, sono state denunciate alla Procura della Repubblica dal Nipaf, il Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale e Forestale del Comando Provinciale del Corpo forestale dello Stato di Bari, per truffa aggravata e continuata ai danni dello Stato e della Comunità europea, falso ideologico in certificati. È accaduto a Grumo Appula, nel barese, dove un' azienda agricola già dal 2005 percepiva aiuti comunitari per la produzione di frutta e olio di oliva con i metodi dell' agricoltura biologica. Per accedere ai finanziamenti, come previsto dal bando regionale per il sostegno allo sviluppo rurale, i titolari dell' azienda avevano accluso alla documentazione di richiesta, i prescritti attestati rilasciati dall' Organismo di controllo e la relazione agronomica redatta da un tecnico professionista. Una parte dei terreni dichiarati a coltura di ulivo erano però da tempo stati occupati da una discarica di rifiuti speciali, dell'altezza di quasi 10 metri, posta sotto sequestro dal Corpo forestale dello Stato. Rimane quindi da verificare se oltre alla truffa, ci sia una minaccia per la sicurezza alimentare. In Puglia viene prodotto circa un quarto di tutto l’olio extravergine del nostro Paese, gran parte del quale esportato anche all’estero. “L’azione efficace e preventiva del Corpo forestale dello Stato – ha dichiarato il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Luca Zaia - si inserisce in un quadro di controlli capillari nel settore agroalimentare, controlli che sono stati proprio in questi mesi rafforzati e che stanno dando i loro frutti, a tutela dei consumatori di tutto il mondo”.

lunedì 19 ottobre 2009

Nanoparticelle contro i tumori


Dal Dipartimento di Scienze Chimiche dell’Università di Cagliari arrivano le nanoparticelle che potrebbero salvarci dai tumori. È noto che nei confronti di un tumore si portano avanti delle azioni che spesso hanno effetti devastanti anche sui tessuti sani. Basta pensare alla chemioterapia e a tutte le sue conseguenze. Uno dei campi di maggiore interesse della ricerca svolta in campo biomedico è proprio quello di riuscire a indirizzare il farmaco solo sull’organo malato evitando che vengano sottoposte ad effetti dannosi le altre parti del corpo....Il lavoro svolto dal gruppo di scienze chimiche guidato dalla Prof.ssa Anna Musinu, ha portato alla sintesi di piccole particelle magnetiche (nanomagneti) che possono essere guidate dall’azione di un opportuno campo magnetico. Le nanoparticelle possono essere pensate come delle piccole navicelle capaci di navigare nel flusso sanguigno e dirette da un unico comandante (il campo magnetico). Una delle loro possibili applicazioni è la somministrazione guidata del farmaco. Una volta “agganciato” il farmaco, le nanoparticelle possono essere guidate verso la zona colpita da tumore e, giunte nel punto desiderato, rilasciare il loro carico solo dove necessario. In questo modo il farmaco può agire in maniera puntuale senza recare danni ai tessuti sani circostanti. Non solo. Per le nanoparticelle è in fase di studio un’altra importante applicazione biomedica: la distruzione di un tumore localizzato attraverso l’ipertermia. Le cellule cancerogene possono infatti essere soppresse innalzando la loro temperatura a 42.5ºC e mantenendola tale per più di 30 minuti. Guidati fino all’esatto punto in cui si trova il tumore, i nano magneti possono agganciare le cellule tumorali e, sotto l’azione di un campo magnetico variabile di intensità opportuna, essere costretti ad oscillare liberando calore fino al raggiungimento della temperatura critica per la sopravvivenza delle cellule tumorali. Il fenomeno descritto è lo stesso che caratterizza il principio di funzionamento del forno a microonde. Allo stato attuale il gruppo di ricerca si dedica alla preparazione delle nanoparticelle ovvero si occupa di sintetizzarle, di caratterizzarle valutando le loro proprietà strutturali e magnetiche, e di inglobarle nei liposomi, microsfere cave formate da uno o più doppi strati lipidici, ottenendo quelli che vengono chiamati magneto-liposomi. I liposomi infatti sono considerati un ottimo strumento di somministrazione di farmaci grazie alla loro qualità di essere assorbibili da ogni cellula e di rilasciare il loro contenuto lentamente. Nell’analisi delle nanoparticelle viene prestata una particolare attenzione alle loro dimensioni. I nano magneti devono essere di circa 20 nanometri. Se le dimensioni sono maggiori potrebbero ostruire i vasi; se le dimensioni sono inferiori potrebbero venire fagocitati dai macrofagi, cellule tissutali la cui funzione principale è la fagocitosi cioè la capacità di inglobare particelle estranee e di distruggerle. I nanomagneti possono essere di ossido di ferro oppure di ferrite di cobalto. La ferrite di cobalto ha il vantaggio di poter essere guidate in modo più efficace dal campo magnetico perche le sue proprietà magnetiche dipendono fortemente dalla direzione lungo la quale vengono considerate (anisotropia magnetica). Al contrario delle nanoparticelle di ossido di ferro, quelle in ferrite di cobalto necessitano però di essere rivestite, in genere con silice, per eliminare gli effetti tossici e di essere funzionalizzate. Una volta compiuta la loro missione, i nanomagneti possono essere lasciati all’interno del corpo umano cosi da essere “mangiati” dal sistema dei macrofagi, se sono di ossido di ferro; si devono invece accompagnare verso l’uscita, se sono di ferrite di cobalto. Gli sviluppi futuri di questa ricerca richiedono uno studio multidisciplinare che prevede per ora una collaborazione con gruppi di ricerca di Dipartimenti di Farmacia e Medicina. Una volta valutata la tossicità nelle cellule si pensa infatti di passare alla sperimentazione in vitro e in vivo sui ratti.

