Qualunque cosa ti venga in mente di buttare, ma proprio ogni singola cosa e frazione di cosa, sappi che dal momento in cui la fai diventare immondizia ha un suo codice che determinerà il suo destino e tutte le lavorazioni che può o deve subire da quel momento in poi. Un esempio? Facile! Il 200301 (tanto per dirne uno) corrisponde al rifiuto urbano non differenziato, e da questo numero ne discendono altri per le sue frazioni: carta, vetro, plastica, metallo e via così, fino a voci particolari, come i "rifiuti da mercati". Sono i codici CER, ossia "Catalogo Europeo dei Rifiuti"... Sì, europeo. Più generale di così! Tutto a posto allora? No, purtroppo non è tutto a posto. Come per i francobolli, le monete e i calciatori, abbiamo un catalogo europeo anche per i rifiuti e un indirizzo di politica europea sul recupero, il riutilizzo, il riciclo e il trattamento della spazzatura. Ma sta agli stati membri fare i conti con quello che possono fare della incredibile quantità di rifiuti urbani che produciamo, in media, in tutta Europa: tra i 500 e i 600 chili per abitante all'anno. In pratica, dieci di noi, ogni anno, producono immondizia equivalente al peso di un elefante africano. Siamo più o meno 800 milioni... fate un po' voi i conti. Dove vanno a morire gli elefanti. Sono 400 milioni di tonnellate l'anno che dovrebbero finire in quantità sempre minore in discarica, che è il vero cimitero della spazzatura perché quello che finisce lì non può più essere recuperato né trasformato in qualcos'altro. L'alternativa alla discarica comprende tutto quello che riusciamo a ottenere anche con la raccolta differenziata, che permette di recuperare materie prime come l'alluminio, di riutilizzare la plastica, di ottenere nuova carta, di produrre fertilizzanti e addirittura prodotti molto efficaci nelle operazioni di bonifica di aree inquinate da varie lavorazioni industriali o, alla fine, tolto tutto quello che può essere recuperato e riciclato, permette di avere del materiale da bruciare in un inceneritore che in questo modo produce calore (per il teleriscaldamento) o energia elettrica per le nostre case. Ma dove siamo arrivati? L'Europa ha dato degli obiettivi di massima per la gestione dei rifiuti urbani e la media nazionale dell'Italia (ignorando cioè le differenze tra regione e regione) è oggi abbastanza in linea con le indicazioni del 40% di raccolta differenziata. Per pura curiosità, ci sono Paesi che ancora portano in discarica non il 60%, ma più del 90% del loro pattume (Lituania, Polonia, Repubblica Ceca), ma ce ne sono altri fermamente attestati tra lo 0 e il 5% (Svizzera, Svezia, Olanda, Germania, Danimarca, Belgio). Come migliorare le nostre performance? Da una parte scegliendo il riutilizzo ogni volta che è possibile: per l'acqua, è meglio il vetro della plastica; per la spesa, meglio la borsa in cotone (o almeno il riutilizzo degli stessi sacchetti); per frutta e verdura, meglio quella sfusa di quella confezionata. Comportamenti più attenti, insomma, permetterebbero di ridurre la quantità di spazzatura. Ogni cosa al suo posto. Infine, tutto quello che va buttato, va attentamente separato. Non è facile, perché spesso manca una vera informazione su perché e come trattare e separare i rifiuti di casa. Se ci fosse più informazione, sarebbe facile capire che "un tovagliolo sporco non è più riciclabile?" non è la domanda giusta: il tovagliolo sporco (e la carta usata per avvolgere il pesce, il sacchetto della frutta e via dicendo) non possono più essere recuperati come carta perché sono "contaminati" (il termine è forse un po' forte, ma è quello in uso) da residui alimentari che compromettono il processo di riciclo. Possono però essere bruciati e recuperati come energia...
sabato 12 giugno 2010
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