venerdì 30 aprile 2010

SULLA TERRA ABBIAMO DISTRUTTO TUTTO, ORA ANDIAMO SU MARTE?

Gli scienziati che lavorano per la Nasa, l'ente spaziale degli Stati Uniti, sono convinti che il pianeta Marte potrebbe un giorno diventare abitabile, scrive nel numero di febbraio la rivista National Geographic Deutschland. A questo scopo dovrebbe essere provocato un effetto serra sul tipo di quello che sta scaldando l'atmosfera terrestre, e in circa mille anni Marte potrebbe essere ricoperto di vegetazione. Il calore scioglierebbe infatti l'anidride carbonica che si trova ai due poli e nel suolo del pianeta. Per innescare il fenomeno bisognerebbe provocare la caduta di meteoriti, mettere grandi specchi in orbita intorno a Marte oppure aprire una serie di fabbriche per la produzione di gas riscaldanti. Una volta raggiunto un livello sufficiente di Co2 per portare la temperatura sopra lo zero, comincerebbe a piovere e l'acqua prenderebbe a scorrere sulla sua superficie. Dalla Terra potrebbero essere mandati batteri e alghe per i deserti sassosi, e in un momento successivo piante e alberi, L'energia per le città in costruzione potrebbe essere fornita da centrali atomiche, impianti eolici o reattori a fusione. A quel punto una parte della popolazione terrestre potrebbe essere trasferita sul Pianeta Rosso dove - scrive National Geographic Deutschland - anche dopo mille anni di effetto serra, gli abitanti per muoversi all'aperto dovranno usare comunque autorespiratori: la componente di ossigeno nell'aria infatti crescerebbe molto lentamente.

giovedì 29 aprile 2010

CETACEI A RISCHIO NEL BALTICO

Impianti eolici troppo rumorosi, cetacei a rischio estinzione.

Gli impianti ‘offshore’ per la produzione di energia eolica sono una fonte di grave inquinamento acustico per i cetacei che vivono nel Mar Baltico, tanto da cominciare a costituire un serio pericolo per alcune specie considerate in via di estinzione. L’allarme è stato lanciato a Stralsund, nel nord della Germania, da alcuni dei 450 specialisti provenienti da 34 paesi che hanno partecipano al ventiquattresimo convegno annuale della Fondazione europea per la ricerca sulle balene. «Questi campi eolici generano un rumore insopportabile e, stando a quanto è stato sottolineato, alcune specie come le focene (cetacei molto simili ai delfini) soffrono particolarmente di questa situazione», ha detto Harald Benke, direttore del Museo tedesco del mare. «I metodi per ridurre il rumore generato dagli impianti esistono, sono piuttosto costosi ma permetterebbero di diminuire i pericoli per le popolazioni marine minacciate», ha aggiunto. Benke ha affermato che secondo gli studiosi almeno una trentina i tipi di cetacei che potrebbero scomparire. Il professor Bernd Wursig, dell’Università del Texas, ad esempio, ha informato il congresso che è a rischio estinzione il ‘vaquita’, un tipo di focena che popola le acque del Golfo di California. Tra le specie in pericolo sono state citate anche la balena nera del Nord Atlantico e la balena blu. Le principali cause sarebbero la pesca, l’inquinamento
Fonte: Blitz Quotidiano

mercoledì 28 aprile 2010

IL CHAGOS DELLA DISCORDIA

Sono un paradiso con la barriera corallina più intatta al mondo, un arcipelago di poco più di 63 chilometri quadrati vietato a tutti. Anzi, non proprio a tutti: vietato ai suoi precedenti abitanti e dato in uso esclusivo alle forze armate statunitensi. Soltanto ai velisti che incrociano nell'Oceano Indiano, a circa un migliaio di chilometri a Sud delle Maldive, è oggi concesso di sorprendersi della bellezza delle isole Chagos, un gruppo di atolli e isolette territorio britannico. Dal 1966 l'arcipelago è disabitato, tranne per la più grande delle isole, Diego Garcia, che ospita la base statunitense dalla quale partono la maggior parte delle operazioni per Iraq e Afghanistan. Prima dell'arrivo degli americani sulle isole vivevano circa 4mila persone, in maggioranza discendenti da creoli arrivati qui dalle Mauritius, che vivevano di pesca e, in seguito, dello sfruttamento dell'olio di palma da cocco. Alla fine degli anni Settanta gli abitanti delle Chagos furono arbitrariamente deportati per lasciare spazio alla base americana. Molti di loro andarano alle Mauritius, altri hanno cambiato la loro vita di deportati in emigranti, scegliendo la Gran Bretagna per sopravvivere e per combattere la battaglia sul ricnoscimento del loro diritto a tornare. Proprio da Londra arriva oggi la loro ultima denuncia: sulla pressione di gruppi ambientalisti la Gran Bretagna ha fatto delle Chagos il più grande parco marino protetto al mondo. Una mossa, secondo i chagossiani, che non fa che ostacolare ulteriormente il loro ritorno sulle isole, perché, argomentano, pesca e sfruttamento delle risorse saranno totalmente vietati, il che significa loro non avrebbero di che vivere. Da una parte la battaglia ambientalista, dall'altra quella dei diritti umani. Le rivendicazioni dei chagossiani arriveranno alla Corte europea, ultima ratio dopo la sentenza di una corte britannica, nel 2000, per la quale di vera e propria deportazione si era trattato, in contravvenzione ai principi della Magna Charta, la fonte principale del diritto inglese. A ben guardare le rivendicazioni dei chagossiani riportano all'attenzione uno dei temi principali delle politiche per la salvaguadia dell'ambiente. In un ecosistema equilibrato uomini, animali e piante dovrebbero poter trovare sostentamento senza sopraffarsi, ma nelle aberrazioni create dall'uomo è sempre quest'ultimo a trarre maggiori profitti a discapito di fauna e habitat. E spesso quando l'uomo cerca di porre rimedio a queste aberrazioni lo fa comunque a scapito di una delle parti, in questo caso i centenari abitanti delle isole. Associazioni come Greenpeace salutano la creazione del parco di 210 chilometri quadrati, come l'atto indispensabile per proteggere un ambiente marino unico che ospita coralli, tartarughe e pesci. Finora questo ambiente è stato protetto dal divieto di accesso alla zona militare americana e i velisti che arrivavano sul posto dovevano comunque chiedere un permesso e pagare una tassa di transito, che non consentiva comunque il pernottamento. Ogni due settimane l'esercito britannico faceva la ronda per verificare che nessuno si fosse anche temporaneamente accampato sulle isole e demoliva qualsiasi cosa assomigliasse a tracce di insediamento. Nell'arcipelago non ci sono perciò strutture turistico di alcun tipo ed è anche questo che ne ha fatto un luogo mitico per gli amanti dle mare, una sorta di Eden il cui accesso è consentito soltanto ad alcuni intrepidi.

martedì 27 aprile 2010

CHE SOVRAFFOLLAMENTO

Gli oceani di tutto il mondo sono sovraffollati di microbi, quasi un miliardo per ogni litro d'acqua, molto di più di quanto si pensasse. Lo hanno calcolato i ricercatori che partecipano all'International Census of Marine Microbes (ICoMM), una parte del gigantesco progetto Census of Marine Life che si concluderà ufficialmente il 4 ottobre dopo dieci anni ma di cui sono stati resi noti alcuni risultati. La stima è basata su prelievi di campioni d'acqua in oltre 1200 punti del pianeta: a popolare i mari ci sarebbero un nonilione (10 elevato alla trentesima potenza) di microbi, pari al peso di 240 miliardi di elefanti africani. "Il numero totale di specie microbi marini è probabilmente vicino al miliardo - spiega John Baross, che presiede il comitato scientifico dell'Icomm - il progetto ha studiato relativamente poco dei microrganismi degli oceani, visto che ci sono batteri associati a ogni grande mammifero marino, e che questi hanno una flora batterica nel loro intestino. Potrebbero essercene ancora centinaia di migliaia di specie". Microrganismi sono stati trovati dagli scienziati persino in zone dove la vita è ritenuta impossibile, come ad esempio gli oxygen minimum layers (Oml), saturi di acido solfidrico, o nei grandi camini sottomarini ricchi di metano. I microbi non sembrano temere neanche gli sbalzi della temperatura: persino i posti più caldi, a più di 200 gradi, si sono rivelati 'abitati'.

lunedì 26 aprile 2010

LA GRANDE MELA DELL' INDIFFERENZA

A New York si è consumata una tragedia nell’indifferenza della gente: un senzatetto, rimasto gravemente ferito per salvare una donna da un’aggressione, è morto in una pozza di sangue dopo avere agonizzato per oltre un’ora su un marciapiede, mentre almeno 25 passanti guardavano dall’altra parte. Il “buon samaritano” si chiamava Hugo Alfredo Tale-Yax, aveva 31 anni ed era ispanico: domenica scorsa era corso in soccorso di una donna aggredita all’alba nel quartiere di Jamaica, non lontano dall’aeroporto Jfk. L’aggressore si era rivoltato contro di lui e lo aveva pugnalato più volte al petto prima di darsi alla fuga; anche la donna era scappata. Guardate il filmato in cui si vede il corpo del senzatetto disteso sul marciapiede mentre accanto a lui passano frettolosi uomini e donne, un ciclista. Qualcuno si ferma a guardare, un uomo addirittura si ferma e scatta una foto con il telefono cellulare; un altro scuote vigorosamente il ferito per le spalle, poi se ne va. Ci vuole più di un’ora prima che qualcuno dia l’allarme e faccia arrivare pompieri e ambulanza. Troppo tardi: Tale-Yax, a quel punto, era già morto. Questo caso ne evoca un altro, famosissimo, che risale agli anni Sessanta, avvenuto nel quartiere del Queens: nel 1964, 38 newyorchesi assistettero senza muovere un dito all’assassinio di Kitty Genovese, una giovane italoamericana di 28 anni, pugnalata a morte in strada in un quartiere dominato da Cosa Nostra. L’agghiacciante delitto divenne il simbolo della apatia di New York, dell’indifferenza dell’America urbana e dell’umanità in generale ed ebbe un tragico bis 25 anni più tardi proprio nella stessa zona: Sandra Zahler, 25 anni, violentata e picchiata a morte su una terrazza sotto gli occhi indifferenti dei vicini. Anche questa volta, l’indifferenza di questa “grande mela senza cuore” ha costretto molti all’esame di coscienza: «È inaccettabile», ha detto una donna che vive in un palazzo vicino a quello del delitto. Ma ormai per Tale-Yax è tutto inutile.
Fonte Il Secolo XIX

