giovedì 15 luglio 2010

UN PASSATEMPO COME UN'ALTRO

Un consigliere comunale di un paese svizzero vicino al lago di Neuchatel organizzava orge «per passare il tempo». Scoperto da un giornalista, non ha tentato di negare e non ha invocato complotti e si è dimesso senza fare tante storie. Fabien Richard, consigliere del comune dell'Udc (Unione democratica di Centro) di Yverdon, sul lago di Neuchatel, in Svizzera, aveva una passione per le «gang bang» (incontri erotici cui partecipano diversi uomini e una donna) e non ne faceva mistero, tanto che le organizzava senza nascondersi dietro pseudonimi, ma dando agli interessati anche il numero di telefono che utilizzava come consigliere. Fino a ieri, perché dopo le rivelazioni del quotidiano elvetico Le Matin è stato costretto a dimettersi. L'ultima orgia - stando a quanto riferisce l'edizione domenicale di Le Matin - l'avrebbe organizzata per domenica dalle 14 alle 20 nella sauna di un club privato a Recherswil, nel cantone Soletta. Protagonista Vanessa, una ragazza contattata via internet, che aveva accettato di «arrotondare lo stipendio», secondo quanto ha raccontato Richard a un giornalista di Le Matin che si era finto interessato all'orgia per smascherare l'attività del consigliere. Richard, dopo aver saputo che la stampa aveva scoperto tutto, non ha voluto smentire nulla, ma ha presentato le dimissioni da consigliere e da dirigente del partito. La quota di partecipazione alle orge di Richard, per gli uomini, era di 300 franchi (225 euro circa), mentre la donna ven iva pagata con 1.000 franchi (750 euro circa). «Vanessa è un'amica - ha spiegato Richard - non è una professionista ma una ragazza che vuole arrotondare per arrivare a fine mese». Sul sito internet dove pubblicizza i suoi "eventi", l'ex consigliere ha scritto: «Gang bang con Vanessa, calda libertina di 25 anni, bruna, magra, bel seno, rasata. Sesso a volontà». La prostituzione in Svizzera non è un reato e il sesso a pagamento è legale. Secondo quanto ha spiegato il capo della polizia di Soletta, le gang bang di Richard erano perfettamente legali, se c'era il consenso della donna. E infatti, nel suo lavoro di organizzatore di orge, il consigliere non si nasconde e a chi lo interrogava sulla compatibilità delle "gang bang" con i valori sostenuti dal suo partito, ha replicato: «È un passatempo come un altro». Il consigliere, che si è guadagnato il soprannome di "Mister Sicurezza" per aver voluto a tutti i costi l'installazione di telecamere nella piazza della stazione di Yverdon, ha poi spiegato che gli apparecchi «sono per i delitti» e che la videosorveglianza esiste anche nei club che frequenta.

mercoledì 14 luglio 2010

ITALIANI: CAFONI E MALEDUCATI. ECCO COME CI VEDONO I TURISTI STRANIERI A CASA NOSTRA

Urla e schiamazzi per strada, motoscafi che arrivano quasi in spiaggia, acquascooter che sfrecciano sottocosta, radio ad alto volume, spintoni e ressa continua e un'incredibile ignoranza delle lingue estere. Ecco il peggio dell'Italia secondo 7 turisti stranieri su 10 che hanno scelto il Bel Paese come meta delle loro vacanze. Almeno secondo uno studio, promosso dalla rivista Vie del Gusto in edicola nei prossimi giorni, condotto su 1.350 turisti stranieri (in maggior parte inglesi, tedeschi e Usa), a cui e' stato chiesto un parere sulla loro vacanza in Italia. Approfonditi corsi di bon ton e galateo, infarinatura di inglese, tedesco e francese e una frenata sui prezzi: queste le richieste degli stranieri per tornare a trascorrere le ferie in Italia. A rovinare le loro vacanze, infatti, sono l'incivilta' e la maleducazione (61%), l'impossibilita' di comunicare nella loro lingua (75%) e i prezzi talvolta troppo esagerati (47%). Nonostante il 57% affermi che non si tratta del primo soggiorno in Italia e il 41% ammetta di scegliere lo Stivale almeno una volta ogni 3 anni, non mancano infatti le lamentele che spingono i turisti stranieri a non ritornare sicuramente (4%) o molto probabilmente (24%). Ma uno su tre tornera' sicuramente. L'Italia e' visitata ogni anno da oltre 30 milioni di turisti stranieri; scelgono il sud (24%), le isole (23%) e il centro Italia (21%) in egual misura, e sono alla ricerca di tranquillita' e relax (71%), divertimento (57%) e cibo gustoso (49%). A rendere speciale, infatti, il loro soggiorno in Italia, sono l'amore tutto tricolore per la tradizione e la genuinita' (78%), la generosita' e il calore della gente (67%), l'enogastronomia (51%) e le bellezze paesaggistiche (49%).

martedì 13 luglio 2010

LORO NON SCRIVONO, VOI FATELA GIRARE

Ieri mi ha telefonato l'impiegata di una società di recupero crediti, per conto di Sky. Mi dice che risulto morosa dal mese di settembre del 2009. Mi chiede come mai. Le dico che dal 4 aprile dello scorso anno ho lasciato la mia casa e non vi ho più fatto ritorno. Causa terremoto. Il decoder sky giace schiacciato sotto il peso di una parete crollata. Ammutolisce. Quindi si scusa e mi dice che farà presente quanto le ho detto a chi di dovere. Poi, premurosa, mi chiede se ora, dopo un anno, è tutto a posto. Mi dice di amare la mia città, ha avuto la fortuna di visitarla un paio di anni fa. Ne è rimasta affascinata. Ricorda in particolare una scalinata in selci che scendeva dal Duomo verso la basilica di Collemaggio. E mi sale il groppo alla gola. Le dico che abitavo proprio lì. Lei ammutolisce di nuovo. Poi mi invita a raccontarle cosa è la mia città oggi. Ed io lo faccio. Le racconto del centro militarizzato. Le racconto che non posso andare a casa mia quando voglio. Le racconto che, però, i ladri ci vanno indisturbati. Le racconto dei palazzi lasciati lì a morire. Le racconto dei soldi che non ci sono, per ricostruire. E che non ci sono neanche per aiutare noi a sopravvivere. Le racconto che, dal primo luglio, torneremo a pagare le tasse ed i contributi, anche se non lavoriamo. Le racconto che pagheremo l'i.c.i. ed i mutui sulle case distrutte. E ripartiranno regolarmente i pagamenti dei prestiti. Anche per chi non ha più nulla. Che, a luglio, un terremotato con uno stipendio lordo di 2.000 euro vedrà in busta paga 734 euro di retribuzione netta. Che non solo torneremo a pagare le tasse, ma restituiremo subito tutte quelle non pagate dal 6 aprile. Che lo stato non versa ai cittadini senza casa ,che si gestiscono da soli, ben ventisettemila, neanche quel piccolo contributo di 200 euro mensili che dovrebbe aiutarli a pagare un affitto. Che i prezzi degli affitti sono triplicati. Senza nessun controllo.Che io pago ,in un paesino di cinquecento anime, quanto Bertolaso pagava per un'appartamento in via Giulia, a Roma. La sento respirare pesantemente. Le parlo dei nuovi quartieri costruiti a prezzi di residenze di lusso. Le racconto la vita delle persone che abitano lì. Come in alveari senz'anima. Senza neanche un giornalaio. O un bar. Le racconto degli anziani che sono stati sradicati dalla loro terra. Lontani chilometri e chilometri. Le racconto dei professionisti che sono andati via. Delle iscrizioni alle scuole superiori in netto calo. Le racconto di una città che muore. E lei mi risponde, con la voce che le trema. "Non è possibile che non si sappia niente di tutto questo. Non potete restare così. Chiamate i giornalisti televisivi. Dovete dirglielo. Chiamate la stampa. Devono scriverlo." Loro non scrivono voi fatela girare".
Grazie Andrea B. - Sydney

