domenica 31 ottobre 2010

A VOLTE RITORNANO

Fra due anni la sostanza che ha devastato gli anni 80 tornerà ed essere la regina dello sballo. Oggi i consumatori in Italia sono di tutte le età, usano tante sostanze diverse (non tutte illegali) e cercano oasi di piacere. Parola di Ored (Osservatorio Regionale sulle Dipendenze) il cui direttore scientifico, Riccardo Gatti, ha presentato i risultati della prima ricerca durante la tre giorni del Convegno sulle Dipendenze. Sono intervenuti anche il governatore della Regione Roberto Formigoni, l’assessore alla Famiglia e Solidarietà Sociale Giulio Boscagli e il direttore di Ored Marco Tosi. «Fondamentale», ha anticipato Gatti, «è capire che il fenomeno muta e cambia nel tempo molto velocemente. La cosa più importante dunque è cercare di fare pronostici che ci permettano di prevenire i danni». Per questo l’Osservatorio fa previsioni a tre anni che vengono aggiornate mensilmente. «Oggi siamo alla terza fase. Prima c’era la droga come fuga dalla realtà», ha spiegato Gatti, «Un utilizzo che generava devianze ed emarginazione (droga 1.0). In seguito si è passati al doping quotidiano (droga 2.0). Si usava lo stupefacente come aiuto alla prestazione. Oggi siamo di fronte al narcobenessere. La ricerca di oasi di piacere che non comportano le controindicazioni delle due fasi precedenti. Droga 3.0 appunto». Il grande cambiamento è la rete. I figli dell’era digitale hanno stravolto il narcotraffico e tagliato fuori le generazioni precedenti dal sistema. «Il fenomeno è passato da push a pull», racconta Gatti consultando i dati, «in sostanza tutto è condizionato e diretto dal consumatore non più dal produttore. Tutto avviene sulla rete, tramite social network e simili tagliando fuori famiglie, scuola e media tradizionali». Il 2012 sarà l'anno del riscatto dell'eroina che tornerà a essere la regina delle notti italiane dello sballo. Gli esperti prevedono un boom di consumatori, in crescita del 40% rispetto al 2009 (saranno 170 mila i consumatori, secondo le stime, pari allo 0,5% della popolazione italiana). Mentre la cocaina continua a perdere fascino: gli under 24 la snobbano e i suoi prezzi crollano sul mercato (-6% rispetto al 2009)) per effetto della crisi. Si aprono così spazi per i consumi alternativi, sulla scia dell'indipendenza dei nuovi clienti: giovanissimi cresciuti a pane e internet, policonsumatori e fan dello sballo chimico. Spie di questa "rivoluzione” l'affermazione di sostanze come la ketamina e il ritorno dell'eroina bianca.

sabato 30 ottobre 2010

HANNIBAL

I media britannici hanno riportato la storia di un cigno decisamente fuori dal comune, ribattezzato "Hannibal" - come il celebre cannibale interpretato da Anthony Hopkins ne Il Silenzio degli Innocenti. Per difendere il suo territorio, un laghetto vicino al castello di Pembroke (Gran Bretagna), il cigno Hannibal si avvicina ai cigni "rivali", li ferisce a colpi di becco, li tiene fermi con le sue ali e li tiene sott'acqua fino ad annegarli. Dopo averli uccisi, va a prendere la compagna e la prole e li porta a vedere i corpi delle sue "vittime". I residenti, terrorizzati dalle gesta del cigno assassino, hanno raccontato tutto al quotidiano Western Telegraph: racconto confermato anche da Maria Evans, della protezione animali britannica, che ha detto di aver recuperato almeno 15 cadaveri negli ultimi due mesi, più altri cigni gravemente feriti. È un cigno orribile, non ho mai visto un animale così aggressivo. Alla gente non piace per niente», ha detto la Evans. «Dopo che li uccide, sembra sempre orgoglioso di ciò che ha fatto», ha detto uno dei residenti, testimone di alcuni degli omicidi. Gli esperti sostengono che lo strano comportamento di Hannibal sia dovuto all'inquinamento. Ora l'animale sarà portato via dal suo laghetto per essere sottoposto ad alcuni test.

venerdì 29 ottobre 2010

IL COGNATO DI FINI, IL MICHAEL JACKSON PUGLIESE

Noi che siamo notoriamente dei maligni non possiamo fare a meno di segnalare il trucco – anche un po’ pesante e volgare per i nostri gusti – del cognato di Gianfranco Fini, Giancarlo Tulliani, il proprietario della tanto discussa casa di Montecarlo. Non sappiamo cosa faccia di mestiere il giovane “mascarato” e non ci interessa, per ora, sapere come faccia ad avere una Ferrari ed una casa a Montecarlo mentre la maggioranza degli italiani, che lavora da impazzire e che Fini vorrebbe convincere a votarlo, non arriva neanche più al 20 del mese. Gli è che l’imbellettato cognato del presidente della Camera pensa ad agghindarsi come una soubrette degli anni settanta, con rossetto color arancia pallida, mascara abbondante a ciglia e sopracciglia depilate, fondotinta e fard, con tanto di ricciolo tirabaci frontale. In queste foto, ma anche in altre, il femmineo Tulliani con la boccuccia di rosa (“poi de' labbri formando un picciol arco”, direbbe il Parini) sembra proprio un Michael Jackson nostrano. C’è da chiedersi se sappia anche ballare e cantare come il suo illustre antesignano, perché se così fosse la sua Ferrari ed il suo appartamento a Montecarlo sarebbero in qualche modo meritati, ma per fortuna le sue presunte abilità ritmico-motorie non ci interessano granché e, in ogni caso, siamo convinti che ognuno sia libero di fare quel che vuole purché non leda la libertà degli altri. Kant diceva: “Nessuno mi può costringere ad essere felice a suo modo, ma ognuno può ricercare la sua felicità per la via che a lui sembra buona, purché non rechi pregiudizio alla libertà degli altri di tendere allo stesso scopo, in guisa che la sua libertà possa coesistere con la libertà di ogni altro, secondo una possibile legge universale”. Il che, tradotto in parole povere, vale a dire che la mia libertà finisce dove inizia quella degli altri. Ecco perchè noi che, oltre ad essere maligni siamo anche liberali, non ci permettiamo di condannare il bel Giancarlo che è libero di fare ciò che non lede le libertà altrui ma, parimenti, nessuno può impedirci di chiederci chi, fra lui e la sorella, passi più tempo davanti allo specchio.


FONTE: Alessandria Oggi

giovedì 28 ottobre 2010

IL 67 PER LA CABALA SIGNIFICA IMBARCARSI PER UN LUNGO VIAGGIO.

Corruzione P.A., Pubblicati i dati di Transparency International. In testa a pari merito Danimarca, Nuova Zelanda e Singapore, l'Italia al 67mo posto, dopo il Ruanda L'Italia perde ancora punti nella classifica di Transparency International (Ti) sulla percezione della corruzione nella pubblica amministrazione, che quest'anno la vede al 67/mo posto a livello mondiale, subito dopo il Ruanda e con il punteggio piu' basso mai registrato dal 1997. E' quanto emerge dalla graduatoria 2010 dell'autorevole organizzazione internazionale, che ogni anno pubblica questa sorta di pagella basata sulla 'percezione della corruzione' nelle Pa che manager, imprenditori, uomini d'affari e analisti politici si fanno soprattutto dalle notizie dei media. La classifica assegna a ciascun Paese un punteggio da zero a 10, dove il voto minimo indica una percezione della corruzione molto elevata e il massimo un'assenza di questa percezione. Quest'anno, l'Italia ha totalizzato 3,9 punti, solo un punto in piu' rispetto al 1995 - anno in cui sono cominciate le rilevazioni - e il peggior risultato dal 1997, quando era a quota 5,03 punti. Questo punteggio colloca il nostro Paese immediatamente dopo il Ruanda (al 66mo posto, con 4 punti) e solo un gradino sopra la Georgia (al 68mo posto, 3,8 punti). Un risultato, ha commentato in una nota la sezione italiana di Ti, che ''non sorprende piu' di tanto, in considerazione di dodici mesi passati caratterizzati dal riemergere di fatti corruttivi, o sospettati tali, a vari livelli di governo (locale, regionale, nazionale) e che ha visto coinvolti sia funzionari sia esponenti politici di ogni schieramento''. Da parte sua, interpellata dall'ANSA, la presidente di Ti Italia, Maria Teresa Brassiolo, si e' detta ''amareggiata'' per questo ulteriore scivolone, avvenuto - ha sottolineato - nonostante le misure anti-corruzione prese dai vari governi negli ultimi anni. Allo stesso tempo, ha pero' osservato, i ''numerosi casi di corruzione denunciati dalla stampa negli ultimi mesi potrebbero avere aumentato la percezione della corruzione'' nel pubblico. Se nella graduatoria mondiale l'Italia e' al 67mo posto su 178 paesi esaminati, in quella europea e' in quart'ultima posizione, solo prima di Romania, Bulgaria e Grecia. ''L'Italia non e' fanalino di coda: da Tangentopoli in poi, i casi di corruzione nella pubblica amministrazione sono notevolmente ridotti'', ha commentato il vicepresidente dei deputati del Pdl, Osvaldo Napoli, secondo il quale, ''in ogni caso, il ddl anticorruzione mettera' la parola fine alla questione''. Per l'onorevole Andrea Orlando del Pd, ''bisogna approvare al piu' presto la Convenzione di Strasburgo, perche' in Italia l'emergenza corruzione non e' mai venuta meno''. Sempre dall'opposizione, il capogruppo Idv alla Camera, Massimo Donadi, ha sottolineato che il risultato di Ti ''certifica il disastro italiano e relega il nostro Paese in una pessima posizione: siamo messi peggio del Ruanda. Una bocciatura internazionale, l'ennesima, per Berlusconi, che ha pesanti responsabilita' politiche''. Da parte loro, nel rapporto gli esperti di Ti parlano di un ''serio problema di corruzione'' nel mondo, poiche' sottolineano che quasi tre quarti dei paesi esaminati hanno riportato un punteggio inferiore a cinque. Per questo, scrivono, i ''governi devono integrare le misure anti-corruzione in tutte le aree di attivita'': dalle iniziative contro la crisi finanziaria e il cambiamento climatico, agli impegni della comunita' internazionale per sconfiggere la poverta'''.