OGM, LA BAYER AMMETTE CONTAMINAZIONE FUORI CONTROLLO

È quanto affermato un difensore della multinazionale, in una causa intentata ( e vinta ) da due agricoltori del Missouri, a seguito della contaminazione dei propri campi di riso avvenuta nel 2006. La Bayer ha ammesso di non essere in grado di controllare la diffusione dei propri ogm nonostante gli sforzi attuati per bloccare la contaminazione. La Corte federale degli Usa lo scorso 4 dicembre ha condannato la multinazionale a risarcire con 1 milione di euro ciascuno due coltivatori del Missouri che si sono ritrovati con i propri campi di riso contaminati da una varietà transgenica sperimentale che l'azienda stava testando. Questo, nonostante, come Greenpeace ha ricordato, la stessa Bayer avesse spiegato che dal 2001 non conduceva più esperimenti su campo. La sentenza, che crea un utile precedente in materia, dimostra che la responsabilità della contaminazione è dell'azienda che produce e coltiva ogm. Da un punto di vista agronomico, invece, quanto rilevato in Missouri è la prova che le coltivazioni sperimentali a campo aperto devono essere bloccate per evitare che il processo di contaminazione diventi irreversibile. Uno studio di Greenpeace calcola che i danni provocati “accidentalmente” dal riso ogm della Bayer nella produzione di riso Usa nel 2006 valgono dai 741 al miliardo e 285 milioni di dollari.

domenica 25 aprile 2010

PRENDI 5 E PAGHI 1

Fosse un’offerta di una qualche catena di supermercati, a quest’ora i punti vendita sarebbero stati presi d’assalto da orde di massaie inferocite; ma della ghiotta promozione in questione si può usufruire solo se si è titolari di un partito politico. Sebbene nel 1993 i 90,3% degli italiani si sia espresso negativamente riguardo ai finanziamenti pubblici ai partiti, è cosa nota che l’odioso meccanismo è stato sostituto da quello ancor più subdolo dei rimborsi per le spese elettorali. Quello che ancora non si sapeva - e che la Corte dei Conti nella sua relazione annuale ha puntualizzato - è che per ogni Euro speso in campagna elettorale sono almeno 4 e mezzo quelli che ritornano nelle casse dei singoli partiti. Le cifre esatte dell’ultima tornata elettorale ammontano a 110 milioni di euro per le spese e a 503 milioni di euro per i rimborsi. Decisamente troppo. Il problema però non sta tanto nell’eventuale lievitazione nei rendiconti di spesa che le formazioni politiche sono tenute a presentare subito prima e immediatamente dopo il voto: la vera e propria beffa sta nelle norme che regolano la pratica. In base alla legge del ’93, infatti, quelli che formalmente sono rimborsi, ma che effettivamente sono finanziamenti di denaro pubblico, non vanno calcolati in base alle effettive spese sostenute, ma vengono erogati in base ad una cifra fissa calcolata non tanto sulle reali preferenze alle urne ma sul numero degli aventi diritto. E pazienza se il numero di persone che vanno effettivamente a votare sono molte meno di quelle che ne avrebbero costituzionalmente diritto. Secondo questi dettami, possiamo vedere come per le politiche del 2008 il Pdl abbia incassato ben 206 milioni di Euro, a fronte di una spesa reale di circa 53 milioni di Euro. O come il Pd abbia sopportato costi elettorali per 18 milioni, ma sarà risarcito con 180 milioni. La Lega abbia avuto uscite per meno di 3 milioni e riceva entrate per 41 milioni. E persino un ipotetico baluardo della legalità, come l’Italia dei Valori, pur avendo più volte cercato di invertire la rotta legislativa in materia di rimborsi pubblici, abbia anticipato 3 milioni per incamerare poi, senza fiatare, ben 21 milioni di rimborso. Ma c’è di più. Anche altre formazioni partitiche che non sono approdate in Parlamento hanno diritto al rimborso pubblico. Così è andata per La Destra di Storace, che a fronte di 2 milioni spesi ne riceve 6 e per la Sinistra Arcobaleno che ne dà 8 e ne riceve 9. Per fortuna però, non si danno contributi a cani e porci e così per liste come “Associazione difesa della vita - Aborto? No grazie” - quell’abominio politico scaturito dall’incontenibile fervore cattolico di Giuliano Ferrara - non avendo raggiunto la soglia dell’1%, non ci sarà l’obbligo d’indennizzo. C’è però un altro punto che dovrebbe far riflettere più degli smisurati cachet (perché di questo alla fine si tratta) che vengono elargiti agli attori politici. Nel dicembre 2005, agli sgoccioli del governo Berlusconi III, la legge 5122 ha stabilito che i fondi pubblici destinati al rimborso sono dovuti per tutti e cinque gli anni della legislatura, indipendentemente dalla sua durata effettiva. Perciò, anche in caso di crisi e cambiamento di governo, i soldi arrivano comunque. Se infatti prendiamo la XV legislatura - l’ultima del governo Prodi, per intenderci - scopriremo che da quella gli attuali partiti di maggioranza e opposizione hanno guadagnato e stanno guadagnando circa 300 milioni, cento milioni all’anno fino al 2011, data della scadenza naturale della legislatura iniziata proprio nel 2006. Insomma, non importa che il mandato si sia concluso, l’erogazione continua lo stesso e se i pagamenti arrivano in ritardo, si aggiungono pure gli interessi legali! Ora, non che si voglia insinuare che i partiti debbano svolgere il loro - per quanto pessimo - lavoro cavando di tasca propria tutto il necessario per far ingranare macchine burocratiche così pantagrueliche; la democrazia ha dei costi e solo nei regimi dispotici non esistono partiti da foraggiare. La cosa che preme di più sottolineare è l’assoluta sproporzionalità di questo do ut des squisitamente italiano. La legge attuale è un insulto all’intelligenza e come unico obbligo prevede di dichiarare spese al di sotto di un certo tetto, che corrisponde a circa 50 milioni di euro. Oltre ad essere lautamente rimborsati i partiti, pur non sforando il tetto, tendono a gonfiare le loro dichiarazioni di spesa allo scopo di evitare che i parametri di rimborso vengano fissati proprio sul rapporto effettivo della spesa. Perciò i costi delle campagne elettorali sono cresciuti in maniera smisurata: i contributi statali prescindono da essi e sono molto superiori. Dal 1994, anno zero della Seconda Repubblica, i cittadini italiani hanno contribuito al mantenimento dei partiti con ben 2.253.612.233 Euro, contro 579.004.383 di spese accertate. Il guadagno netto della compagine politica ha i numeri di una finanziaria: c’è di che congratularsi. Cin cin.

sabato 24 aprile 2010

HIMALAYA: STIMA SBAGLIATA?

Qualche settimana dopo da quando sono emerse alcune osservazioni speculative da parte di un giornalista in merito alla fusione di tutti i ghiacciai dell’Himalaya entro il 2035 , l’organizzazione del mondo rispetto al cambiamento climatico ha cominciato ad essere più attentamente esaminata, ed ha richiesto un riesame del dato contestato. Ma facciamo un passo indietro. Il rapporto IPCC ha spiegato che:
I ghiacciai dell’Himalaya si stanno ritirando più velocemente che in qualsiasi altra parte del mondo e, se il tasso di riscaldamento attuale dovesse continuare, la loro probabilità di sparire entro l’anno 2035, e forse prima, è molto elevata.
La dichiarazione originale che ha dato vita a questa ipotesi è stata fatta dal glaciologo indiano Syed Hasnain a Fred Pearce per un articolo apparso su New Scientist. Pearce stesso ha poi fatto marcia indietro sulla notizia, affermando che proprio Hasnain ha poi rivisto quelle indicazioni. Sul quotidiano The Guardian, il ministro indiano dell’ambiente Jairam Ramesh ha invece confermato che i ghiacciai dell’Himalaya sono una realtà sfuggente e il tasso [di scioglimento] è motivo di grande preoccupazione. A questo punto si potrebbe andare in confusione. L’affermazione del 2035 può essere fuori luogo, ma il nocciolo della questione è che i ghiacciai dell’Himalaya si stanno ritirando rapidamente, con conseguenze mortali per l’approvvigionamento idrico e, successivamente, per l’approvvigionamento di cibo, di circa un miliardo di persone. Se lo scioglimento dei ghiacciai cominciasse a fare sul serio, e venisse a mancare entro il 2035 o 2135, non cambia il fatto che abbiamo la capacità di modificare la traiettoria con delle azioni intraprese già oggi. L’IPCC nel frattempo ha rianalizzato i dati, grazie anche alle nuove indicazioni sul progresso delle condizioni climatiche, considerando un pericolo prima tralasciato, e cioè l’innalzamento del livello del mare dovuto proprio allo scioglimento del ghiaccio. Secondo le nuove previsioni la situazione potrebbe benissimo essere peggiore di quello che si era inizialmente previsto.

venerdì 23 aprile 2010

IL RITORNO DI DRAQUILA

Il trailer di ‘ Draquila, l’Italia che trema’, il nuovo film di Sabina Guzzanti, fa già scalpore. La pellicola approderà fuori concorso al Festival di Cannes, e già promette polemiche. L’idea centrale del filmato della Guzzanti e’ infatti che il terremoto dell’Aquila e’ stato non solo una tragedia, ma anche una grande occasione di rilancio per un leader annoiato e perseguitato da stampa e magistratura. Vedi il Trailer. Il titolo della pellicola è stato scelto dagli utenti del blog della Guzzanti mentre oggi, sempre l’attrice, sul suo blog commenta la partecipazione a Cannes anche invitando i suoi fan a trovare una canzone per i titoli di coda del film. ‘Draquila’ sara’ distribuito dalla Bim e parte infatti con una voce fuori campo che dice: ‘’Era appena iniziata la primavera e per Silvio Berlusconi era una giornata di merda’’ ma poi arriva il terremoto e tutto cambia. Immagini poi della famosa gaffe di Berlusconi quando parla di ‘’200 milioni di euro spesi per consulenti e giudici…(subito corretti con ‘avvocati’’’. E ancora, sempre la stessa voce fuori campo che ricorda come ‘’i sondaggi lo davano in caduta libera”. Ci sono poi immagini di repertorio dei concorrenti del Grande Fratello che di notte vengono svegliati dal terremoto, immagini del disastro dell’Aquila e ancora la Guzzanti nei panni del premier che dice ‘’questo terremoto è stato un grandissimo successo, nessun terremoto ha fatto ascolti come questo…’’. Si vede poi un sorridente Berlusconi, casco di protezione in testa, in visita in Abruzzo che rivolgendosi a un folto gruppo di operai che lo salutano da un cavalcavia dice: ‘’ma le donne dove sono, siete forse tutti gay. La prossima volta che vengo a trovarvi le porto io… le veline’’. Il trailer finisce anche piu’ polemicamente di come era iniziato. Ovvero sulla piu’ che famosa intercettazione della telefonata tra due imprenditori (Francesco Piscicelli e il cognato Pierfrancesco Gagliardi, ndr). ‘’Non e’ che c’e’ un terremoto al giorno. Io ridevo stamattina alle 3 e mezza dentro al letto’’. E l’altro: ‘’Io pure…’’. Non viene risparmiato nemmeno il Capo della Protezione Civile Bertolaso. Verrano mostrate infatti delle interviste nelle quali gente comune, sbigottita, si chiede perché i Mondiali di Nuoto e i Giochi del Mediterraneo siano stati organizzati dalla Protezione Civile.

giovedì 22 aprile 2010

IMAGINE,,, SE TE LA TROVAVANO!