lunedì 12 luglio 2010

I MIEI PRIMI MILLE GIORNI

Batte a meraviglia da quasi 950 giorni e si avvicina a grandi passi al traguardo dei mille. È un gioiello in poliuretano del peso di 160 grammi, concentrato di altissima ingegneria che non conosce rigetto e quindi non ha richiesto terapia immunosoppressiva. Instancabile meccanismo perfetto, con il suo ticchettìo accompagna i giorni e le notti di Pietro Zorzetto. Jesolano, 55 anni, nel 2007 fu protagonista di un vero e proprio trapianto di cuore nel Centro di Cardiochirurgia Vincenzo Gallucci dell'Ospedale di Padova. Via il suo muscolo cardiaco stanco e malato, dentro CardioWest, perfetto fac-simile di quello vero. Per scaramanzia Zorzetto non aveva mai voluto raccontarsi. Lo fa adesso, che il traguardo dei mille giorni è vicino. Un passato nella ristorazione, da due anni e mezzo catapultato nella storia della medicina, incrocia le dita e confessa quasi con ritrosia: «Sto bene, diciamo che mi sono abituato, adattato ad accogliere dentro di me questo cuore, ottimo, eccellente». Sorride quest'uomo, una moglie, un figlio e una nipotina pressochè coetanea del «suo» CardioWest. «La mattina mi alzo, esco, faccio una passeggiata veloce di un'ora, sempre, con il bello e con il cattivo tempo. A conti fatti, sono un uomo fortunato». Ringrazia, il signor Pietro, il destino amico che gli ha dato una seconda chanche. «Questo mio è un tempo regalato, così si dice. Prima ero preso davvero male, grazie a Dio sono arrivato a Padova e sono stato sottoposto a quel trapianto innovativo. Tutta la mia riconoscenza ai cardiochirurghi e ai cardiologi, mi hanno seguito tantissimo e continuano a farlo, con professionalità e attenzione». Le sue condizioni cliniche sono giudicate oltremodo buone. «Guardo avanti con fiducia», confida. Era il 6 dicembre 2007 quando il professor Gerosa impiantò lo straordinario marchingegno, un'opera d'arte con un'originalità tutta sua: se si effettuasse una registrazione elettrocardiografica, si scoprirebbe che a una pressione normale corrisponde curiosamente un elettrocardiogramma piatto. Non c'è alcun segnale dell'attività elettrica del cuore perchè non vi è cuore nel torace del paziente. Almeno non un organo biologico, ma un dispositivo meccanico. Una speciale autorizzazione concessa allora dal ministero della Salute, un mix di professionalità, tecnica, attrezzature e la Cardiochirurgia patavina salì di un ulteriore gradino: per la prima volta in Italia venne trapiantato un cuore totalmente artificiale, realizzato in laboratorio, precedentemente impiantato solo in Usa, Francia e Germania. Prima di diventare l'uomo dal cuore «simulato», Zorzetto presentava una gravissima insufficienza cardiaca biventricolare. L'intervento, molto complesso, durò quattordici interminabili ore. Dopo tre settimane le dimissioni, quindi due mesi a Cortina d'Ampezzo, affidato alle cure del dottor Fabio Bellotto, direttore della Riabilitazione cardiologica dell'Ospedale Codivilla Putti, che in questi giorni l'ha nuovamente con sè, per tenere «allenato» quell'organo fantastico. Quattordici posti letto, dirimpetto alle Tofane quattro medici e altrettanti specializzandi provenienti dagli Atenei di Padova e Bari trattano pazienti colpiti da infarto miocardio acuto, sottoposti a intervento cardiochirurgico a Firenze, Siena, Udine, Padova, trapiantati di cuore (vero o parzialmente meccanico). Meccanico al 100% c'è solo lui, Zorzetto, «che io sappia il più longevo del mondo a vivere grazie a CardioWest», spiega Bellotto che guida il centro di riferimento a livello italiano, a 1.300 metri d'altitudine. «Il messaggio che vorrei passasse per le tante persone che si sentono spacciate: non perdete la speranza - incoraggia lo specialista -, grazie ai progressi della scienza medica vi potrebbe aspettare una qualità di vita prima impensabile. Domani è un altro giorno, e potrebbe essere migliore».
FONTE: Il Gazzettino