Fonte ANSA

mercoledì 27 ottobre 2010

MILANO ILLUMINA LE STRADE DELLE VILLE DEL PREMIER AD ANTIGUA

Le strade che portano alle cinque ville di Silvio Berlusconi ad Antigua sono state illuminate a spese dei milanesi. Un accordo siglato nel marzo 2008 tra il sindaco, Letizia Moratti, e il governo guidato da Baldwin Spencer, impegna infatti la città di Milano a inviare fondi per l’illuminazione delle strade, così da garantire una maggiore sicurezza nel paradiso fiscale; individuare e finanziare un progetto di ricerca per salvare la barriera corallina e tutelare le risorse marine e costiere; costruire una scuola di calcio con un impianto sportivo completo, realizzare corridoi di transito per la navigazione commerciale e un centro di canottaggio. Opere da realizzare intorno ad Emerald Cove, la collina in cui sorgono le cinque ville del presidente del Consiglio italiano. Tutto ciò risulta dai documenti del Governo di Antigua, rintracciabili sul sito della repubblica caraibica. Nell’accordo, inoltre, Moratti si impegnò formalmente anche a rafforzare i collegamenti aerei, investire nei mezzi di trasporto locali, intensificare gli scambi commerciali e creare delle borse di studio riservate agli universitari provenienti da Antigua e Barbuda per laurearsi negli atenei milanesi. Un accordo a senso unico, che non prevede alcun beneficio per la città di Milano. Ma che fu siglato in vista del voto al Bie per aggiudicarsi Expo 2015 contro Smirne. Persino Spencer si disse “grato della generosità del sindaco Moratti e del Comune di Milano”. Va detto che Antigua è una piccola isola, povera di infrastrutture. Saint John’s, capitale e sede del Governo, conta 35.650 abitanti. La rete stradale si estende per circa 50 chilometri di vie asfaltate. Da Saint John’s al capo opposto dell’isola, English Harbour, vanno percorsi appena 18 chilometri. Mentre per raggiungere la collina di Emerald Cove, affacciata su Nonsuch Bay, se ne devono percorrere poco più di 16. L’illuminazione delle strade di Antigua è considerata una notizia dai giornali locali: il servizio realizzato dalla tv caraibica Abs News è stato ripreso e pubblicato sul canale youtube del Governo per pubblicizzare i traguardi raggiunti. Il video mostra chiaramente anche lo stato delle strade di collegamento. Nel progetto Spencer è riuscito a coinvolgere, con Libia e Marocco, anche Cina, Spagna e Italia. Il 13 marzo 2008 fu lo stesso primo ministro di Antigua a comunicare di aver ricevuto la conferma scritta “dal sindaco del comune di Milano, Letizia Moratti, che la sua amministrazione è pronta a avviare l’attuazione immediata di una serie di iniziative nei settori dell’istruzione, sport, delle risorse marine e costiere, e il rafforzamento dei collegamenti aerei e di altri mezzi di trasporto”, si legge in una nota del governo diramata all’epoca che dava notizia dell’accordo. Stretto, scrisse, grazie al “nostro ambasciatore delle Nazioni Unite John W. Ashe”, ritratto in una foto mentre stringe la mano a Letizia Moratti. Spencer annunciò che avrebbe ospitato un gruppo di studio proveniente da Milano in visita ad Antigua per “incontrare i funzionari locali, al fine di definire le modalità di attuazione delle iniziative”. Il primo passò fu il finanziamento e l’installazione dei lampioni. “Con questo impegno, il Comune di Milano diventa il terzo partner, insieme a Libia e Marocco, ad aver contribuito a questa importante iniziativa”, continuò Spencer. Di questo traguardo, Moratti non ha mai parlato né dato notizia attraverso il suo ufficio stampa. L’unica dichiarazione in merito la riporta sempre il sito del governo di Antigua. “Sono lieta che il mio comune possa contribuire a questa iniziativa, che rientra nella lotta alla criminalità nel vostro paese”, ha detto il sindaco che, sempre secondo quanto riporta il sito, ha “anche ringraziato l’Ambasciatore Ashe per il modo professionale con cui ha perorato le motivazioni del governo di Antigua e Barbuda”. Nel comunicato del Governo guidato da Spencer è ricordato come il sindaco di Milano sia “sposata con il magnate del petrolio Gianmarco Moratti, fratello di Massimo Moratti, proprietario dei giganti del calcio italiano dell’Inter”. Elementi rilevanti, considerato anche l’impegno a sviluppare scambi commerciali e realizzare un “impianto di calcio per formare giovani calciatori in tutta la regione orientale dei Caraibi”. Non è possibile sapere a che punto siano i lavori, né a quanto ammontino gli stanziamenti già avviati. Nel sito del Comune di Milano non è rintracciabile alcun documento relativo all’accordo con Antigua e sull’argomento, a Palazzo Marino, il riserbo è massimo. Il sindaco Moratti, interpellato ieri da ilfattoquotidiano.it, ha risposto di non saperne niente. In tarda serata i suoi collaboratori hanno fatto marcia indietro: “Sì, l’accordo è stato effettivamente siglato nell’ambito delle iniziative volte all’assegnazione dell’Expo di Milano, ma non ci risultato spese o progetti portati avanti dal comune nell’isola”. A parte, prosegue la versione ufficiosa del sindaco, “un progetto da 140mila euro sviluppato dalla fondazione ‘Milano per l’Expo’”. Il portale del governo caraibico, ben più trasparente di quello meneghino, non riporta l’ammontare dell’impegno economico ma elenca punto per punto gli impegni previsti dall’accordo. E si aspetta siano rispettati. Al momento l’obiettivo raggiunto, secondo quanto riportato dal sito, risale al febbraio scorso ed è relativo al rafforzamento dei collegamenti aerei dall’Italia, promesso da Moratti nel 2008 e mantenuto: la compagnia aerea Livingston, riporta il sito di Antigua, “aumenterà in modo significativo i voli charter da Milano dal primo settembre 2010 così da aumentare ulteriormente la presenza di turisti italiani sull’isola già cresciuta grazie alla trasmissione televisiva Donnavventuraregistrata sull’isola” e mandata in onda su Rete 4. Ma l’impegno non ha avuto seguito perché dal 14 ottobre scorso l’Enac ha sospeso la licenza di trasporto aereo a Livingston. I vertici della società sono stati convocati dal neoministro allo sviluppo economico, Paolo Romani, ma ad Antigua ancora non è stato comunicato.
Fonte: M.A.V.A.F.F.A.N.C.U.L.P.

martedì 26 ottobre 2010

NON VOGLIO MICA LA LUNA

La Luna d'argento non e' solo un'immagine poetica: questo minerale sulla Luna c'e' davvero, insieme a tanti altri presenti nella colonna di detriti e vapore d'acqua sollevata un anno fa dal ''bombardamento'' della sonda della Nasa Lcross. Oltre all'argento, la cui presenza era inaspettata, sulla Luna ci sono zolfo, anidride carbonica, idrogeno, calcio, magnesio e mercurio. I minerali, ai quali la rivista Science dedica la copertina e ben sei articoli, erano presenti nella nube da 155 chilogrammi di vapore e particelle di ghiaccio d'acqua che si e' sollevata dal Polo Sud della Luna in seguito all'impatto. Le ricerche sono state condotte dai centri di ricerca della Nasa Ames, Goddard e Jet Propulsion Laboratory (Jpl) e da numerose universita' americane. Nell'ottobre 2009 il satellite americano Lcross (Lunar Crater Observation and Sensing Satellite), il cui obiettivo era confermare la presenza di acqua sulla Luna, ha scagliato il motore dello stadio superiore Centaur del razzo Atlas in una delle regioni lunari piu' buie e fredde, il cratere Cabeus, nel Polo Sud della Luna. L'impatto ha creato una voragine del diametro di circa 20-30 metri e ha fatto sollevare una colonna alta circa 800 metri e che conteneva fra 4 e 6 tonnellate di detriti. Le immagini dello spettacolare bombardamento sono state riprese dal satellite Lcross e dalla sua compagna di viaggio Lro (Lunar Reconnaissance Orbiter), arrivata nell'orbita lunare a pochi giorni di distanza. I dati inviati da entrambe le sonde hanno permesso di ottenere la stima della concentrazione d'acqua nel cratere e di altri composti. Secondo i ricercatori della Nasa nella colonna di detriti che si sollevo' dopo l'impatto c'erano ben 155 chilogrammi di vapore d'acqua e particelle di ghiaccio d'acqua. Un dato che fa stimare agli esperti che circa il 5,6% della massa totale nel cratere potrebbe essere attribuita solamente a ghiaccio d'acqua. I ricercatori ritengono che, nell'impatto, una regione di circa 200 metri quadrati sul fondo del cratere Cabeus ha subito un fortissimo sbalzo di temperatura, passando 233 gradi sotto zero e circa 676 gradi. Di conseguenza circa 300 chilogrammi di ghiaccio d'acqua sarebbero passati immediatamente dallo stato solido a quello gassoso. Oltre al vapore e al ghiaccio d'acqua i detriti hanno rivelato tanti altri segreti della Luna, portando alla luce numerosi minerali, come idrocarburi, zolfo, anidride carbonica, idrogeno, calcio, magnesio e mercurio e, a sorpresa, l'argento. Secondo gli autori della ricerca, la scoperta di ghiaccio d'acqua e dei minerali potra' avere un impatto non trascurabile sulle future missioni di esplorazione lunare. '''E' un risultato molto interessante perche' non ci si aspettava una quantita' cosi' abbondante di acqua sulla Luna'', ha osservato il coordinatore scientifico dell'Agenzia Spaziale Italiana (Asi), Enrico Flamini. ''I dati che arrivano dalla missione Lcross - ha proseguito - sono consistenti con altre scoperte pubblicate di recente e dimostrano che il nostro satellite ha una geologia piu' complessa di quella che immaginavamo''.

lunedì 25 ottobre 2010

UN CALCIO ALLO SPORT

Aumentano i dubbi sulla bontà dei controlli medici effettuati sugli sportivi in Spagna dopo il bilancio di tre calciatori morti, due salvati in extremis e uno fermato in tempo in tre anni.