domenica 18 ottobre 2009

Saturno, fotografato il settimo anello


Si chiama Spitzer, e' uno dei telescopi spaziali della Nasa, e' stato lui a rivelare il più grande anello di Saturno mai osservato prima di oggi. Il laboratorio californiano ha annunciato che l’anello si situa alla periferia del sistema di Saturno, in un’orbita inclinata di 27 gradi rispetto al principale anello conosciuto. Saturno ne conta sette principali. E' composto di ghiaccio e di polvere allo stato di particelle, in una atmosfera di -157 gradi Celsius. L’anello è molto esteso e non è facile vederlo, perché non riflette la luce visibile. Il telescopio Spitzer ha potuto localizzarlo grazie ai raggi infrarossi. In effetti, malgrado il suo intenso freddo, l’anello brilla sotto l’effetto di radiazioni termiche. La massa dell’anello comincia a circa sei milioni di chilometri dal pianeta e si estende su 11,9 milioni di chilometri.

La storia delle cose nel mondo moderno


La storia delle cose e' un documentario di Annie Leonard, che ci spiega qual’è il problema della corsa al consumismo iniziata negli anni 50. Spiega il perchè oggi ci stiamo dirigendo contro un muro. Siamo al punto del non ritorno.
Clicca sui link qui sotto e buona visione.
Parte prima
Parte seconda
Parte terza

Terra di tutti, cinema contro corrente


Terra di tutti film festival è un'occasione di dibattito e riflessione su tematiche scomode
“Un Festival per fare un'informazione diversa e dare voce a quanti vengono dimenticati dai circuiti cinematografici tradizionali”. Così Jonathan Ferramola, direttore artistico della rassegna, descrive il Terra di tutti film festival, organizzato dal Cospe e dal Gcv, due organizzazioni non governative italiane, attive con diversi progetti di sviluppo e cooperazione nel Sud del mondo. In programma a Bologna, Terra di tutti vuole far luce e dare risonanza a temi che spesso vengono trascurati o dimenticati. “Questa terza edizione - spiega Ferramola – ha riscosso un successo che non ci aspettavamo. Abbiamo raccolto film, documentari e cortometraggi da quindici Paesi diversi. Si tratta di materiale sconosciuto, povero, di pellicole girate da coloro che vivono in prima persona le vicende che raccontano”. E' il caso, ad esempio, di La breccia, un film che narra la storia di un piccolo paese del Senegal alle prese con i progetti di una multinazionale che mettono a repentaglio l'equilibrio idrologico della zona. Gli abitanti, tra cui l'autore della pellicola, si trovano a fare i conti con problemi prima sconosciuti in grado di danneggiare in maniera definitiva il loro habitat naturale. “Attraverso le immagini – continua Ferramola - vorremmo aprire spazi di discussione e di dibattito per quella che noi chiamiamo l'educazione alla cittadinanza globale”. Le distanze tra i continenti vanno accorciandosi, siamo chiamati a diventare cittadini del mondo e ad avere una maggiore conoscenza di quello che ci circonda. Dall'idea di un'educazione globale deriva proprio la scelta di concentrare l'attenzione su argomenti come lo sviluppo sostenibile, l'ambiente, la condizione delle donne nei Paesi del Sud del mondo, i diritti dell'infanzia, l'immigrazione. Temi che secondo gli organizzatori della rassegna cinematografica nella nostra società spesso vengono affrontati in maniera superficiale o comunque distaccata. La mancanza di un'informazione che sia veramente espressione di tutti, anche dei più deboli, torna a farsi sentire. ”Terra di tutti - dice ancora Ferramola – vuole fare un'informazione diversa, libera. Siamo convinti che i film e i documentari possano essere un potente mezzo di denuncia se ben utilizzati, molto più efficace di tante petizioni o documenti”. E dopo un viaggio nel mondo attraverso l'occhio dei registi, domenica Terra di tutti ci riporta in Italia, per l'esattezza in Emilia Romagna, con Il mio nome è Emmanuel. Un documentario-reportage per raccontare la vicenda di Emmanuel Bonsu, lo studente ghanese, scambiato per uno spacciatore e brutalmente picchiato dai vigili urbani di Parma nel settembre del 2008. Le immagini del volto tumefatto di Emmanuel hanno sconvolto l'opinione pubblica e portato all'apertura di un'inchiesta che per ora ha causato la sospensione dei sette agenti responsabili. "Ci sembrava doveroso – conclude Ferramola – dopo aver offerto una panoramica sulle problematiche nelle diverse nazioni, fare una riflessione anche sull'Italia che, come mostra la vicenda di Emmanuel, vive un momento buio”. La violenza verso il giovane ghanese, picchiato solo a causa del colore della sua pelle, ci riporta indietro nel tempo e mostra tutta la contraddizione della nostra società che non esita ad utilizzare la forza nei confronti di chi non può difendersi.

