domenica 28 febbraio 2010

LA CITTA' DELLA SCIENZA

La “Città delle scienze” in Russia è Akademgorodok, nei pressi di Novosibirsk, nel cuore della Siberia. Onore e vanto del periodo sovietico, perché qui erano stati concentrati i migliori istituti scientifici del paese e i più grandi laboratori che si occupavano di nuove tecnologie e di genetica... E c’era poi - sempre negli anni dell’Urss - la “Città segreta” di Dubna, nella regione di Mosca. Qui gli scienziati di tutto il paese vivevano nelle villette messe a disposizione dall’Accademia centrale delle Scienze e progettavano il futuro dell’energia atomica. Tutto, quindi, sul conto del Cremlino brezneviano. Ma ora, mutati i tempi, il nuovo potere del duo Putin-Medvedev va all’attacco e punta ad affermare l’esistenza di una città che dovrà rappresentare il cuore dello sviluppo di questo secolo. La scelta è stata fatta. Riguarda la siberiana Tomsk che, con i suoi cinquecentomila abitanti, diverrà il centro di una Silicon Valley in versione tutta russa. E secondo i piani del potere centrale moscovita la città dovrà assumere un volto nuovo, moderno, e soprattutto divenire un centro di scambi internazionali sfoggiando, nello stesso tempo, un tono di fresca modernità. Una svolta epocale, quindi, per un “punto geografico” sino a ieri noto solo per essere immerso in una lontana realtà siberiana toccata, a volte, dai 40 sottozero... Ed ora il Cremlino si ricorda che proprio a Tomsk vivono 83600 studenti, (pari al 17% della popolazione) e che qui è attiva una università di estremo valore che fornisce quadri a tutto il paese quanto ai settori dei sistemi di controllo e della radioelettronica. E c’è di più. Perchè in questa città - ritenuta ingiustamente un centro di periferia - sono più che mai attivi istituti di matematica applicata, di biologia, di biofisica e di fisica nucleare. Parte così, sulla base di una realtà sottovalutata, un programma di sviluppo che punta alla modernizzazione e allo sviluppo tecnologico dell’economia. L’annuncio viene dal presidente Medvedev il quale firma un “ukase” che lancia, sulla scena locale e mondiale, l’iniziativa del futuro: una Silicon Valley siberiana che – sulla scia di quella californiana - avrà come obiettivo la sperimentazione e la messa in pratica di nuove politiche economiche e di avanzate soluzioni tecnologiche. Tomsk, quindi, come capitale delle innovazioni che vedrà la completa ristrutturazione di circa 200 imprese locali. In tal senso il Cremlino ha già lanciato una campagna per attirare in Siberia nuovi imprenditori e scienziati di tutto il mondo. E a questo processo di creazione della Silicon Valley locale vengono chiamate banche russe e mondiali perchè concedano crediti a lungo termine e a tassi ben diversi da quelli attuali. Comincia - pur se in ritardo - la fuga in avanti di una Russia che ha ancora molte carte di riserva.

sabato 27 febbraio 2010

LA DISAVVENTURA DELLA FIGLIA DEL SINDACO DI KIEV (un po gli sta bene!!!)

Leonid Chernovetski è un miliardario, ma anche sindaco della splendida città russa di Kiev. E’ universalmente noto per aver pronunciato la frase: “ Come primo cittadino, vendo, metto all’asta tutto, anche l’aria che respiro”. Ha anche una figlia, Cristina, più che “diletta”, tanto che a metà di questo mese di febbraio 2010 l’ha mandata a Parigi in viaggio di piacere e per farle fare piacevoli (e costose) spese.Dato che a questo mondo tutto è – grazie a Dio – possibile, è accaduto che Cristina sia tornata a Kiev con 4 milioni e mezzo di euro in meno in tasca e nulla in…cambio.Ecco cosa le è accaduto.La mattina dell’ultimo giorno della sua vacanza parigina, Cristina è salita a bordo di una Mercedes con autista e si è diretta all’aereoporto “Charles De Grulle”. Va detto che per arrivarvi è necessario transitare nel tunnel di Landy, all’altezza di Sanit-Denis. Proprio qui, come tutti i parigini sanno, si annida una congrega di briganti i quali aspettano pazientemente che il traffico si “pigi” in lunghe colonne immobili e poi si lanciano all’assalto prendendo di mira auto con targa straniera o diplomatica. Arraffano e poi scappano a piedi nell’inferno delle macchine immobili. Nel 2008 hanno colpito 60 volte: 5 furti-rapine al mese: Nel 2009 solo 20: si vede l’attenzione che la Gendarmerie (la Polizia francese) mette su quel tratto di strada.Ma torniamo alla cara e dolce Cristina Chernovetski la quale, prima di salire in macchina, era stata a visitare le famose gioiellerie di place Vendome dove aveva acquistato preziosi per 4 milioni e mezzo di Euro.Indovinate cosa è accaduto sotto il tunnel di Landy?Una canaglia ha notato la vettura tedesca con targa diplomatica, tanto di autista e sul sedile posteriore una giovane e bella donna con la sua borsetta sulle ginocchia.Un professionale colpo nel vetro che va in frantumi, la borsetta agguantata e…voilà 4 milioni e mezzo di euro in gioielli assolutamente nuovi prendono il volo. La lista dei preziosi rubati e stata fatta dalla stessa Cristina ai poliziotti i quali leggendo quanti anelli, collane, bracciali ed orecchini avevano cambiato proprietario per la seconda volta nella mattinata, quasi stentavano a credere alla denuncia stessa. Allora la brava Cristina ha mostrato loro le matrici degli assegni e le ricevute delle gioiellerie e così…Chissà papà Leonid cosa avrà detto all’amata figliola.

FONTE: il blog di Muzio

venerdì 26 febbraio 2010

MEGLIO LA TINTARELLA DI LUNA ?

Chi usa creme per la protezione solare rischia di avere un eccesso di zinco nel sangue. E' quanto sostiene uno studio condotto in Australia, nell'università Macquary di Sydney, che per la prima volta ha dimostrato che nanoparticelle di zinco penetrano nel sangue attraverso i pori della pelle. La ricerca, presentata a Sydney nella conferenza internazionale sulle nanoscienze, ha sottolineato che sono i bambini e chi lavora molte ore all'aria aperta i più vulnerabili ad una sovraesposizione allo zinco. Nonostante non vi siano ancora prove dell'effetto delle nanoparticelle di zinco sul sistema immunitario, è noto che un eccesso di zinco porta ad una carenza di rame e quindi ad malfunzionamento degli enzimi che regolano meccanismi fondamentali del corpo umano. L'autore dello studio, Brian Gulson, ha dimostrato la presenza di zinco attraverso esami del sangue e dell'urina, su un campione di 20 persone di età diversa. Gulson ha anche sollecitato le ditte di cosmetici a ridurre il numero di prodotti contenenti nanoparticelle. Discorso diverso invece per le creme solari a schermo totale le quali sono state dichiarate fuorilegge. A stabilirlo l’Emea (agenzia europea dei farmaci ). La dicitura a “schermo totale” o “protezione totale” riportata sull’etichetta delle creme solari che promettono di proteggere totalmente dai danni del sole è da considerarsi falsa e fuorviante perchè, ribadiscono gli esperti, non esiste alcun preparato dermatologico in grado di assicurare tale effetto. E quel che è peggio il loro utilizzo genera la convinzione di potersi esporre al sole in qualunque momento della giornata senza correre alcun rischio rappresentando in questo modo un pericolo per la salute della nostra pelle. Meglio mettersi in guardia dai falsi miti della salute.

giovedì 25 febbraio 2010

PUNTERUOLO ABBATIPALME

Colpite e abbattute. Il punteruolo rosso, il piccolo killer che divora tronchi e foglie delle palme italiane, ha vinto il confronto con le task force degli specialisti. Hanno provato di tutto, dalla chirurgia alle iniezioni di antidoti fino all’inserimento di microrganismi. I medici specialisti oggi si arrendono con un bilancio di 40 mila alberi aggrediti, di cui la metà è stata già abbattuta.Il punteruolo rosso è un artropode dell’ordine dei coleotteri che si annida dentro le palme e richiama altri parassiti a riprodursi. Le femmine depongono centinaia di uova all’interno del tronco (circa 300). Dopo soli tre giorni le uova si schiudono e le larve iniziano a cibarsi della palma. L’invasione di questo parassita, specie autoctona dell’Asia sudorientale e della Malanesia, inizia negli anni ‘80, quando arriva negli Emirati Arabi. Da qui si diffonde prima in Medio Oriente poi sbarca in Egitto nel 1992. La strada verso il Mediterraneo è breve: nel 1994 viene classificato in Spagna, nel 2006 in Corsica e nella Costa Azzurra. In Italia arriva nel 2004 a Pistoia, nel 2005 in Sicilia, poi in Campania, nel Lazio, in Toscana e infine in Liguria. Ma la situazione più grave è nel Lazio, dove l’estinzione delle palme è prevista nel 2015, mentre a Roma già nel 2011. Fino a oggi nella capitale su un totale di seimila piante, già circa 1.300 sono state abbattute. E altre 500, almeno sono state colpite. Il Corriere della Sera che più volte si è occupato di questa situazione ora denuncia «l’immobilismo» dell’intera Regione Lazio che ha «gettato la spugna ancora prima di combattere. Perché per salvare le palme ci vogliono soldi che nessuno ha stanziato, programmi di profilassi che nessuno ha stilato e interventi che nessuno ha ritenuto necessari». Senza soldi, insomma, amministrazioni locali e privati hanno fatto come hanno potuto. Senza precauzioni, sono state abbattute palme che potevano essere salvate e questo non ha fatto altro che diffondere l’epidemia. Nel Lazio i primi casi sono stati sul Litorale: una strage a Ostia, Fiumicino, Fregene, Santa Marinella, Ardea, Nettuno, Anzio. E il caso più emblematico: Sabaudia. Secondo quanto scrive il Corriere della Sera, la Regione Lazio alla fine del 2006 ha ingiunto gli abbattimenti con spese a carico dei possessori. Ma pian piano che si è sparsa la voce, i proprietari hanno cominciato a buttare giù le palme e a buttare i resti nei fossi. Gli costava di meno chiamare un semplice giardiniere. Ma questo ha moltiplicato l’epidemia. A Roma, i primi casi si sono manifestati all’Axa all’inizio del 2006. La pianta infetta ha quindi colpito poi Casal Palocco e tutta la Colombo. Nel 2007, come se avesse seguito l’alveo del Tevere, è stato ritrovato a Villa Bonelli, alla Magliana, a Monteverde. Oggi ci sono migliaia di nuovi focolai: la zona Est della città è sotto attacco, e sono minacciate le splendide palme di Villa Torlonia.