25 ottobre 2010 - Mentre Miguel Garcia resta ricoverato nel reparto di terapia intensiva dell'ospedale di Salamanca la Spagna s'interroga sull'ennesimo tragico caso di un calciatore con problemi di cuore. Il sesto in tre anni, con 3 ragazzi morti, Puerta (nella foto), Jarque e Pitarque, 2 ragazzi riportati in vita con un mezzo miracolo, De la Red e Miguel Garcia, e uno fermato appena in tempo, Sergio Sanchez. E poi c'è Kiko Femenia, grande promessa dell'Hercules, che soffre di ansia e mancamenti con i medici al momento indecisi sul da farsi.
SALVATO DAL DEFIBRILLATORE — Il giocatore del Salamanca ieri al 60' della sfida col Betis, serie B, è crollato in campo sotto gli occhi di moglie e figlia di 3 anni. Ha avuto un arresto cardiocircolatorio di 25 secondi ed è stato salvato grazie alla prontezza del medico del Betis e dalla presenza in campo di un defribillatore. Oggi è emerso che Miguel Garcia, 31 anni e una lunga carriera nel calcio minore spagnolo, nel 2004 quando era nel Saragozza B aveva sofferto di una trombosi nel braccio destro, con problemi di circolazione. Aveva poi superato tutte le prove cardiologiche a cui si era sottoposto.
PUERTA E DE LA RED — Il 28 agosto del 2007 morì Antonio Puerta. Tre giorni prima era svenuto in campo, giocando contro il Getafe. Il giocatore del Siviglia in precedenza era già svenuto diverse volte e al tempo si ebbe la netta sensazione che con un esame più approfondito il ragazzo, che lasciò la moglie incinta, sarebbe stato fermato e dunque salvato. Due mesi dopo fu Ruben De la Red a crollare sul campo del Real Union: il centrocampista del Real Madrid fu salvato ma da allora non ha più giocato. Gli esami ai quali è stato sottoposto dopo la crisi di Irun non hanno potuto escludere la possibilità di una possibile drammatica ricaduta. Conclusioni alle quali non si era giunti con gli esami fatti in precedenza. Oggi De la Red è in trattativa con il Madrid per entrare nel corpo tecnico di Mourinho.
JARQUE E PITARQUE — L'8 agosto del 2009 è la data della morte di Dani Jarque, capitano dell'Espanyol fulminato da un'asistolia mentre parlava al telefono con la moglie da una camera d'albergo di Coverciano. Nel gennaio del 2010 è arrivato lo stop a Sergio Sanchez. Ex Espanyol, una volta arrivato a Siviglia gli è stata riscontrata una pericolosa patologia cardiaca: operato in Germania, dovrebbe tornare a giocare a breve. La sua storia è emblematica: dopo il caso Puerta evidentemente a Siviglia i controlli medici sono stati rafforzati, e comunque a Siviglia hanno visto cose che a Barcellona non avevano individuato. Evidentemente non è così al Reus, squadra della terza serie iberica: all'alba del 6 settembre è morto a casa sua dopo 3 arresti cardiocircolatori Jordi Pitarque, calciatore di 23 anni.
"SENZA SOLUZIONE" — Siamo arrivati a ieri, al caso di Miguel Garcia, ma si potrebbe citare anche Antonio De Nigris, calciatore messicano morto nel sonno il 16 novembre del 2009: in passato aveva giocato nel Villarreal e non gli era stata riscontrata alcuna anomalia cardiaca. Oggi su As c'è un fondo di un medico spagnolo specializzato in medicina sportiva, il dottor Gonzalez, intitolato "Si ripete una storia senza soluzione". Questo l'attacco: "Ho già detto in varie occasioni che la medicina oggi non ha una risposta chiara per spiegare la morte istantanea". Può essere vero, ma è certo che in Italia i controlli medici effettuati sugli sportivi cominciano molto presto, con i bambini, e sono avanzati e scrupolosi. Basti citare i casi di Kanu, Fadiga e Koné, tre giocatori africani che avevano giocato a lungo e in diversi Paesi prima di arrivare da noi. In Italia sono stati fermati, e, nei primi due casi, operati. A Fadiga e Koné i medici italiani avevano consigliato di smettere di giocare, per il proprio bene. I due hanno continuato altrove.

FONTE Gazzetta.it

MINACCIA SUL MEKONG

Il traffico d’imbarcazioni tra Cina e Thailandia sul fiume Mekong, ma soprattutto la costruzione di nuove dighe lungo il suo corso, minacciano l’ecosistema di uno dei fiumi più importanti dell’Asia. Il Laos, con l’ambizione di diventare “la batteria dell’Asia”, sta pianificando di costruire lungo il corso del Mekong e dei suoi affluenti settanta dighe, sette delle quali già costruite. La Cambogia ne sta progettando altre due. Negli ultimi anni i commerci via Mekong tra Cina e Thailandia sono aumentati del 50 per cento, rendendo il fiume un ingresso preferenziale per i commerci con la Cina. E Pechino, per spianare il corso del fiume, ha distrutto con la dinamite montagne e cascate. “Questo sviluppo improvviso e intensivo minaccia le popolazioni che vivono da millenni in armonia con il fiume”, avverte il New York Times. “Tra le conseguenze più pericolose della costruzione delle dighe lungo il corso del Mekong ci sono i danni che provocano sulla pesca e sulle coltivazioni di riso del delta, che sono una delle attività primarie di sostentamento delle popolazioni lungo le sue rive”, scrive il New York Times. Le nuove dighe sono una questione cruciale per le sessanta milioni di persone che abitano nel bacino del Mekong, alcuni analisti avvertono che nei prossimi anni i conflitti sociali intorno a queste grandi opere sono destinati ad acuirsi. “Il maggiore imputato è la Cina, che danneggia il fiume a monte e sembra non curarsi delle conseguenze per i paesi che sono più a valle, come l’impoverimento della fauna ittica e l’inquinamento del corso del fiume. Ad agosto in Vietnam alcuni attivisti hanno cominciato una campagna per denunciare lo scempio rappresentato dalle dighe e movimenti come questi sono presenti in molti paesi”, continua il New York Times. Tuttavia per molti lo sviluppo economico e industriale di questo pezzo di Asia passa anche attraverso la costruzione di sbarramenti che “diventano anche un simbolo” dell’autonomia energetica e del progresso. Per esempio il governo del Laos ha pubblicizzato le nuove dighe definendole “l’energia per sconfiggere la povertà”. “I livelli dell’acqua un tempo dipendevano dalle stagioni, ora dipendono dalla volontà del governo cinese di aprire i rubinetti”, conclude il New York Times.
Foto del reportage apparso sul NY Times

domenica 24 ottobre 2010

AKUKU IL POLIGAMO

Si è spento in Kenya dopo una lunga malattia all'età di 92 anni Akuku Danger, il poligamo più prolifico del mondo. L'uomo era noto per avere sposato 130 donne, divorziato una ottantina di volte e avere avuto 210 figli. Un vero e proprio "maestro della seduzione", basti pensare che era conosciuto con il nome Danger (pericolo in italiano), per la forza seduttiva che riusciva ad avere con le donne. Il suo primo matrimonio risale al 1939, mentre l'ultimo al 1997, all'età di 79anni, con una giovane di appena 18 anni, che adesso ha tre figli. Akuku Danger ha fatto della poligamia un vero e proprio business. Turisti e reporter spesso si sono recati nella sua casa nel distretto di Ndhiwa nell'ovest del Kenya, vicino al Lago Vittoria, per fotografarlo e intervistarlo, ovviamente dietro pagamento di un compenso. Tom Akuku, uno dei suoi figli, 'portavoce' della numerosa famiglia, ha spiegato che "solo" 40 matrimoni sono stati riconosciuti dalle leggi dell'etnia Luo, e "solo" 22 mogli sono ancora in vita. "Dei 210 figli - ha aggiunto Tom Akuku - di cui 104 donne e 106 uomini, molti sono morti". A ciò vanno aggiunti gli oltre 200 nipoti che vivono nello stesso distretto e molti di loro hanno anche "incarichi di prestigio nella pubblica amministrazione e in imprese private". Intervistato varie volte dalla stampa locale, Danger era solito spiegare il suo charme in questo modo: "Nella mia vita sono stato considerato molto affascinante, nessuna donna riusciva a resistere al mio fascino, ero come una calamita, gli altri uomini di fronte a me scomparivano". Il suo segreto? "Una dieta alimentare ferrea, evitare i grassi e il sale e mangiare cibo tradizionale e frutta dopo i pasti". La poligamia è diffusa in Kenya, ed è praticata a tutti i livelli, anche quelli più alti e colti della società, sia rurale che metropolitana. L'anno scorso è stata presentata una proposta di legge in Parlamento che ne chiede la legalizzazione. A tutt'oggi è tollerata come costume tradizionale, ma non è registrata. La Chiesa è contraria alla legalizzazione, ma molti legali difendono la poligamia poiché ritengono che in questo modo sarebbero difese le spose 'tradizionali', e soprattutto i figli di quelle unioni non sarebbero legati per il loro futuro solo alle decisioni unilaterali paterne, ma avrebbero diritti precisi.

sabato 23 ottobre 2010

BIANCANEVE VIVE IN FRANCIA

Una donna di 60 anni, Lydia Paillard, era stata dichiarata morta dai medici dell'ospedale di Bordeaux, in Francia. Ma dopo 14 ore, mentre i familiari erano al suo capezzale pronti a "staccare la spina", Lydia ha riaperto gli occhi esclamando: "Ho dormito proprio bene". La Paillard era entrata in clinica per sottoporsi ad una chemioterapia e subito dopo aver preso alcuni farmaci antiematici si era sentita male convincendo tutti di essere deceduta. Un medico ha descritto la scena del risveglio della donna. "Siamo stati al suo capezzale quando all'improvviso ha aperto gli occhi, si è seduta sul letto e ha detto: Mi sento molto meglio. Ho dormito molto bene". Uno dei due figli della donna, Serge Paillard, ha aggiunto che in ospedale il personale aveva chiesto alla famiglia il permesso di spegnere le macchine che tenevano in vita la madre. "E' stata una richiesta terribile quella che hanno fatto i medici", ha spiegato. "Naturalmente siamo contenti che mia madre sia viva ma abbiamo bisogno di una spiegazione dettagliata di come questo sia potuto accadere". La signora Paillard ha dichiarato che ricorda che si è sentita poco bene dopo aver ricevuto l'iniezione per prevenire il vomito. Il dottor Yves Noel, direttore del policlinico di Bordeaux, ha detto che la signora Paillard potrebbe aver avuto un attacco epilettico che l'ha portata ad avere un aspetto molto vicino alla morte. "I nostri medici più esperti l'hanno esaminata attentamente e tutti l'avevano dichiarata clinicamente morta. Si tratta di un evento estremamente raro".

venerdì 22 ottobre 2010

ETERNA GIOVINEZZA

L'eterna giovinezza, almeno quella 'apparente', potrebbe in un futuro non lontano diventare realtà. Un gruppo di scienziati ha infatti identificato 1.500 geni responsabili delle tanto odiate rughe, e individuato le otto principali cause dell'invecchiamento. La scoperta potrà aprire la strada alla produzione di nuovi, e più efficaci, farmaci o creme anti-invecchiamento. Il team di ricercatori, riferisce il Daily Mail, appartiene al gigante della cosmetica Procter & Gamble, coinvolta nel progetto 'Genoma umano', da 2 miliardi di sterline, lanciato proprio per individuare le cause genetiche dell'invecchiamento. "Grazie a questo progetto - ha detto il dottor Jay Tiesman, scienziato di Procter & Gamble - abbiamo potuto analizzare i cambiamenti genetici che si verificano sulla nostra pelle". Secondo Tiesman, la pelle invecchia in otto modi diversi, ciascuno dei quali è controllato da un proprio gruppo di geni. I ricercatori credono che tra i 1.500 geni responsabili delle rughe, 700 sono legati all'idratazione della pelle, che con il tempo diventano meno attivi e determinano la formazione delle rughe. Altri geni 'chiave', riporta il quotidiano, sono i 40 coinvolti nel 'crollo' del collagene, proteina del tessuto connettivo, e i 400 legati all'infiammazione della pelle, oltre a quelli che influenzano la reazione della pelle alla luce solare. Per gli studiosi importante è anche la risposta della pelle ai radicali liberi. Individuando il Dna coinvolto nell'invecchiamento della pelle, i ricercatori sperano così di poter creare nuovi farmaci o creme che possono stimolare alcuni geni, e sopprimerne altri, per 'restaurare' look giovanili. Secondo il professor Anthea Tinker, studioso degli aspetti sociali dell'invecchiamento presso il King's College di Londra, "le persone di una certa età sono interessate all'estetica quasi come i giovani e rappresentano un mercato importante e in crescita". Se si invecchia bene come Cliff Richard o male come Keith Richards, osserva il quotidiano, "dipende comunque in parte dai nostri geni, ma in parte anche dal nostro stile di vita". In proposito il quotidiano ricorda che le principali cause dell'invecchiamento della pelle sono l'esposizione al sole ed il fumo.

giovedì 21 ottobre 2010

QUALI I GENITORI MIGLIORI?