I Beatles sono intramontabili, tanto quanto le storie e le leggende che ormai circondano tutta la loro storia e che si moltiplicano di anno in anno. L’ultimo racconto – non confermato – che circola sui quattro cantanti di Liverpool, riguarda in particolare John Lennon, che pare avesse un nascondiglio segreto pieno di droga nel suo giardino. Si dice che Lennon avesse scavato una buca nel cortile della sua casa a Kenwood, a Weybridge nel Surrey, e che vi avesse nascosto nel 1967 una grande quantità di LSD. Col tempo, Lennon si sarebbe dimenticato dove avesse scavato la buca e quindi avrebbe lasciato incustodita e sotto terra tutta la droga nascosta. Recentemente, un gruppo di costruttori che stava lavorando proprio nella tenuta in cui il cantante visse tra il 1964 e il 1968, durante varie operazioni di sistemazione, hanno disseppellito in giardino un borsone di cuoio, contenente pezzi di bottiglie rotte ed una bottiglia ancora intera. Sarà l’ennesima bufala? Un blogger fan di John Lennon è sicuro di no. Sul proprio blog, sostiene infatti di aver parlato col responsabile dei lavori di manutenzione della casa e di essere riuscito ad ottenere le foto della bottiglia intatta. Il costruttore ha dichiarato: "La bottiglia ritrovata intatta è l’unica rimasta. Sembra che questi oggetti fossero seppelliti in una borsa di cuoio con due manici. La borsa è quasi completamente consumata". E per chi proprio vuole credere a tutta questa storia, a conferma di quanto scoperto dai costruttori, circola una storia sui Beatles risalente al 1967, quando ancora Lennon abitava a Kenwood. Nella biografia della band, scritta da Peter Brown e Steven Gaines e intitolata 'The Love You Make', si racconta che proprio quell’anno i Beatles mandarono una troupe cinematografica a San Francisco per riprendere il Monterey Pop Festival. La troupe però era una copertura, perché la sua reale missione era quella di incontrare Owsley Stanley, un famoso pioniere della droga, che consegnò alla troupe LSD liquido. In qualche modo, la droga finì nelle mani di John Lennon che la seppellì nel suo giardino. E, almeno secondo i sostenitori di questa storia, i costruttori l'hanno disseppellita ai giorni nostri. Ci sarà un fondo di verità o è l'ennesimo mistero destinato a circondare per sempre la storia dei Beatles?

mercoledì 21 aprile 2010

PIOGGIA SPORCA

Plastica e alluminio nei cieli come materiale anti-radar.Per cosa si stanno addestrando?

Bisognava essere particolarmente attenti per non farsi sfuggire un paio di frasi dette con nonchalance dal metereologo Kevin Lollis della KTVL-News 10, durante il suo normale servizio di previsioni del tempo dello scorso 9 aprile. Dopo aver parlato di piogge, venti e bufere un pò dappertutto, Lollis ha fatto il punto sulla West Coast, dicendo che “Nel sud dell’Oregon e nel nord della California abbiamo una situazione un pò strana. La prima parte del ciclo radar è abbastanza piatta, com’è di solito, poi però compaiono queste strisce di copertura nuvolosa, molto nette, che avanzano nella zona. Quella non è pioggia, e non è neve. Sembra incredibile, ma sono aerei militari che attraversano la zona scaricando “fuffa”. Piccoli pezzetti di alluminio, a volte c’è dentro della plastica, persino prodotti di carta metallizzata. … ma viene usata come materiale anti-radar, e ovviamente si stanno addestrando. Loro questo non lo confermano, ma io sono stato nei Marines per molti anni e ve lo posso dire, è di quello che si tratta.” Dopodichè Lollis ha proseguito, come se niente fosse, dando le temperature registrate nelle varie città locali. Disperato tentativo di whistleblowing solitario, della serie “tanto non ti fila nessuno”, oppure classico esercizio di disinformazione, della serie “ammettere A in modo che nessuno pensi comunque a B”? Non lo sappiamo, ma non fa molta differenza. Quello che preoccupa è la assoluta nonchalance con la quale si cerca ormai regolarmente di far passare per normale un fenomeno che “non esiste” solo più per i ciechi di professione, mentre preoccupa – giustamente – tutto il resto dell’umanità. Dove sta scritto che non abbiano nemmeno il diritto di sapere che cosa respiriamo?

PICCOLO BILANCIO DI UN'EPOCA



Ecco come sono cambiati i tempi.....in peggio!

Latte, burro e uova
1969 :
Vai a prendere il latte dal lattaio, che ti saluta, con in mano il bidone in alluminio; prendi il burro fatto con latte di mucca, tagliato a panetti. Poi chiedi una dozzina di uova che sono messe in un vaso di vetro. Paghi con il sorriso della lattaia ed esci sotto il sole splendente. Il tutto ha richiesto 10 minuti di tempo.
2010 :
Prendi un carrello del cavolo, che ha una ruota bloccata, che lo fa andare in tutti i sensi salvo in quello che tu vorresti, passi per la porta che dovrebbe girare, ma che è bloccata perché un cretino l'ha spinta; poi cerchi il settore latticini, dove normalmente ti ghiacci e cerchi di scegliere fra 12 marche di burro, che dovrebbe essere fatto a base di latte comunitario. E controlli la data di scadenza.... Per il latte: devi scegliere fra vitaminico, intero, scremato, nutriente, per bambini, per malati o magari in promozione, ma con la data di scadenza ed i componenti.... Lasciamo perdere! Per le uova: cerchi la data di deposizione, il nome della ditta e soprattutto verifichi che nessun uovo sia incrinato o rotto e, accidenti!!! Ti ritrovi i pantaloni sporchi di giallo! Fai la coda alla cassa, ma la cicciona davanti a te ha preso un articolo in promozione che non ha il codice....
allora aspetti e aspetti.... Poi sempre con questo carrello del cavolo, esci per prendere la tua auto sotto la pioggia, ma non la trovi perché hai dimenticato il numero della corsia.... Infine, dopo aver caricato l'auto, bisogna riportare l'arnese rotto e solo in quel momento ti accorgi che è impossibile recuperare la moneta.... Torni alla tua auto sotto la pioggia che è raddoppiata nel. E' più di un'ora che sei uscito.

Fare un viaggio in aereo
1969 :

Viaggi con Alitalia, ti danno da mangiare e ti invitano a bere quello che vuoi, il tutto servito da bellissime hostess: il tuo sedile è talmente largo che ci può stare in due.
2010 :
Entri in aereo continuando ad impigliarti con la cintura, che ti hanno fatto togliere in dogana per passare il controllo. il gomito allo schienale del vicino. Se hai sete lo stewart ti porta la lista e i prezzi sono stratosferici.

Michele vuole andare nel bosco all'uscita da scuola. Mostra il suo coltellino a Giovanni, con il quale pensa di fabbricarsi una fionda.
1969 :
Il direttore scolastico vede il suo coltello e gli domanda dove l'ha comprato, per andarsene a comprare uno uguale.
2010 :
La scuola chiude, si chiama la polizia, che porta Michele in commissariato. Il TG1 presenta il caso durante il telegiornale in diretta dalla

Disciplina scolastica
1969 :
Fai il bullo in classe. Il professore ti molla una sberla. Quando arrivi a casa lo dici a tuo padre te lui te ne molla un altro paio.
2010 :
Fai il bullo. Il professore ti domanda scusa. Tuo padre ti compra una moto e va a spaccare la faccia al prof!

Franco e Marco litigano. Si mollano qualche pugno dopo la scuola.
1969 :
Gli altri seguono lo scontro. Marco vince. I due si stringono la mano e sono amici per tutta la vita.
2010 :
La scuola chiude. Il TG1 denuncia la violenza scolastica. Il Corriere della Sera mette la notizia in prima pagina su 5 colonne.

Enrico rompe il parabrezza di un auto nel quartiere. Suo padre sfila la cintura e gli fa capire come va la vita.
1969 :
Enrico farà più attenzione la prossima volta, diventa grande normalmente, fa degli studi, va all'università e diventa una bravo professionista.
2010 :
La polizia arresta il padre di Enrico per maltrattamenti sui minori. Enrico si unisce ad una banda di delinquenti. Lo psicologo arriva a convincere sua sorella che il padre abusava di lei e lo fa mettere in prigione.

Giovanni cade dopo una corsa a piedi. Si ferisce il ginocchio e piange. La professoressa lo raggiunge, lo prende in braccio per confortarlo.
1969 :
In due minuti Giovanni sta meglio e continua la corsa.
2010 :
La prof è accusata di perversione su minori e si ritrova disoccupata, si becca 3 anni di prigione con la condizionale. Giovanni va in terapia per 5 anni. I suoi genitori chiedono i danni e gli interessi alla scuola per negligenza nella sorveglianza e alla professoressa per trauma emotivo. Vincono tutti i processi. La prof disoccupata p interdetta e si suicida gettandosi da un palazzo. Più
tardi Giovanni morirà per overdose in una casa occupata.

Arriva il 25 ottobre.
1969 :
Non succede nulla.
2010 :
E' il giorno del cambio dell'ora legale: le persone soffrono d'insonnia e di depressione.

La fine delle vacanze.
1969 :
Dopo aver passato 15 giorni di vacanza con la famiglia, nella roulotte trainata da una Fiat 125, le vacanze terminano. Il giorno dopo si ritorna al lavoro freschi e riposati.
2010 :
Dopo 2 settimane alle Seychelles, ottenute a buon mercato grazie ai "buoni vacanze" ditta, rientri stanco ed esasperato a causa di 4 ore di attesa all'aeroporto, seguite da 12 ore di volo. Al lavoro ti ci vuole una settimana per riprenderti dal fuso orari.

Come si dice: viviamo in un'epoca davvero formidabile!