domenica 11 luglio 2010

L'UOMO SERPENTE

Nel momento della resa dei conti manca l’uomo che li può chiudere: Rob Rensenbrink, il nome con cui l’Olanda ha archiviato un ciclo di gloria senza vincere nulla. Rob, uomo serpente, nel 1978 ha centrato il palo nell’ultimo minuto buono per diventare campioni nella finale persa con l’Argentina. L’occasione si ripresenta solo 32 anni dopo. Senza di lui. Non si trova, è scomparso, si è nascosto perché tanto la sua storia non si può aggiustare, comunque vada domani. Poteva essere l’idolo di una nazione, poteva essere Mario Kempes e invece è il simbolo di un successo abortito. Un rimpianto ambulante. Amsterdam lo ha cercato per invitarlo alla festa post finale, la Fifa lo voleva tra gli ospiti, una radio olandese ha messo su una maratona stile «Chi l’ha visto» in cui non ha raccolto che bufale. Lo davano barricato in una casa affacciata sul canale senza ingresso via terra, in Belgio, dove ha giocato per tutta al carriera, in Francia sotto falso nome, ogni pista si è persa nell’assurdo. L’uomo serpente non c’è, non ne vuole sapere e pazienza se la generazione Sneijder ha detto di giocare anche per lui. Rob con questa finale non c’entra e l’Olanda dovrà farsene una ragione. Rensenbrink era un talento timido, dicevano che fosse come Cruijff senza però un minimo di fiducia in se stesso. Lo chiamavano uomo serpente perché era un contorsionista e mandava in bambola gli avversari. Il pallone lo seguiva sempre. Fa il suo esordio in Oranje proprio nel 1974, in uno dei due Mondiali da favola con finale da incubo. Allora non doveva essere titolare, è entrato in campo grazie a una delle tante risse «dutch»: Johan Cruijff litiga con Piet Keizer e il ct Rinus Michels cambia l’attacco. Rensenbrink fa bella figura e il carattere introverso lo aiuta. Crujiff non si sente minacciato e dà il meglio. In semifinale l’uomo serpente si fa male, il tecnico lo rischia con la Germania, ma lui non sta in piedi. Esce alla fine del primo tempo. Pazienza, non è il suo Mondiale, ha tempo. Con l’Anderlecht vince (i campionati prima del 1974, le coppe prima del 1978), ai Mondiali argentini è pronto per essere protagonista però il ruolo non gli piace. Segna e si defila, firma persino il gol numero mille della Nazionale (in una partitaccia contro la Scozia) e quando arriva in fondo, davanti all’Argentina, è l’alterego di Kempes. Cinque reti (4 su rigore), esperienza, attenzione: è il momento di passare alla dimensione mito. Va in vantaggio l’Argentina (proprio Kempes), pareggia l’Olanda (Nanninga), poi tocca a lui. La palla buona arriva nel momento migliore, 90’, numero tondo che chiama la perfezione. Tutto tornerebbe: l’Arancia meccanica, la squadra del calcio totale sta per prendersi la rivincita sul destino, sta per oscurare il 1974 e Krol serve Rensenbrink, libero e solo davanti alla porta. Rob prende il palo in pieno e guarda il pallone rimbalzare mentre sta sdraiato a terra. Mentre sta già fuori. L’Argentina di Kempes vince 3-1 ai supplementari, l’Olanda di Rensenbrink torna all’agonia. Eterna incompiuta. Rob gioca ancora qualche partita, si trasferisce in America, chiude la carriera in Francia e mette via quel che gli serve per poter stare alla larga dal pallone. Non diventa tecnico, né dirigente, neanche spettatore. Però fino a due anni fa è sempre stato disponibile a ripetere frasi come: «Per l’Olanda continuerò a prendere il palo per tutta la vita», «Meno di 5 centimetri e avrei modificato la storia del calcio», «Se avessi segnato avrebbero annullato il gol, doveva vincere l’Argentina». Stavolta sta zitto e lontano. Non farà da boa per l’Olanda che vuole girare al largo dal passato e cambiare finale. Quel gol mancato se lo è lasciato alle spalle: che la Nazionale di oggi trovi la sua strada. Non c’è bisogno di guardare indietro.

sabato 10 luglio 2010

AMICI PER L'ETERNITA'

Il mito di Fausto Coppi continua a fornire capitoli interessanti a una leggenda senza confine e senza tempo. Sabato scorso è stato esaudito il desiderio del giornalista francese Andrè Mèline che negli ultimi anni della sua vita aveva chiesto ai suoi eredi e agli italiani il privilegio di essere seppellito accanto al campionissimo. Mèline era diventato grande amico di Fausto Coppi dopo averlo conosciuto durante il suo lavoro di giornalista. Oltralpe Coppi è ancora popolarissimo nessuno però, era mai arrivato a chiedere l’onore di essere seppellito accanto al campionissimo. Lo ha fatto Andrè Mèline, ottuagenario giornalista che anni fa era stato nominato cittadino onorario di Castellania perché all’epoca in cui venne costruito il mausoleo dove oggi riposano Fausto e Serse Coppi aveva aperto una sottoscrizione in Francia per contribuire alle spese. E così uno degli ultimi desideri espressi in vita è stato esaudito a Castellania, dove l’urna con le ceneri del giornalista francese è stata tumulata nella tomba di famiglia dei Coppi, in un loculo messo a disposizione da Vittorio Coppi.
FONTE: Il Piccolo

venerdì 9 luglio 2010

GOLFO DEL MESSICO: UNA BOMBA ECOLOGICA AD OROLOGERIA

Oltre 27 mila pozzi di petrolio e di gas sono nascosti nella dura roccia sul fondo del Golfo del Messico, un campo minato ambientale che è stato ignorato per decenni. E nessuno, nè l’industria, nè il governo, sia accerta che non vi siano perdite, a quanto rivela un’inchiesta dell’Associated Press ripresa da The Huffington Post. I più vecchi questi pozzi sono stati abbandonati alla fine degli Anni Quaranta, il che solleva il sospetto che molte chiusure ermetiche si stiano deteriorando. L’inchiesta condotta dall’AP ha trovato zone di particolare preoccupazione su 3.500 dei pozzi abbandonati, quelli che il governo federale definisce ”temporaneamente abbandonati”. Le norme riguardanti i pozzi temporaneamente abbandonati prevedono che le compagnie presentino piani per il riutilizzo o la chiusura definitiva nel giro di un anno. Ma queste norme vengono eluse, e oltre mille pozzi sono rimasti nelle loro incomplete condizioni per oltre un decennio. Tre quarti dei pozzi temporaneamente chiusi ermeticamente sono stati abbandonati per un anno, e molti altri dagli Anni Cinquanta e Sessanta, nonostante che le chiusure per i pozzi temporaneamente abbandonati non sono così sicure come per quelli chiusi. Un terribile esempio del danno potenziale viene dal pozzo sotto la piattaforma petrolifera Deepwater Horizon, che stava per essere chiuso temporaneamente quando esplose il 20 aprile. Secondo dati di fonti governative, la sola BP ha abbandonato 600 pozzi nel golfo. Vi sono ampie ragioni per preoccuparsi per tutti i pozzi, quelli chiusi temporaneamente e permanentemente, perchè, scrive l’AP, l’esperienza dimostra che quei pozzi, almeno quelli in terra, spesso hanno perdite. I pozzi sono chiusi sott’acqua più o meno come lo sono in superficie, e sia gli uni che gli altri hanno le stesse possibilità di guastarsi. Gli esperti dicono che questi pozzi possono incrementare la loro pressione, e ‘’svegliarsi” al pari di un vulcano. Quel che è ancor più preoccupante, per quanto riguarda i pozzi sottomarini, è che anni di pressione e di acqua marina, possano aver causato corrosioni e indebolimenti delle strutture.

giovedì 8 luglio 2010

L'ALBUME RIPARATORE

Sviluppata una toppa fatta di albume d'uovo, per riparare i danni al sacco amniotico che circonda i feti in via di sviluppo. La nuova tecnica, sviluppata dagli scienziati del Baylor College of Medicine di Houston, Texas (Stati Uniti), e' stata testata con buoni risultati con una serie di esperimenti con liquido amniotico in laboratorio. "Il sacco amniotico protegge il feto durante il suo sviluppo nell'utero materno", ha spiegato il ricercatore a capo dello studio Ken Moise, che ha descritto la nuova tecnica sull'American Journal of Obstetrics & Gynecology. "Esso si puo' danneggiare spontaneamente - ha continuato - ma spesso puo' capitare che si rompa in seguito a un intervento di amniocentesi, durante il quale viene estratto del liquido amniotico per effettuare test genetici". Sfruttando le proprieta' elastiche e adesive dell'albume, Moise ha utilizzato le uova di gallina per riparare la membrana amniotica danneggiata in laboratorio con due sole applicazioni. "Questa tecnica e' stata gia' sviluppata da noi con successo per riparare buchi in palloni e condom", ha spiegato Moise. "Il principio alla base e' lo stesso. Abbiamo in questo caso - ha proseguito - aggiunto degli antibiotici per prevenire il rischio di infezioni". "A differenza di altre tecniche di riparazione del sacco amniotico del passato, questa sembra molto promettente", ha concluso. .

