
Il progetto, su un’area di circa 300 ettari, prevede, oltre al Deposito anche laboratori di ricerca, insediamenti industriali, centri di formazione e informazione. Che dovrebbero essere realizzati, secondo quanto si è appreso, anche a prescindere dalla costruzione in Italia di nuove centrali nucleari. Ma la Basilicata, anche lunedì, ha continuato a dare il suo netto ”no”. Un rifiuto che si è consolidato dopo la protesta del novembre 2003, all’indomani della decisione dell’allora Governo di realizzare a Scanzano Jonico (Matera) proprio il deposito unico delle scorie, progetto ritirato dopo proteste che bloccarono la zona per diversi giorni. E’ stato il governatore lucano, Vito De Filippo, a ribadire il concetto di ”radicale contrarieta”’ al nucleare, al progetto e al metodo di scelta dei siti: questo territorio ”ha già dato” con l’impianto ex Itrec della Trisaia di Rotondella (Matera), in cui dagli anni Sessanta sono custodite 64 barre di uranio irraggiato provenienti dagli Stati Uniti. E proprio a questa struttura è stato dedicato l’incontro dell’undici ottobre. La Sogin ha infatti presentato il piano triennale di ”decommissioning” in cinque punti, che prevede, tra l’altro, entro la metà del 2011 la consegna all’Ispra del rapporto di progetto particolareggiato per lo stoccaggio a secco delle barre e la presentazione, a giugno dello stesso anno, dell’istanza di autorizzazione alla disattivazione del sito al ministero dello Sviluppo economico: ”Lo spostamento in avanti del cronoprogramma – ha detto De Filippo – è insopportabile. I tempi per le attività previsti in precedenza, fissavano il completamento delle diverse fasi tra il 2007 e il 2010, mentre oggi si va dal 2011 al 2014. Chiediamo inoltre anche tutte le carte e tutti i documenti prodotti dalla Sogin per descrivere le attività da fare”.
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