Ancora esecuzioni capitali in Iran


Sono moltissimi i giovani che ancora sono rinchiusi nel braccio della morte nelle carceri iraniane per delitti compiuti quando erano minorenni. Almeno quattro di loro sono stati impiccati nei primi cinque mesi di quest’anno, secondo i dati raccolti dall’associazione ’Nessuno tocchi Cainò. Tra di loro, la pittrice Delara Darabi, portata al patibolo il primo maggio scorso nella città di Rasht dopo una drammatica telefonata fatta ai genitori in cui annunciava la sua esecuzione a sorpresa.Ieri e’ stata la volta di Behnud Shojai, che fu condannato a morte per un omicidio commesso a 17 anni. Nonostante gli appelli dell’Unione europea e di Amnesty International perchè gli fosse risparmiata la vita, e dopo quattro anni di reclusione, ieri mattina all’alba è avvenuta l’esecuzione nel carcere di Evin. Una donna, identificata solo con il nome di Akram, doveva anch’ella essere impiccata stamane a Teheran, ma all’ultimo momento ha avuta salva la vita grazie al perdono dei familiari della sua vittima. Altre sei condanne a morte sono state eseguite nell'ultima settimana nell'Iran meridionale. E' quanto si legge sul quotidiano conservatore iraniano 'Kayhan'. Tra i sei, cinque trafficanti di droga e una persona condannata per omicidio, vi sono due donne che erano coinvolte nel narcotraffico. Stando al giornale, le condanne per impiccagione sono state eseguite tra il 6 e l'8 ottobre scorso ad Ahvaz, capoluogo della provincia meridionale del Khuzestan

sabato 17 ottobre 2009

Manthropology


Se alle Olimpiadi partecipassero i giovani Tutsi del Ruanda o gli Aborigeni australiani molti dei nostri attuali campioni verrebbero surclasssati e umiliati dalle prodigiose capacita’ atletiche di questi antichissimi popoli. Lo dice uno studio inglese effetuato dall’antropologo australiano Peter McAllister intitolato “Manthropology” Pare infatti che il record del mondo di salto in alto che detiene Sotomayor con i suoi 2 metri e 45 fosse alla portata di buona parte dei giovani Tutsi che durante la cerimonia che li iniziava ad adulti doveva essere in grado di saltare in alto e superare la loro stessa altezza. Dall’archivio fotografico di un’altro antropologo tedesco dell’800 che immortala questi giovani africani durante le loro feste di iniziazione si e’ stimato che molti di questi fossero in grado di saltare anche piu’ in alto di 2 metri e ½ . In quanto a Bolt e a Lewis, i loro record mondiali sono’ una bazzecola confrontati alle prestazioni degli aborigeni australiani che ventimila anni fa sapevano gia’ correre a 37Km orari. Questi dati sono stati elaborati grazie ad un sofisticato apparecchio che calcola la distanza delle trace fossili trovare sul terreno. Gli aborigeni correvano su superfici morbide e senza tacchetti ma a piedi scalzi. L’antropologo cita altri confronti, sempre gli aborigeni erano capaci di scagliare le loro lance di legno duro a 110 metri di distanza contro l’attuale record del giavellotto di 98,48 , e’ vero che si tratta di strumenti diversi, ma siamo davanti ad un’altra evidenza che gli antichi popoli avevano enormi capacita’, come per legioni romane che riuscivano a percorrere una maratona e mezza al giorno (60Km) con addosso l’armatura che aveva un peso incredibile. Una donna di Neanderthal possedeva il 10% di massa muscolare in piu’ rispetto all’uomo moderno, e avrebbe potuto competere con il piu’ in forma dei nostri Swarzenegger, anzi, per la diversa conformazione del suo avambraccio l’avrebbe umiliato a braccio di ferro. McAllister spiega infine che Atene disponeva di un esercito di circa 30mila vogatori che avrebbero potuto surclassare gli Abbagnale e Redgave come ridere. Sembra che neppure il doping sia in grado di competere con queste antiche forze della natura. Il maschio moderno viene cosi’ smitizzato da questi risultati. Caro amico, si proprio tu che stai leggendo questo blog… siamo delle mezze cartucce….siamo i peggiori Homo Sapiens che abbiano mai calpestato il suolo della terra, senza “ma” e senza “se”. Tutta colpa dell’era moderna, e cosi’ viene bruciato anche il mito del nostro progresso fisico e in particolare quello del genere maschile. Appuntamento a stasera per una corsetta nel parco vicino a casa?