mercoledì 7 luglio 2010

DITTATURA TERAPEUTICA

Il metodo Di Bella per la cura del tumore: il Convegno tenutosi a Bologna l'8 maggio 2010 cerca di fare il punto della situazione. L’8 Maggio presso l’Aula Magna dell’Università di Bologna si è tenuto un incontro tra i medici e i farmacisti che attuano il Metodo Di Bella con lo scopo di fare il punto della situazione. Io non c'ero, ma da quanto emerso risulta chiaro che è in atto una vera e propria dittatura terapeutica con il controllo, da parte di chi sta ai vertici, di tutto il mercato farmaceutico. Interessante la testimonianza di un oncologo neo-pensionato che ha fatto luce su come si svolge l’assurdo protocollo nei reparti di oncologia del nostro Paese e le intimidazioni cui sono sottoposti i medici che non si attengono scrupolosamente a tale protocollo. I medici che hanno scelto di esercitare la loro professione per curare le persone dal cancro (non è così scontato purtroppo che tutti abbiano questa finalità) non possono rimanere inermi nel constatare il pressoché totale fallimento da parte dell’oncologia ufficiale (che impiega la chemioterapia) pertanto cercano di percorrere altre strade. Secondo dati scientifici ufficiali, documentati e verificabili, non quelli mediatico-televisivi, oggi la guarigione degli ammalati oncologici nei tumori solidi, è indissolubilmente, unicamente e interamente legata al successo della chirurgia, ma questo dato è totalmente censurato nelle statistiche oncologiche diffuse al pubblico. Una delle massime e più note riviste scientifiche, "Lancet", ha pubblicato tempo fa uno studio sui tumori broncopolmonari inoperabili dal titolo Treatment of inoperabile carcinoma of bronchus firmato da Laing, Berry, Newman. Un gruppo molto importante di pazienti fu trattato con chemioterapia, un altro gruppo identico di controllo è stato trattato solo con farmaci palliativi; questi ultimi pazienti hanno avuto una mediana di sopravvivenza oltre che doppia rispetto a quelli che hanno fatto la chemio. Ma il dato non è pubblicizzato. Quando organizzano le giornate della vita e questue varie non informano la gente di questi dati, il messaggio al pubblico è molto diverso. Secondo il più ampio e noto studio clinico (condotto su 220.000 pazienti, per 14 anni, e in tutte le forme più frequenti di tumore) pubblicato da Morgan G. e AA The contribution of cytotoxic chemotherapy to 5 year survival in adult malignancies sulla prestigiosa rivista oncologica "Clin. Oncol" il 16 dicembre 2004 (8): 549-60: la chemio su 100 ammalati di tumore, consente a due, di sopravvivere 5 anni, e all’1% 10 anni. È bene evidenziare che secondo un criterio internazionalmente condiviso, al di sotto del 30% di risultati una cura si ritiene inutile. Per l’entusiasmante risultato di una sopravvivenza del 2,3% a 5 anni, lo Stato Italiano spende il 32,37% dell’intera spesa farmaceutica (Rapporto dell’Agenzia Italiana del Farmaco, Registro farmaci oncologici sottoposti a monitoraggio, Rapporto 2007, p. 5). Il fatturato annuale in Italia della chemio è di 1.341 milioni di euro su 4.142,6 di spesa complessiva per i farmaci. La chemio rappresenta pertanto il 32,37% della spesa di farmaci, anche se su cento ammalati consente solo al 2,3% di raggiungere i 5 anni, dopo di che, Lopez, su “GacMed Mex" (1998, marzo-aprile, 134 (2): 145-5) ha accertato che metà dei pazienti, sopravvissuti a cinque anni, nel lungo termine muore per tumore. È documentata anche l’inaccettabile percentuale di mortalità da chemio denunciata da un’agenzia della Reuters Healt (Wesport, CT 2001-05-17): Unexspected high mortality rated associated with chemoterapy regimen (“Non ci si aspettava un tasso di mortalità così elevato associato ai protocolli chemioterapici...”). Il dato è confermato dalla pubblicazione di Gerrard ["Br. J. Cancer", 1998, giugno 77 (12) 281-5] con l’11% di decessi, non causati dal tumore ma unicamente da chemioterapia in alcuni protocolli oncologici relativi a malattie linfoproliferative. L'autore dell'articolo ha avuto modo di parlarne nei convegni e di scrivere un articolo (ved. Scienza e Conoscenza n. 27) sul Metodo dello scomparso professor Luigi Di Bella, ma da poco ha appreso la reale grandezza di questo meraviglioso uomo, che a suo tempo era stato anche proposto per il Premio Nobel, (a breve potrete leggere nella sua biografia che sta per essere pubblicata, anche la vicenda del Nobel). Da diversi anni a continuare l’opera del professore è suo figlio, il dottor Giuseppe di Bella, insieme al fratello Adolfo. C'e' da ammirare molto il dottor Giuseppe Di Bella il quale ha il grande merito di aver reso inattaccabile scientificamente il Metodo messo a punto da suo padre (pubblicando sulle riviste internazionali i risultati della sua applicazione); è una persona di grande umanità e umiltà, disposto ad ascoltare e a confrontarsi con i colleghi (perché sempre a differenza dei molti, crede nella sinergia che porta a migliorare continuamente). Le pressioni che riceve continuamente sono davvero troppe da parte di coloro che temono di dover ammettere che il vecchio professore ci aveva visto giusto. Quali altri motivi ci potrebbero essere per un tale accanimento? Perché un libero cittadino non può scegliere come curarsi? L’azione mediatica volta a screditare il Metodo presso l’opinione pubblica è stata creata magistralmente, come sapete, con quella assurda farsa che è stata la sperimentazione del 1998 ad opera del ministro Bindi. Ancora oggi, gli attacchi più virulenti, vengono (non a caso) da quei giornali finanziari così contigui alle multinazionali, come Il Sole 24 Ore. Perché impedire che i prodotti del MDB vengano dispensati dal Servizio Sanitario Nazionale costringendo i pazienti a pagare cifre così elevate da indurli a desistere dal continuare la terapia, oppure costringendoli ad andare all’estero per curarsi? Perché è stato posto un divieto ai medici che lavorano in ospedale di prescrivere i farmaci del Metodo di Bella qualora i pazienti lo richiedano? Il 16 Gennaio scorso si è tenuto nella Repubblica di San Marino un interessantissimo Congresso dal titolo “Terapia Biologica nelle malattie neoplastiche e degenerative”. Il Congresso ha voluto, oltre alla presentazione di dati scientifici e clinici, lanciare un segnale, informare documentare e sensibilizzare sul crescente, inarrestabile e avvilente asservimento della medicina al profitto, nell’inerzia e nella totale disinformazione della gente, tenuta all’oscuro da un controllo capillare e da una censura ferrea dell’informazione. Alcuni giornalisti che hanno assistito al Convegno hanno scritto gli articoli, ma i direttori li hanno regolarmente cestinati. Lo stesso dicasi riguardo al Convegno di Milano del 2005. La censura ferrea sul Metodo Di Bella è di una evidenza clamorosa! Si è arrivati al punto che il medico non può prescrivere mutualisticamente, una serie di prodotti essenziali per la vita del paziente neoplastico, costretto a spese insostenibili, dopo aver pagato come contribuente il diritto alle erogazioni di farmaci essenziali per la sua vita. Non solo, ma ultimamente al medico libero professionista [non inquadrato in enti pubblici, e pertanto soggetto alle linee terapeutiche imposte da commissioni ministeriali di carica politica] viene fatto divieto di prescrivere anche a pagamento e su ricettario libero professionale, farmaci essenziali e spesso urgenti per la vita come i fattori di crescita dei globuli rossi o dei globuli bianchi, che può prescrivere unicamente il medico inquadrato o convenzionato secondo linee ministeriali. La Repubblica di San Marino era l’unico luogo dove la Terapia Di Bella veniva erogata gratuitamente. Due settimane dopo il congresso, è stata rapidamente organizzata una conferenza del professor Veronesi a San Marino. Oggi il Metodo Di Bella non è più erogato dal governo di San Marino ed è venuta meno in questa Repubblica la collaborazione di qualche illustre personalità che aveva dato disponibilità a sostenere il MDB. Se l’obiettivo reale dei circoli di potere che gestiscono la medicina e il cancro fosse la ricerca di un’efficace terapia del cancro, e non il costante incremento del fatturato delle multinazionali, non si imporrebbero da parte di commissioni ministeriali di carica politica, linee guida e prontuari vincolanti e in gran parte inefficaci. Questa dittatura terapeutica umilia la libertà del medico di prescrivere secondo scienza e coscienza, disattende e ignora in gran parte le evidenze scientifiche reperibili nelle banche dati medico scientifiche mondiali, il Giuramento di Ippocrate, il Codice Deontologico formulato dalla Conferenza Internazionale di Helsinki sull'etica medica, la Codificazione Internazionale della Medicina Basata sull’Evidenza (EBM, pubblicata da Rosemberg sul "British Medical Journal"). Il medico non solo può, ma ha il dovere morale, umano, professionale, di applicare in ogni singolo caso e circostanza, il farmaco meno tossico e più efficace, e nessuno Stato, Commissione, Comitato, Agenzia, politico o burocrate ha il diritto di impedirlo. Questa dittatura terapeutica ignorando una parte rilevante delle indicazioni cliniche certificate dalla ricerca, vanifica quella ricerca stessa di cui ciarlano continuamente e ossessivamente per questue di finanziamenti, e che poi ignorano creando una grave ed evidente frattura tra ricerca e clinica. Ci sono indubbiamente altri modi per curare il cancro (come ho dimostrato al primo Convegno di Medicina Integrata del 2006) ma il Metodo Di Bella è, secondo me, uno dei migliori e ritengo vada sostenuto in tutti i modi.
Riferimenti utili
Nella sezione "in evidenza" del sito www.metododibella.org in prima pagina, sono scaricabili tutti gli atti del congresso di S Marino e i video.
Su You Tube cliccando "Metodo Di Bella" compaiono una serie di video, il più interessante dei quali è l'intervista al professor Peter Freybergh, eminente ricercatore e clinico, noto a livello internazionale, sulle basi scientifiche e le indicazioni cliniche del MDB.
Per comprendere la strategia delle varie commissioni ministeriali, la creazione di "Prontuari e Linee guida" vincolanti per i medici, è utile leggere l'articolo di Marcia Angell La verità sulle Case Farmaceutiche.
FONTE http://www.disinformazione.it/