Grazie a Laura D. (Belluno)

martedì 20 aprile 2010

LA PILLOLA DIMAGRANTE

Dimagrire potrebbe diventare facile come mandare giù una pillola: il segreto è spingere le cellule del tessuto adiposo bianco, che accumulano calorie, a cambiare identità, trasformandosi in cellule del tessuto adiposo bruno. Per anni il mondo scientifico ha considerato questa ipotesi poco credibile, ma ora le cose sono cambiate. Lo dimostrano una ricerca italiana e la rassegna dedicata a questo tema dalla maggiore rivista internazionale sul metabolismo, Cell Metabolism. Per la prima volta sono state osservate anche nell'uomo cellule adipose nel momento in cui stanno cambiando identità, trasformandosi da bianche in brune. La scoperta, pubblicata sull'American Journal of Physiology, è del gruppo dell'Università Politecnica delle Marche coordinato da Saverio Cinti. Le cellule trasformiste sono state osservate in pazienti colpiti dal tumore delle ghiandole surrenali chiamato feocromocitoma, Poiché la malattia comporta una grande produzione di adrenalina e noradrenalina, si creano nell'organismo condizioni simili a quelle che il freddo determina negli animali. "E' verosimile - osserva Cinti - che quando l'uomo si espone al freddo prolungato, per esempio durante l'inverno, avvenga la stessa cosa". Il freddo, spiega, "stimola la trasformazione delle cellule adipose bianche in brune". Finora si pensava che il tessuto bruno fosse solo nei neonati, ma studi recenti hanno dimostrato che "anche negli uomini adulti di 40-50 anni c'é tanto tessuto adiposo bruno". Molto probabilmente in passato il tessuto bianco ha avuto un ruolo decisivo nella sopravvivenza dell'uomo. E' possibile che secoli fa, nei periodi di carestia, siano sopravvissuti solo coloro che avevano le maggiori riserve di tessuto bianco, e con esso una fonte per nutrire di energia il resto dell'organismo. "All'inizio la possibilità di trasformare il tessuto adiposo bianco in bruno è stata un'ipotesi molto contestata e aveva sollevato un grande dibattito nella comunità scientifica", racconta Cinti. Ma adesso le cose sono davvero cambiate, tanto che la conferma ufficiale da parte del mondo scientifico è arrivata con la pubblicazione di cinque rassegne da parte di laboratori di primo piano a livello internazionale, compreso quello di Anatomia e biologia cellulare dell'Università Politecnica delle Marche diretto da Cinti: quelli statunitensi dell'università di Harvard e del Pennington Biomedical Research Center, e agli svedesi delle università di Stoccoloma e Goteborg. "Adesso ci sono tutti gli elementi per progettare futuri farmaci capaci di indurre la trasformazione del tessuto adiposo bianco in tessuto bruciagrassi. "Averli a disposizione - ha concluso Cinti - non è soltanto una terapia per combattere l'obesità, ma anche un'arma contro il diabete".

lunedì 19 aprile 2010

IL RE DI TOORO

Al compimento del suo 18.mo anno d'età, davanti ad alcune migliaia di sudditi e invitati, è stato incoronato Oyo Nyimba Kabamba Iguru Rukidi IV, re di Tooro, una delle quattro monarchie tradizionali all'interno dell'Uganda, che nel 1995, all'età di tre anni era divenuto il sovrano più giovane al mondo. Fra i numerosi invitati alla cerimonia, svoltasi nella capitale del regno, Fort Portal, anche il presidente ugandese, Yoweri Museveni, e diversi rappresentanti di governi africani. Nel '95 Oyo Rukidi IV era successo al padre, Olimi III, morto improvvisamente per una crisi cardiaca, il quale aveva regnato solo due anni pur essendo a sua volta salito al trono per successione nel 1965. Un anno dopo infatti fu abolito il regno di Tooro, reintegrato poi nel '94 insieme alle altre tre monarchie tradizionali ugandesi di Buganda, Bunyoro e Busoga. Dopo 15 anni di reggenza, Oyo Rukidi IV ha dunque assunto le sue funzioni: "Il nostro sovrano ha avuto accesso al trono all'età di tre anni, ma ha dovuto attendere i 18 anni per cominciare a lavorare in modo indipendente", ha dichiarato il portavoce della monarchia, Frederick Nyakabwa Atwoki. "Nel regno (di Tooro) ci sono 94 clan. Ogni clan ha un capo...e il nostro re è il capo di tutti i clan", ha precisato il portavoce. I capiclan si sono tutti allineati davanti al sovrano dopo che questi ha terminato la lettura di una preghiera cattolica e di una protestante. Con il presidente Museveni alla sua destra, il sovrano appena incoronato, che teneva ha battuto per nove volte su ciascuno dei tamburi che ogni capoclan gli presentava. Il giovane, alto e snello sovrano, che indossava un mantello blu con ricami in oro, Oyo Rukidi IV è apparso un po' impacciato ed ha appena accennato un sorriso. "E' molto gentile, ma è un uomo molto riservato, spiega Evah Baguma, amica della famiglia reale. "E' un uomo normale e adora l'Arsenal", la squadra di calcio londinese, ha detto la principessa Dorothy Kagoro. Il portavoce Nyakabwa ha spiegato che il sovrano inizierà i suoi studi universitari in settembre e dovrà scegliere un nuovo reggente per sostituirlo temporaneamente. Il regno di Tooro fu abolito come gli altri tre nel 1966 dall'allora premier e uomo forte ugandese Milton Obote, in conflitto con l'allora presidente Edward Mutesa, che era a sua volta sovrano del regno tradizionale di Buganda. Tooro si estende oggi su tre distretti (prima dell'abolizione ne contava cinque) occidentali dell'Uganda, al confine con il Congo, sui contrafforti delle "Montagne della Luna", la catena del Ruwenzori, che raggiunge i 5.000 metri.

domenica 18 aprile 2010

CONTRO I DIRITTI CIVILI

Sul Washington Post del 19 gennaio il freelance John Salomon e Carrie Johnson pubblicano un pezzo esplosivo: per diversi anni il Federal Bureau of Investigation ha deliberatamente violato le legge al fine di ottenere tabulati di conversazioni telefoniche cui non avrebbe potuto accedere. Il reportage è irrobustito da decine di documenti resi disponibili da una persona non appartenente all'Agenzia, che ne è entrata in possesso nel corso di un'indagine che verteva proprio sul corretto funzionamento delle procedure di autorizzazione o ratifica delle indagini sul traffico telefonico. Prima dell'11 settembre, l'FBI poteva ottenere dalla società telefoniche i tabulati telefonici di interesse presentando un mandato del Gran Giurì, oppure, nelle indagini per terrorismo, una "lettera di sicurezza nazionale" (National Security Letter, o NSL). Con l'approvazione del Patriot Act (ottobre 2001), ovviamente, le garanzie dei cittadini si sono affievolite: le richieste potevano essere effettuate anche da funzionari di uffici locali e coprire fattispecie più varie; benché ottenere i tabulati fosse diventato più semplice per gli agenti, una richiesta poteva essere presa in considerazione solo dimostrando che essa era imprescindibile per il buon esito di un'inchiesta per terrorismo già aperta. Ma ai funzionari FBI questo non piaceva, volevano le mani libere: ed è così che qualcuno di loro ha ideato una nuova fattispecie: "La lettera di autorizzazione per circostanze di improrogabile urgenza". Redigendo questo documento, un funzionario può dichiarare l'esistenza di una situazione di emergenza, guadagnandosi così immediato accesso ai tabulati telefonici, salva l'emissione di una NSL di ratifica a cose fatte: una vera e propria foglia di fico, assai utile a coprire migliaia di richieste discutibili, che peraltro continuavano a rimanere prive delle "lettere di sicurezza nazionale" anche dopo l'acquisizione dei tabulati da parte di FBI. Nella primavera del 2005, l'agente speciale Bassem Youssef, responsabile dell'ufficio Analisi Comunicazioni, cominciò a ricevere contestazioni dalle compagnie telefoniche che lamentavano la mancanza della documentazione di supporto. Youssef, che l'FBI non considerava un impiegato modello (in passato aveva contestato all'Agenzia una mancata promozione legata alle sue origini etniche), cominciò a smuovere le acque per forzare i suoi superiori gerarchici a sanare una situazione che cominciava a diventare imbarazzante. A fine dicembre del 2004 un avvocato dell'Ufficio Legale FBI, Patrice Kopitansky, gestì una richiesta che proveniva direttamente dall'allora vice Direttore esecutivo Gary Bald. L'unità Analisi Comunicazioni le chiese di predisporre una lettera di sicurezza nazionale per regolarizzare l'operazione; prima di poter procedere, Kopitansky aveva bisogno di sapere a quale indagine per terrorismo si riferisse la richiesta e per quale ragione quei numeri di telefono si fossero resi necessari. Non solo non si riusciva a capire se l'indagine esistesse veramente, ma un impiegato della Analisi Comunicazioni le scrisse candidamente che "la gran parte delle richieste viene dagli alti livelli gerarchici. Non sempre ricevo la documentazione o so a quali fatti quel determinato numero telefonico è legato, il che mi crea dei problemi quando cerco di ottenere una NSL." Quindi, se ad esempio, un qualche alto papavero FBI avesse voluto controllare il traffico in entrata ed in uscita dal telefonino della sua amante, non avrebbe avuto difficoltà ad ottenere le informazioni che gli interessavano senza nemmeno disturbarsi a regolarizzare una richiesta di informazioni illegale. Dato che ad alcuni mesi dall'inizio della vicenda Kopitansky non ancora era in grado di emettere la NSL, a marzo del 2005 scrisse ai suoi superiori sollevando il problema. Nella mail che il Post pubblica, l'avvocato solleva un problema generale, specificando che, nei casi di richieste di "emergenza", le NSL venivano emesse solo occasionalmente e che spesso quelle che venivano chiamate "emergenze" tali non erano. Ci sarebbe quasi da essere grati a Youssef e Kopitansky per aver scoperchiato la pentola. Se non fosse che il loro modo di risolvere la questione era a dir poco non cristallino: avevano pensato bene di aprire un certo numero di indagini preliminari (PI) generiche cui le richieste illegali avrebbero potuto essere "agganciate" per salvare le apparenze. Del resto in una delle email acquisite, la Kopitansky si esprime così: "Dobbiamo fare in modo di rispettare la lettera della legge senza per questo mettere a rischio la sicurezza nazionale". Ed effettivamente la soluzione prospettata sembra rispettosa più della forma che della sostanza della legge. Alla fine il Federal Bureau of Investigation seguì una strada diversa: l'emissione di una NSL massiva dotata del magico potere di sanare tutte le precedenti richieste tabulati irregolari. Nel novembre del 2006, stando alla testimonianza di Kopitansky, Joseph Billy, Vicedirettore dell'Unità Anti-terrorismo FBI, firmò la NSL "tana libera tutti". Non deve essere stato particolarmente fiero della sua decisione, dato che, quando i legali si dimostrarono per così dire non entusiasti dell'iniziativa, egli negò di averla mai firmata. "Non ricordo di aver mai firmato niente di simile. Per quanto ne so le NSL sono emesse caso per caso", così scrisse al capo del legale Valerie Caproni. Grazie alle ingegnose architetture poste in essere per eludere la legge, sembra che il Federal Bureau of Investigation abbia raccolto illecitamente più di 2.000 record telefonici, tra cui quelli che si riferiscono a due giornalisti, uno di The New York Times e uno dello stesso Washington Post. Questo accadeva tra il 2002 e il 2006, anno in cui sulla vicenda cominciò ad indagare il Dipartimento di Giustizia. E' utile, la ricostruzione dei fatti del Post: prima di tutto perché dimostra come negli Stati Uniti sia possibile imbattersi in un esempio di stampa libera in grado di raccontare senza peli sulla lingua tutte le nefandezze di cui si macchia il Potere. E poi perché le email e memo compromettenti di cui viene dato conto disegnano una situazione preoccupante, nella quale la disinvoltura con cui venivano violate le libertà civili degli americani andava di pari passo con l'autoreferenzialità tipica di tutte le burocrazie.