Altro che poco adatte a crescere i figli: le coppie lesbiche sarebbero, in realtà, i genitori migliori, secondo uno studio dell’Università della California – San Francisco, cominciato nel 1986. La ricerca si basa su un campione di 78 ragazzi, tutti nati da coppie lesbiche attraverso l’inseminazione artificiale con seme di donatore esterno, intervistati all’età di 17 anni. Gli adolescenti hanno dimostrato non solo di avere migliori risultati a livello scolastico, ma anche di cavarsela meglio nei rapporti sociali e di essere più obbedienti e meno aggressivi dei ragazzi nati da genitori etero presi in esame. Lo studio, secondo la ricercatrice Nanette Gartrell della Ucsf, dovrebbe sfatare i pregiudizi legati alle adozioni da parte di coppie omosessuali, vietate in alcuni Stati americani, così come in Italia. Un’opinione condivisa anche dal sociologo Stephen Russell dell’Università dell’Arizona. «La ricerca conferma quello che molti psicologi dello sviluppo già sospettavano e cioè che i bambini con genitori omosessuali crescano in maniera altrettanto equilibrata di quelli nati in famiglie etero» spiega Russell. «Questa è una grande tragedia per il nostro Paese – continua il sociologo – Ci sono moltissimi bambini orfani che rimangono senza genitori perché le coppie gay che lo desiderano non possono comunque adottarli». Il fenomeno, in effetti, avrebbe dimensioni considerevoli secondo Evan B. Donaldson dell’Adoption Institute di New York. Oltre 100 mila bambini negli Stati Uniti sarebbero in attesa di adozione e solo il 4 per cento dei 65 mila che già hanno trovato una famiglia, sarebbero stati affidati alle cure di genitori dello stesso sesso, nonostante l’elevato numero di domande provenienti da coppie gay e lesbiche.

mercoledì 20 ottobre 2010

ADDIO TOM


Ho un groppo in gola, e' morto a 83 anni Tom Bosley, il papà Howard Cunningham della famiglia protagonista di Happy Days. Si è spento a causa di un infarto, dopo una lunga lotta contro il cancro. TV Guide aveva classificato Bosley, nelle vesti di Howard Cunningham, al posto numero 9 della classifica dei «50 Greatest Dads of All Time Tv» nel 2004, i 50 più grandi "papà" della storia della Tv. La serie televisiva che ha accompagnato i pomeriggi di un'intera generazione, quella che oggi ha 40 anni o su di lì, aveva debuttato nel 1974 ed era proseguita per ben 11 stagioni, dopo aver introdotto personaggi diventati classici della cultura popolare, come il bullo Arthur Fonzarelli (Fonzie), e il bravo ragazzo Richie Cunningham. La serie, ambientata a Milwaukee, era imperniata sulle vicende quotidiane della famiglia Cunningham. La famiglia era composta da Howard, proprietario di un negozio di ferramenta, da sua moglie, la casalinga Marion e dai figli Charles (detto Chuck), Richard (detto Richie) e Joanie. Il figlio maggiore Chuck ha partecipato solo alle prime due stagioni, per poi scomparire dal cast. Dopo Happy Days, Bosley aveva avuto un ruolo ricorrente nella serie "La Signora in Giallo" nelle vesti dello sceriffo Amos Tuppler. Nel 1994 aveva rivestito il ruolo di Maurice nella versione di Broadway de «La Bella e la Bestia». Il suo primo successo era giuto come attore a Broadway, nel 1959, come protagonista del musical "Fiorello!», che raccontava la storia del famoso sindaco italo-americano di New York, Fiorello La Guardia.
Un abbraccio Tom, grazie per aver accompagnato i nostri pomeriggi di tanti anni fa, resterai sempre nei nostri cuori.

martedì 19 ottobre 2010

SCOTHNUCLEARLAND

All'inizio di agosto il pontone "Mothership" ancorato a a 550 metri al largo della centrale nucleare di Caithness a Dounreay, in Scozia, ha calato un Remotely operated vehicle (Rov) delle dimensioni di una piccola ruspa che ha già trovato 279 "particles", o hotspot, di cui 40 considerati a un rischio "significativo" per la salute. Negli ultimi due mesi sono stati recuperati 255 hotspot. Il robot sottomarino lavora 24 ore su 24, assistito sul pontone da 22 lavoratori, ed ha fino ad ora esaminato quasi tutti i 31 acri di fondale previsti per le tre campagne estive, un'area grande quanto 17 campi di calcio. La ricerca, che continuerà anche questo mese, fino ad ora è costata 1 milione e 500 mila sterline, senza comprendere il costo del Rov che è di 800 mila sterline. In tutto si prevede di indagare su 40 acri di fondali (100 ettari). Un portavoce di Dounreay ha spiegato a "The Scotsman": «Sappiamo che non è realistico aspettarsi di recuperare ogni singola "particle " che è stata rilasciato. Tuttavia, nell'ambito della bonifica del sito, stiamo facendo il massimo sforzo possibile per recuperare il maggior numero delle "particle " più pericolose». Nel 2009, in un'operazione minore svolta su 118 acri di fondale marino, sono state recuperate 115 "particelle" di Cesio 137, tra cui 28 reperti considerati "significativi", provenienti dalle barre di combustibile nucleare ritrattato, residui che sono finiti tranquillamente negli scarichi liquidi a mare per quasi 30 anni, finendo anche sulle spiagge di Dounreay. E' da oltre un quarto di secolo che i frammenti di combustibile nucleare irraggiato scaricato in mare negli anni '60 e '70 davanti a Dounreay stanno causando una forte preoccupazione, ma la dimensione e la gravità del problema sono venute fuori solo alla fine degli anni '90, dopo un'indagine svolta dall' UK Atomic energy authority. Le "particles" vennero rimosse dalle spiagge, ma nessuno indigo du cosa aveva scaricato la centrale nucleare sul fondo del mare. Subito si pensò addirittura di utilizzare dei subacquei per mappare l'area più inquinata e rimuovere il materiale radioattivo, ma poi si capì che era troppo pericoloso. Solo nel 2007, dopo una consultazione in due anni, è stato si è deciso di rimuovere i materiali più pericolose in mare aperto, intanto si è continuato a bonificare le spiagge recuperando le "particles". Il Rov che sta setacciando i fondali al largo di Dounreay e un "tracked seabed crawler" basato sulla tecnologia svioluppata dall'industria d petrolifera/gasiera offshore, é dotato di un "7ft-wide detection system" capace di trovare frammenti di materiale radioattivo fino a due piedi sotto i sedimenti. Gli "hotspots" vengono stoccati in due tank, per poi venire riportati in superficie sul pontone che li porta alla centrale nucleare per analizzarli. Nell'area interessata dalle ricerche ci dovrebbero essere almeno 700 "particles" radioattive, 200 delle quali sarebbero ad alto rischio per la salute umana. Secondo le cifre ufficiali, negli anni passati sono stati recuperati dai fondali marini davanti alla centrale di Caithness 1.100 campioni radioattivi e ne sono stati ritrovati altri 400 ritrovati in secche e banchi in mare aperti. Il lavoro fa parte della dismissione della vetusta e pericolosa centrale di Dounreay che richiederà altri 15 anni ed un costo complessivo valutato fino ad ora in 2,6 miliardi di sterline. La Bbc sottolinea che i contribuenti britannici stanno pagando milioni di sterline solo «per correggere gli errori nucleari del passato». Bill Thomson, del Dounreay site restoration limited (Dsrl) è incaricato dell'intera operazione di bonifica e spiega a Bbc Scotland: «E' stata un'operazione storica che era stata rappresentata come perfettamente accettabile al tempo in cui è stata realizzata. Le cose cambiano, abbiamo trovato questa roba e abbiamo deciso che dovevamo fare qualcosa al riguardo. Il pubblico ha deciso che dovevamo fare qualcosa di "fine", che è quello che facciamo». Il recupero del materiale radioattivo deve fare i conti spesso con le pessime condizioni del mare di Pentland Firth che limitano il tempo disponibile per le attività di recupero . Intanto a terra continua lo smantellamento della centrale nucleare e niente, nemmeno la cupola che era diventato un elemento "storico" e cospicuo del paesaggio, rimarrà in piedi, «Gli esperti - sottolinea la Bbc - dicono che il rischio di radiazioni nucleari è troppo grande per consentire l'accesso del pubblico per i prossimi 300 anni». Mentre succede tutto questo in Gran Bretagna molti continuano a dire che il nuclear fast reactor programme è stato un grande successo, ma ora i costi e i rischi lasciati in eredità da quel progetto abbandonato sono molti di più di quelli che avevano immaginato i suoi progettisti ed i politici che lo hanno reso possibile.
Fonte: Greenreporter

lunedì 18 ottobre 2010

NUCLEAR EMERGERNCY DAY

E' arrivato il giorno del “Nuclear Emergency”, la serata-evento contro il nucleare al Teatro Vittoria di Roma. In pochi giorni Greenpeace ha ricevuto tantissime prenotazioni, quindi per permettere a tutti voi cyberattivsti di partecipare trasmetteremo l’evento anche in streaming sul sito. Oggi ore 20.30 collegati e segui la diretta insieme a noi per scongiurare il rischio di un futuro radioattivo. “Nuclear Emergency” si aprirà con l’eclettismo musicale di Adriano Bono & Torpedo Sound Machine, a seguire l’eco-comicità di Diego Parassole, con il suo spettacolo “Che Bio ce la mandi buona”. Poi saliranno sul palco la cantante partenopea, Teresa De Sio, che leggerà “La cattiva sorella. Lettera alle vedove dei liquidatori di Cernobyl” e Giovanni Soldini, il navigatore italiano delle imprese in solitaria.La seconda parte sarà tutta musicale, con le note speciali dei Têtes de Bois, le sonorità di Leo Pari e l’hip hop del Piotta. La serata si chiuderà sulle note di “NO AL NUCLEARE” il brano degli “Artisti contro il nucleare”. Segui oggi on line a partire dalle 20.30 e condividi questo link www.greenpeace.it/diretta tra i tuoi contatti. Aiutaci a far crescere questa grande community che dice basta alla truffa nucleare del Governo!

domenica 17 ottobre 2010

MAMMA MIA DAMMI MILLE EURO CHE ALL'ESTERO ME NE VOGLIO ANDAR...