martedì 6 luglio 2010

ARRIVA IL GEMELLO ROSA DEL VIAGRA

Un farmaco nato come antidepressivo, si è infatti rivelato efficace per riaccendere la libido nelle donne. Al centro dello studio c’è la flibanserina, una molecola che in tre separati studi clinici si è rivelata in grado di potenziare la libido in un gruppo di donne afflitte da scarso desiderio sessuale. Secondo i ricercatori dell’University of North Carolina a Chapel Hill, diretti da John Thorp, il farmaco ha tutte le potenzialità per diventare un `Viagra per lei´. La flibanserina «era un antidepressivo mediocre. Ma alcuni astuti osservatori - racconta Thorp - hanno notato che aumentava la libido negli animali di laboratorio e in soggetti umani. Così abbiamo condotto trial clinici multipli. Le donne afflitte da un disordine del desiderio sessuale ipoattivo che l’hanno assunto, hanno riportato significativi aumenti del desiderio e della soddisfazione sessuale». Insomma, «è essenzialmente un farmaco simile al Viagra* per le donne», prosegue lo studioso, «dal momento che per lei il calo del desiderio è il problema sessuale più comune, come la disfunzione erettile per l’uomo». Gli studiosi, che hanno presentato oggi i risultati al Congresso della Società europea per la medicina sessuale a Lione (Francia), hanno raccolto dati di alcuni studi clinici condotti in Usa, Canada ed Europa. Un totale di 1.946 donne dai 18 anni in poi, non in menopausa, è stato randomizzato per ricevere il farmaco o un placebo per 24 settimane, con controlli prima, durante e dopo il trattamento. I ricercatori hanno testato differenti regimi terapeutici, scoprendo che 100 milligrammi al giorno è la dose più efficace. Questo dosaggio è «associato al maggior aumento del desiderio sessuale e dei rapporti soddisfacenti rispetto al placebo» nelle pazienti. Risultati che, secondo Thorp, «aprono a un nuovo approccio per il trattamento farmacologico dei problemi sessuali» femminili, che nel tempo «potrà rivelarsi efficace e senza effetti collaterali». Il trial è finanziato da Boehringer Ingelheim Pharmaceuticals, che produce la flibanserina.

lunedì 5 luglio 2010

CONTINUANO A PISCIARCI IN TESTA E A DIRCI CHE PIOVE, E NOI!?

QUESTO POST DOVREBBE ESSERE ARCHIVIATO SOTTO LA VOCE MITI E LEGGENDE, SI PERCHE' SE I POLITICI E LORO AMICI E FAMIGLIARI POSSONO FARE QUEL CHE VOGLIONO CON I SOLDI DEI CITTADINI SENZA CHE NESSUNO ABBIA NULLA DA RECLAMARE ALLORA QUESTI SIGNORI SONO DEI MITI. SE AD UNA QUALSIASI CASSA DI UN NEGOZIO IL COMMESSO SBAGLIA A DARCI IL RESTO (IN MENO) CI ADIRIAMO COME ANIMALI SELVATICI, AI POLITICIO CHE CI RUBANO ANCHE LE MUTANDE PERMETTIAMO TUTTO...................... CI PISCIANO IN TESTA E DICONO CHE PIOVE...ITALIANIIIIII!!!!!!!!!
ALTRO CHE DUCE, NEANCHE LUI BASTEREBBE A RISANARE QUESTA MELMA ODOROSA........... ITALIANI AUGURI!