sabato 17 aprile 2010

MAPPATURA CINESE

Allarme per lo «shopping scientifico» cinese: «Da Pechino stanno contattando scienziati di tutto il mondo per clonare i cibi doc italiani». Fantascienza? No. I cacciatori di genoma cinesi hanno già «tracciato» il Dna del riso nel 2002 e poi alla fine del 2009 l’hanno fatto con il melone. E ci sono anche gli animali: il panda poche settimane fa e ora il programma di ricerca punta sul genoma dell’orso polare e del pinguino. Il pericolo più imminente per l’agricoltura italiana, però, è legato ai vegetali. In campo cinquecento ricercatori. Un budget di 100 milioni di dollari. L’acquisto di 130 sequenziatori per il Dna di ultima generazione. Un programma per tracciare il genoma di 500 animali e 500 vegetali in due anni. I numeri del «Beijing genomic institute» (Bgi) hanno impressionato Massimo Delledonne e Mario Pezzotti. I due ricercatori, ieri, in anteprima mondiale, hanno reso noto il genoma di uno dei vitigni tipici, la Corvina, che serve per produrre l’Amarone. Uno scacco matto che, secondo i due scienziati, può arrivare in tre mosse. La prima: «La presa di possesso delle “chiavi” della vita delle produzioni italiane». La seconda: «L’individuazione di un microclima ideale per le coltivazioni». La terza: «L’adozione delle nostre stesse tecniche di produzione». Alla fine il «re», cioè il made in Italy alimentare è sconfitto perché «il passo verso la concorrenza diretta, fatta con gli stessi prodotti del made in Italy, è ormai breve», concludono i due ricercatori dell’Università di Verona. A rischio sono soprattutto le «produzioni tipiche italiane che potranno essere duplicate da uno dei colossi economici del mondo», precisa Federico Vecchioni, presidente di Confagricoltura. Allarmismo, si dirà, ma il leader di Confagri non la pensa così: «Dal genoma del pomodoro, annunciato per i primi mesi di quest’anno, al pomodoro San Marzano o a quello di Pachino il passo è breve e la procedura quasi identica». Incalcolabili, dunque, i danni per il made in Italy. Si parla di decine e decine di miliardi di euro, visto che già oggi il giro d’affari dell’agro-pirateria internazionale che copia i nostri prodotti è di 60 miliardi l’anno. Lo denuncia il dossier presentato ieri dalla Cia a conclusione del congresso nazionale. Spiega il presidente, Giuseppe Politi: «In Italia si realizza più del 21% dei prodotti a denominazione d’origine registrati a livello comunitario. A questi vanno aggiunti gli oltre 400 vini a denominazione protetta e gli oltre 4 mila prodotti tradizionali censiti dalle Regioni e inseriti nell’Albo nazionale». Questa lunghissima lista di prodotti certificati fattura al consumo 8851 miliardi con un export di 1844. Ancora Politi: «A livello mondiale, però, ancora non esiste una vera difesa delle nostre denominazioni d’origine che comprendono formaggi, oli d’oliva, salumi, prosciutti e ortofrutticoli». Certo, falsi e tarocchi sono diversi dalle ricerche sul Dna, ma è evidente che c’è la necessità di sviluppare una strategia di difesa. Secondo Vecchioni, «è necessario incrementare l’attività di ricerca presso i nostri centri di eccellenza e successivamente trovare le formule idonee per proteggere il patrimonio genetico delle nostre tipicità». La Coldiretti ha una posizione diversa: «La mappatura del genoma rappresenta una grande opportunità, se sarà utilizzata per valorizzare le identità territoriali dei vitigni e per proteggerle dai tentativi di clonazione e modificazione genetica che favoriscono l’omologazione e la delocalizzazione». Da qui la proposta di realizzare una banca del Dna per tutti i 355 vitigni autoctoni che danno all’Italia il record mondiale della biodiversità. Secondo Coldiretti, dunque, «i risultati della ricerca dovranno dare un importante contributo alla salvaguardia del legame con il territorio e delle specificità locali per difenderle dal rischio di contaminazioni da Ogm ma anche sostenere una lotta più incisiva nei confronti delle frodi e sofisticazioni».

venerdì 16 aprile 2010

IO: SONO UNO SU QUATTRO

Un cittadino su quattro si vergogna di far parte dell'Italia e il 50% ha un motivo per essere imbarazzato del suo paese: è quanto emerge da un sondaggio realizzato dall'Ispo di Renato Mannheimer in occasione della rassegna 'La storia in piazza' che si terrà a Genova dal 15 al 18 aprile. Dal campione di 800 intervistati "molto rappresentativo" della popolazione italiana, si nota che "il sentimento di identità nazionale è diffuso ma moderato", come spiega Mannheimer dato che alla domanda su quale sia la dimensione territoriale ai cui si sente di appartenere di più, il 46% ha risposto lo stato, il 26% il comune e il 13% l'Europa. Nel complesso il senso di appartenenza all'Italia è in lieve calo rispetto al 2004. In particolare, il 69% degli intervistati ha spiegato che, quando pensa allo Stato italiano, gli viene "un sentimento di orgoglio e di appartenenza", mentre il 33% ha detto di sentirlo "come una cosa lontana che non lo riguarda". E fra questi ultimi, il 25% ha aggiunto di "vergognarsi di farne parte". Un italiano su due ha poi citato un aspetto per cui è imbarazzato del suo paese, con in testa i politici e la mentalità.

giovedì 15 aprile 2010

MALEDETTO PETROLIO...ANCORA LUI!!!

E' assai più grave del previsto e richiederà 20 anni per risanarsi, il danno all'ecosistema marino causato dalla nave cinese carica di 65.000 tonnellate di carbone, arenatasi il 3 aprile nella Grande barriera corallina in Australia, e disincagliata la notte dello scorso 12 aprile con il favore dell'alta marea. Dopo una perdita iniziale in mare di tre tonnellate di carburante, la maggior parte delle 970 tonnellate nei serbatoi era stata pompata in una chiatta e la nave è stata rimorchiata in un ancoraggio sicuro. Secondo gli esperti scientifici dell'Authority del parco marino, incaricati di valutare l'impatto, la Sheng Neng 1, un colosso di 230 metri, ha polverizzato parti di fondale scavando un canale lungo tre chilometri e largo fino a 250 metri. Gravi timori anche per la vernice tossica applicata allo scafo per impedirvi la crescita di specie marine, e che i sommozzatori hanno visto dispersa nella gran maggioranza della regione impattata. Le autorità continuano le indagini sulle presunte violazioni di legge nell'incidente, mentre il governo locale ribadisce che gli armatori saranno responsabili dei costi di salvataggio e di decontaminazione, oltre al risarcimento danni. E si prepara a moltiplicare le penalità per le navi che causano perdite di carburante nel parco marino.

mercoledì 14 aprile 2010

FTY720: POTREBBE BLOCCARE LA SCLEROSI MULTIPLA

Significativo passo avanti nella lotta alla sclerosi multipla, grave malattia neurodegenerativa del sistema nervoso centrale che colpisce in tutto il mondo oltre 2,5 milioni di persone e 57mila in Italia: è in arrivo un nuovo farmaco, per la prima volta somministrabile per via orale, che ha dimostrato di ridurre il rischio di progressione della disabilità. L'annuncio in due studi, che vedono anche la partecipazione italiana, pubblicati sulla rivista New England Journal of Medicine.
- ARRIVA NUOVA TERAPIA CHE 'BLOCCA' MALATTIA: I risultati di due studi sul nuovo farmaco (FTY720), innovativa terapia orale messa a punto da Novartis, hanno dimostrato la capacità della molecola di ridurre il rischio di progressione della disabilità, le ricadute e le lesioni cerebrali valutate con la risonanza magnetica. Lo studio TRANSFORMS, della durata di un anno, e che ha coinvolto 1.292 pazienti, ha dimostrato che FTY720 per via orale, nel dosaggio di 0,5 mg, ha ridotto le ricadute del 52% rispetto ad interferone beta-1a per via intramuscolare; con dosaggio da 1,25 mg la riduzione delle ricadute è stata invece del 38%. Lo studio della durata di due anni FREEDOMS, che ha coinvolto 1.272 pazienti, ha invece dimostrato che il farmaco ha ridotto il tasso di ricadute rispetto al placebo del 54%, con il dosaggio di 0,5 mg, e del 60% con il dosaggio di 1,25 mg. I pazienti in trattamento hanno anche presentato un rischio più basso di progressione della disabilità a 3 e 6 mesi, verso placebo, rispettivamente del 30% e del 37% nel corso dei due anni dello studio. In entrambi gli studi il trattamento ha comportato una riduzione statisticamente significativa delle lesioni cerebrali attive valutate con la risonanza magnetica (MRI). I risultati sono stati sottoposti a dicembre 2009 alle Autorità Regolatorie di Usa ed Europa.
- COME AGISCE LA NUOVA MOLECOLA: FTY720 potrebbe essere la prima terapia approvata appartenente ad una nuova classe di farmaci: i cosiddetti modulatori del recettore della sfingosina 1-fosfato (S1P). Questi farmaci riducono l'infiammazione e possono avere un'azione diretta sulle cellule del sistema nervoso centrala. La nuova molecola agisce selettivamente sequestrando alcuni linfociti (un sottogruppo di globuli bianchi) nei linfonodi e riducendone il numero che raggiunge il cervello, dove possono causare una reazione infiammatoria. Il sequestro dei linfociti é reversibile: il numero di linfociti circolanti ritorna infatti ai valori normali quando il trattamento è interrotto.
- ANCHE SUCCESSO DELLA RICERCA ITALIANA: La sperimentazione del nuovo farmaco è una nota di successo anche della ricerca clinica italiana. L'Italia ha infatti partecipato con 22 Centri e l'arruolamento di 250 pazienti allo studio internazionale TRANSFORMS, che ha coinvolto 172 centri di 18 Paesi. Oltre 2,5 milioni di persone in tutto il mondo (57.000 in Italia) sono colpite da questa malattia, che in genere colpisce giovani-adulti fra i 20 e 40 anni. La sclerosi multipla è una malattia autoimmune neurodegenerativa del sistema nervoso centrale e l'85% dei pazienti presenta una forma recidivante-remittente, causa di forti disabilità.
- PER ESPERTI E' GRANDE PASSO AVANTI: "Con una comoda somministrazione giornaliera orale - ha aggiunto - il nuovo farmaco si è dimostrato in grado di ridurre le ricadute e la progressione della disabilità con benefici clinici mantenuti anche nel trattamento a lungo termine", ha affermato Giancarlo Comi, neurologo all'Università Vita-Salute San Raffaele di Milano e coordinatore dei centri italiani dello studio TRANSFORMS. Ed i risultati degli studi rappresentano un "importante passo avanti" anche per Jeffrey Cohen, della Cleveland Clinic Mellen Center per il Trattamento e la Ricerca nella Sclerosi Multipla, Cleveland (USA): "Le attuali terapie per la sclerosi multipla recidivante-remittente - ha commentato - sono infatti somministrate per via iniettiva o per infusione e ciò può influire negativamente sulla tollerabilità e sul proseguimento del trattamento".