mercoledì 24 febbraio 2010

LA FINE DELLA RICREAZIONE

Un articolo del "The New York Times" del 13 febbraio è passato quasi inosservato in Italia. Eppure è la campanella che segna la fine della ricreazione per l'economia italiana. Il titolo "Wall St. helped to mask debt fueling Europe 's crisis" (Wall Street ha aiutato a nascondere il debito pubblico europeo) riassume la tesi dei tre autori, L. Story, L. Thomas, N. Schwartz. Le banche americane e tra tutte la Goldman Sachs hanno permesso ad alcuni Paesi europei di nascondere il deficit di bilancio alla UE. La più esposta è la Grecia che ha sottoscritto con Goldman almeno due contratti di derivati "swaps" dai nomi mitologici Arianna e Eolo nel 2000 e nel 2001 per fare subito cassa in cambio di ipoteche sugli incassi futuri dalle tasse aeroportuali e dalle lotterie. Il governo greco classificò i contratti come vendite e non come prestiti (rischiosi) a lunga scadenza. Nessuno sa quanti di questi contratti sono stati stipulati e per quale entità. Angela Merkel ha dichiarato che sarebbe uno scandalo se la Grecia avesse occultato il suo debito. Secondo l'agenzia Bloomberg sono almeno 15 le banche che hanno accordato prestiti sotto forma di swap nei quali il rischio di controparte è a carico della Grecia. Con gli swap in sostanza vengono anticipate dalle banche delle somme di denaro in funzione di un evento che può o non può manifestarsi e (di solito) non si manifesta. Il cliente si ritrova quindi a dover ripagare il prestito con corposi interessi come sta avvenendo per molti Comuni italiani che si sono indebitati in questi anni. Lo swap serve a spostare più in avanti un debito che però, prima o poi, va pagato. E' come una carta di credito. Il problema si aggrava quando il debito non è dichiarato come tale e emerge all'improvviso dai bilanci degli Stati. La stessa cosa che avvenne con i subprime per le banche può avvenire con i derivati swap con gli Stati. Le banche sono sempre alla ricerca di ottimi affari e gli Stati in procinto di affogare lo sono. Lo scorso novembre, con la Grecia in piena crisi, la Goldman Sachs è tornata ad Atene sul luogo del delitto per proporre di spostare con l'ennesimo strumento finanziario il debito della sanità nel futuro. La Grecia non ha accettato o, forse, non ha potuto accettare. L'articolo cita anche l'Italia... "Gli strumenti sviluppati da Goldman Sachs, JP Morgan e da altre banche hanno permesso ai politici di mascherare i prestiti in Grecia, Italia e forse altrove" ... "Stati come l'Italia e la Grecia entrarono nella UE con un deficit superiore a quello permesso dal trattato che creò l'euro. Piuttosto che aumentare le tasse o ridurre la spesa, questi governi ridussero artificialmente il loro deficit con i derivati". Il debito pubblico della Grecia è di 298,5 miliardi di euro a fine 2009, un default greco trascinerebbe con sé anche molte grandi banche. L'economia greca vale comunque solo il 3% del PIL europeo. Un piano di intervento è possibile. La vera minaccia alla stabilità economica europea secondo Robert Mundell, premio Nobel per l'Economia, è l'Italia. L'Italia ha circa 1.800 miliardi di euro di debito, sei volte la Grecia, un quarto dell'intero debito europeo e potrebbe essere oggetto di attacchi speculativi. Quanti sono i derivati sottoscritti dal Tesoro e con chi e a quali condizioni? Sul debito pubblico non dovrebbe valere il segreto di Stato. Tremorti, se ci sei , batti un colpo!
FONTE http://www.beppegrillo.it/


CURIOSITA' SUL SESSO

Sesso per dieci ore di fila? Animali meglio degli uomini? Decisamente!!!
“Provate a immaginare un amplesso che dura fino a dieci ore come quello dei rospi. Oppure di “farlo” anche quaranta volte al giorno, ma solo per pochi secondi come i leoni”. “Se con gli amici vi divertite a fare paragoni, provate a dare una sbirciatina nel mondo animali dove raggiungono livelli di erotismo degni d’Histoire d’O”. ”Abbiamo scoperto che alcuni sono dei gran romanticoni. L’opossum ad esempio, è capace di far l’amore sino a morirne. Proprio così, questo marsupiale può accoppiarsi sino allo sfinimento tra le zampe della sua compagna, in un gesto di estremo amore. E che dire della iena? Già, non ridete, i maschi innamorati pur di conquistare la femmina la seguono per mesi, adoranti. Tanto tra loro non esistono le accuse di stalking! E se invece rientrate tra quelli che amano aspettare la fatidica prima volta, pensate all’albatro che fa passare quattro anni prima di avere un “rapporto completo”. Alcuni uccelli marini sono monogami e si corteggiano a lungo sbaciucchiandosi con il becco: il tutto avviene su un’isola ed è la femmina a decidere in ultimo se la coppia si forma o meno. I gurami sbaciucchioni hanno un nome che è tutto un programma. Questi pesci prima di accoppiarsi si baciano per una decina di minuti. I ciclidi africani invece stanno attaccati il più possibile con le labbra”. Ci son poi alcune femmine di farfalle che ”hanno così fame di sesso che mangiano gli spermatozoi e svolazzano di maschio in maschio scegliendo allegramente la poligamia. Le passere scopaiole devono il loro nome a una straordinaria capacità di gorgheggiare per attrarre il maschio e anche all’abitudine di ravvivare la vita di coppia con allegre… partouze”. Sono tanti poi gli animali che hanno doti da Guinnes. L’orso non ama i preliminari, ma in compenso si accoppia anche sedici volte in una giornata. Le scimmie bonobo fanno sesso in qualsiasi posizione, in media ogni ora e mezza, non disdegnano le orge, praticano il sesso orale e le femmine si masturbamo allegramente”. Passiamo ad un tema delicato, quello delle misure: il pene del balenottero azzurro, sostiene, è il più lungo del creato: due metri e mezzo, mentre quello dell’elefante è “solo” un metro e mezzo. E il gorilla? Tre centimetri in erezione… Ultime note: porcellini d’India, fenicotteri, gabbiani, vermi e alcune scimmie antropomorfe non hanno nulla contro l’omosessualità, mentre in natura l’incesto è tabù: i parenti stretti non si accoppiano mai. Lo stupro nel regno animale è raro: solo il germano reale e l’orango hanno comportamenti brutali nei confronti delle femmine.

martedì 23 febbraio 2010

DIFENDITI DA SMART STAX


Circa sei mesi fa i giganti delle biotecnologie Monsanto e Dow AgroSciences hanno annunciato l’immissione sul mercato a partire dal 2010 di un nuovo seme di mais geneticamente modificato. Il prodotto si chiamerà “SmartStax” e per la prima volta nella breve storia dell’ingegneria genetica il suo DNA conterrà ben otto geni modificati, così da opporre una maggiore resistenza a insetti e piante infestanti. L’approvazione, per così dire, del nuovo seme è arrivata frettolosamente dagli enti preposti dei governi canadesi e americano, entrambi sprovvisti dei mezzi necessari per valutare più a fondo i possibili rischi degli OGM per l’ambiente e la salute umana. Il tutto a poche settimane dall’appello lanciato da un’autorevole associazione di medici americani per una moratoria planetaria degli OGM. A denunciare i metodi di verifica a dir poco approssimativi delle autorità sanitarie di Canada e Stati Unti è stata in particolare l’organizzazione no-profit di Ottawa CBAN (Canadian Biotechnology Action Network), la quale ha rivelato come non sia stato effettuato alcun controllo sugli effetti degli otto nuovi geni combinati tra di loro nel DNA del mais. Dal momento che questi geni erano stati approvati singolarmente dal Ministero della Salute canadese, praticamente nessuna valutazione dei rischi è stata fatta sul prodotto nato dalla collaborazione di Monsanto e Dow. Attualmente, sono in genere al massimo due i geni che vengono artificialmente immessi nel DNA di una singola pianta. Lo SmartStax unisce le caratteristiche dei geni precedentemente approvati e resistenti all’erbicida Roundup - altro discusso prodotto di punta della Monsanto - con altri che permetteranno al mais di resistere agli insetticidi. Secondo la multinazionale del Missouri , il nuovo seme consentirà il raddoppiamento dei raccolti entro il 2030, dando la possibilità all’agricoltura di “rispondere alla crescente domanda mondiale di cibo ed energia”. Sempre secondo i dati forniti dalla corporation americana , a partire dal prossimo anno saranno 1,6 i milioni di ettari coltivati negli Stati Uniti e in Canada con il mais SmartStax. Proprio negli USA intanto, l’Unione dei Consumatori ha chiesto ai governi dei due paesi nordamericani di ritirare immediatamente l’autorizzazione alla vendita del nuovo seme di mais. Lo SmartStax, infatti, con la combinazione di un tale numero di geni, violerebbe lo stesso Codex Alimentarius delle Nazioni Unite, producendo potenzialmente effetti indesiderati sulla salute dell’uomo, come l’insorgere di nuove allergie e tossine. Per questo motivo, andrebbero disposti immediatamente studi più approfonditi. Nel 2001 una commissione indipendente di scienziati canadesi, incaricata di valutare una serie di possibili regolamentazioni per gli OGM nel proprio paese, aveva criticato aspramente il governo e la Canadian Food Inspection Agency (CFIA) per aver dato il via libera alle coltivazioni con semi geneticamente modificati senza indagare a sufficienza il loro impatto sulla salute e sull’ambiente. Da allora ben poco è cambiato in Canada , e non solo. Come se non bastasse, la CFIA ha anche ridotto le dimensioni dell’area cuscinetto normalmente richiesta attorno ai campi coltivati con semi geneticamente modificati e non ha finora fornito alcuna spiegazione per la decisione di approvare lo SmartStax senza richiedere ulteriori studi sui possibili effetti negativi. Forse ancora più paradossale è addirittura la situazione negli Stati Uniti, dove l’intero processo di approvazione degli OGM è fortemente condizionato dalla decisione presa nel 1992 dall’amministrazione di George H.W. Bush, su richiesta della Monsanto, di considerare i semi modificati “sostanzialmente equivalenti” a quelli tradizionali. Una conclusione che ha determinato la pressoché totale assenza di controlli o studi sugli OGM immessi sul mercato da parte delle due agenzie responsabili (EPA e FDA), entrambe affollate in questi anni da ex avvocati e dirigenti della stessa Monsanto. D’altra parte, va sottolineata anche l’assenza di studi scientifici indipendenti sui prodotti geneticamente modificati, dal momento che - come ha rivelato un’indagine della rivista Scientific American - aziende come Monsanto, BASF, Pioneer o Syngenta richiedono esplicitamente agli acquirenti dei loro prodotti di firmare un accordo che vieta di cedere i semi ad organismi di ricerca indipendenti. Di conseguenza, non è possibile verificare eventuali effetti collaterali dei semi modificati sull’uomo, gli animali o l’ambiente, né confrontarli con quelli tradizionali. Gli unici studi che le multinazionali delle biotecnologie consentono di essere pubblicati sono così quelli da loro preventivamente approvati, se non addirittura da loro stesse realizzati. Alle crescenti proteste di agricoltori e organizzazioni a difesa dell’ambiente, si è aggiunto recentemente un appello della American Academy of Environmental Medicine (AAEM), associazione che riunisce medici e scienziati impegnati nello studio delle interazioni tra ambiente e salute umana. Dal proprio sito ufficiale, la AAEM ha affermato che il cibo proveniente da OGM “pone seri rischi per la salute” e per questo ne chiede l’immediata moratoria. Citando un numero sempre maggiore di studi condotti sugli animali, la stessa organizzazione indipendente conclude che vi sia “più di una associazione casuale tra cibo geneticamente modificato ed effetti dannosi sulla salute”, tra l’altro, in ambito tossicologico e allergologico, nonché delle funzioni immunitarie, riproduttive e metaboliche. Oltre alla moratoria sugli OGM, la AAEM chiede l’implementazione di test sulla loro sicurezza, ai medici di educare i loro pazienti sui pericoli degli OGM per la salute, di considerare il ruolo del cibo prodotto con organismi geneticamente modificati nelle malattie diagnosticate e studi scientifici indipendenti sui loro effetti. Ben lontani dal rispondere in maniera sicura alla crescente domanda di cibo del pianeta, come sostengono le multinazionali dell’agrobusiness e delle biotecnologie, gli OGM rappresentano potenzialmente una seria minaccia per la salute umana e per l’ambiente in cui vengono piantati. Tanto da richiedere da più parti in questo ambito l’applicazione del “principio di precauzione”, strumento di regolamentazione adottato dall’Unione Europea e concetto fondante di numerosi accordi internazionali. Stabilito nel corso della Conferenza ONU su Ambiente e Sviluppo del 1992 a Rio de Janeiro, questo principio che, “per proteggere l’ambiente”, dovrebbe “essere ampiamente applicato dagli Stati”, dispone come “qualora sussistano minacce di danni seri o irreversibili, l’assenza di certezza scientifica” non possa “essere usata per ritardare l’applicazione di misure vantaggiose in termini di costo volte a prevenire il degrado ambientale”.