Mamma mia dammi cento lire che in America voglio andar. Chi non l'ha sentita canticchiare almeno una volta nel corso della sua vita, un motivetto canoro ormai di vecchia data che ricorda un'epoca ormai passata in cui chi era giovane sognava di andaresene via dall'Italia per trovare un posto di lavoro. Forse l'anno venturo qualche rapper italiano proporrà un rifacimento musicale all'industria discografica per lo scenario italiano, magari qualcosa del tipo "Mamma mia dammi 1000 euro che all'estero me ne voglio andar". L'Italia è stata assogettata al dictat delle privatizzazioni e della concorrenza sleale: si è fatto l'impossibile per distruggere quello che è stato costruito dal dopoguerra ad oggi, soprattutto il cosidetto vantaggio competitivo italiano non esiste più. Interi distretti industriali messi in ginocchio e decimati per aver abbracciato il pensiero globalizzante. Mi fanno ridere queste farse politiche (rosse, nere, azzurre e verdi) che ora lanciano moniti sui livelli occupazionali in Italia, mi sembra di vedere una banda di piromani che grida "al fuoco, al fuoco". Nessuno di loro è più attendibile o credibile, spero che presto uno tsunami elettorale li spazzi via nel dimenticatoio per sempre, assieme a tutte le loro beghe di partito e le deliranti notizie di gossip. Ho intervistato in questi giorni alcuni imprenditori dei distretti conciari italiani, Arzignano (Vicenza) e Santa Croce sull'Arno (Pisa): ormai non hanno più lacrime per piangere. Migliaia di imprese non esistono più, cancellate anagraficamente come i database colpiti da un virus informatico. Siamo forse l'unico paese al mondo che non si difende, che consente l'ingresso indiscriminato tanto di lavoratori quanto di merci (alimentari e non) che compromettono sia i postii di lavoro italiani e sia i prodotti tipici italiani. Chi si approvigionava del prodotto finito italiano adesso si rivolge altrove per prodotti meno costosi realizzati in Oriente, con inquietanti interrogativi sullo sfruttamento degli allevamenti intensivi e sull'inquinamento ambientale. A questo bisogna inoltre aggiungere tutti gli imprenditori conciari che continuano a fare "resistenza" confidando nella vocina interiore che suggerisce loro di resistere perchè la cosidetta "crisi" presto finirà. Per resistere sono disposti a iniettare a fondo perduto denari e risparmi che avevano accantonato negli anni prima ritenendo che in un prossimo futuro lo scenario migliorerà. Certo che muterà, ma in peggio. Purtroppo anche loro finiranno male nonostante le loro buone intenzioni. In Italia si è verificato proprio questo: fino a quando la torta era grande, c'era spazio e successo per tutti, mentre ora che siamo passati da un mercato concorrenziale ad uno competitivo, si è vista la differenza tra chi sa fare impresa e chi è imprenditore improvvisato. Ormai le cronache imprenditoriali si sprecano: anche il distretto della concia verrà sacrificato e centinaia di migliaia di posti (tra diretto ed indotto) saranno polverizzati. Purtroppo non si recupereranno mai più. A questo punto vorrei sapere come si dovranno riciclare o reinserire le persone che si troveranno senza occupazione. Alcuni giorni fa rincasando in treno, ascoltavo di nascosto le conversazioni di un gruppo di studenti universitari di Milano, che idealizzavano sul loro radioso futuro (secondo le loro aspettative) e sulla loro futura professione (e remunerazione). Poveri illusi. MI sembrava di ascoltare le esternazioni ed i sogni plagiati dei partecipanti di "Amici" condotto da Maria De Filippi. Inutile arrabbiarsi con queste generazioni di ragazzi, poco più che ventenni. La colpa non è loro, ma eventualmente dei loro stessi genitori, che hanno appoggiato ed osannato tanto a destra quanto a sinistra falsi profeti (da Prodi a Berlusconi), i quali hanno svenduto il futuro di questo paese e compromesso il benessere delle future generazioni.

Fonte:

sabato 16 ottobre 2010

CHE MONDO DI M !!!!!


Che sia un’isola, per di più fantasma, è ancora da vedere. Eppure, da quasi mezzo secolo quattro Stati europei si stanno dando battaglia a colpi di risoluzioni, proclamazioni, «invasioni» per annettersela. Non tanto per quello che rappresenta, uno degli scogli più sperduti e isolati del mondo, ma per quanto c’è «sotto»: petrolio. Si chiama Rockall l’oggetto, o se vogliamo lo scoglio, del contendere. È una piramide di granito di origine vulcanica che si erge, come la pinna dorsale di un gigantesco squalo, dall’Atlantico più tempestoso. Così tempestoso che di fatto è quasi impossibile determinare l’altezza del monolite dalla superficie del mare: tra i venti e trenta metri, dipende dalle giornate. Per una superficie di circa 642 metri quadrati. La sua posizione - 57° 35’ 48” Nord e 13° 41’ 19” Ovest - è determinata, anche se il suo orientamento rispetto al Polo non è così certo, perché l’area è bombardata da forti radiazioni magnetiche, forse generate dalla troctolite, un minerale che compone le montagne sommerse che la circondano, di cui è stata trovata traccia anche sulla Luna. E forse anche dalla bazirite, che esiste unicamente qua. Pare che Rockall sia spuntata dal mare 55 milioni di anni fa, quando l’antico supercontinente di Laurasia è andato in tilt e l’Europa e la Groenlandia si sono separati. Sarebbe comparsa per la prima volta su una mappa portoghese nel 1550, come Rochol, ma per almeno due secoli è stata scambiata per la Frislandia, l’isola fantasma indicata anche dal navigatore veneziano Nicolò Zeno, e per l’altrettanto misteriosa isola di Buss. Qualcuno sostiene anche che sia una scheggia del mitico Regno di Brazil, la terra dell’eterna giovinezza, che appariva e scompariva. Come Rockall, quando - e succede spesso visto l’impeto dell’Atlantico - è travolta dalle onde. La più grande misurata dall’uomo era alta 29 metri. Non è nemmeno certa l’etimologia del suo nome: dipende se si parla in antico gaelico, in scozzese, in portoghese. L’accezione inglese, Rockall, potrebbe significare «roccia ruggente», ma potrebbe anche derivare dal tenente Basil Hall, il primo che ha descritto la sua scoperta, registrata nel 1881 con la spedizione dei reali vascelli britannici Endymion e Princess Charlotte. Di sicuro c’è solo che dista 301,4 chilometri a ovest dell’isola di scozzese di St. Kilda, la terra ad essa più vicina e 424 dal Donegal, Irlanda. Ciò, in accordo con le coordinate correnti, stabilite per la prima volta con uno strumento elettronico nel 1967. Ma di chi è questo scoglio? Sta proprio qui la questione. La Gran Bretagna l’ha rivendicato, con atto parlamentare e nel nome di Sua Maestà la Regina, nel 1972, annettendolo all’isola di Harris, parte della contea scozzese di Inverness. Ma nessun altro Stato ha riconosciuto questo colpo di mano. E men che mai l’Irlanda, l’Islanda e la Danimarca, quest’ultima attraverso le Far Oer, che vantano analoghe mire espansionistiche. Meriterebbe un libro, questa battaglia. Perché, al di là degli atti amministrativi, è anche una storia di uomini. Non soltanto quella dei poveretti, tanti, che vi sono naufragati. Ma anche quella di quelli, pochi, che vi hanno messo piede. A cominciare dai tre militari della Royal Navy e del naturalista James Fischer spediti da Londra a conquistare Rockall, nel 1955, ufficialmente per impedire ai sovietici di spiare il lancio di prova dalle isole Ebridi del Corporal Type II, il primo missile britannico (made in Usa). Hanno fatto seguito altri tentativi, qualcuno riuscito, di appollaiarsi sulla sommità del monolite, dove non ha resistito sotto le onde nemmeno un piccolo faro per l’ausilio alla navigazione. Attualmente è in corso la preparazione di un’ennesima spedizione, a scopo caritatevole («Help of Heroes»): un ex militare britannico, Nick Hancock, vuole andarci nel 2011, duecento anni dopo la scoperta, per centrare il record della più lunga occupazione di Rockall nella storia, restandovi sopra per 60 giorni, in assoluta solitudine. Marosi, molluschi e uccelli marini esclusi. In realtà, questi «assalti», almeno quelli del passato, non hanno rappresentato soltanto un puro esercizio di eroismo. La Convenzione delle Nazioni Unite per il diritto internazionale marittimo, firmata a Montego Bay nel 1982, stabilisce infatti che si possa parlare di isola soltanto quando una terra è in grado di assicurare la vita degli uomini e abbia una vita economica autonoma. Diversamente, si tratta di scoglio, e come tale è di tutti e di nessuno. Patrimonio dell’umanità, come sostiene Greenpeace, che ha «conquistato» Rockall per 42 giorni, nel 1997, fondandovi lo Stato libero di Waveland, «terra delle onde», per protestare contro la ricerca e lo sfruttamento dei giacimenti di petrolio sommersi. Gli ambientalisti avevano anche raccolto cittadini da tutto il mondo, su Internet, ma poi quest’utopia è naufragata perché la società che aveva sponsorizzato l’iniziativa ha fatto bancarotta. I britannici, insomma, hanno cercato di abitare questa «roccia ruggente» per dare fondamento alla loro annessione. E così, esercitare i propri diritti - come zona economica esclusiva - sui banchi di pesca ma soprattutto sulle risorse minerarie e petrolifere che nascondono i suoi fondali. Tenendo lontani, naturalmente, tutti gli altri candidati. I negoziati tra Londra, Copenhagen, Rejkjavik e Dublino restano aperti. È, forse, l’ultimo rigurgito imperiale d’Europa.