martedì 13 aprile 2010

LO SHOPPING FA DIMAGRIRE

Deleterio per il portafoglio ma salutare per l’umore e, ottima notizia, anche per la linea. Le amanti dello shopping da oggi hanno una scusa in più per girovagare tra negozi e grandi magazzini a caccia di scarpe, abiti e borse: impegnarsi negli acquisti è un'impresa che ci consente di bruciare ben 48 mila calorie l’anno. Mica male, considerando che si tratta dell’equivalente di 25 giorni di fabbisogno quotidiano che se ne va in fumo. Quasi un mese di ‘scorpacciate' bruciate dilettandosi, magari in compagnia, a rimpinguare guardaroba e scarpiera. La buona notizia per le ‘shopping victim’ arriva da uno studio commissionato, non a caso, da una catena di negozi britannica, finito sulle pagine del Daily Mail. E, naturalmente, più ci si dà da fare e meglio è, almeno per la linea. C’è da scommetterci che Carrie, Samantha, Miranda e Charlotte, le celebri protagoniste del serial Sex and the City, abbiano conquistato le loro invidiabili silhouette anche grazie agli slalom tra le boutique più trendy della Grande Mela. Ogni giorno trascorso a caccia di acquisti, rivela lo studio, fa bruciare almeno 385 calorie extra, vale a dire l’equivalente di un pezzo di torta o due bicchieri di vino. Bastano tre ore di shopping, sembrano suggerire i ricercatori alle più golose, per consumare le calorie ingurgitate con un Big Mac. A caccia di affari bruciando, calcolatrice alla mano, 48 mila calorie l’anno, come se si fossero percorsi 248 chilometri di buona lena, la distanza che separa Roma da Firenze. D’altronde, fanno i conti i ricercatori britannici, una donna impegnata a fare shopping per circa 2,5 ore copre in media 4,7 chilometri al dì. Più restii gli uomini che percorrono, per fare acquisti, ‘appena' 2,5 chilometri, trotterellando tra le vetrine per non più di 50 minuti. Comunque, a ben guardare, si tratta di una vera e propria maratona sia per lui che per lei: non a caso oltre la metà dei 2.000 intervistati ammette di sentirsi esausto dopo una giornata di shopping, spossato e sfinito ancor più che in seguito a un duro allenamento in palestra. Faticaccia innegabile ma a tutto vantaggio della salute, in perfetta linea con quanto raccomandato dai camici bianchi. Se infatti i medici consigliano 10 mila passi al giorno per mantenersi in forma, le donne ne fanno 7.305, ovvero quasi tre quarti, girovagando tra i negozi. Un training di cui mostrano di essere consapevoli. Non a caso 9 su 10 confessano di indossare scarpe da ginnastica per affrontare l’amato appuntamento, mentre le più tenaci saltano addirittura il pranzo e rinunciano a pause e soste. A vantaggio della linea e a tutto discapito del portafoglio.

lunedì 12 aprile 2010

COME OTTENERE IL RIMBORSO DELL'IVA SULLA TASSA DEI RIFIUTI

Rimborso IVA su TARSU - La Cassazione ha stabilito che la tassa sui rifiuti solidi urbani è di fatto una tassa e non una tariffa...La Cassazione ha stabilito che la tassa sui rifiuti solidi urbani è di fatto una tassa e non una tariffa; di conseguenza hanno applicato l'iva su un importo dove non doveva essere applicata in quanto appunto "tassa". Pertanto tutti gli utenti hanno diritto al rimborso del 10% dei 10 anni retroattivi; inoltre controllando sul sito "Federconsumatori" si evince che chi richiede il rimborso (che come al solito arriverà, lentamente ma arriverà) bloccherà di fatto l'iva sulle prossime fatture. Chi non lo fa si troverà a continuare a pagare tutto come prima perché, come capita solo in Italia, gente come anziani o fasce inferiori che non conoscono i loro diritti non ne usufruiscono "in automatico", ma solo se se ne accorgono e fanno richiesta. Pertanto in allegato c'è il modulo che contiene le spiegazioni per la compilazione, anche in formato word.
Fate girare tale comunicazione, se ritenete, perché, come spesso avviene, i mezzi di comunicazione non ne parlano sufficientemente.
COPIA DELLA SENTENZA
GRAZIE a Laura D. (Belluno)

CAMPIONI CON LA MAIUSCOLA

Dodici aprile 1970: quel giorno, si capiva, si sentiva che poteva esserci un fantastico -dicono irripetibile- premio. La classifica, del resto, consentiva l’ardito calcolo: se noi vinciamo e loro (la Juventus) perdono, siamo campioni d’Italia. Anzi, Campioni con la maiuscola

ROMA, 10 aprile - Albertosi, Martiradonna, Mancin, Cera, Niccolai, Poli, Domenghini, Nenè, Gori, Brugnera, Riva. Dodici aprile 1970, Cagliari era immersa in una domenica meravigliosamente dipinta di colori più che primaverili e tutta la città, tutta la Sardegna e qualsiasi propaggine isolana trapiantata in ogni angolo di mondo oltre il mare, guardava al tempio collocato alla fine di via della Pineta, lo stadio Amsicora. Il rito di ogni domenica, si ripeteva: famiglie che arrivavano da qualsiasi parte dell’Isola, tavolate che sbucavano da furgoni e cofani per aprirsi lungo i parcheggi (dove capitava) di viale Poetto e dintorni. Malloreddus, vino, arrosto e fil’e ferru, chi passava era invitato. Il rito iniziava di buon mattino, verso mezzogiorno si poteva entrare nelle tribune. Curva Ovest, come dimenticarla: varcato il primo (e unico) cancello, c’era un bel tratto per arrivare ai piedi della gradinata e si faceva di corsa, come se si dovesse conquistare un premio. E quel giorno, si capiva, si sentiva che poteva esserci un fantastico -dicono irripetibile- premio. La classifica, del resto, consentiva l’ardito calcolo: se noi vinciamo e loro (la Juventus) perdono, siamo campioni d’Italia. Anzi, Campioni con la maiuscola. Dopo quarant’anni restano infinite sensazioni di quel giorno, per chi c’era. Il tanto tempo passato da allora non le ha stemperate: l’intensità non è cambiata, ma si è trasformata. Da un’orgia di entusiasmo, si arriva a una dolcezza struggente, tale come le cose belle, che hanno fatto innamorare e che si sa non possono tornare. Di sicuro non con quei volti, con quei nomi. Non con gli stessi eroi. Anzi, Eroi, ancora con la maiuscola. Cagliari è una città strana, capace di calarsi insieme a tutta una regione, a un popolo, nell’avventura dello scudetto e viverla come nessun altro tifoso, altrove, potrebbe vivere né capire. Ma è anche una città che si lascia sfilare dalle mani quel potere, abdicandolo a un oblio inconcepibile poiché voluto principalmente da se stessa. Cagliari non è stata capace, in quarant’anni, di accorgersi che un grazie (magari più simbolico che concreto) lo avrebbe potuto trovare facilmente, per esempio dedicando una via o una piazza ai “Campioni d’Italia 1970”. La stessa città cincischia da un decennio, sprecato letteralmente, sul nuovo stadio che porterebbe denaro, interesse e di riflesso potenzialità maggiori per gli eredi ultimi di quel manipolo di guerrieri. A ripensarlo quel fantastico pomeriggio, si riassaporano i minuti, i secondi. Perché bisognava fare così quando non c’erano radio private, canali tv satellitari: fra un “Forza Cagliari” ritmato a voce e pestando i piedi sulle tribune in legno, c’era l’accompagnamento audio delle radioline (in ossequio ai tempi non provviste di cuffie) che rimandavano le voci dei cronisti Rai. E quando da Roma, arrivò l’annuncio del gol di Ghio, Lazio 1 Juventus 0, ore 15,39, quel sogno stava diventando reale. Cagliari e la Sardegna si stordirono di felicità per settimane, alla sfilata ufficiale qualche giorno dopo in testa una scultura di Riva orgogliosamente poggiato su un cannone a richiamare le sue virtù balistiche col pallone, partecipò un corteo di gente e di auto lungo chilometri. La statua del Re sabaudo Carlo Felice, addobbata di rossobù, uno dei tanti punti di transito. Le immagini, i visi ebbri di entusiasmo, quell’evento: difficile che si possa rivedere qualcosa di simile a Cagliari e dintorni. Chissà. Ma anche in questo c’è un lato bello e romantico, perché conferisce a quegli straordinari eroi un alone di mito che meritano in eterno. Li abbiamo amati, li amiamo tuttora: Albertosi, Martiradonna, Mancin, Cera, Niccolai, Poli, Domenghini, Nenè, Gori, Brugnera e Riva che scesero in campo al fischio d’inizio, quel 12 aprile 1970, ma anche Greatti, Reginato, Nastasio, Tomasini, Zignoli e lui, Manlio Scopigno. Fosse possibile renderlo presente, e contemporaneo, ne direbbe poche ma sentite, farebbe ombra a qualsiasi “special one” dei giorni nostri. Che straordinario Cagliari era quello.