LE NUOVE MERAVIGLIE DEL MONDO

Chi non conosce la Grande Piramide di Giza, le Isole Galapagos o la grande muraglia cinese? Queste sono alcune delle meraviglie create dall'uomo o dei paradisi naturali più celebri del mondo. Ma adesso l'elenco delle località da non perdere è destinato ad allungarsi. Accanto a queste mete classiche infatti si aggiungono ben 13 nuove destinazioni segnalate come patrimonio dell'UNESCO.
Tra i nomi nuovi ci sono le nostre Dolomiti, le rovine di Loropeni nel Burkina Faso e la città sacra di Cara-Supe in Perù. Scelti da una commissione dell'UNESCO, i luoghi individuati come patrimonio mondiale dell'umanità e raccomandati dall'IUCN (International Union for Conservation of Nature), sono aree di interesse culturale o naturalistico da tutelare per il bene di tutta la collettività. Il processo di selezione è estremamente complesso e viene portato avanti da studiosi che, in molti casi, hanno dedicato tutta la loro vita allo studio del mondo naturale. Nell'elenco di quest'anno è presente anche il Monte Wutai, una montagna a cinque picchi considerata sacra per la religione Buddhista. Ospita ben 53 monasteri, inclusa la sala principale est del tempio Foguang e le sue meravigliose sculture di argilla a grandezza naturale. Sulle sue pendici sorge anche il tempio Shuxiang della dinastia Ming, con 500 statue che rappresentano le storie dei Buddhisti. Il Monte Wutai è la vetta più alta della Cina settentrionale ed è unica al mondo per i suoi fianchi scoscesi e i suoi cinque picchi privi di vegetazione. I suoi templi sono stati costruiti tra il I secolo e gli inizi del XX secolo. Tra i siti inclusi come patrimonio mondiale dell'umanità troviamo anche l'area delle tombe reali della dinastia Joseon in Corea del Sud, una collezione di 40 sepolture in oltre 18 località diverse. Una leggenda narra che le tombe, realizzate dal 1408 al 1966, tutelino gli antichi spiriti dal male. Sono tutte rivolte a sud, verso l'acqua, con la parte posteriore protetta da una collina. Tra le strutture spiccano una tomba in legno con la pianta a "T", le cucine reali e le case dei soldati e dei custodi. Anche la Torre di Ercole con il suo faro maestoso all'ingresso del porto di La Coruña, a nord della Spagna, ha conquistato un posto nella lista. La costruzione venne realizzata alla fine del I secolo d.C. su una roccia a 60 metri sul livello del mare. La struttura è alta circa 50 metri ed è formata da tre livelli. Nell'area è presente anche un parco di sculture dell'età del ferro, con interessanti opere scolpite nella roccia del Monte dos Bicos e un cimitero musulmano. Entrare a far parte dei luoghi patrimonio mondiale dell'umanità non è però sempre un vantaggio. Questo riconoscimento significa infatti un maggiore afflusso di turisti. Sebbene significhi anche più soldi per la tutela e la conservazione e parte dei 638 miliardi di euro spesi complessivamente dal settore del turismo, spesso le località segnalate dall'UNESCO si trovano letteralmente assalite dai visitatori. "Per evitare la selezione di località non in grado di gestire un elevato flusso di visitatori, l'IUCN procede ad analizzare l'area per circa 18 mesi", afferma Tim Badman, consulente speciale per l'Unesco. "La capacità di assorbire senza problemi i turisti rappresenta infatti uno degli aspetti più importanti. Segnaliamo infatti solo i siti che hanno una sufficiente integrità, una dimensione e una configurazione accettabili e che sono in grado di garantire un buon sistema di salvaguardia". Pallavi Shah, presidentessa e amministratore di "Our Personal Guest", spiega che non invita mai i suoi clienti a visitare una località solo perché è stata inserita nella lista dell'UNESCO, ma preferisce piuttosto consigliare queste destinazioni solo alle persone che hanno già deciso di fare un viaggio in quella regione. Ad esempio, "Per i turisti che viaggiano in Asia Sud Orientale, Angkor è sicuramente una meta da visitare". La qualifica di "Patrimonio mondiale dell'umanità" è una sorta di garanzia di qualità. Indipendentemente dal riconoscimento, i visitatori arriveranno comunque. E questo è facilmente spiegabile", afferma Badman. "Quei luoghi attendono solo di essere celebrati e presentati al mondo intero. Visitarli è l'unico modo di comprendere e apprezzare la loro bellezza".
10 luoghi da visitare
10 destinazioni da sogno

lunedì 22 febbraio 2010

L'AEREO SOTTOMARINO

Sir Richard Branson, il patron della Virgin, presto avrà un nuovo giocattolo: dopo l'aereo spaziale ecco che sta per arrivre un "aereo sottomarino", destinato a mostrare, a chi se lo potrà permettere, le meraviglie dei fondali dei Caraibi. La Necker Nymph opererà nella Necker Island, l’atollo delle Vergini acquistato dal miliardario e trasformato in un resort di lusso. Il mezzo ha poco a che fare con i sottomarini tradizionali, ed ha più la forma di un aereo: costa circa 650mila euro, è in grado di trasportare due passeggeri oltre al pilota e i suoi motori, derivati da quelli dei jet e comandati da un joystick, possono arrivare alla profondità di 120 metri. La visuale è garantita dall’abitacolo dotato di un’ampia calotta trasparente. La consegna del primo esemplare dovrebbe avvenire il 20 febbraio, e per fare un giro bisognerà sborsare 108mila dollari, 77mila euro, che comprendono però anche una settimana sul lussuoso catamarano in dotazione al resort. ’Il Nymph è un veicolo totalmente nuovo, progettato per navigare nelle profondità delle acque tropicali - spiega Karen Hawkes, marketing manager della Virgin - ha la flessibilità per planare dolcemente sopra i coralli senza danneggiarli o fare acrobazie con rotazioni di 360 gradì.