venerdì 16 ottobre 2009

Olimpiadi 1968, per non dimenticare


E' il 16 Ottobre 1968 siamo alle Olimpiadi di Città del Messico, Tommie Smith e John Carlos, conquistano il 1° e 3° posto nei 200 metri di atletica leggera. Nel momento in cui viene innalzata la bandiera, i due, neri e americani, abbassano lo sguardo e alzano verso il cielo il pugno coperto da un guanto nero, “Siamo stufi di essere cavalli da parata alle Olimpiadi e carne da cannone in Vietnam” dira' Carlos piu' tardi ai giornalisti. Rivediamo quel pugno nero alzato di Tommie Smith e John Carlos e ricordiamo agli Italiani che la frase inserita nella Dichiarazione d’Indipendenza degli Stati Uniti, “Tutti gli uomini sono creati uguali”, “All men are created equal”, era ispirata dal patriota italiano Filippo Mazzei a Thomas Jefferson. Per fare conoscere la storia di un italiano nato a Poggio a Caiano che partecipò a creare gli Stati Uniti d’America. Un italiano che ispirò la celebre frase… E magari leggere di Filippo Mazzei su Wikipedia e sui documenti presenti nella Libreria del Congresso Americano inserendo in ricerca “Philip Mazzei”, oppure gettare uno sguardo nel Carteggio Mazzei-Jefferson dalla University of Princeton. Domani a Roma si terra' una Manifestazione Nazionale Antirazzista. E domani sara' una grande occasione per ognuno di noi per far sapere a chi ancora non lo ha compreso che “Tutti gli uomini sono creati uguali”.
Lo aveva suggerito un patriota italiano nato a Poggio a Caiano, questo patriota si chiamava Filippo Mazzei.

Ritorno a Via Gluck


Adriano Celentano torna sullo schermo sotto forma di cartone animato, il “molleggiato” ha infatti recentemente firmato un accordo in esclusiva che ritrarra’ il famoso Ragazzo della via Gluck in un cartone animato in tridimensione, il debutto avverra’ nel 2011 sulla tivu’ a pagamento Sky. Si tratta di ventisei puntate che rievocheranno le sue piu’ famose canzoni e che, si spera, faranno riflettere su temi attuali come inquinamento, alimentazione e problemi sociali. Nomi illustri dello spettacolo e del cinema collaboreranno al progetto, tra questi Milo Manara, il grande fumettista, al suo esordio nel mondo dell’animazione e il re dell’animazione italiano, Enzo D’Alò, autore tra gli altri de "La gabbianella e il gatto" e "La freccia azzurra" e Vincenzo Cerami, autore e sceneggiatore di grandi storie di cinema, tra cui ’La vita è bella. Al progetto lavoreranno anche otto sceneggiatori tra cui due allievi della scuola Holden di Alessandro Baricco. Soddisfatto l’amministratore delegato di Sky Italia Tom Mockridge che dice: "Grazie alla sua creatività e genialità senza pari, si realizzerà un progetto imponente e innovativo, che coinvolgerà eccellenze italiane e rappresenterà una tappa di rilievo per lo sviluppo dell’industria italiana dell’animazione".
I buoni propositi per sensibilizzare ci sono, speriamo in bene...
Dimenticavo...Buona visione.