domenica 11 aprile 2010

FANTASMA DI GALLES

Il fantasma di una donna alla finestra è apparso in una foto scattata ad un castello abbandonato ad Abergele, nel nord del Galles. Tra le varie ipotesi sull'identità della donna, spiega il giornale inglese The Sun, vi è quella che si tratti di Winifred, la contessa di Dundonald, che viveva, a cavallo del Novecento, nello stesso castello di Gwrych, conosciuto come uno dei posti più stregati del Regno Unito. Gwrych Castle, costruito nel 1819, è famoso per essere uno dei luoghi più misteriosi del Galles, e proprio qui è stato avvistato il fantasma di una donna affacciata alla finestra del primo piano dell'abitazione. A scoprire il tutto è stato Kevin Horkin, che scattò la foto qualche tempo fa, ma si accorse solo in un secondo momento dell'inquietante "particolare". "Ho avvertito una strana presenza in quel luogo. Era una fredda giornata, ma sembrava facesse caldo vicino all'edificio" ha detto l'uomo. Secondo gli esperti la donna della foto sarebbe Winifred, la contessa di Dundonald che ereditò il castello nel 1894 e visse lì fino alla sua morte, avvenuta trent'anni dopo. Altri, invece, sostengono si tratti di una domestica che morì cadendo da cavallo all'interno della proprietà. Il castello, ormai abbandonato dal 1985, non permette però, a causa del crollo del pavimento, una verifica nella zona dell'apparizione, avvolgendo ulteriormente nel mistero l'intera vicenda. La "North Wales Paranormal Research Group" sostiene che non sia il primo avvistamento riscontrato al castello di Gwrych, ma solo l'ultimo di una lunga serie, destinata a continuare nel tempo.

sabato 10 aprile 2010

HAI BISOGNO DI UNA PAUSA? LE FORESTE ANCHE!

Kit Kat - croccante cioccolato che distrugge le foreste. Nestlé, il produttore di Kit Kat, acquista olio di palma da aziende che stanno devastando la foresta pluviale indonesiana, minacciando la sopravvivenza delle popolazioni locali e spingendo inevitabilmente gli oranghi verso l’estinzione. Tutti abbiamo bisogno di una pausa ogni tanto ma non vogliamo per questo renderci responsabili della distruzione di una preziosa foresta pluviale. Chiediamo a Nestlé di concedere una pausa anche agli oranghi e alle foreste indonesiane e di non acquistare mai più olio di palma da aziende responsabili della distruzione di uno degli ultimi polmoni del nostro pianeta.
CHIEDI A NESTLE' DI DARE UN BREAK ALLE FORESTE
GRAZIE a Cristiana M. (Alessandria)

ACCENDITI

I piccoli sono esposti per molte ore al giorno allo schermo televisivo. Quali i rischi? Gli studiosi dei mass media hanno confermato ormai da alcuni decenni che la televisione è un elemento di socializzazione in competizione con i fattori tradizionali della stessa quali la famiglia, la scuola, la chiesa e il gruppo di pari. Addirittura alcuni sociologi propendono per la predominanza di essa su tutti gli altri. In effetti la tv è oggi la principale narratrice dei fatti della vita e del mondo. I bambini, in particolare, acquisiscono attraverso di essa informazioni e panoramiche sugli eventi più disparati dell’esistenza prima ancora di poterli pienamente comprendere e interpretare. Questa assimilazione passiva, ed eccessivamente precoce, crea anche aspettative precise rispetto agli avvenimenti futuri nonché stereotipi difficilmente poi realizzabili nell’esistenza reale. Questa stessa esposizione al mondo adulto, erotico e violento televisivo porta quindi da una parte a quella che il critico delle comunicazioni statunitense Neil Postman ha definito “la scomparsa dell’infanzia” e in secondo luogo alla formazione di una futura umanità delusa della vita reale e proiettata invece nella vita televisiva, unico luogo inesistente in cui è possibile ritrovare un senso all’esistere. Questa trasposizione dal mondo materiale a quello elettronico è paragonabile alla estraniazione magica che si può provare sotto gli effetti di uno stupefacente di “buona qualità”. Solitamente in questa situazione un adulto è quasi sempre consapevole di essere in uno stato alterato di coscienza sebbene controlli sempre meno il desiderio di ricorrervi quanto più spesso è possibile. Un bambino invece assomma a quest’ultima dipendenza anche la confusione tra quello che è veramente reale e quello che avviene solo nella mente di sceneggiatori e conduttori televisivi e che nella realtà proprio non esiste. Se tutto ciò può sembrare esagerato si possono qui riportare alcuni conti che chiunque può fare. La tv sottrae ai bambini molto tempo ad altre forme di socializzazione. Se tutto ciò può sembrare esagerato si possono qui riportare alcuni conti che chiunque può fare. Un bambino in età prescolare (da due a sei anni) che ha passato un quarto della sua giornata (a volte ne passano di più) a guardare la tv avrà passato almeno 5000 ore (o forse molte di più) a guardare immagini di un improbabile mondo virtuale. Per un bambino che non l’avrà fatto queste stesse 5000 ore saranno tutte zeppe di altre attività cognitive. E, come qualsiasi educatore sa, non si può obiettare che questa non sia una differenza sostanziale, qualsiasi siano i programmi televisivi visti. Ossia: «Il principale pericolo dello schermo televisivo non sta tanto in quello che esso fa fare (benché anche lì vi sia un pericolo) quanto in quello che impedisce di fare: i discorsi, i giochi, le festività e le discussioni familiari attraverso le quali avviene gran parte dell’apprendimento del bambino e si forma il suo carattere» (Winn, Marie, La droga televisiva, Armando, Roma, 1978, p. 123). Alcuni studiosi si spingono a spiegare l’esplosione statunitense della cultura delle droghe degli anni Sessanta con l’indigestione di tv dei ragazzini degli anni Cinquanta. Il distacco dalla realtà che caratterizza lo stato mentale delle due situazioni è infatti simile. Il fatto che alcuni oppongano a questa visione la motivazione che la tv comunque aiuta i bambini a divenire più svegli e furbi che non un tempo, da un punto di vista pedagogico non regge. Essere smaliziati ed essere maturi non è esattamente la stessa cosa… Bisogna poi trasferire l’attenzione dal cosa guardano i bambini al perché e al quanto guardano e al cosa stanno perdendo in conseguenza di questo. La tv è la baby-sitter elettronica di molti bambiniBisogna poi trasferire l’attenzione dal cosa guardano i bambini al perché e al quanto guardano e al cosa stanno perdendo in conseguenza di questo. Pretendere che tutte queste ore passate davanti alla baby-sitter elettronica non abbia conseguenze sulla vita sociale dei bimbi è veramente illusorio. Uno studio messo a punto in California già all’inizio degli anni Novanta aveva appurato che il tempo massimo di attenzione consecutiva dei bambini delle scuole elementari era di 7 minuti, ossia esattamente il tempo degli spot pubblicitari televisivi. Elaborare programmi educativi di un certo spessore con questi ritmi è davvero un’impresa eroica. I bimbi rappresentano la più vasta audience televisiva rispetto alle altri classi di età. Essi sono i futuri adulti della nostra società. Se la percezione della realtà che essi hanno è deformata, la società che costruiranno ne sarà lo specchio. Vanno quindi messi a punto accorgimenti per proteggere i bambini da un’eccessiva esposizione a questo tipo di manipolazione mentale. Se questo può oggi sembrare un’affermazione folle si può ricordare che in tempi in cui il comune buon senso non rientrava ancora tra le specie in via d’estinzione questa visione era un sentire comune e diffuso nella società. Negli anni Cinquanta, in Italia e Gran Bretagna era stato proposto di inserire un’ora di silenzio dopo i programmi per bambini per disincentivarne il prolungamento davanti alla tv.Negli anni Cinquanta, in Italia e Gran Bretagna era stato proposto di inserire un’ora di silenzio dopo i programmi per bambini per disincentivarne il prolungamento davanti alla tv. Il fatto che il business non si può permettere la perdita di una così vasta fetta di telespettatori ha probabilmente impedito un’evoluzione in questo senso. A ciò si deve affiancare la circostanza per cui, purtroppo, ai genitori fa comodo parcheggiare i bimbi davanti alla tv, perché questo permette loro di svolgere alcuni lavori in modo più tranquillo, oltre che rappresentare una facile e sicura soluzione alle crescenti difficoltà che essi incontrano nel prendersi cura dei bambini. Nel 2002, effettivamente, si è portato a termine un Codice di autoregolamentazione per le emittenti radiotelevisive che mira a tutelare i giovani telespettatori risparmiando loro violenza e affini. Ma come tutti possono vedere in gran parte esso non viene rispettato. E comunque il nocciolo della questione, per quanto possa parere strano, non è la qualità di ciò che viene visto (seppur sia confermato che la visione ripetuta di atti di violenza condizioni comportamenti conseguenti nei bambini) ma più che altro la quantità di esposizione al “mezzo”. Il nocciolo della questione non è la qualità di ciò che viene visto ma la quantità del tempo di esposizione al “mezzo”. Come dice Postman: «[...] in ogni strumento è insito un pregiudizio ideologico, una predisposizione a costruire il mondo in un modo piuttosto che in un altro, a sopravvalutare una cosa rispetto a un’altra, a magnificare le proprie percezioni, le proprie capacità o atteggiamenti a svantaggio di altri. Il famoso aforisma di Marshall McLuhan, “Il medium è il messaggio”, voleva dire proprio questo» (Postman, Neil, Technopoly. La resa della cultura alla tecnologia, Bollati Boringhieri, Torino, 1993, p. 20). E il mondo che vediamo uscire dalla tv è proprio quello che vogliamo per i nostri bambini? È palese che la televisione non è per niente strutturata in modo di dare informazioni circa il mondo reale ma che si propone essenzialmente come obiettivo primario (se non unico oltre quello della manipolazione politica) quello di vendere merci. Possiamo quindi facilmente arguire che la tv è un mezzo di mercato e i valori che diffonde sono quelli commerciali. Tali valori sono quelli che si stanziano nelle menti dei piccoli futuri cittadini del pianeta insieme ad una concezione fortemente aggressiva della vita ed ad una sessualità immaginifica o chimerica. Facciamo in modo che questo non possa continuare nella nostra totale indifferenza. A cominciare da noi stessi e dalle nostre scelte di tutti i giorni.