Ora va forte Shanghai. Dopo la missione ufficiale del governo - seicento partecipanti - non c'è assessore regionale o sindaco che non stia progettando il suo viaggio all'Expo 2010. A Sassuolo, in provincia di Modena, ne è nato uno scontro: l'opposizione di centrosinistra attacca la giunta per non aver coinvolto gli industriali della ceramica. L'assessore calabrese Antonio Caridi, che ci è appena stato, invece è entusiasta: "È una vetrina imperdibile per il nostro artigianato artistico". Ma viste le esperienze del passato viene da chiedersi: quanto rendono le missioni istituzionali degli enti locali all'estero? E quanto costano? La conquista di Dubai da parte delle imprese valdostane, per esempio, non c'è mai stata. E negli alberghi di Saint Vincent o di Courmayeur di emiri non se ne sono visti. Peccato: la delegazione della Regione Valle d'Aosta partita nel 2006 alla volta della capitale del Golfo arabo, ci credeva davvero. Un mese fa l'opposizione ha chiesto cos'abbiano prodotto le visite organizzate dalla giunta regionale - tra le quali anche una missione in Bielorussia che, anticipando di tre anni un'analoga polemica contro Berlusconi, passò per una "legittimazione del dittatore Lukashenko" - e hanno scoperto che il risultato è: zero. Anzi: il ritmo delle esportazioni per il Giappone - altra meta dei viaggi - fa registrare, ogni anno, un continuo calo. I risultati per l'Expo 2010 saranno gli stessi delle missioni valdostane? E quanti sono i viaggi che governatori, assessori e consiglieri regionali (e poi ci sono i comuni, le province, le università...) fanno ogni anno in giro per il mondo? Soprattutto: servono a qualcosa? Nessuno si è mai preoccupato di rispondere. Eppure le trasferte costano tanto alle casse pubbliche: un'uscita da oltre cento milioni di euro all'anno che non è stata contemplata tra i tagli della manovra finanziaria.
I COSTI
Le missioni dei consiglieri regionali e della giunta piemontese, per esempio, sono costate, nel 2009, 267mila euro. I lombardi ne hanno spesi 240mila, ai quali vanno aggiunti i 200mila spesi dal presidente, la sua giunta e i suoi "sottosegretari" nonostante, spiegano dal Pirellone, negli ultimi anni ci sia stato un rallentamento: "Si è preferito puntare su poche missioni all'anno mirate su progetti di particolare peso". Se poi si estende il calcolo alle missioni nel territorio regionale, i rimborsi salgono a 3,6 milioni. In Liguria un dossier del Pdl calcola che tra il 2006 e il 2007 siano stati spesi 2,8 milioni di euro per missioni (comprese quelle dei dipendenti): i viaggi degli assessori (in Cina, Canada, Uruguay, Brasile e Russia) sono costati 400mila euro. Spende tanto anche la ricca provincia autonoma del Trentino: nel 2005 le spese di missione della giunta ammontavano a 226mila euro, l'anno dopo sono lievitate a 332mila euro. E ai dipendenti sono andati 193mila euro per acquistare 750 biglietti aerei. Tra le regioni che viaggiano di più figurano la Campania e il Lazio ma soprattutto la Sicilia: nel 2009 le spese per viaggi all'estero o in Italia sono costate alle casse pubbliche 450mila euro, con un incremento costante negli anni (nel 2006 erano 309mila) e casi clamorosi come quello di Giuseppe Gennuso, del Movimento per l'Autonomia, che è riuscito a trascorrere 122 giorni fuori dalla sua regione per svolgere 45 missioni istituzionali. Ogni pretesto è buono per arrivare negli Stati Uniti, meta tra le preferite: se Nino Strano, assessore al Turismo, va a Miami Beach per promuovere un festival di cinema (aprile 2010), Francesco Scoma, assessore nella giunta Cuffaro, è stato a New York (febbraio 2006) per un progetto d'inserimento lavorativo delle persone con disabilità: intento nobile, ma non si poteva fare tutto in Sicilia? Nella Grande Mela, del resto, Scoma ci è tornato tre anni dopo per il Columbus Day, accompagnato da altri due consiglieri regionali e dall'immancabile delegazione del governo regionale. Ma non ci sono solo gli States: dall'Australia al Marocco - senza trascurare Verona per il Vinitaly - non c'è destinazione dimenticata nell'intento ufficiale di promuovere la regione. La provincia di Siracusa, invece, intrattiene rapporti con l'Uzbekistan. Ma tutto questo peregrinare istituzionale ha prodotto un incremento di visitatori? Sembra di no. Uno studio di Confturismo ha rivelato, nel 2007, quanto poco rendano le politiche di promozione turistica siciliane: pur avendo speso un miliardo e seicento milioni di euro (tre volte di più del Veneto), le presenze, nel primo semestre, erano in calo dell'1,7 per cento. Nel 2009 il calo è stato del 7 per cento, con una punta del 12 per cento per quanto riguarda gli stranieri.
TUTTI A SHANGHAI
Ma gli assessori con le valigie, quasi mai obbligati a esporre, al ritorno, un bilancio delle loro spedizioni, sembrano vivere in un eterno presente. Oggi le delegazioni lucane o milanesi che partono per Shanghai prospettano mirabolanti performance per le loro economie. Domani nessuno verificherà i risultati. Per ora a guadagnarci è la Fiera di Milano, che ha vinto l'appalto per l'allestimento dei padiglioni, prendendo soldi, oltre che dal governo, anche dalle Regioni (la Puglia, per esempio, ha stanziato 550mila euro, di cui 100 per la quota di adesione al padiglione italiano e 150 per l'allestimento di una mostra). Per l'esposizione universale cinese si era prenotato, già a novembre, anche un gruppo di consiglieri regionali lombardi, ma Stefano Zamponi, dell'Italia dei valori, ha bloccato tutto: "Siamo a fine legislatura, potrebbero non essere rieletti. Che utilità avrebbe il loro viaggio?". Non è riuscito però a fermare la delegazione del Comune di Milano, formata da quattro consiglieri della maggioranza e tre dell'opposizione, partita a maggio alla volta di Shanghai dove è previsto un nuovo gruppo di assessori e consiglieri comunali. Il sindaco Letizia Moratti ha dato forfait. Non dovrebbe mancare, invece, il governatore lombardo Roberto Formigoni. Fino a ottobre, quando la fiera chiuderà i battenti, il lavoro delle agenzie di viaggio convenzionate sarà febbrile: dall'Emilia Romagna alla Sardegna, dalla Basilicata alla Toscana, quasi tutte le Regioni stanno prenotando i loro voli o l'hanno già fatto. L'assessore alla Cultura di Trento è andato a premiare i vincitori di un concorso canoro, i lucani hanno portato il pane di Matera. Una delegazione è arrivata anche dalla Repubblica di San Marino. Ma quella, almeno, non pesa sulle casse italiane.
LE INCHIESTE
E chi garantisce che le missioni abbiano realmente finalità istituzionali? A sindaci e consiglieri, molto spesso, bisogna credere sulla parola. A volte, però, tocca ai magistrati mettere il naso sulle spese a piè di lista. Gianluca Rinaldin, ras del Pdl a Como, dove è stato rieletto a furor di popolo, è a processo per corruzione e truffa. Tra i capi d'imputazione figurano viaggi in Brasile, Lapponia e New Jersey. Viaggiava molto Piergianni Prosperini, l'ex assessore al Turismo che ha patteggiato 3 anni e cinque mesi per corruzione: le sue missioni spaziavano dalla Russia all'Eritrea, dove secondo i pm gestiva anche un traffico d'armi. A Potenza è imputato l'ex presidente della commissione Lucani all'estero, Rocco Curcio, un passato nel Pci-Pds: era andato a spese della Regione in Australia restandoci dieci giorni in più. Memorabile anche la "missione istituzionale" del 2005 di Flavio Delbono, ex sindaco Pd di Bologna, a Città del Messico per un convegno ai tempi in cui era vicepresidente della Regione: in realtà era con la sua compagna di allora, Cinzia Cracchi, in un villaggio turistico dello Yucatan. Finse di aver perso il biglietto e si fece rimborsare 1.480 euro per "indennità di missione". Delbono è stato, tra i consiglieri regionali emiliani, tra quelli che hanno speso di meno nell'ultima legislatura. I recordman sono altri, come Giuseppe Villani, del Pdl, che ha speso 25mila euro per andare dall'Argentina al Cile, o come il socialista Paolo Zanca, 33mila euro per puntate a New York, Taiwan, Zwolle, in Olanda, Rotenburg e Santiago. Il Cile è la meta preferita degli amministratori emiliani, presenti in delegazione anche nei giorni del terremoto. Da qualche anno, l'Emilia - come altre regioni - ha riallacciato i rapporti con una comunità emigrata più d'un secolo fa nello Stato sudamericano e da allora è un via vai di sindaci e assessori. È nata una consulta degli emiliani nel mondo, presieduta da Silvia Bartolini - la candidata a sindaco di Bologna sconfitta da Giorgio Guazzaloca nel 1999 - che negli ultimi tre anni è costata quasi tre milioni di euro.