domenica 21 febbraio 2010

IL DAGHESTAN NON E' UN METALLO NE UN MEDICINALE

Il Daghestan era la repubblica del Caucaso più fedele al Cremlino. Ma ora povertà, disoccupazione, corruzione e crisi economica rischiano di farla esplodere. Finito il regime antiterrorismo in Cecenia, l’instabilità si è trasferita qui. Attentati, scontri a fuoco contro truppe federali, autorità filorusse e polizia locale da parte di "ribelli fondamentalisti" quotidiani. Con centinaia di morti. Ma per molti l'islam è solo una scusa. Il reportage di Lucia Sgueglia ci spiega qualcosa in piu' di questo paese dimenticato.
“In memoria dello sceicco che difese la libertà dei montanari del Caucaso”. Sottointeso: contro Mosca. La lapide, incisa in arabo e avaro, una delle tante lingue locali, sta conficcata sulla cima più alta che guarda la valle di Umtsukul. Annodati alla balaustra centinaia di fazzoletti votivi ondeggiano nel vento, sotto una bandiera verde con la mezzaluna il tramonto si riempie dei richiami dei muezzin. Russia, Daghestan, anno 2009. Tra queste valli nacque, visse e combatté il leggendario imam Shamil, simbolo della fiera resistenza contro l’invasore russo – dagli zar a oggi. D’estate ci vengono in pellegrinaggio coi pulman, anche da Grozny che sta a un tiro di schioppo. Un ritratto dell’eroe barbuto pende in ogni casa. Paradossale, che questa sia da anni la repubblica del Caucaso più fedele al Cremlino. Ma ora povertà, disoccupazione, corruzione e crisi economica rischiano di farla esplodere. Finito il regime antiterrorismo in Cecenia, l’instabilità si è trasferita qui. Attentati dinamitardi e scontri a fuoco contro truppe federali, autorità filorusse e polizia locale da parte di ribelli armati sono quotidiani. Centinaia di morti nell’ultimo anno. A giugno la violenza ha raggiunto in pieno giorno nella capitale Makhachkala il ministro degli interni Adilgirey Magomedtagirov: freddato da cecchini a un matrimonio. A novembre esplosioni hanno colpito un importante gasdotto e due treni di passaggio. Per il governo locale è opera di non più di 150 “wahabiti”, separatisti seguaci dell’islam più integralista. Ma le massicce operazioni militari lanciate per stanarli, con l’aiuto di Mosca, tengono ormai la repubblica in ostaggio di posti di blocco e zone vietate. La situazione pare fuori controllo. “L’indipendenza? Piacerebbe a tutti - ammette Gamzan, ufficiale dei servizi segreti e poeta. – Ma non ce la possiamo permettere, ora. L’esercito russo è troppo forte, anche Shamil dopo 25 anni di guerra si arrese. Non abbiamo risorse né industrie nostre. Non ci siamo uniti volontariamente alla Russia, e volontariamente non ce ne andremo – si usa dire da queste parti”. Più realisti del re. Ma l’orgoglio per cultura e tradizioni proprie, unito alla crescente insofferenza per il potere centrale, sono palpabili ovunque. Viene in mente il monito del politologo Kagarlitsky: “Se il Daghestan esplode, la Cecenia sembrerà una barzelletta educata”. Magomed fa l’autista, in servizio non rinuncia ai 5 namaz quotidiani, nel cellulare conserva sure cantate del Corano: “Qui siamo veri musulmani. Non ‘russizzati’ come altri popoli caucasici. A casa come molti seguo la sharia con mia moglie. È una nostra decisione libera e privata, che male c’è?”. Ovvio che Mosca abbia paura. Ma il problema non è l’islam in sé. Tra i picchi di Samodan è già notte. In una stanza buia una sessantina di donne accucciate in terra intona una litania intrecciata a parole in arabo. Ondeggiano finché quel canto-lamento diventa trance: è la zikr dei sufi. A valle, oltre un grande arco dai decori asiatici che porta a Hedba, si arriva alla nuova, grande madrassa. Ospita 100 allievi. “Nell’800 ci viveva un famoso eremita sufi”, spiega Mohammad Gadzhiev, uno degli insegnanti. Il sufismo, corrente pacifica e moderata dell’islam, è la “religione ufficiale” in Daghestan, “conforme alla tradizione”. Lo Stato lo supporta per contrastare il rischio del fondamentalismo, che va diffondendosi soprattutto nelle zone rurali. Una lotta condotta a colpi di libri, dvd, programmi tv. Gadzhiev mostra la foto di un ex collega, autore di testi contro l’islam radicale: assassinato in circostanze misteriose. E non è l’unico. Molti qui parlano con disinvoltura di sharia… “Non è che la legge di Dio”, precisa il docente. E i ribelli in nome di Allah? “Sono molto giovani, anche studenti universitari, delusi da un potere corrotto e dominato dagli anziani. In teoria anche noi vorremmo uno stato islamico. Ma l’islam rifiuta ogni violenza. Quelli invece non accettano mediazioni, vogliono un califfato nel Caucaso e predicano la jihad”. In epoca sovietica si pregava di nascosto nelle case: “Ho studiato in un monastero illegale, uno dei primi. Morta l’Urss, negli anni 90 aprirono scuole coraniche, e in mezzo al caos politico arrivarono anche salafiti dall’estero, che plagiarono i nostri ragazzi’”. Poi due guerre in Cecenia, migliaia di morti e profughi. E oggi? “Speriamo che lo Stato riconosca l’educazione islamica a scuola, già succede in altre repubbliche russe, perché noi no?”. L’80 per cento dei russi pellegrini alla Mecca sono daghestani. Più in alto c’è il villaggio di Assab, “alcool-free”. La legge di Maometto fa a pugni con quella russa? “Mosca non ci obbliga a bere alcool! Piuttosto, abbiam problemi con la tradizione dei clan… l’islam è internazionalista, abbatte tutte le differenze, etnie comprese”. Forse per questo il potere lo teme: divide et impera. Nell’islam rigoroso, qualcuno cerca un rinnovamento morale. “Da noi la corruzione si respira fin nella culla - ammette l’ex poliziotto Timur. - Paghi per ottenere un lavoro, un buono stipendio, un posto in ospedale o a scuola. Per non far la fila negli uffici, costruire in riva al mare dove è proibito”. Per Svetlana Issaeva, leader delle Madri del Daghestan per i Diritti Umani, la religione è solo una scusa, gli abusi sui “sospetti estremisti” la regola. “Oggi in Russia esiste un Islam di Stato: chi non è con loro, è un nemico del popolo, alla sovietica. A Mosca non importa nulla della fede, vuole solo che il Daghestan resti russo, evitare guerre. Per questo dà carta bianca al potere locale. E quello usa il fondamentalismo per reprimere gli oppositori politici”. Un mix pericoloso. A settembre il nome di Issaeva è comparso in una misteriosa “lista di esecuzione” su volantini, insieme a giornalisti d’opposizione. Anche un foulard troppo coprente può causare problemi. H., 26 anni, vedova di un guerrigliero, lo porta stretto al collo sull’abito lungo. Sta rovistando tra gli stand d’abbigliamento di uno dei tanti “negozi islamici” nel mercato nord di Derbent, quando irrompono uomini dei servizi segreti a chiedere i documenti. La proprietaria protesta: “Questa è propaganda anti-islamica. Ci perseguitano se diciamo inshallah, se ci veliamo troppo e non beviamo. Ficcano il naso nella nostra privacy, stendono liste coi cognomi di famiglie da non ammettere ai posti pubblici. Wahabita? Letteralmente significa Colui che dona. Il vice mufti ha detto in tv che chi ne uccide uno, va in paradiso”. A pochi chilometri c’è l’Azerbaijan: qui finisce la Russia. Nella grande moschea del centro storico, tra vicoli di terra ocra che ricordano Aleppo, sciiti e sunniti pregano insieme. “Russia? Questo è Oriente” riassume la vicesindaca sotto la statua di Lenin nella piazza. A ottobre scorso nelle elezioni locali un terzo dei seggi si è rifiutato di aprire, tra pressioni politiche e scorte militari agli scrutinatori. Nel 2006 zar Putin atterrò sulla fortezza in elicottero: “Siete il nostro baluardo contro il terrorismo internazionale”. Sembrano d’accordo Madina, Elmira ed Elona: nell’antica Filarmonica di Makhachkala, tra tappezzerie che si sfogliano come petali, provano un saggio di break dance, minigonna e ombelico in vista. Una è di etnia lachka, l’altra kumika, l’ultima avara. Sognano di lavorare a Mosca, là le ragazze son più libere: “Gli imam? Bigottoni. Il russo è il nostro esperanto: senza, non potremmo capirci tra noi”.
NUMERI
Daghestan è la repubblica del Caucaso russo più meridionale, più islamizzata, più grande e multietnica: 2,7 milioni di abitanti, oltre 30 etnie e lingue (il 30% avari). Confina con la Cecenia “pacificata” dal Cremlino, Georgia, Azerbajijan e mar Caspio ove si affaccia l’Iran. Fino al 2006 il sistema politico era basato sulla distribuzione del potere tra gruppi etnici. Mosca l’ha abolito e introdotto la carica presidenziale, fomentando nuove tensioni. A febbraio 2010 scade il mandato dell’attuale leader Mukhu Aliev. Fuori da Makhachkala, l’arabo è diffuso sulle insegne. Dal 1999 il wahabismo è fuorilegge: chiusi i media d’ispirazione islamico-intransigente, e le moschee “non conformi”. 180 gli attacchi armati da gennaio 2009 contro uomini delle forze di sicurezza, con 50 vittime e 120 feriti.

sabato 20 febbraio 2010

ALLEGRIA! SIAMO SEMPRE PIU' POVERI

Il potere d'acquisto delle famiglie italiane, nel periodo che va da ottobre 2008 a settembre 2009, è diminuito dell'1,6% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Lo comunica l'Istat spiegando che il dato è riferito al reddito reale, mentre il reddito nominale, sempre da ottobre 2008 a settembre 2009 è diminuito dell'1%. In questi quattro trimestre considerati i consumi sono diminuiti in maniera maggiore rispetto al reddito (-1,5%) e dunque la propensione al risparmio delle famiglie segna un aumento dello 0,4%, sempre su base annuale. Complessivamente la propensione al risparmio delle famiglie, ovvero il rapporto tra il risparmio lordo e il reddito disponibile, nel periodo ottobre 2008 - settembre 2009 è stata pari al 15,4%. Sempre secondo le rilevazioni dell'Istat, la crisi ha spinto le famiglie italiane a contrarre consumi e investimenti più di quanto consentiva loro il reddito disponibile. Nel periodo clou della crisi economica è invece aumentata la propensione al risparmio. L'Istituto di Statistica ha preso a riferimento i quattro trimestri che terminano con il terzo trimestre 2009 (ovvero ottobre 2008-settembre 2009). Si tratta di una statistica nuova, che viene diffusa oggi solo per la seconda volta. Il periodo considerato è quello in cui maggiormente si è sentita la crisi economica in Italia e infatti si sottolinea un calo in dodici mesi del reddito nominali (-1%) e del reddito reale (-1,6%). Ma, nei bilanci delle famiglie, i consumi e gli investimenti risultano, su base tendenziale, diminuiti di più rispetto al reddito: -1,5% i consumi e -0,8% gli investimenti. Su base congiunturale la spesa si è ridotta dello 0,6% e gli investimenti del 2,9%. La paura del futuro ha invece portato le famiglie ad aumentare i risparmi dello 0,2% su base congiunturale e dello 0,4% su base tendenziale.

venerdì 19 febbraio 2010

LA VENDETTA DI YAO BIN

Storico oro della Cina nel pattinaggio di figura. Per la prima volta nella storia delle Olimpiadi una coppia di pattinatori cinesi, i coniugi Shen Xue e Zhao Hongbo, ha vinto una finale olimpica in quella che è la più artistica delle discipline sul ghiaccio. Shen Xue e Zhao Hongbo, medaglia di bronzo a Torino ed ex campioni del mondo a suo tempo ritiratisi dalle competizioni, sono tornati sui pattini con questo unico obiettivo. Lo hanno raggiunto al termine di una prestazione perfetta, imponendosi nettamente davanti ai connazionali Pang Qing e Tong Jian e ai tedeschi Aliona Savchenko-Robin Szolkowy. Per la Cina si tratta di un traguardo storico il cui merito va attribuito all’allenatore dei due atleti, Yao Bin, un ex pattinatore che è considerato in Cina il pioniere del pattinaggio artistico. Yao Bin, 52 anni, negli Anni Ottanta promise infatti a se stesso e alla Cina che si Sarebbe «vendicato» della derisione a cui fu costretto nel corso della sua prima competizione mondiale. Era il 1980 e ai Mondiali di Dortmund, in Germania, si esibì in coppia con la pattinatrice Luon Bo. La coppia non solo arrivò ultima, ma fu addirittura derisa da alcuni spettatori, che si misero sfacciatamente a ridere durante l’esibizione per l’incertezza con cui i due cinesi portarono a termine la loro prova. Di fronte a quell’onta, Yao Bin dichiarò che avrebbe «ricacciato in gola quelle risa» e che avrebbe un giorno fatto vedere al mondo di cosa è capace un cinese nel pattinaggio di figura. Alle Olimpiadi di Sarajevo nel 1984 la coppia si ripresentò in pista, e ancora una volta fu ultima. Ma a Pechino Yao Bin continuò ad insegnare ai ragazzi cinesi cosa significa la grazia del pattinaggio di figura, e come la si può raggiungere ed esprimere. A trent’anni di distanza, l’allenatore di Shen Xue e Zhao Hongbo si è preso la sua rivincita: i suoi atleti sono stati impeccabili, esibendosi in una prova straordinaria, non una sbavatura per la bella Shen, 32 anni, e suo marito Zhao, 37 anni, tornati alle gare solo per l’oro. Lacrime alla fine per Shen e Zhao, sposatisi nel 2007. Lui, Yao Bin, ex pattinatore deriso che da trent’anni aspettava quel momento, di fronte a quella standing ovation olimpica ha a lungo guardato il pubblico del Pacific Coliseum di Vancouver, e non ha detto una parola. Ma, per quanto volesse nascondere, si vedeva che gli occhi erano lucidi.