venerdì 9 aprile 2010

BUON COMPLEANNO CAMPIONE

Il 21 marzo scorso il grande Ayrton Senna avrebbe compiuto 50 anni e tutto il Brasile lo ricorda con una serie di manifestazioni ed iniziative che andranno avanti per tutto il 2010. Il Corinthians, squadra di cui il tre volte campione del mondo di F1 era grande tifoso, lo celebrerà facendo indossare una fascia commemorativa del pilota a tutti i suoi giocatori che scenderanno in campo nella partita odierna del campionato paulista contro il Gremio Prudente. In più i giocatori esibiranno anche uno striscione, come fecero i nazionali del Brasile subito dopo la finale dei Mondiali del 1994 (anno della morte di Senna nel Gp di San Marino ad Imola) vinta a Pasadena contro l'Italia, su cui c'era la scritta "accelera Ayrton, il tetracampionato è nostro". Contemporaneamente, sempre allo stadio Parque Sao Jorge, verrà lanciata una linea speciale di caschi integrali commemorativi, realizzata in soli 50 esemplari, realizzata dall'artista Sid Mosca. Il casco sarà color oro e conterrà anche l'azzurro e il verde della bandiera del Brasile e la scritta "pilotando alla perfezione". In Brasile si dice che uno di questo caschi sarebbe già stato prenotato dall'ex calciatore del Milan Marco Simone, disposto a pagare qualsiasi cifra per averlo, e grandissimo fan di Senna, del quale possiede un casco originale ed una tuta da gara. E' stato anche annunciato che la 50/a edizione del Salone dell'automobile di San Paolo, che si svolgerà dal 28 ottobre al 7 novembre, avrà Ayrton Senna come tema. Molti degli stand saranno dedicati al grande campione che il Brasile non può dimenticare, e la cui tomba è tuttora meta di continui 'pellegrinaggi' di tifosi e appassionati dell'automobilismo sportivo. "Mio fratello è presente nei cuori di tutti i brasiliani - ha detto Viviane Senna a Tv Globo - per i valori che seguiva nella sua vita ed in pista. Tutte queste celebrazioni e gli omaggi che la gente gli renderà fanno ricordare a tutti noi ciò che rappresentava quando portava la nostra bandiera sul podio: il lato luminoso del paese, quello di un Brasile campione".

giovedì 8 aprile 2010

AGIP LI TRUFFA E AGIP LI DISTRUGGE

Nell'Amazzonia ecuadoriana la compagnia italiana AGIP circa vent'anni fa ha iniziato a sondare il cosiddetto blocco 10 (200.000 ettari) al fine di estrarre petrolio. I negoziati con la comunitá indigena, che, secondo la legge ecuadoriana detiene il titolo di proprietá della selva storicamente abitata, hanno portato, una quindicina d'anni fa, a un compromesso che permetteva alla compagnia di estrarre il greggio in cambio di investimenti che permettessero di sviluppare il territorio locale. Spinte dalla promessa di una pioggia di soldi e di formazione tecnica per la realizzazione di infrastrutture, molte comunità acconsentirono. Peacereporter ha incontrato Darìo, un dirigente della comunità Villano Paparaua, nel cui territorio si svolge la trivellazione Agip, per raccogliere la sua testimonianza. "Tutto iniziò quando lo stato ecuadoriano scoprì l'esistenza di grandi quantità di petrolio leggero sotto il territorio di Villano, nel cosiddetto Bloque 10. Nell'arco di vent'anni la zona ha perso le proprie caratteristiche e si è trasformata. Diversamente da quanto richiede la prassi, i diritti petroliferi non sono stati concessi ad alcuna compagnia ma sfruttati per forma diretta dallo stato ecuadoriano. Quest'ultimo ha firmato contratti di servizio ai fini estrattivi con compagnie straniere, come la Arcoriente e l'italiana AGIP OIL. Dopodichè, Agip, comprando la maggioranza delle azioni di Arcoriente, ha assunto il pieno diritto di sfruttamento del territorio, nonostante questi continuino ad appartenere, formalmente, a Petroecuador. La presenza di Agip ha causato gravi impatti sociali e culturali, portando le comunità locali ad una sorta di sudditanza dal denaro e dalle decisioni della compagnia, rimanendo poveri sul proprio territorio. Negli ultimi dieci anni le conseguenze ambientali derivanti dallo sfruttamento sono emerse in tutta la loro gravità. Esiste uno studio secondo il quale si sono estinte specie endemiche locali. La presenza della compagnia petrolífera ha poi causato una pericolosa migrazione interna: migliaia di persone, attratte dalle nuove prospettive di lavoro, si sono riversate a Villano, danneggiando ulteriormente il delicato ecosistema della selva amazzonica. Con ogni probabilità sono stati effettuati sversamenti nel fiume di acque reflue non trattate. La moria di pesce, la presenza di schiuma di colore verde, i forti olezzi hanno portato la comunità locale ad approfondire a denunciare l'attività inquinante della Agip alle autorità dello stato. Ulteriore allarme per la comunità il fatto che il contratto tra lo stato ecuadoriano e la compagnia italiana sia formalmente cessato, pur continuando l'attività estrattiva con una proroga di cui non è possibile rintracciare ufficialità. Gli appelli inascoltati hanno spinto i Paparaua ad aprire, a fine 2009, un giudizio per danni ambientali contro l'Agip presso il tribunale di Puyo per svariati milioni di dollari. Analogamente la comunità chiede conto della continuazione della trivellazione: si parla infatti di tre nuovi pozzi, senza previa consultazione degli abitanti, in contrasto con quanto stabilito dalla costituzione ecuadoriana. La poca trasparenza nei rapporti tra Agip, concessionario di lavori di estrazione, e il governo dell'Ecuador, che sfrutta i diritti economici, non permette di individuare il reale responsabile dell'inquinamento ambientale, generando un continuo scaricabarile. Le denunce e le manifestazioni degli anni passati in difesa del territorio sono addirittura sfociate in una denuncia per "terrorismo" di Agip contro trenta famiglie indigene. Inchiesta misteriosamente sparita dalla cronaca, in cui gli imputati non hanno la minima idea dei risultati del giudizio. In questi anni l'azienda italiana ha ricavato notevoli utili dallo sfruttamento ma le promesse non si sono avverate. I soldi e lo sviluppo promesso sono rimasti sulla carta. Si parla di somme di denaro somministrate regolarmente ai dirigenti indigeni e agli opportunisti di turno per controllare le proteste e limitare gli investimenti. Molti denunciano che i dirigenti firmatari dei compromessi con la compagnia siano stati "comprati" dalla stessa. Troppe volte alcuni dirigenti "corrotti" sono stati visti in lussuosi alberghi e a bere alcolici a spese della compagnia. Pertanto, alcuni giovani indigeni hanno costituito un soggetto giuridico associativo per la difesa della comunità, cercando di sostituirsi alla dirigenza inefficace dell'associazione Assodir di cui Agip stessa aveva sollecitato la costituzione, debilitando e dividendo il fronte indigeno preesistente. Malversazioni, appropriazioni di fondi destinati alla comunità hanno caratterizzato questa associazione. Oggi gli effetti secondari dell'intervento occidentale, quali aver causato divisione nell'organizzazione indigena, alcolismo, contaminazione del suolo e conseguente povertà per mancanza di alternative sono elementi di cui le nuove generazioni chiedono conto. C'è effettivamente stato un accenno di sviluppo. La gente pero' non si è resa conto di aver pagato con la propria cultura, di aver perso la capacità di vivere la Natura. In un certo senso è corretto dire che ci siamo impoveriti tutti, perché ci è stato tolto il bene più prezioso che avevamo, un patrimonio tramandato a voce per secoli".

mercoledì 7 aprile 2010

QUELLO STRO(N)ZZINO DI ROBIN HOOD

Robin Hood rubava sì ai ricchi, ma i soldi ai poveri li prestava, anziché regalarli. E' questa la tesi contenuta in un nuovo libro, secondo il quale il leggendario fuorilegge della foresta di Sherwood fu in realtà uno dei primi usurai e faceva tra l'altro parte dell'ordine dei Templari. John Paul Davis, autore del volume 'Robin Hood: the Unknown Templar', ha elaborato la sua teoria studiando alcuni passaggi di un'antica ballata inglese che racconta come Robin Hood avesse prestato 400 sterline a un cavaliere che aveva un grosso debito con un abate. Nella ballata, intitolata a 'A Gest of Robyn Hode' e che rappresenta uno dei primi riferimenti in forma scritta al celebre fuorilegge, Robin chiede al cavaliere se qualcuno può garantire per lui e poi accetta di prestargli i soldi, che dovranno essergli restituiti entro un anno. Più avanti nella ballata, che risale al Cinquecento, il cavaliere torna da Robin e gli offre di restituirgli i soldi con un piccolo extra. Il fuorilegge si rifiuta tuttavia di accettare i soldi, dicendo di averli già rubati all'abate per punirli della sua avidità e dice al cavaliere che sarebbe sbagliato per lui farsi dare i soldi due volte. Secondo Davis inoltre, quanto descritto nella ballata proverebbe anche che Robin Hood era un membro dell'ordine dei Templari. Quel tipo di prestito era infatti praticato all'epoca soltanto dai Templari e trattandosi di una cifra molto grossa, "dietro al prestito - afferma Davis - doveva esserci una grossa organizzazione e non soltanto un fuorilegge solitario".

CHECK IN CON IL MORTO

Due donne tedesche hanno cercato di imbarcare, da Liverpool su un volo diretto a Berlino, un loro connazionale 91enne, apparentemente addormentato. Ma l'uomo, adagiato su una sedia a rotelle, era in realtà deceduto. Ricordate il famoso film "weekend con il morto"?, L'intenzione delle signore tedesche era quella di evitare le tasse di rimpatrio che possono raggiungere anche le 3000 sterline. Le due sono state arrestate e stanno collaborando per fare chiarezza sulle cause della morte. E' successo all'aeroporto Lennon di Liverpool proprio nel fine settimana di Pasqua. Le due donne, di 41 e 46 anni, hanno trasportato il cadavere in taxi da Oldham, cittadina vicino a Manchester. Poi, in una scena tragicomica, al momento del check-in hanno sistemato il loro connazionale su una sedia a rotelle, gli hanno fatto indossare occhiali da sole e hanno sperato che gli addetti aeroportuali non si accorgessero di nulla. Sembrava una scena del film "Weekend con il morto". La realtà però è ben diversa dalla fantasia cinematografica e infatti gli impiegati si sono insospettiti e hanno immediatamente allertato le autorità. La polizia ha fermato le donne, e sta ora indagando sulla morte del 91enne. Non sembra si tratti di omicidio, ma di morte accidentale e l' intenzione delle due era di evitare la tassa di rimpatrio. Le donne stanno adesso cercando di spiegare come mai il decesso dell'anziano non sia stato notificato alle autorità.
Fonte: tgcom