LA POLITICA ESTERA DEI GOVERNATORI
Il vero globetrotter è il lombardo Roberto Formigoni: dal 1995, quando è stato eletto per la prima volta, ha guidato 49 missioni all'estero. Da Calcutta a Hanoi, il governatore ha girato mezzo mondo. Spesso, per raccogliere consensi per la candidatura di Milano all'Expo 2015, e almeno a questo la "politica estera" del governatore è servita. Ma cos'è rimasto, nella Storia, del suo incontro con Fidel Castro? E le affollate delegazioni regionali al Columbus Day di New York? Quella del 2004 avrebbe dovuto attrarre turisti per i Mondiali di Sci in Valtellina. Ma nelle valli di Sondrio non si è mai registrato un incremento dei visitatori americani. Ciò nonostante la Regione non manca un'edizione della manifestazione dedicata a Cristoforo Colombo che nel 2008 è costata alla Regione 170mila euro. Semmai Formigoni ha inaugurato una stagione di relazioni internazionali che ha avuto molti emuli tra i presidenti di Regione, ognuno dei quali ha scoperto una sua "vocazione" estera, dalla "mediterraneità" di Nichi Vendola - Montenegro, Albania, Istria, Egitto, Macedonia, Bosnia - allo slancio "adriatico" del marchigiano Mario Spacca. Il molisano Michele Iorio adora gli Stati Uniti dove va (l'ultima volta a febbraio) "per esportare in Molise le preziose esperienze nel settore dell'accoglienza turistica". Iorio è un assiduo del National Prayer Breakfast, un incontro di preghiera che ogni anno si svolge a Washington promosso da un'associazione conservatrice evangelica. E a nulla sono valse le proteste del consigliere Pd Michele Petraroia secondo il quale è inutile la presenza di un governatore a "un evento privato, teoricamente di mera spiritualità, organizzato da una potente lobby fondata da esponenti americani di estrema destra che hanno intrattenuto affari con i dittatori di mezzo mondo".
I RISULTATI
Ma come distinguere i viaggi inutili da quelli che un senso invece ce l'hanno? A Margherita Cogo, assessore alla Cultura della provincia autonoma di Trento, sono state rimproverate le tante missioni all'estero (Parigi, Praga, San Pietroburgo, Pechino) alle quali ha partecipato. Servivano davvero a promuovere il Mart, il museo di arte contemporanea di Rovereto? I viaggi agostani dell'assessore campano all'emigrazione Alfonsina De Felice (a Johannesburg e a New York) creeranno legami duraturi? Marco Mutinelli, docente universitario esperto d'internazionalizzazione, è severo: "Servono solo le missioni settoriali, con Paesi che possono essere rilevanti come partner economici, sapendo bene su cosa puntare. Ma in Italia manca un coordinamento, tutti si muovono in ordine sparso, diversamente dai Land tedeschi". Gli enti locali, aggiunge, non sono interessati a misurare i risultati di queste missioni. "Noi l'abbiamo proposto più volte. Invano. Si scoprirebbe, per esempio, che le missioni in Canada delle delegazioni calabresi non hanno prodotto investimenti". Le esportazioni calabresi in Canada, nel 2009, sono diminuite del 33 per cento, riducendosi a 4,4 milioni di euro. Incidono per l'1 per cento sul totale dell'export regionale.
SENZA LIMITI
Tutto fa "missione istituzionale". Un gemellaggio tra ospedali (Tunisi-Vimercate, in Brianza, ospite la "sottosegretaria" lombarda Antonella Maiolo) o un seminario alla "Scuola di studi politici di Mosca", che però si è svolto a Bari e a Matera (Enzo Lucchini e Giampiero Borghini, consiglieri lombardi Pdl, giugno 2009). Esiste un tetto alle spese e al numero dei partecipanti? Parrebbe di no: a una missione istituzionale in Catalogna della provincia di Trento hanno partecipato, nel 2007, sette consiglieri, riuscendo a spendere 18mila euro. Che tipo di controlli svolge la Corte dei conti? A volte non entra nelle valutazioni sull'utilità dei viaggi: sono "valutazioni non consentite stante l'autonomia funzionale del consiglio regionale in materia", recita una sentenza che tuttavia ha portato, a febbraio, alla condanna di Lucio Multari, potente ex dirigente regionale campano. Nel 2003 aveva organizzato un viaggio al solito Columbus Day, facendo lievitare la spesa iniziale da 35mila a 70mila euro e portando a 13 il numero dei partecipanti, tra i quali anche il presidente del consiglio, Bruno Casamassa, dell'Udeur. Nel 2008, però, la Corte dei conti ha condannato in appello dieci ex amministratori e funzionari del comune di Meda, in provincia di Milano, assolti in primo grado: "Le attività di carattere internazionale, già intuitivamente richiedono una unitarietà di intenti e una visione strategica d'insieme, incompatibili con il livello comunale", motivano i giudici contabili, aggiungendo che "le stesse regioni devono passare per il necessario coordinamento statale". Dove erano andati gli assessori? Guarda caso, proprio a Shanghai.