LA CHERNOBYL BOSNIACA

Militari francesi avrebbero gettato rifiuti radoattivi nei laghi vicino Sarajevo. Uno studio indipendente conferma il disastro nucleare. Nessuno parla. È una delle pagine più buie della storia della Bosnia. Qualcuno avrebbe approfittato del caos seguito alla guerra in ex Jugoslavia del 1991, del controllo straniero del territorio e della missione di peacekeeping per smaltire scorie nucleari. E da quelle parti i segreti, soprattutto quelli più scomodi, rischiano di rimanere nascosti per sempre. Ma ora iniziano ad arrivare conferme, testimonianze, tumori, morti e nomi dei siti dove sarebbero nascosti i rifiuti radioattivi. Dopo l’uranio impoverito che ha invaso il Paese in seguito ai bombardamenti della Nato, ora saltano fuori anche i fusti a raggi X. Occultati in giro per la Bosnia, avrebbero provocato un’immensa catastrofe ambientale che un debole governo come quello locale difficilmente è in grado di affrontare. Nel 1995, dopo la firma degli accordi di Dayton viene creata a tavolino la Federazione della Bosnia-Erzegovina. Nel Paese arriva il contingente internazionale Ifor incaricato di applicare e mantenere la pace. La nuova nazione nata dalle ceneri della Jugoslavia, viene divisa in tre aree: la zona ovest (con Banja Luka e Bihac) a comando inglese, quella nord (Tuzla e Brcko) degli Stati Uniti e infine la parte est (Sarajevo, Mostar e Stolac) controllata dai francesi. A raccontare nel dettaglio questa operazione segreta e scoperchiare il vaso di pandora è un ex membro del Sis (Security information service), i servizi segreti bosniaci ora diventati Foss (Federal security intelligence service). Questo 007 prima di scomparire nel nulla rilascia dei documenti compromettenti al Vecernji list (il Foglio della sera), il quotidiano più letto della Croazia, venduto anche in Bosnia. Secondo l’agente, i servizi segreti di Sarajevo avrebbero provato a indagare sullo smaltimento di rifiuti radioattivi mettendo insieme un fascicolo. Ma il governo avrebbe bloccato il dossier top secret, accusando i propri agenti di «controllo illegale delle forze Sfor», nuovo nome del contingente internazionale Ifor. In pratica avrebbero messo tutto a tacere, per necessità: il Paese ha ancora bisogno della Nato. Soprattutto in questo particolare momento politico, in cui la Repubblica Srpska, l’entità a maggioranza serba della Federazione bosniaca, preme per ottenere l’indipendenza e congiungersi a Belgrado. L’agente racconta che nel 1996 Parigi invia nella zona sotto il suo comando una speciale unità che si occupa del trattamento e dello smaltimento di rifiuti radioattivi. Un battaglione utile anche in patria, pronto e attrezzato per intervenire in caso di incidente nucleare, ed evitare la brutta fine dei “ripulitori” di Chernobyl. Uomini dell’esercito sovietico che dopo il disastro alla centrale ucraina, effettuarono le prime operazioni di messa in sicurezza senza le attrezzature adeguate. Tanto che in seguito morirono quasi tutti. Lo speciale battaglione francese - secondo il racconto dell’ex agente segreto - attendeva le navi, cariche a suo dire di rifiuti radioattivi, nel porto montenegrino di Bar. In questa città, distante poche decine di chilometri dall’area bosniaca sotto il comando di Parigi, arrivavano molti rifornimenti destinati alla Nato. Ma questi carichi speciali venivano trasportati via terra con una scorta di ingenti proporzioni fino alla base francese di Stolac. Qui i fusti radioattivi - sempre secondo lo 007 - venivano poi ricoperti da tonnellate di calcestruzzo, fino a formare dei pesanti blocchi quadrati. A quel punto i cubi di cemento carichi di scorie venivano trasportati in elicottero, appesi a degli speciali cavi d’acciaio, verso la loro destinazione finale. L’obiettivo - secondo le informazioni raccolte dall’agente - erano tre laghi situati sempre nell’area sotto il comando francese: Busko (vicino Livno), Ramsko e Jablanicko (nei pressi di Jablanica). Questi tre bacini idrici bosniaci sarebbero diventati, stando alla testimonianza dello 007, vere e proprie discariche radioattive. Gli abitanti della zona confermano che durante quel periodo sui laghi arrivavano spesso elicotteri in piena notte. «Anche volendo, non abbiamo gli strumenti per verificare - spiega Lamija Tanovic docente della facoltà di Fisica di Sarajevo -. L’Agenzia per la protezione radioattiva in Bosnia è stata costituita da poco. Ma siamo a corto di mezzi, fondi e attrezzature». Un’opinione condivisa anche da Jovan Savic, capo del settore prevenzione radiologica e chimica della Protezione civile bosniaca: «La situazione è critica, troviamo di continuo fonti radioattive, ma per ora è meglio lasciare tutto così». Problemi politici e sociali, carenza di attrezzature, organismi di controllo inadeguati, corruzione, indifferenza e paura degli enti locali per le conseguenze internazionali, aiuto e supporto tuttora necessario dei Paesi europei, mettono in secondo piano i timori e la rabbia della popolazione che vive nelle zone in questione. Negli anni sono stati numerosi i casi di ritrovamento di scorie radioattive, poi caduti nel dimenticatoio. Due anni fa era stata la volta di Goranci a venti chilometri di Mostar. I cittadini hanno raccontato di camion militari francesi che scaricavano materiali in una cava. La Francia spiegò che non si trattava di rifiuti pericolosi, quindi nessuno analizzò il terreno. Anche alle miniere di Jajce, a ovest di Sarajevo, aleggiava il sospetto di smaltimento di scorie da parte di militari Sfor. E si parla di vagoni ferroviari radioattivi arrivati a Zenica oltre che di varie fonti trovate intorno Sarajevo. Tra queste, il monte Igman, da cui proviene l’acqua potabile della capitale. Quella che sempre più persone chiamano la Chernobyl balcana è stata confermata dalle uniche analisi indipendenti. Riguardano proprio l’area che era sotto il controllo francese. Lo studio, presentato ad agosto dalla facoltà di Scienze dell’università di Sarajevo, ha misurato la contaminazione nucleare di nove siti del cantone della capitale. I dati sono poi stati confrontati con quelli raccolti in seguito all’incidente nucleare di Chernobyl, quando le particelle radioattive si depositarono sui terreni di mezza Europa. Il risultato conferma i timori: in quasi tutti i campioni analizzati la radioattività specifica supera quella registrata dal 1986 all’88. La situazione, al posto di migliorare è peggiorata. Ma questo dell’università di Sarajevo, primo studio di questo tipo, riguarda solo l’area della capitale. Per escludere o confermare lo smaltimento illegale di scorie radioattive servirebbero analisi indipendenti nei luoghi indicati. «È fondamentale creare le condizioni per prevenire il trasferimento illegale di sostanze radioattive in Bosnia», dichiarava nel 2008 a Sarajevo il direttore dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica Mohammed el-Baradei. Fino a ora l’unica conferma della presenza di rifiuti radioattivi è arrivata nel 2006. Nel comune di Gradiska le truppe ungheresi sono state accusate di traffico illecito di scorie. L’allora ministro della Sanità Ivo Komljenovic aveva disposto delle indagini in seguito alla morte di 45 persone. Vicino al fiume Sava, i soldati magiari avevano costruito un deposito. Gli abitanti hanno raccontato che il cantiere era sorvegliato da un numero di soldati insolitamente alto, impedendo a chiunque di avvicinarsi. A trenta metri dalla base di atterraggio degli elicotteri ungheresi le radioazioni misurate andavano da 80 a 130 nanosievert. Scavando 50 centimetri è salita a 170, fino ad arrivare a 220 nanosievert a un metro di profondità. Livelli tali da costituire una minaccia per la salute umana, tanto che tra i residenti della zona i tumori si sono moltiplicati. Ora in uno dei tre laghi dove si sospetta siano state smaltite le scorie nucleari l’Istituto di sanità pubblica ha analizzato le acque. Secondo i risultati, comunicati il 17 agosto scorso, il lago di Busko non è radioattivo e non sono stati rilevati metalli pesanti. Però i fondali non sono stati ispezionati. Il governatore di Livno pur non vietando la balneazione ha consigliato ai residenti: «Dopo il bagno, fate la doccia».

giovedì 18 febbraio 2010

I SEGRETI DI JACKO

Il cervello di Michael Jackson pesava 1380 grammi. Il suo corpo era pieno di tatuaggi, cicatrici e macchie. I suoi organi genitali erano normali ma la prostata era leggermente ingrossata. I risultati della autopsia del cantante, un dettagliato referto medico di 51 pagine, sono stati resi pubblici dal coroner di Los Angeles mettendo in piazza molti particolari intimi di un idolo del pubblico che in vita aveva coltivato la privacy e la segretezza a livello di ossessione. Il referto ha confermato che il cantante morì il 25 giugno scorso a causa di una «intossicazione acuta di propofol», un potente anestetico usato in sala operatoria. Il rapporto sottolinea che la sostanza poteva essere iniettata solo da un anestesista e in condizioni di costante controllo delle reazioni. Il medico di Jackson, il cardiologo Conrad Murray (appena incriminato per omicidio colposo), aveva usato il propofol come sonnifero somministrando al cantante, che soffriva di insonnia, una quantità usata di solito nelle grosse operazioni chirurgiche. Il referto rivela l’esistenza di numerosi tatuaggi scuri: sulla fronte (per nascondere la perdita di capelli), sulle sopracciglia e sulle ciglia. Inoltre aveva un tatuaggio rosa vicino alle labbra. Il documento conferma che l’ex Re del Pop soffriva di vitiligo, un difetto di colorazione della pelle, con macchie chiare in diverse parti del corpo ma soprattutto sul petto e sulle braccia. Michael Jackson era pieno di cicatrici, alcune conseguenza delle numerose operazioni subite (spesso per ragioni estetiche). Il medico legale ha rilevato l’esistenza di cicatrici dietro le orecchie, sul collo, su una spalla, sui polsi. Il referto nota che i genitali del cantante erano quelli «di un maschio adulto. Il pene non era circonciso. La prostata era leggermente ingrossata». La stanza da letto di Michael Jackson, quando è arrivata l’ambulanza, sembrava una stanza d’ospedale: c’erano una bombola di ossigeno, cateteri, siringhe, numerose scatole di medicinali, afferma il rapporto. Ma non c’erano le apparecchiature elettroniche necessarie per controllare gli effetti del potente anestetico sull’organismo del cantante insonne.