venerdì 15 ottobre 2010

LA FINTA AUTONOMIA PAPUA

Papua, la provincia più orientale dell'Indonesia, vuole l'indipendenza. Che Jakarta, considerando le ricchezze naturali coinvolte, non le concederà mai.
Sono lontani da tutto: geograficamente e culturalmente da una capitale (Jakarta) che non riconoscono come loro, per di più praticamente sconosciuti a un Occidente che pur simpatizza con le simili aspirazioni di curdi e tibetani. Ma gli abitanti nella remota Papua occidentale (o solo Papua, per gli indonesiani) potrebbero presto far parlare di sé, perché la situazione sul campo - come denuncia la recente analisi di un think tank australiano - rischia di degenerare. Insoddisfatti di un'autonomia mai davvero applicata, i papuani chiedono ora l'indipendenza. Una prospettiva che l'Indonesia, date le ingenti risorse naturali di questa terra, non ha certo intenzione di far diventare realtà. Dopo la delibera della "Camera bassa" della provincia, che in giugno ha deciso di rigettare lo status di autonomia concesso nel 2001, a inizio luglio migliaia di papuani (almeno 20 mila secondo fonti locali, un decimo per la stampa di Jakarta) hanno circondato il Parlamento della capitale provinciale Jayapura, difeso da centinaia di soldati e poliziotti. La manifestazione si è poi spenta gradualmente, senza dar vita ai temuti scontri. Ma la domanda d'indipendenza rimane attuale, e in agosto verrà affrontata anche dalla "Camera alta" della provincia, che valuterà una richiesta formale al governo di Jakarta. L'indipendenza fu sfiorata negli anni Sessanta, ma mai si concretizzò. Ex colonia olandese, come il resto dell'arcipelago, Papua cullò il sogno di essere completamente autonoma, ma gli ex padroni olandesi la lasciarono invece sotto una provvisoria amministrazione dell'Onu. Nel 1969, un migliaio di leader tribali furono costretti - sotto la minaccia del fucile, letteralmente - a votare per l'annessione all'Indonesia: l' "Atto di libera scelta", come fu paradossalmente chiamata la decisione, ottenne il 100 percento dei voti favorevoli. Gli Usa, che ai tempi della guerra del Vietnam contavano più che mai sull'Indonesia come alleato moderato nella regione, non ebbero da ridire. Anzi: il loro tacito appoggio fu premiato con una legge che permise nuovi investimenti stranieri. La Freeport-McMoRan, società americana, fu la prima a strappare la concessione che ancora oggi le permette estrarre oro e rame da Papua. Nella provincia più orientale dell'arcipelago indonesiano, di cui occupa un quinto della superficie, le ricchezze naturali sono enormi. Oro, rame, metano, legname, olio di palma: nelle foreste dell'isola, divisa a metà dal confine che separa la parte indonesiana e l'indipendente Papua Nuova Guinea, c'è l'imbarazzo della scelta. Le compagnie straniere, come l'americana Freeport e l'australian Bhp Billiton, mungono le risorse della provincia, e il governo indonesiano ci guadagna di conseguenza. Ai papuani, lamentano gli abitanti, arrivano le briciole. Oltretutto, negli ultimi anni Jakarta ha incentivato l'emigrazione interna di indonesiani verso Papua, tanto da diluire la popolazione autoctona e ridurre ulteriormente la fetta di economia da essa controllata: un altro fattore di scontento per i locali, etnicamente diversissimi - sono melanesiani, più simili agli aborigeni australiani - dagli "indonesiani", come chiamano collettivamente qualsiasi persona proveniente dal resto dell'arcipelago. Rivendicazioni che si concretizzano in un vasto appoggio ai ribelli del Free Papua Movement. La presenza militare indonesiana, specie a protezione delle terre ricche di risorse, è imponente ma non riesce a impedire episodi di violenza; nell'ultimo anno, diversi agguati a dipendenti delle compagnie straniere hanno causato tre morti e decine di feriti. Sostenere la causa indipendentista, o anche esporre la bandiera nazionale, può costare il carcere; i racconti di torture e altre intimidazioni sono diffusi. Ma nelle impenetrabili foreste papuane, i ribelli - armati di archi e lance di legno - godono di diverse roccaforti. Finora Jakarta - che proibisce l'accesso a Papua ai giornalisti - ha tollerato, senza usare la mano pesante. Ma se le manifestazioni popolari dovessero continuare, il rischio di violenze non potrà che aumentare.

FONTE: PACEREPORTER

giovedì 14 ottobre 2010

DEPOSITO NUCLEARE

La ”Carta preliminare delle aree potenzialmente idonee”, in cui la Sogin indica 52 siti che potrebbero ospitare il Deposito unico nazionale delle scorie, ”è pronta, ben chiusa in cassaforte, e non è stata resa nota a nessun organo di stampa”: ora non resta che aspettare ”l’ok” dell’Agenzia della sicurezza nazionale (costituita, e in attesa delle nomine), per poi avviare un ”percorso di condivisione” con i territori e gli enti locali. E’ quanto è emerso lunedì 11 ottobre a Potenza nel corso del Tavolo regionale per la trasparenza sul nucleare: il commissario della Sogin, Francesco Mazzuca, ha spiegato che la scelta dei potenziali siti ”è avvenuta in base a criteri internazionali” e che, come disposto dalla legge, si ascolteranno le Regioni, i Comuni, i sindacati e le associazioni locali, ”con un metodo condiviso poiché il Deposito rappresenta un’opportunità, come dimostrato in altre nazioni, tra cui la Finlandia, dove il sito è stato letteralmente conteso tra diverse zone”.
Il progetto, su un’area di circa 300 ettari, prevede, oltre al Deposito anche laboratori di ricerca, insediamenti industriali, centri di formazione e informazione. Che dovrebbero essere realizzati, secondo quanto si è appreso, anche a prescindere dalla costruzione in Italia di nuove centrali nucleari. Ma la Basilicata, anche lunedì, ha continuato a dare il suo netto ”no”. Un rifiuto che si è consolidato dopo la protesta del novembre 2003, all’indomani della decisione dell’allora Governo di realizzare a Scanzano Jonico (Matera) proprio il deposito unico delle scorie, progetto ritirato dopo proteste che bloccarono la zona per diversi giorni. E’ stato il governatore lucano, Vito De Filippo, a ribadire il concetto di ”radicale contrarieta”’ al nucleare, al progetto e al metodo di scelta dei siti: questo territorio ”ha già dato” con l’impianto ex Itrec della Trisaia di Rotondella (Matera), in cui dagli anni Sessanta sono custodite 64 barre di uranio irraggiato provenienti dagli Stati Uniti. E proprio a questa struttura è stato dedicato l’incontro dell’undici ottobre. La Sogin ha infatti presentato il piano triennale di ”decommissioning” in cinque punti, che prevede, tra l’altro, entro la metà del 2011 la consegna all’Ispra del rapporto di progetto particolareggiato per lo stoccaggio a secco delle barre e la presentazione, a giugno dello stesso anno, dell’istanza di autorizzazione alla disattivazione del sito al ministero dello Sviluppo economico: ”Lo spostamento in avanti del cronoprogramma – ha detto De Filippo – è insopportabile. I tempi per le attività previsti in precedenza, fissavano il completamento delle diverse fasi tra il 2007 e il 2010, mentre oggi si va dal 2011 al 2014. Chiediamo inoltre anche tutte le carte e tutti i documenti prodotti dalla Sogin per descrivere le attività da fare”.

mercoledì 13 ottobre 2010

ARRIVA IL VACCINONE!

La meningite da oggi può essere combattuta con un vaccino made in Italy. “Il vaccino – afferma il coordinatore dell’equipe dall’azienda farmaceutica svizzera Novartis Vaccines che ha l’ha creato, Rino Rappuoli – è in grado di garantire una protezione dalla meningite meningococcica maggiore e più duratura, grazie all’utilizzo di una proteina carrier che aumenta la risposta di difesa dell’organismo”. Il nuovo siero, infatti, è in grado di offrire la protezione da 4 dei 5 sierogruppi (A, C, W135 e Y) più pericolosi del meningococco. Questa soluzione è ottima – precisa il presidente della Società italiana di Pediatria (SIP), Alberto Ugazio – “soprattutto per gli adolescenti perché vivono in comunità più affollate e soprattutto perché viaggiano molto, il che aumenta il rischio di venire a contatto con ceppi oggi ancora poco presenti da noi, ma frequenti altrove. Va detto poi che la distribuzione dei ceppi è molto fluida, varia in continuazione: una volta l’A era solo in Africa, e l’Y solo in Asia; oggi sono anche qui. Ci vorrebbe una politica vaccinale non regionale come è in Italia, e come non va bene, ma addirittura continentale”. Il direttore del Servizio di igiene a sanità pubblica di Taranto e membro della Società italiana di igiene, Michele Conversano, ha affermato che “a questo proposito abbiamo elaborato noi della Società di igiene insieme alla Sip un calendario vaccinale nel quale proponiamo la vaccinazione attiva e gratuita a tutti gli undicenni col nuovo tetravalente, oltre a quella, sempre attiva e gratuita, per tutti i neonati di 12 mesi con l’anti-meningococco C”.
FONTE: PRIMAPRESS

martedì 12 ottobre 2010

BENEVENTO IN MONGOLFIERA

Trenta equipaggi da tutto il mondo hanno dato vita al XXIV Raduno internazionale. L'evento è stato promosso ed organizzato dall'amministrazione comunale.


Si e' tunuto la settimana scorsa a Fragneto Monforte, in provincia di Benevento, il 24° Raduno Internazionale di Mongolfiere, l’appuntamento che anche quest’anno ha colorato il cielo di questo piccolo paese. Un appuntamento che si rinnova e che ogni anno riesce a richiamare nella cittadina beneventana tanti appassionati o semplici curiosi, impazienti di godere dello spettacolo di colore che ogni anno mongolfiere e palloni aerostatici sono in grado di regalare. Un evento cresciuto nel tempo e che è riuscito a guadagnarsi una valenza internazionale grazie alla partecipazione di equipaggi provenienti da numerosi paesi europei, guadagnandosi così la “palma” di più importante raduno organizzato del Sud-Italia. Al raduno hanno preso parte circa 20 mongolfiere , numerosa e' stat la presenza del pubblico. Durante le scorse edizioni avevano visto infatti la partecipazione di circa 120mila persone, recatesi a Fragneto non solo per godere dello spettacolo delle mongolfiere, ma anche per visitare il bel centro storico della cittadina. Il Raduno, infatti, è anche un’occasione per far conoscere il territorio, promuovendone la cultura, le tradizioni e le bellezze locali. Soddisfazione per la grande riuscita dell'evento è stata espressa dal Sindaco della città, Raffaele Caputo, che ha voluto sottolineare come “l’attenzione dei media e la massiccia partecipazione dei visitatori durante la manifestazione devono rappresentare per la comunità di Fragneto e per il Sannio un momento di forte promozione del territorio, ricco di storia, cultura e tradizioni: il raduno di quest’anno rientrava nel calendario delle iniziative organizzate nell’ambito delle celebrazioni del 150esimo Anniversario della Costituzione della Provincia di Benevento”. Molte le novità in calendario previste per quest’anno e il cui scopo primario e' stato proprio quello di promuovere il territorio. A tal proposito il sindaco ha voluto sottolineare: “Il programma dell’iniziativa privilegia proprio le tradizioni locali e si propone come vetrina delle bellezze tipiche della provincia di Benevento”.


