Secondo la nuova direttiva europea, a partire da quest'estate, molte località italiane diventano balneabili "per decreto". In altre parole interi tratti di costa vengono dichiarati balneabili, non perché meno inquinati, ma solo perché è cambiata la legge. Legambiente denuncia la questione come un passo indietro in tema di depurazione, che lascia un deficit imbarazzante ad uno dei Paesi più industrializzati al mondo.
“Per l’ultima volta si denunciano le criticità delle acque di balneazione italiane, perché, a partire da quest’anno, il nostro mare e i laghi, seppur ancora inquinati in alcuni tratti di costa, diverrano completamente puliti 'per decreto'. Con il recepimento della nuova direttiva europea che rende più permissivi i criteri per la balneabilità, molte località, infatti, diverranno balneabili, non perché saranno meno inquinate, ma solo perché è cambiata la legge”. È questa la denuncia di Legambiente in occasione della presentazione del Rapporto sulle acque di balneazione dell'European Environment Agency, che ha analizzato la qualità dell'acqua di tutti i Paesi europei. “Contrariamente a quanto fatto nel 1982, quando l’Italia scelse la strada della severità e del rigore, costruendo una delle reti di monitoraggio migliori in Europa – ha dichiarato Stefano Ciafani, responsabile scientifico di Legambiente – stavolta il nostro Paese ha approfittato dell’opportunità concessa dalla direttiva comunitaria per allargare le maglie sulla balneabilità, a partire dall’estate 2010. Un passo indietro normativo che ha fatto classificare come “eccellenti” alcuni tratti di costa che lo scorso anno venivano dichiarati non balneabili, pur essendo tuttora inquinati. Questo fattore va ad aggravare un deficit storico dell’Italia in tema di depurazione, dal momento che, ancora oggi, il 30% degli italiani – pari a ben 18 milioni di persone – scarica in mare, nei laghi e nei fiumi le acque reflue senza alcun trattamento, causando un problema ambientale che sta costando al nostro Paese una procedura d’infrazione europea. Per risolvere definitivamente i problemi di trattamento delle acque reflue, non servono quindi “colpi di spugna” normativi, ma risorse economiche e nuovi cantieri per colmare quel deficit di depurazione, imbarazzante per il settimo Paese più industrializzato al mondo”.
Nessun commento:
Posta un commento