mercoledì 17 febbraio 2010

NUOVE RIVELAZIONI UFO

Tre, forse quattro oggetti volanti non identificati, cioè Ufo, volarono nel cielo dell’aeroporto di Caselle in altrettanti episodi alla fine del 1973: gli avvistamenti furono fatti da piloti di aerei di linea, passeggeri e persone a terra ma grande fu lo scetticismo: Oggi, secondo quanto detto in un convegno a Firenze, la presenza di velivoli non convenzionali è confermata da tracciati radar contenuti in dossier declassificati dall’aeronautica militare. Dell’esistenza di quei tracciati ha parlato, durante un raduno internazionale, il presidente del Centro Ufologico Nazionale Roberto Pinotti. «Dopo alcuni decenni è certo che i tracciati radar dimostrano la presenza di oggetti non convenzionali a Torino alla fine del ’73 - ha detto -. Questa rivelazione è possibile grazie ad un cambio di orientamento tra le autorità militari, più disposte ora a divulgare i contenuti di dossier tenuti finora top secret». L’aeronautica militare, rivela sempre il Cun, custodirebbe 400 dossier raccolti in 30 anni sugli Ufo in Italia, cioè da quando nel 1979 deve monitorare il fenomeno in modo scientifico. In totale il Cun ha schedato circa 10.400 episodi, solo nel 2009 il Centro ufologico nazionale di Firenze ha registrato un migliaio di segnalazioni, soprattutto avvistamenti e forse qualche «contatto» da provare.

martedì 16 febbraio 2010

IL BLOQUEO DEI RAPPORTI CON CUBA

Chi si aspettava da Barack Obama una ventata di aria nuova si sbagliava. Gli Usa prolungano di un anno il blocco economico contro l'Isola di Castro. Ancora un altro anno. Il presidente degli Stati Uniti ha firmato la proroga di un anno dell'embargo commerciale contro l'isola di Cuba. Non una grande novità se si tiene conto che si va avanti così fin dagli anni Sessanta. Insomma, chi sperava in cambiamenti consistenti nei rapporti fra le parti si deve ricredere, nonostante le belle parole ascoltate nell'immediato post elezioni Usa. Non solo. L'ambiguo comportamento di Washington verso i golpisti hondureñi ha fatto storcere il naso a diversi leader dell'area sudamericana. Dunque, non sono bastati i buoni propositi del presidente cubano Raul Castro che aveva aperto le porte al possibile dialogo con Washington su tutti gli aspetti sociali che riguardano la vita sull'isola, dal rispetto dei diritti umani alla libertà di stampa. Inoltre, per il diciottesimo anno consecutivo l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha votato a favore di Cuba e contro il bloqueo. Ma il 2009 è stato anche l'anno dei rimpasti di governo e dell'allantanamento di due delle più importanti fiugure politiche cubane degli ultimi anni, Feliper Perez Roque e Carlos Lage, accusati di cospirare contro il presidente Raul Castro

lunedì 15 febbraio 2010

LOTTERIA ITALIA

La notizia è questa: un supermercato italiano mette in palio un posto di lavoro. E' una vera e propria lotteria (o meglio: estrazione a premi) ed il vincitore verrà assunto dal supermercato in una qualifica che non credo sarà dirigenziale. L'iniziativa non è inedita: già altre ditte hanno recentemente fatto lo stesso. La partecipazione del pubblico è stata enorme: centinaia di migliaia di tagliandi presentati per un posto di commesso/a. I commenti sono fin troppo facili. E sono tutti tristissimi. Il lavoro è oggi un miraggio, un premio remoto e fantastico (come il favoloso milione del Signor Bonaventura!). Un tempo -diciamo fino alla metà del secolo scorso: un passato preistorico....- un tempo il lavoro era fonte di emancipazione sociale, affermazione della persona nei suoi suoi diritti fondamentali. Il lavoro era un'espressione nobile e grande della dignità umana, tanto che la Costituzione dichiara che la Repubblica italiana è fondata sul lavoro. Oggi, il lavoro è un terno al lotto. Non conta quanto sei bravo, quanto hai studiato, quanto sei onesto. Conta solo la casualità di un numeretto pescato fra centinaia di migliaia di altri numeretti. Questo, si dice, è dovuto alla drammatica spirale di disoccupazione che la crisi ha innescato. Certo è così, e adesso non parliamo dei motivi reali di questa crisi. Il lavoro, dunque, scarseggia così tanto e così numerosi sono i candidati ad una qualsiasi occupazione, anche modesta, che non resta che l'estrazione a sorte. Ma c'è un altro motivo profondo per cui questa scellerata pratica non solo si sta diffondendo ma diventerà col tempo quasi normale. I potenti hanno interesse a imporre una "cultura fatalistica" secondo cui tutto ciò che noi persone comuni possiamo fare è aspettare e sperare (al più, supplicare un potente). I potenti vogliono dividere la società in due parti: una minoranza di ricchi e potenti che fa quello che desidera, pianifica la propria vita, ottiene ciò che desidera, si impone. Dall'altra parte, una massa di pecore rassegnate, gente che può solo sperare nella buona sorte, o nella benevolenza del potente. Ricordate le tragiche immagini di Haiti dopo il terremoto? da un camion, alcuni soldati gettano a casaccio pacchi di viveri alla folla brulicante, accalcata, selvaggia, che si contende a pugni una scatola di carne o un pacco di zucchero... Questa è la società che i potenti stanno disegnando per noi: loro svettano sulla palude in cui uomini e donne si affannano a sopravvivere; loro gettano a caso tra la massa un lavoro, fingono di essere buoni e caritatevoli, in verità questa loro falsa pietà è funzionale al loro status di intoccabili: sono i grassi padroni che gettano al cane sotto la tavola ossi e scarti che loro non mangerebbero mai. Aspetta con sottomissione e fiducia, dicono i potenti, forse la prossima volta toccherà a te essere "fortunato" (grande fortuna avere un lavoro malpagato, non gratificante, oscuro!!). Nella sciagurata società italiana d'oggi, l'azzardo è diventato un modo di vivere, e la cosa più insopportabile è che questa infamia è organizzata proprio dallo stato, che moltiplica le lotterie istantanee, i gratta e vinci, le giocate, le scommesse, le riffe... La droga è giustamente deprecata come un flagello sociale; ma chi alzerà la voce contro la droga della assurda speranza nella lotteria? L'allucinante laboratorio sociologico in cui siamo rinchiusi sta accelerando la sua corsa verso l'abbrutimento. Il nuovo feudalesimo ha un mezzo in più per mortificare e schiacciare. Mentre i potenti vivono una vita da sogno fra lussi, impunità e sfarzi, le persone normali sono costrette a sperare che solo un eccezionale colpo di fortuna cambi la loro vita grigia. Il potente non deve sperare, gli basta volere. Il potente non deve affrontare il timore del futuro di cui nulla lo spaventa, perché ha i mezzi per superare ogni difficoltà.
Il potente è sempre più assimilato a dio, e la gente comune conosce l'inferno in vita.

IL CURIOSO CASO DI BROOKE GREENBERG

La storia di Benjamin Button ha commosso il mondo, ma questa potrebbe batterlo alla grande, anche perché stavolta è vera. Si tratta di Brooke Greenberg, una bambina americana, terza di quattro sorelle sane, nata con una strana patologia: il non-invecchiamento. Il corpicino di Brooke non cresce, a 16 anni ne dimostra circa 10, è alta 75 cm e pesa solo 7 kg. La sua struttura ossea assomiglia a quella di una bambina, ma l’età di tutto il resto del corpo non è quantificabile. Salvo capelli e unghie che crescono normalmente, per il resto ogni arto sembra crescere in autonomia, come se fosse staccato dal resto e avesse vita propria. Un caso unico al mondo che gli scienziati stanno studiando, ma per cui non trovano una soluzione. Questo stato probabilmente lo si deve ad un tumore al cervello riscontrato poco dopo la nascita, ma certo è che questa bambina ha qualcosa di eccezionale. Il tumore è guarito da solo, come è guarita da 7 ulcere perforanti e da 14 giorni di coma senza una spiegazione razionale, tanto che oggi c’è un team di scienziati della Florida che sta studiando le sue cellule una per una. Ma come vive la piccola Brooke? A parte il linguaggio, sembra che il suo sviluppo cerebrale sia piuttosto normale. Non parla, ma esprime le proprie emozioni ed il proprio dissenso con pianti, urla ed in generale con il linguaggio del corpo. Le piace fare shopping, come tutte le sedicenni, e frequenta la scuola pubblica. Le terapie a cui è stata sottoposta, come quelle ormonali per cercare di accelerare lo sviluppo, sono tutte miseramente fallite, ed allora gli scienziati stanno cercando di capire quale misterioso meccanismo capita nel suo corpo, magari per trovare la soluzione all’invecchiamento. Una terapia che, partendo da questa sfortunata bambina, potrà un giorno essere usata per rallentare almeno la decadenza fisica delle persone, dato che, come si è visto, il cervello continua a funzionare quasi normalmente.
Guarda Brooke
Video Youtube della "piccola" Brooke