lunedì 11 ottobre 2010

DATEMI IL MATTONE

In Cina ci sono almeno 64,5 milioni di nuove case disabitate, uno dei segnali più preoccupanti della speculazione immobiliare e della conseguente bolla che sta crescendo nel Paese. Il mercato del mattone rimane infatti pericolosamente iper-stimolato, una scelta economica che rischia di distruggere la stabilità sociale e finanziaria. Lo denuncia uno dei maggiori economisti cinese, su un giornale ufficiale. Secondo Yi Xianrong, economista dell’Accademia delle scienze sociali, “le misurazioni della distribuzione elettrica mostrano come ci siano circa 64,5 milioni di case e appartamenti vuoti, per la maggior parte nelle aree urbane del Paese. Sono state costruite speculando sul mercato, e non hanno trovato una sistemazione”. Sul Quotidiano del popolo, il professore definisce questo dato “scioccante. Se la bolla immobiliare non scoppia, ci saranno ripercussioni terribili sul benessere dei residenti. Sarà colpita la sicurezza finanziaria e la crescita economica coordinata”. Questa bolla è stata creata “dalla sbagliata distribuzione delle risorse, da distorsione dei prezzi e dallo spreco del benessere che deriva dalla crescita economica”. Anche se l’articolo è apparso sull’edizione internazionale del giornale, e non in quella cinese, la sua stesura dimostra che il governo ha paura di questa bolla e dell’instabilità che potrebbe creare. Pechino ha già annunciato una serie di misure per raffreddare il settore immobiliare, fra cui l’aumento dei tassi dei mutui, ma questo sembra ancora inefficiente. Lo scorso maggio il prezzo degli immobili è cresciuto dello 0,2% rispetto al mese precedente, e questo influisce sulle fasce più deboli della popolazione. Per il professore, servono passi più robusti: “Il problema è che l’investimento immobiliare ha completamente rovesciato il concetto tradizionale della gestione del benessere”.

sabato 9 ottobre 2010

HASTA COMANDANTE SIEMPRE

Oggi il Che se non fosse stato ammazzato avrebbe avuto 83 anni: un anziano signore che avrebbe potuto raccontarci la Storia.”… L’8 ottobre 1967 venne ferito e catturato da un reparto anti-guerriglia dell’esercito boliviano – “assistito” da forze speciali statunitensi costituite da agenti speciali della CIA – a La Higuera, nella provincia di Vallegrande (dipartimento di Santa Cruz). Il giorno successivo venne ucciso e mutilato ai polsi e caviglie nella scuola del villaggio. Il suo cadavere – dopo essere stato esposto al pubblico a Vallegrande – fu sepolto in un luogo segreto e ritrovato da una Missione di antropologi forensi argentini e cubani, autorizzata dal governo boliviano di Sanchez de Lozada, nel 1997. Da allora i suoi resti si trovano nel Mausoleo di Santa Clara di Cuba.” Oggi invece 9 ottobre 2010 apprendiamo che in una Missione di Guerra per la Pace Infinita, 4 soldati italiani in Missione Nato, sono stati colpiti a morte e uno è in fin di vita: a Farah, in Afghanistan. Un elicottero ISAF si è alzato in volo, per il Ritorno a casa.
Le ultime parole del “CHE”:«Lo so che cosa sei venuto a fare, sono pronto. Resterò in piedi per questo. Sappi questo ora: stai per uccidere un uomo! Signor Colonnello, sono Ernesto “Che” Guevara mi spari, tanto sarò utile da morto come da vivo»
HASTA SIEMPRE
FONTE: Reset Italia

FURBI, INGEGNOSI E SFORTUNATI

BELLUNO: Vende le auto d'epoca del vicino di casa a sua insaputa ad un autosalone, l'acquirente si presenta a casa dell'ignaro proprietario e comincia a prelevarle per portarle al deposito. È successo a Sedico (Belluno), dove l'intervento della polizia ha bloccato la truffa e il tentativo di furto. Alla questura era stata segnalata la presenza di alcune persone che stavano armeggiando in un garage. La pattuglia giunta sul posto ha identificato l'autista di un carroattrezzi, B.G., il quale su ordine del titolare di un autosalone di Longarone (Belluno) stava caricando un'autovettura Simca non funzionante parcheggiata nel garage. Qui gli agenti hanno trovato anche il proprietario della Simca, che, avvertito dalla madre del fatto che qualcuno stava caricando su un carro attrezzi la sua auto d'epoca, si era precipitato per capire cosa stava succedendo. Alla polizia il meravigliato proprietario ha detto di non aver autorizzato nessuno a prelevare alcunché: all'appello, inoltre, mancava una seconda auto, una Fiat 500, che era già stata portata all'autosalone. L'autista ha quindi spiegato di essere stato accompagnato sul posto da un cliente della sua ditta, del quale ha fornito le generalità. L'uomo - S.R., 34 anni, incensurato bellunese - è stato rintracciato: ha sostenuto che stava facendo un favore ad un amico il quale gli aveva chiesto di liberare il garage dalle due auto. In un secondo tempo, però, ha ammesso di avere escogitato questo espediente perché era a corto di denaro. Accertato che il titolare dell'autosalone e l'autista avevano agito in buona fede, S.R. è stato denunciato per furto in abitazione e per tentata truffa all'autosalone.

ROMA:Impreparato all'esame teorico di guida per la patente, ha pensato di chiedere ad un amico "secchione" di sostituirlo. «Tanto ci assomigliamo pure» si sono persino detti prima di tentare la truffa. E così, dopo aver consegnato i documenti, l'amico si è seduto davanti al funzionario della Motorizzazione Civile di via delle Cince, a Roma. È bastato un rapido sguardo al documento d'identità e al permesso di soggiorno per rendersi conto che la foto sui documenti in realtà era di un'altra persona. L'impiegato ha sospettato subito la sostituzione di persona e ha telefonato al 113, richiedendo l'intervento della polizia. Messo alle strette, A.E.N., 21enne nigeriano, ha confessato agli agenti del Commissariato Casilino di essersi sostituito al candidato con la speranza di non essere riconosciuto, perché l'amico era impreparato a sostenere la prova. Lo straniero pertanto è stato denunciato in stato di libertà per il reato di sostituzione di persona. Da accertamenti della Polizia, è emerso che lo stesso «impostore» già lo scorso giugno era stato coinvolto in una situazione simile a Treviso. In quell'occasione aveva provato a sostituirsi ad un altro connazionale per la pratica del rinnovo del permesso di soggiorno, ma anche allora venne scoperto.

SOUTH FULTON (Tennesse):I vigili del fuoco di una cittadina del Tennessee si sono rifiutati di bloccare le fiamme che stavano bruciando una abitazione perchè il proprietario non aveva pagato una tassa di 75 dollari. La cittadina di South Fulton protegge dal fuoco solo le case della comunità. Chi abita fuori città deve pagare una tassa speciale di 75 dollari. Ma il proprietario Gene Cranick non aveva pagato la tassa anti-incendio e i vigili del fuoco hanno lasciato bruciare la sua casa dandosi invece da fare per salvare un'abitazione adiacente che era in regola con i pagamenti. A nulla sono valse la promesse di Cranick di pagare i 75 dollari al più presto. «Se la città consentisse alla gente di pagare la tassa solo dopo essere stata salvata da un incendio - ha detto il sindaco David Crocker - cesserebbe ogni incentivo a pagare il contributo anti-incendio».

PARIGI: Spaghetti per me e una bicicletta per lui, grazie'. Questa l'ordinazione classica della moglie di Michel Lotito al ristorante. Lotito era un intrattenitore francese (nato nel 1950). Come avrete capito divenne famoso incredibilmente per essere un consumatore di oggetti, normalmente indigeribili da ogni essere umano : metallo, bicchieri, lampadine, pezzi di biciclette, di televisioni e altre nefandezze del genere. Ha anche ingerito, in due anni, un Cessna 150 fatto a pezzi. Insomma mentre noi congeliamo le polpette di mamma, lui mette nel surgelatore una ruota, un radiatore,i chiodi....Ma come è stato possibile che lo stomaco di Michel potesse digerire cose simili? Alcuni medici che lo hanno vivisezionato hanno spiegato così la sua possibilità di pasteggiare con metalli : egli possedeva uno stomaco e un intestino con pareti di spessore doppio del previsto, e i sui acidi digestivi erano, presumibilmente, straordinariamente potenti, tanto da permettergli di digerire una certa porzione di metalli e simili ogni pasto. Purtroppo non vi sto prendendo in giro...fidatevi. Anzi date un occhio a questo video che lo presenta per farvi un'idea.
Lotito morì nel 2007...e non di cancro allo stomaco!

venerdì 8 ottobre 2010

NESSUNO CI PUO' SALVARE

Brasile, stato del Parà. Una centrale idroelettrica nel cuore dell'Amazzonia minaccia uno dei bacini più ricchi e preziosi del mondo. Ma dietro c'è il governo Lula e niente e nessuno potrà fermarlo

