sabato 18 settembre 2010

L'INGANNO E LA BEFFA

Sono passati 25 anni da quel 17 settembre 1985, quando il giornalista e popolare presentatore televisivo Enzo Tortora fu condannato con una sentenza dal Tribunale di Napoli a dieci anni di reclusione per associazione per delinquere di tipo mafioso e traffico di stupefacenti. L'inchiesta nei riguardi di Tortora - che divise il Paese tra innocentisti e colpevolisti ed alimento' il dibattito sul ''pentitismo'' - era cominciata nei premi mesi del 1983, quando due pentiti della Nuova Camorra Organizzata (Nco), capeggiata da Raffaele Cutolo, indicarono Tortora, ''quello di Portobello'', quale appartenente alla Nco con l'incarico di corriere di droga. Tortora fu arrestato all'alba del 17 giugno '83 in un albergo di Roma, ma fu portato in carcere in tarda mattinata, solo quando - secondo i difensori - fotografi e cineoperatori furono pronti a ritrarre l' imputato in manette. Fin dal primo momento Tortora si disse innocente. Dopo sette mesi di detenzione, l'imputato ebbe gli arresti domiciliari. Fu quindi eletto eurodeputato radicale il 17 giugno 1984. Il 20 luglio 1984 torno' in liberta' ed annuncio' che avrebbe chiesto al Parlamento europeo di concedere l'autorizzazione a procedere nei suoi riguardi che fu data il 10 dicembre. Dopo il suo rinvio a giudizio, il 4 febbraio 1985, arrivo' la sentenza di condanna di primo grado. Il 15 settembre 1986, la Corte di Appello di Napoli rovescio' il verdetto: assoluzione con formula piena, ed i pentiti furono giudicati non credibili. ''E' la fine di un incubo'', disse il presentatore. L' innocenza dell'imputato fu confermata il 13 giugno 1987 dalla Corte di Cassazione. Meno di un anno dopo, il 18 maggio 1988, Enzo Tortora mori' per un cancro ai polmoni.

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