domenica 14 febbraio 2010

VACCINAZIONI & AUTISMO

Lo scorso 2 febbraio la rivista medica The Lancet pubblica un brevissimo comunicato in cui ritira uno studio del Dr. Wakefield e Collaboratori pubblicato ben 12 anni fa che asseriva ci fosse una relazione tra il vaccino MPR (contro morbillo, parotite e rosolia) e l’autismo. La notizia viene immediatamente ripresa dai media e viene diffusa come se la relazione tra vaccino MPR e autismo fosse una menzogna, cosa che il suddetto comunicato non ha assolutamente affermato. Tutto questo sorprende per molte ragioni.
1 - Il Lancet critica lo studio per una inesattezza marginale e i media pubblicano comunicati che negano che il vaccino MPR causi l’autismo. Gli Editors del The Lancet non negano assolutamente la relazione tra vaccino e autismo, ma si limitano in modo sinteticissimo ad affermare che hanno deciso di ritirare dal registro delle loro pubblicazioni il lavoro di Wakefield e Colleghi semplicemente perché ritengono che contenga delle scorrettezze che essi stessi riportano: i bambini oggetto dello studio non erano stati arruolati consecutivamente e la ricerca non era stata approvata dal Comitato Etico, come invece gli Autori avevano asserito. Allora mi chiedo: perché si passa da alcune irregolarità di “forma” (che comunque vanno dimostrate, perché Wakefield aveva negato decisamente queste critiche) a etichettare tutto lo studio come una truffa e infangare completamente i suoi risultati? Forse che se lo studio avesse avuto o meno l’approvazione del Comitato Etico i risultati laboratoristici (referti ematochimici e istologici), e quindi la vera “sostanza” della ricerca, non sarebbero stati validi? E poi, perché queste critiche sono giunte ora dopo 12 anni? Verrebbe da pensare che si volesse ridare credito ai vaccini che in questi giorni, a causa della bufala della vaccinazione antinfluenzale A/H1N1 (detta “Suina”), erano stati gravemente svalutati. La cosa non stupirebbe certamente coloro che quando è scattata la meningite-fobia nel Veneto (tra fine 2007 e inizio 2008) l’hanno collegata alla decisione regionale di liberalizzare le vaccinazioni pediatriche dall’1 gennaio 2008: se non si teneva alta la paura delle malattie infettive c’era il grande rischio che le vendite dei vaccini crollassero, come sono crollate le vendite del vaccino MPR nel Regno Unito dopo la pubblicazione del lavoro di Wakefield nel 1998. È per questo che negli USA in questi giorni scrivono: “Per assicurarsi i guadagni futuri, Big Pharma ha bisogno di distruggere la credibilità del Dr. Wakefield”. Comunque, se non era per tenere alta la credibilità dei vaccini, perché allarmare il Veneto e non la Lombardia o il Piemonte che ogni anno registrano più casi di meningite da meningococco e conseguentemente più morti? Ci sono centinaia di studi che documentano la pericolosità dei moderni vaccini.
2 – Chi sostiene che i vaccini pediatrici non sono pericolosi dimostra solo una grande ignoranza in campo vaccinale. In questi ultimissimi giorni sia nel nostro Paese che in tutto il mondo si sono riaccese grandi critiche alle conclusioni di Wakefield sulla sua affermazione che il vaccino MPR possa in alcuni casi predisposti scatenare l’autismo e qualcuno ha addirittura denominato i contrari ai vaccini con l’epiteto di “untori dell'ignoranza”. La cosa stupisce molto, dato che l’ignoranza sta forse proprio tra coloro che difendono l’innocuità e l’efficacia di tutti i vaccini, così come vengono proposti/imposti oggi, come fosse un dogma di fede. In realtà, i vaccini godono ancora della fama di estrema maneggevolezza e di totale sicurezza che avevano fino a 20-30 anni fa, quando le condizioni alimentari, igieniche, culturali e sociali della popolazione erano molto diverse dalle attuali. Oggi però le condizioni sono nettamente diverse e ci sono migliaia di studi scientifici che documentano i pericoli dei moderni vaccini pediatrici.
3 – Non sono stati i vaccini, ma le migliorate condizioni igieniche a debellare le malattie infettive pediatriche. Tra le polemiche sorte in seguito al comunicato del The Lancet c’è ancora chi continua a scrivere che sono stati i vaccini ad eliminare le malattie infettive pediatriche, mentre sappiamo che nella storia, la maggior diminuzione della morbilità e mortalità causate dalle malattie infettive non è stata merito dei moderni antibiotici o dei vaccini, ma dell’introduzione dell’acqua pulita e delle fognature e quindi delle migliorate condizioni igienico-alimentari. Nel 1977 la stessa OMS ha comunicato che il vaiolo è stato debellato dal cosiddetto programma “modificato”, cioè dall’aver rinunciato ad una vaccinazione di massa incontrollata e dando invece importanza ad una precisa vigilanza, ad un corretto isolamento dei malati e alla disinfezione di tutti gli oggetti entrati in contatto con essi. Non è stato il vaccino antimorbilloso a debellare il morbillo, ma il cambiamento della situazione sociale.
4 – Non è stato il vaccino antimorbilloso a debellare il morbillo. Si legge che il vaccino MPR ha fatto crollare i casi di morbillo nel mondo, ma non è vero. Probabilmente ha contribuito a far calare i casi di morbillo, ma il merito principale non è assolutamente solo suo, ma prima di tutto delle migliorate condizioni igieniche, alimentari e sociali della popolazione. Spesso si mostrano tabelle e figure che evidenziano come negli anni ’60 c’erano annualmente circa 500 casi di morbillo ogni 100.000 abitanti (dati USA) e poi è iniziata la vaccinazione antimorbillosa e i casi di malattia sono calati rapidamente fino a poche migliaia all’anno in tutti gli USA. L’effetto ottico della curva in netto calo è rilevantissimo, ma se ci si chiede quanti erano i casi di morbillo nei decenni precedenti gli anni ’60, si scopre una realtà che vale per tutte le malattie infettive pediatriche: erano enormemente di più (circa 30-50 volte maggiori 50-100 anni prima) e sono calati senza alcuna vaccinazione. Anzi, noi abbiamo iniziato a vaccinare quando i casi erano numericamente poco rilevanti. E poi: come sono scomparse le epidemie di peste del 1300-1400 che uccidevano milioni di persone? Grazie ai vaccini o alle modificate condizioni di vita di quelle popolazioni?
5 – Dietro i vaccini ci sono enormi interessi economici. Le dimostrazioni della realtà che dietro i vaccini ci siano enormi interessi economici sono tanto gravi quanto numerose e sono stati pubblicati libri con centinaia di documenti bibliografici. Inoltre, mentre una volta c’era un po’ di moralità e di pudore che limitavano gli inganni, oggi tutto avviene spudoratamente alla luce del sole. Si pensi solamente all’accordo che i nostri politici hanno recentemente firmato con la Casa Farmaceutica Novartis per l’acquisto dell’inutile vaccino antinfluenzale contro il virus A/H1N1: 184 milioni di euro delle nostre tasse con un contratto commerciale che nessuna persona dotata di buon senso avrebbe firmato. Già da questo si capisce che gli interessi economici dietro la vendita dei vaccini devono essere veramente enormi e se l’Industria Farmaceutica è così potente da corrompere i nostri politici, perché non dovrebbe farlo anche con i medici, con gli editori e i mass-media? Il 18 maggio 1999, durante la sua relazione ad un congresso USA, Michael Belkin ha affermato: “Tutte le raccomandazioni ufficiali americane a proposito delle vaccinazioni sono inquinate senza speranza dall’intreccio di interessi esistente fra le Ditte produttrici di vaccini, l’American Academy of Pediatrics e i Centers for Disease Prevention and Control”. Pertanto, prima di dare credito ad un lavoro scientifico sarebbe da verificarne l’argomento e il contenuto, ma anche se gli Autori sono stati finanziati o meno da una Ditta Farmaceutica, che sappiamo avere in mano l’85-90% della ricerca scientifica mondiale. Ebbene, è palese che Wakefield non avesse alcun legame con l’Industria Farmaceutica. Dr. Andrew Wakefield, autore della ricerca (nella foto sopra)
6 – Il vaccino MPR non è esente dal causare danni anche gravi. Negli ultimi anni della mia pratica clinica sono stato consultato troppe volte per effetti indesiderati, talvolta anche gravi, causati dalla vaccinazione MPR. Conosco due bambini di 15 e 24 mesi morti pochi giorni dopo la vaccinazione MPR e in uno di questi il virus morbilloso vaccinale è stato isolato nel cervello e in vari tessuti autoptici. Prima della vaccinazione questi bambini stavano bene. Ho anche visitato, a distanza di 1 mese tra loro, 2 bambini di 8 anni che avevano improvvisamente sviluppato un diabete mellito di 1° tipo 20-25 giorni dopo la vaccinazione MPR e da allora stanno ricevendo 4 iniezioni al giorno di insulina. Anch’essi prima della vaccinazione stavano benissimo. Una mia piccola paziente di 17 mesi ha infine presentato una gravissima trombocitopenia autoimmune (aveva solo 2000 piastrine/mmc) dopo 3 giorni dalle vaccinazioni MPR + antivaricella. Pure lei stava bene prima della vaccinazione. Pochi giorni fa mi ha ripetuto lo stesso concetto anche la nonna di un ragazzo che dopo la vaccinazione ha avuto un cambiamento caratteriale e una regressione ad una età più infantile e poi una chiusura al mondo fino alla diagnosi conclusiva di autismo. Questa è stata una mia casuale esperienza con alcuni bambini padovani, ma quanti altri bambini padovani sono stati danneggiati da questa vaccinazione? E quanti bambini in Italia? E quanti nel mondo? Nessuno lo sa, perché nessuno li conta e quando i genitori vanno dai medici e rilevano dei danni post-vaccinali, nella quasi totalità dei casi si sentono rispondere che i vaccini non c’entrano.
7 – Il vaccino MPR può scatenare l’autismo ma anche selezionare pericolosi virus morbillosi ipermutati. Oggi si parla di “epidemia” di autismo negli Stati Uniti e il termine, per quanto improprio, rende bene l’idea dello sviluppo di questa gravissima patologia che negli USA è cresciuta in dieci anni del 1700%. Anche se per i suoi studi sulla relazione tra vaccino MPR e autismo Wakefield ha perso il lavoro al Royal Free and University College Medical School di Londra, ora continua a lavorare negli USA e in questi anni vari studi hanno confermato i suoi dati. Per combattere virus sempre più aggressivi l’Industria Farmaceutica sintetizzerà nuovi farmaci e nuovi vaccini sempre più potenti e sempre più pericolosi.Famoso è quello danese del 2004 che dimostrò inequivocabilmente come i bambini danesi siano passati da una media di 18,8 casi di autismo ogni 100,000 abitanti negli anni ’80-‘85 (prima della vaccinazione MPR di massa, che iniziò nel 1987) a 146,4 casi nel 2002. Le prove di questo studio sono schiaccianti, ma l’Industria Farmaceutica non si rassegna e forse la ritrattazione di questi giorni del The Lancet ci dimostra che vuole veramente distruggere la credibilità di Wakefield per ristabilire le vendite del vaccino MPR che la ricerca di quel medico avevano fatto crollare nel Regno Unito. Ma le vaccinazioni di massa con virus a RNA vivi e attenuati (come quelli contenuti nel vaccino MPR) nasconde immensi pericoli, il principale dei quali riguarda la selezione di ceppi virali ipermutati (cioè modificati) che si stanno svelando molto pericolosi. Famoso è lo studio di Mudur del 2001 pubblicato sul British Medical Journal che denuncia la vaccinazione MPR come inducente un virus morbilloso letale che causa encefalite in adulti e bambini con una mortalità estremamente alta. Da allora le segnalazioni di virus morbillosi ipermutati sono aumentate e tutto lascia supporre che in futuro dovremmo combattere contro vecchi virus diventati “nuovi” proprio a causa delle vaccinazioni pediatriche di massa. Conclusione. Quindi, come l’uso indiscriminati degli antibiotici sta selezionando ceppi sempre più numerosi e aggressivi di batteri antibiotico-resistenti, l’uso indiscriminato delle vaccinazioni di massa, oltre ad indebolire il sistema immunitario dei neonati, selezionerà inevitabilmente ceppi sempre più numerosi e aggressivi di virus vaccino-resistenti. L’Industria Farmaceutica allora sintetizzerà nuovi farmaci e nuovi vaccini sempre più potenti e sempre più pericolosi e alla fine, forse, il PIL dei Paesi Industrializzati crescerà, ma noi, i nostri figli e le future generazioni diventeremo sempre più deboli e sempre più malati. Osserviamo gli asili e le scuole primarie e secondarie: i bambini che le frequentano sono sempre più medicalizzati con sempre più farmaci e vaccini, ma sono anche sempre più malati! Perché non ci chiediamo il motivo? La soluzione non è fornire un’immunità specifica contro uno, tre o dieci germi, ma aiutare il bambino a potenziare la sua immunità aspecifica che gli permette di affrontare tutti i germi e tutte le patologie. Le conoscenze e i mezzi per fare questo esistono. Non scordiamo una colonna portante della Medicina Clinica: ogni trattamento va strettamente personalizzato in base alla storia biopatografica del malato. E questo vale in particolare quando il malato, come nel caso dei vaccini pediatrici, è un bambino sano che non possiamo assolutamente ammalare.