Tierra del Medio, Amazzonia orientale, stato del Pará, Brasile. Qui, nel bacino del fiume Xingú, un secolo fa giunsero alcune famiglie dal povero e desertificato Nordest. L'intento era rifarsi una vita grazie alla ricchezza naturale prodotta da quell'immenso mercato no profit a cielo aperto che è la foresta. E ci riuscirono. In poco tempo divennero esperti siringueros, estrattori del latte che l'albero del cauchù produce senza fine dalla sua corteccia. In poco tempo entrarono così nella grande catena di produzione della gomma, e la loro vita cambiò. In meglio. Ma oggi qualcosa minaccia quel tradizionale rapporto proficuo e rispettoso con la foresta. Un manipolo di aziende, affamate e senza scrupoli, spalleggiate dal governo, ha inteso trasformare quel fazzoletto di terra in una fonte energetica, sfruttando la potenza dei fiumi. E' nato, infatti, il progetto della centrale idroelettrica dello Xingú, la quale sfrutterà il dislivello di 85 metri che il fiume forma all'altezza di una grande curva chiamata Volta Grande. Un'occasione ghiotta a cui nessuno degli interessati pare voler rinunciare. Governo Lula in testa. Il quale, ancora una volta, si distingue per la sua rinomata politica del 'cerchiobottismo'. Nel 2004, infatti, l'area ora minacciata dalla centrale, era stata dichiarata Riserva estrattiva (Resex) Riozinho do Anfrísio proprio tramite decreto presidenziale. Un gesto eclatante fatto per garantire il tradizionale lavoro di quelle famiglie e per proteggere la ricchezza del luogo dalla minaccia della deforestazione selvaggia in nome del profitto. Non solo. Per dimostrare da che parte stava, Lula aveva anche inviato sul posto una decina di militari per proteggere gli abitanti dalle continue minacce di pistoleiros mandati da aziende che li vorrebero fuori dai piedi. Poi, il voltafaccia. "Sono obbligato a vivere nascosto nella mia terra, senza aver discusso con nessuno né rubato nulla", ha raccontato a Tierramérica Herculano Porto de Oliveira, 66 anni, siringueiro. "Lula ci dette coraggio creando la riserva, ma ora ci scoraggia con Belo Monte", il nome della centrale idroelettrica in via di costruzione. Il Riozinho do Anfrísio, infatti, cuore della riserva, è un affluente del fiume Iriri che sbocca nello Xingú, e quindi subirà sicure conseguenze dalla nascita della centrale. Non solo. Uno dei due laghi artificiali previsti dal progetto andrà a inondare le zone basse di Altamira, inclusa la casetta che Oliveira comprò due anni fa per accogliere la gente della Resex che aveva bisogno di assistenza medica o di altri servizi. La zona, infatti, è distante da tutto e tutti. I pochi viaggi in barca verso la città durano "tre giorni per andare e quattro per tornare", che diventano otto o dieci nei periodi di siccità, a causa delle pietre nascoste sotto le rapide o nei pressi delle cascate, precisa Oliveira. Lo Studio di Impatto ambientale del progetto Belo Monte riconosce che le acque inonderanno gli alloggi di 16.420 abitanti di Altamira e di 2.822 persone della zona rurale. Gli sfollati saranno cinquantamila, trentamila solo in Altamira. Ad assicurarlo è Antonia Melo, coordinatrice del Movimento Xingú Vivo, che riunisce più di cento organizzazioni in netta opposizione alle centrali idroelettriche della conca del fiume, area eccezionale per la sua diversità biologica e sociale. Oltre a contenere molte specie animali e vegetali, esistenti soltanto qui, questa zona ospita da sempre trenta terre indigene abitate da più di tredicimila persone di 24 popoli, e dodici aree di conservazione, fra le quali quattro riserve estrattive e altre totalmente protette. Le zone protette stanno infatti da tempo facendo da barriera alla deforestazione selvaggia che dietro le spoglie di allevatori di bestiame, agricoltori e predatori del legno preme da est e da sud. E adesso anche da nord, visto che la centrale spalleggiata dal governo porterà non solo inondazioni e distruzione dell'ecosistema, ma anche l'asfalto della Transamazzonica. Belo Monte è "l'inizio di un nuovo ciclo di estinzione - ha commentato André Villas-Bôas, il sociologo che coordina il programma Xingú per la Ong Isa -. Ora si tratta di mangiarsi il fiume, poi toccherà ai boschi". E secondo lui, oramai la idroelettrica è "un fatto compiuto", nonostante le azioni giudiziarie che cercano di fermarne la costruzione. L'ultima risale allo scorso aprile, quando il giudice Antonio Almeida Campel accolse una richiesta avanzata da sei pubblici ministeri del paese. Sarà un gigante da 11.233 megawatt di potenza, che però andrà a rendere solo per un 40 percento del suo potenziale, visto che il flusso idrico del fiume nell'estate amazzonica - secondo semestre dell'anno - arriva a toccare appena mille metri cubi al secondo, contro i ventimila del periodo delle pioggie. Da qui la necessità di costruire grandi dighe a monte, con il fine di rendere più regolare il flusso e aumentare l'energia prodotta. I giochi sono fatti e migliaia di persone sono ora inconsolabili. A nulla è valsa la promessa di Brasilia di limitarsi a questa unica centrale. L'effetto devastante che avrà basta e avanza. E lo testimoniano gli studi di 40 specialisti riunitisi in una tavola rotonda apposita, i quali hanno pesantemente criticato le approssimazioni e gli errori dello Studio di impatto ambientale scritto ad hoc per fare approvare il progetto. Le due dighe previste e la deviazione del corso delle acque non solo ridurranno drasticamente il flusso in un tratto di cento chilometri all'altezza della Volta Grande, con la conseguente e probabile estinzione o diminuzione di molte specie di pesci, ma cambierà l'ecosistema di tutto lo Xingú. Parola di Hermes Medeiros, professore di ecologia alla Universidad Federal de Pará, Altamira. La Volta Grande è lunga cento chilometri e fatta di rapide e cascate. È dunque una carriera naturale alla migrazione della fauna acquatica, e divide il fiume in due parti ecologicamente molto differenti. Subendo la deviazione, questa preziosa funzione andrà perduta. Le due dighe verranno infatti costruite dove finisce la parte più accidentata del rio, e proprio qui sorgerà la centrale. E anche tutti coloro che da sempre vivono di pesca, di raccolta di castagne e di altre erbe officinali tipiche della Amazzonia, molto richieste dalle industrie di cosmetici che ne ricavano preziosi oli essenziali, resteranno a bocca asciutta. Un disastro a catena, dunque, che sembra nessuno avrà il potere di scongiurare.
FONTE: pacereporter.net

giovedì 7 ottobre 2010

FORMICHE ESPLOSIVE

Le missioni suicide non sono una prerogativa solo degli uomini, ma anche delle formiche. Lo afferma l'etologo Mark Moffett, che nel suo libro appena uscito Adventures Among Ants (avventure fra le formiche) descrive un caso in cui una operaia si fa letteralmente esplodere per respingere un invasore. Lo scienziato ha fatto la sua scoperta con una spedizione nel Borneo, durante la quale ha preparato una trappola con un po' di miele alla base di un albero colonizzato da formiche cilindriche. La trappola ha attirato un'altra specie di formiche, che hanno cercato di penetrare all'interno dell'albero. "Quando una delle formiche 'straniere' ha cercato di superare una formica cilindrica - si legge nel libro - quest'ultima ha 'detonato', rompendo il proprio corpo e rilasciando una sostanza tossica giallastra che ha ucciso all'istante la rivale". Secondo Moffett questo non è l'unico 'sacrificio' che avviene nel mondo delle formiche: un'altra specie ad esempio usa delle 'porte viventi', cioé degli esemplari che si incastrano perfettamente nelle aperture dei formicai e che lasciano passare le compagne solo dopo che queste si sono 'fatte riconoscere' con un colpo di antenna. In caso contrario la formica rimane al suo posto impedendo fisicamente l'accesso agli estranei. Anche in Brasile, riporta sempre il libro, ci sono formiche che si sacrificano:"Fuori dai nidi di Forelius Pusillus ogni notte si fermano fino a otto esemplari, che passano il tempo a mimetizzare l'entrata - spiega lo scienziato - entro l'alba muoiono tutte, per motivi sconosciuti". Secondo Moffett la causa di questi comportamenti può essere spiegata dalle dimensioni delle colonie: "La colonia è come un unico organismo vivente - spiega - in caso di pericolo è disposta a sacrificare una parte di sé per salvarne una più grande".

mercoledì 6 ottobre 2010

SBADIGLI

Lo sbadiglio non e' contagioso fino all'eta' di 4 anni, cosa che dimostra che nei bambini la capacita' di empatizzare col prossimo, di capire gli altri e mettersi nei loro panni, si sviluppa sempre di piu' con l'eta'. Lo dimostra uno studio di ricercatori dell'Universita' del Connecticut pubblicato sulla rivista Child Development. Secondo la ricerca, inoltre, lo sbadiglio non e' contagioso o lo e' meno del normale, per i bambini autistici, anche superati i 4 anni di eta', ulteriore evidenza del fatto che nell'autismo c'e' un problema di empatia, una difficolta' nel riconoscersi e immedesimarsi negli altri. Sbadigliamo sin da quando siamo nella pancia di mamma e circa la meta' di noi non puo' far a meno di sbadigliare quando qualcuno ci sbadiglia di fronte, ed e' per questo che si parla di sbadiglio contagioso. Gli esperti hanno studiato il fenomeno per vedere a che eta' emerge, monitorando un campione di 120 bimbi sani da 1 a sei anni e poi un altro gruppo di bambini autistici dai sei ai 15 anni. E' emerso che i bimbi sani iniziano a farsi contagiare dallo sbadiglio altrui dai 4 anni in su, mentre questo non avviene per i piccoli che soffrono di autismo; per questi ultimi, piu' grave e' la forma di autismo, meno contagioso e' lo sbadiglio. ''Dato che lo sbadiglio contagioso puo' essere segno di empatia - concludono i ricercatori - questo studio suggerisce che l'empatia, e la capacita' di imitare gli altri che e' alla base di essa, si sviluppa lentamente dopo i primi anni di vita e che ai bambini autistici mancano quei sottili stimoli che ci legano emotivamente agli altri''.

martedì 5 ottobre 2010

ARIA FRESCA

Non troppo sottovoce Cuba sta cambiando. Anzi, sarebbe meglio dire che l'ordinamento economico nazionale sta subendo modifiche tali da renderlo più snello e al passo con i tempi. Molte le novità che i cubani guardano con soddisfazione sono molte, alcune, nel miglior stile cubano, rivoluzionarie. Per prima cosa dal prossimo mese di ottobre sarà possibile avviare attività in proprio in ben 138 settori. Per alcuni nuovi impresari, poi, sarà anche possibile assumere personale. I nuovi 'imprenditori', però dovranno sottostare ad alcune semplici regole. Ad esempio entrerà in vigore un regime tributario nuovo e specifico che obbligherà al pagamento delle imposte sui redditi personali. Chi più guadagnerà pagherà più imposte. Inoltre, come logica conseguenza chi vorrà assumere manodopera dovrà versare i contributi. I cubani che vivono all'estero, inoltre, avranno la possibilità di nominare un loro rappresentante in loco e chiedere così all'amministrazione comunale la licenza per affittare la casa che non abitano più. I famosi paladar, piccoli ristoranti privati spesso ricavati da stanze di abitazioni, potranno ampliare i posti a sedere da 12 a 20. Non solo. Sarà anche consentita anche la vendita al pubblico di molluschi e carne bovina e patate. Si faceva anche prima della riforma ma le nuove regole legalizzeranno il tutto. Le nuove misure in campo economico adottate dall'amministrazione cubana avranno anche lo scopo di aumentare il livello di produttività. Un'altra novità è al vaglio della Banca Centrale di Cuba. L'istituto bancario dell'isola ha iniziato una serie di studi per verificare la possibilità di concedere prestiti a chi volesse intraprendere un'attività per proprio conto. "Concederemo nuove licenze in 29 settori merceologici, nonostante le attività si svolgano da tempo, erano anni che non si decideva di autorizzare nuove licenze" ha detto Admi Valhuerdi Cepero al Granma, organo ufficiale del partito Comunista Cubano. C'è dell'altro: anche gli stranieri potranno affittare terreni (ma solo per 99 anni). E allora è partita la corsa all'affitto, soprattutto da parte delle grandi compagnie alberghiere che intendono approfittare della situazione. Una volta sbloccata la situazione, i progetti potranno prendere il via. Insomma, Cuba non diverrà certo il baluardo dell'economia di mercato o il paese principe del capitalismo ma le aperture al sistema economico, utili per un avanzamento del socialismo, porteranno all'economia nazionale una buona dose di sviluppo.