FONTE: LA Repubblica

domenica 4 luglio 2010

DUE GOGGE NEL DRINK E SEI FATTO

L’estate si sa è il tempo delle notti brave, si esce si va in discoteca e si va alle feste. Attenzione a quello che bevete perché esiste una droga, chiamata “GHB” (acido gamma-idrossibutirrico), che potrebbe esservi somministrata a vostra insaputa, infatti ne bastano poche gocce in un qualsiasi drink per diventare uno strumento in mani altrui. Questo acido è stato denominato la “droga dello stupro” perché è una sostanza che fa perdere i freni inibitori e la resistenza fisica ed è spesso utilizzato da malintenzionati per abusare delle ragazze senza che se ne accorgano. Questa sostanza diffusasi inizialmente nelle palestre (utilizzata come stimolante degli ormoni della crescita) è sbarcata nelle discoteche e negli ambienti notturni. Conosciuta anche come “Extasy liquida” si presenta, appunto, in forma liquida (o polvere bianca) e viene assunta miscelandola con bevande come il succo d’arancia per mascherare il gusto salato. Chi la prende prova un senso di stordimento, può andare in stato confusionale e perdere il senso della realtà e della capacità di coordinamento, può avere dolori muscolari, nausea e vomito. Nei casi più gravi possono verificarsi convulsioni, il collasso, il coma e anche la morte. Sicuramente chi è drogato con GHB diventa meno capace di reagire e perde anche la memoria a breve termine, cioè la capacità di ricordare che cosa è accaduto nelle ultime ore.
Bisogna fare attenzione alla preparazione dei cocktail e non accettare mai bevande sconosciute, perché qualcuno potrebbe averci versato gocce di GHB

sabato 3 luglio 2010

FATTORE CURCUMA

Già da tempo è noto che la curcumina, una degli ingredienti presenti nel curry e componente essenziale della curcuma, è un potente antiossidante. Diverse sperimentazioni cliniche hanno in passato scoperto che questa sostanza ha ottime capacità terapeutiche ed è stata già sperimentata efficacemente per diversi disturbi tra i quali il tumore al colon, la psoriasi, e persino il morbo di Alzheimer. Fino ad oggi però gli scienziati non erano riusciti a rendere efficace tutto il potenziale terapeutico della sostanza, e ciò a causa di un problema di digestione: i succhi acidi presenti nel tratto gastrointestinale infatti attaccano e distruggono la curcumina rapidamente, impedendo che questa venga assorbita in quantità nel sangue e possa quindi attivare il suo potere curativo. Lo studio realizzato da alcuni ricercatori e pubblicato sulla rivista bisettimanale Agricultural and Food Chemistry, illustra una tecnica che potrebbe permettere all’organismo di assumere la curcumina in più alte dosi rispetto alla semplice ingestione. In passato si era già sperimentata una tecnica di incapsulamento di una sostanza terapeutica, per esempio dell’insulina, in particolari strutture, chiamate liposomi. Costituite da fospolipidi e da colesterolo, i liposomi possono contenere al loro interno una soluzione acquosa e sono particolarmente utili in campo medico perchè permettono di penetrare le pareti di una cellula, normalmente impermeabile all’acqua, rilasciando così all’interno di questa le sostanze curative. I ricercatori hanno dunque preparato dei liposomi che incapsulavano al loro interno la curcumina, e li hanno somministrati a topi da laboratorio. Questa tecnica si è rivelata essere efficace perchè ad un’analisi successiva i topi sono risultati aver incrementato i livelli di antiossidanti nel sangue che è risultato essere più che quadruplicato rispetto a quello che sarebbe normalmente avvenuto attraverso una normale ingestione di curcuma. Il processo di incapsulamento potrebbe quindi essere una risposta al problema di aumentare l’assorbimento della curcumina nell’ambiente digestivo del tratto gastrointestinale.

venerdì 2 luglio 2010

CAPITAN CORAGGIO

Siete dei cuor di leone? Dipende da un'area del cervello che si attiva quando intraprendiamo scelte e azioni coraggiose. Il cuore del coraggio è stato scoperto da Yadin Dudai della Weizmann Institute of Science a Rehovot presso Israele in un lavoro pubblicato sulla rivista Neuron. Si tratta della corteccia cingolata subgenuale anteriore e si accende quando compiamo un'azione coraggiosa vincendo una nostra paura. La scoperta potrebbe aiutare nella cura delle fobie: un'ipotesi terapeutica potrebbe per esempio essere di stimolare l'area del coraggio per renderla più forte contro le paure. Gli esperti hanno coinvolto un gruppo di volontari e sondato la loro paura dei serpenti; poi li hanno messi di fronte la paura, un serpente, chiedendogli se avevano il coraggio di avvicinarselo. La scoperta è stata che, nonostante la paura dichiarata, nel cervello dei coraggiosi che accettano di avvicinarsi al serpente, si attiva la corteccia cingolata subgenuale anteriore.

giovedì 1 luglio 2010

MARADONA E' MEGLIO E' PELE'

Berlusconi ha detto che tifa per i verdeoro e già questo sarebbe un ottimo motivo per scegliere un'altra squadra. Ma è anche per ragioni storiche che è più giusto stare con l'Argentina. Per quanto, anche il Ghana...

Ci sono tre motivi per non tifare Brasile. Il meno importante è che Berlusconi ha dichiarato che tifa Brasile. Se era in visita in Germania, tifava tedesco. Se era in Pakistan, tifava pakistano. Nell'ultimo viaggio in Medioriente è stato sionista con gli israeliani, filopalestinese con i palestinesi, gazato con quelli di Gaza e colono con i coloni. Lui è come Barbie. Basta comprare gli accessori e metterglieli. Altri motivi più sensati per non tifare Brasile sono i seguenti. Se vincono il sesto, ci staccano e nel 2014 si gioca a casa loro. Vero che nel 1950 hanno perso la finale contro l'Uruguay al Maracanà, ma meglio non fidarsi. I brasiliani a quota sette da qui a quattro anni diventano i tiranni del calcio mondiale. Altra perplessità. Il gioco del Brasile a Sudafrica 2010 finora non è stato entusiasmante. Non lo è stato ieri sera nell'ottavo di finale contro il Cile, almeno fino al 2-0, quando i cileni si sono buttati in avanti nel tentativo di recuperare la partita. Gli olandesi ai quarti saranno parecchio più rognosi. Se non per il Brasile, per chi si può ragionevolmente tifare? L'Argentina è l'opzione più sensata. Giocano bene, hanno il migliore calciatore del mondo e andrebbero a tre stelle insieme alla Germania. Tutto sommato, giusto. In una breve visita ai Quartieri Spagnoli di Napoli, domenica scorsa, i vicoli erano pieni di bandiere biancocelesti e di ritratti di Diego. Rispetto a un'ipotetica finale Brasile-Argentina tutte le altre squadre vanno considerate outsider. RdM ha già detto dall'inizio che tifa Ghana, anche per questioni di scommesse, almeno fino in semifinale, dove potrebbe incontrare la vincente di Brasile-Olanda. Anche gli arancioni meriterebbero la stella, dopo due finali perse contro la squadra di casa in Germania e Argentina, oppure una delle due iberiche che si incontrano stasera. O una fra Paraguay e Giappone. Le ultime due a vincere la prima stella sono state la Francia nel 1998 e l'Argentina di Menotti nel 1978. Le sorprese fanno bene al calcio e sono anche troppo rare.
Fonte: L'Espresso 30/06/2010