La tecnica è sempre la stessa: i bracconieri narcotizzano il rinoceronte, gli tagliano il preziosissimo corno con una motosega e poi lasciano morire l’animale. Una specie che rischia l’estinzione. L’ultimo esemplare è stato abbattuto mercoledì scorso, nel Kruger Park, la più grande riserva naturale in Sudafrica. Era una femmina, l’ultima nel suo branco. La sua morte è solo l’ultimo episodio di una carneficina che dura da anni e rischia di far scomparire i rinoceronti, sia bianchi che neri, dal continente africano. Secondo una recente conferenza del comitato Cites (Convenzione sul commercio internazionale delle specie protette) la caccia illegale dei rinoceronti ha raggiunto nel 2010 il suo massimo storico: basti pensare che nel 1970 si contavano 65 mila esemplari tra rinoceronti bianchi e neri e oggi ne sono rimasti appena 18 mila. Il corno di rinoceronte, però, è un oggetto molto ricercato: in Cina e Vietnam viene usato in medicina, in Medio Oriente è utilizzato per fabbricare preziosi manici per pugnali. E il traffico di corni di rinoceronte è molto fruttuoso: secondo un esperto italiano, Davide Bomben, un chilo di corno di rinoceronte può valere fino a 20.000 dollari.
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