Articolo scritto dal Dr. Roberto Gava tratto dal sito www.edizionisalus.it.

sabato 13 febbraio 2010

UNA SPERANZA PER IL CROMOSOMA X

Passo avanti nella ricerca delle cause genetiche del ritardo mentale: è stato infatti scoperto un nuovo gene responsabile del ritardo mentale legato al cromosoma X, una delle forme più diffuse. Ad annunciarlo è uno studio pubblicato sull'American Journal of Human Genetics da Patrizia D'Adamo, ricercatrice dell'Istituto Telethon Dulbecco che lavora presso la Fondazione San Raffaele del Monte Tabor di Milano. Quella legata al cromosoma X è una delle forme genetiche di ritardo mentale più diffuse. In generale, il ritardo mentale è l'handicap più frequente fra bambini e adolescenti e, per quanto le stime siano approssimative, nel 25-50% dei casi la causa è un difetto in un gene o in un cromosoma. Si tratta di una malattia particolarmente complessa da studiare, di cui esistono tantissime forme: basti pensare che ad oggi si conoscono oltre 200 diversi tipi di ritardo mentale legato all'X e più di 80 geni che, quando alterati, ne provocano l'insorgenza. Il fatto che il difetto genetico sia localizzato proprio su questo particolare cromosoma - l'X, uno dei due determinanti del sesso nell'uomo - offre un vantaggio ai ricercatori. Quando una malattia è dovuta all'alterazione di un gene localizzato sull'X, i pazienti colpiti sono soprattutto maschi, perché ne possiedono solo una copia. Le donne, invece, avendone due possono compensare il difetto genetico grazie alla versione corretta e quindi sono in genere portatrici sane della malattia. Studiando l'albero genealogico di famiglie in cui ci siano stati più maschi affetti da ritardo mentale, i ricercatori possono così dare la caccia ai geni responsabili. Il gruppo di Patrizia D'Adamo ha fatto proprio in questo modo: avvalendosi anche della collaborazione di centri di ricerca internazionali, ha analizzato il Dna di diversi maschi affetti da ritardo mentale. Mettendo a confronto il patrimonio genetico dei diversi pazienti, i ricercatori hanno scoperto che in due casi il difetto era dovuto alla mancanza di un gene che normalmente contiene le informazioni per una proteina chiamata RAB39B, specifica delle cellule nervose. In particolare, hanno dimostrato che la mancanza di questa proteina causa una riduzione dei contatti tra le cellule nervose, le sinapsi. Di fatto, questa proteina potrebbe avere un ruolo importante nella formazione e nel mantenimento del corretto numero di sinapsi, implicate nella trasmissione delle informazioni tra neuroni. Quello che potrebbe accadere nel cervello delle persone con mutazioni in questo gene è una riduzione della comunicazione neuronale, con una ricaduta sulle capacità cognitive, sul linguaggio e sulle relazioni sociali. I ricercatori hanno anche osservato che la gravità del ritardo mentale - dovuta alla copresenza di autismo ed epilessia - sembra aumentare con il passare delle generazioni, per motivi ancora da scoprire. Prossimo passo, affermano i ricercatori, sarà ora andare più a fondo dei meccanismi molecolari che alterano il numero di sinapsi e la comunicazione fra i neuroni, alla ricerca di un eventuale bersaglio terapeutico per il futuro.

venerdì 12 febbraio 2010

IL PLASMA CONTRO LE CARIE

La poltrona del dentista non farà più paura: nel giro di 3-5 anni le carie si cureranno con un getto di plasma, ossia con lampi di gas plasma freddo che, spruzzato nella carie, ripulisce da tutti i batteri patogeni ed elimina il tessuto infetto senza danneggiare il dente. La soluzione rivoluzionaria è dell'equipe di Stefan Rupf dell'università Saarland ad Amburgo. Secondo quanto riferito sul Journal of Medical Microbiology, i lampi di plasma nel giro di pochi secondi sono in grado di ridurre di 10 mila volte la concentrazione di batteri dentali. Oggi per rimuovere le carie, il risultato di un'infezione batterica che corrode smalto e dentina, si agisce con il trapano, rimuovendo il tessuto infetto e quindi intaccando l'integrità del dente. Il 'gas plasma' consiste di una nube reattiva di particelle cariche elettricamente (radicali liberi) prodotta dall'azione di un forte campo elettromagnetico su acqua ossigenata vaporizzata. Oggi è già in uso per la sterilizzazione di strumenti chirurgici sensibili al calore poiché la temperatura di questo processo con il plasma non supera i 50 gradi. Il plasma usato dai ricercatori tedeschi è un plasma freddo e indolore; gli esperti lo hanno testato su dentina estratta da denti umani e 'cariata' dai due principali batteri della carie, Streptococcus mutans e Lactobacillus casei. Gli esperti hanno bombardato i denti in provetta per 6, 12 o 18 secondi e visto che ciò basta ad eliminare il tessuto infetto. Più a lungo il dente è esposto al getto di plasma maggiore è la densità di batteri eliminata. "Grazie alla bassa temperatura si possono uccidere i microbi preservando i denti", spiega Rupf. In questo modo totalmente privo di contatto fisico col dente stesso, il sorriso é al sicuro e la seduta dal dentista cessa di essere un incubo. "La ricerca in questo campo ha fatto già enormi progressi - conclude Rupf - e da qui a 3-5 anni il trattamento clinico delle carie col plasma sarà realtà". Sulla stessa scia un'altra scoperta dello scorso anno per la quale, secondo i ricercatori, sarà necessario aspettare ancora almeno altri 4 anni prima di poterla vedere utilizzata negli studi dentistici. Un'equipe di scienziati del Leeds Dental Institute ha scoperto infatti una proteina che permette di riparare i buchi sulla superficie smaltata dei denti in maniera naturale, 'attirando' i minerali che formano lo smalto nello stesso modo in cui il corpo crea i nuovi denti. La nuova proteina potrebbe essere utilizzata anche per riempire i piccoli buchi sullo smalto dei denti che li rendono sensibili al caldo e al freddo. Ad attendere queste novità sono, solo in Italia, milioni di persone. Solo un italiano su 10 può infatti vantare una bocca veramente sana, senza neanche una carie o una infiammazione. Il Nord è più sano, seguito dal Centro. Quasi il 60% degli individui di età compresa tra i 13 ed i 18 anni ha già avuto almeno una lesione cariosa. Fra le persone in età tra i 19 e 25 anni c'é invece una prevalenza di patologia superiore all'80%.

giovedì 11 febbraio 2010

DIMMI CHE LAVORO FAI E TI DIRO' CHE DIFETTO AVRA' TUO FIGLIO

Un recente studio condotto negli Stati Uniti ha voluto trovare se ci fosse un’associazione evidente tra il tipo di lavoro che conduce la madre e la probabilità per il figlio di avere qualche difetto alla nascita. Sono stati presi in considerazione, per questo studio, 9000 bambini nati, tra l’ottobre 1997 ed il dicembre 2003, con difetti congeniti, singoli o multipli, che interessavano diversi organi, l’occhio, l’orecchio, il tratto gastrointestinale la bocca o il volto. In definitiva, almeno 45 tipi di difetti alla nascita sono stati catalogati nella ricerca. Un gruppo di controllo di 3400 bambini che non presentavano alcuno tra i difetti analizzati è stato esaminato come gruppo di controllo. I ricercatori dunque hanno cercato di determinare se esistesse un collegamento tra il rischio di difetti alla nascita nei bambini, e l’occupazione delle loro madri, considerando che nel campione analizzato i tre quarti avevano un posto di lavoro fino a un mese prima della gravidanza e nel corso del primo trimestre. Secondo lo studio, le donne che svolgevano determinate mansioni, come addette alle pulizie o custodi, oppure come operatrici di apparecchi elettronici o impiegate nella ricerca scientifica, avevano un rischio più elevato rischio di avere un figlio con difetti alla nascita, mentre, tra le categorie a più basso rischio, si sono evidenziate le insegnanti. Lo studio, pubblicato online sulla rivista Occupational and Environmental Medicine, fornisce un risultato interessante ma che potrebbe anche risultare riduttivo e poco valido, in quanto non ha tenuto in considerazione alcuni aspetti che potrebbero rivestire una certa importanza, e far variare l’interpretazione dei dati. Per esempio non c’è stata un’analisi dell’esposizione delle donne lavoratrici a determinate sostanze chimiche e determinati ambienti, e nemmeno il numero di ore lavorate. Insomma, se i risultati offrono uno spunto interessante per future ricerche, essi non riescono al momento a dimostrare con sufficiente evidenza se il tipo di lavoro di una donna influisce direttamente sui difetti di nascita.

OCEANI: ARRIVANO LE MAPPE

Forse non si arriverà al dettaglio delle strade che si hanno per le mappe sulla terraferma, ma l’accordo con il Noaa, l’agenzia americana per gli oceani e l’atmosfera, annunciato da Google metterà a disposizione del pubblico il più grande database al mondo sulle condizioni dei mari, che potrà venire impiegato per dettagliare le mappe in modo mai visto prima. I termini della collaborazione sono i più ampi possibili, e lasciano solo alla fantasia dei programmatori lo sviluppo delle applicazioni collegate. L’agenzia mette a disposizione dell’azienda di Mountain View tutto il proprio database su oceani, clima e atmosfera, ricevendo in cambio l’aiuto a sviluppare programmi in grado di raccoglierli e dar loro una forma accessibile al pubblico. «Abbiamo una quantità di dati incredibile sui sistemi terrestri, e siamo sempre alla ricerca dei modi migliori di metterli a disposizione del pubblico - spiega Richard Spinrad, dirigente del Noaa - e Google è di sicuro il più grande esperto nel maneggiare database di così grande volume». Le prime applicazioni dell’accordo riguarderanno una migliore visualizzazione dei dati già presenti: oltre a migliorare le mappe oceaniche contenute in Google Earth, che già utilizzano una piccola parte dei dati dell’agenzia, aggiungendo informazioni sulle zone costiere, il Noaa spera di sviluppare il progetto “Science on a Sphere”. «Già ora su Google Earth si possono visualizzare efficacemente dati su uno schermo piatto - continua Spinrad - immaginate cosa su potrebbe fare su una sfera». Una delle prime sfide dei programmatori sarà trasformare i dati da due a quattro dimensioni (includendo quindi anche il tempo), per poterle visualizzare sul dispositivo che sarà completamente touch-screen. Un’altro dei progetti che seguiranno l’accordo riguarda la visualizzazione di dati in tempo reale, a partire dai video e dalle immagini ad alta definizione della “Okeanos Explorer”, l’ammiraglia delle navi oceanografiche del Noaa, che verranno messi a disposizione del pubblico ma soprattutto degli scienziati di tutto il mondo che potranno partecipare attivamente alle osservazioni. «Quello che vogliamo ottenere tramite Google - conclude Spinrad - è che tutti gli abitanti del mondo possano vedere ad esempio cosa sta succedendo sul fondo dell’Oceano Indiano in tempo reale. Non solo tramite i video, ma anche mettendo a disposizione tutti i dati possibili sull’area».