
martedì 30 novembre 2010
ANORESSIA SCOPERTO UN MARCATORE BIOLOGICO

lunedì 29 novembre 2010
L'INSONNIA MANGIA IL CERVELLO

domenica 28 novembre 2010
QUESTIONE DI PELLE

Una pelle nuova, nuova in senso stretto, che permetterebbe agli ustionati di attendere la rigenerazione di quella propria: questa è la grande “invenzione” che arriva dalla Francia.La pelle definita “usa e getta” è stata creata da Christine Baldeschi presso l'INSERM (Institute for Stem Cell Therapy and Exploration of Monogenic Diseases) presso Evry Cedex . Il rivestimento del corpo, quello che comunemente chiamiamo pelle, svolge un ruolo importante nella fisiologia umana. La pelle ha una funzione protettiva poiché rappresenta una barriera difensiva tra il corpo e l'ambiente esterno; una funzione sensoriale in quanto sono presenti delle terminazioni nervose, che ricevono e trasferiscono al cervello vari stimoli come il calore e il dolore; una funzione escretrice che le consente di eliminare con il sudore, una certa quantità di sostanze di rifiuto che danneggiano l'organismo ed infine una funzione di assorbimento e scambio poiché essa non è completamente impermeabile ai gas, consentendo la traspirazione. Tutte queste funzioni, che sono indispensabili per la vita , mancano, quando la pelle è ustionata, così, se la lesione coinvolge un’ampia superficie del corpo, la disfunzione che ne deriva può condurre ad un esito mortale.In realtà la pelle umana è trapiantabile attraverso un trapianto autologo cioè il paziente dona a se stesso la propria cute evitando così il rischio di rigetto. La tecnica è quella di prendere piccoli lembi di pelle del paziente e farli crescere in provetta, per ottenere porzioni di pelle più estese che poi gli saranno trapiantate. Di fatto la bioingegneria trova nell’ingegneria tissutale un ampio spazio di azione e di sviluppo, essa infatti non si rivolge al solo tessuto cutaneo ma anche ad altri tessuti come quello cartilagineo e osseo. Tuttavia se per la cura delle piaghe da decubito, delle ulcere nei pazienti anziani o comunque allettati e dei diabetici è generalmente possibile aspettare le tre settimane circa che servono a far crescere i cheratociti cioè le cellule epidermiche, il fattore tempo diventa molto limitante per i pazienti che presentano ampie ustioni poiché in quest’arco temporale il malato rimane esposto a varie pericolose conseguenze. Una primo effetto è la sofferenza renale, in quanto le sostanze tossiche delle aree ustionate sono eliminate attraverso i reni che così possono essere sovraccaricati di lavoro. Un’altra conseguenza è la consistente possibilità di contrarre delle infezioni, poiché viene a mancare la naturale barriera offerta dalla pelle e infine si ha un fenomeno di disidratazione: in caso di un’ ustione che vada dal 20% sino al 40% della superficie corporea, (oltre questo valore il tasso di mortalità è altissimo) la perdita dei liquidi assume valori significativi, misurabili in litri, per un uomo adulto di corporatura normale.Attualmente si cerca di limitare queste eventuali conseguenze con bende artificiali o biotech di pelle bovina, che però possono dare rigetto o altre complicanze. La scienziata francese ha trovato un escamotage per attivare la crescita della pelle in provetta. L’idea è stata quella di mettere insieme cellule staminali embrionali umane con sostanze farmacologiche e cellule nutrici che riescono a generare un processo di formazione della pelle simile a quello che avviene nel feto.Per ora la “nuova” pelle è stata trapiantata con successo sui topi ed ha formato un tessuto cutaneo simile a quello umano. Questo approccio, dicono i ricercatori, sarebbe in grado di fornire una possibilità senza limiti per sostituzioni temporanee di pelle nei pazienti con vaste ustioni, mentre aspettano l’autotrapianto. La pelle usa e getta potrebbe essere prodotta e “conservata” per poi usarla su chiunque ne avesse bisogno , come primo intervento e poi verrebbe gettata per lasciare spazio alla pelle dell’autotrapianto.
sabato 27 novembre 2010
VINO, COLORE, STUPORE

venerdì 26 novembre 2010
ECCO PERCHE' LA MARIJUANA FU PROIBITA

Abbiamo fatto l'affare del secolo.
giovedì 25 novembre 2010
CURIOSANDO QUA' E LA'

LONDRA: Buone notizie arrivano dal mondo della scienza e della salute. E’ stato scoperto infatti il gene che regola il battito cardiaco. La notizia è stata diffusa dell’equipe di scienziati britannici che sono riusciti a fare l’importantissima scoperta che apre nuovi interessanti spiragli nell’ambito delle malattie cardiache provocate dalle aritmie. Ora la speranza è che la conoscenza di quello che è stato soprannominato “gene pacemaker” faciliti la creazione di farmaci che combattano malattie cardiache ed infarti. Metà di questi, infatti, sono causati da seri problemi del ritmo cardiaco, come fibrillazioni ventricolari ed atriali. Il ritmo del cuore è controllato da segnali elettrici, che partono da un punto del cuore e attraversano l’intero muscolo. Un’equipe dell’Imperial College di Londra ha individuato il gene che controlla quei segnali e di conseguenza il battito: danni o mutazioni del gene – battezzato Scn10a – aumentano il rischio di malattie cardiache. La conoscenza di questo gene amplierà la conoscenza dei meccanismi che regolano la frequenza del battito, e di conseguenza aiuterà a sviluppare farmaci che lo regolino meglio. In pratica è stato identificato un gene che influenza il ritmo cardiaco: e persone con diverse variazioni avranno rischi maggiori o minori di sviluppare problemi di ritmo cardiaco. Ricordiamo che le malattie legate alle aritmie sono molto comuni, purtroppo, e la fasce di popolazione più colpita è quella maschile intorno ai 50 anni. Nello studio, che ha interessato 20.000 persone, gli scienziati hanno analizzato gli elettrocardiogrammi, misurando il tempo che i segnali elettrici impiegano per raggiungere le varie parti del cuore. Hanno quindi scoperto che variazioni del Scn10a erano associate con ritmi lenti o irregolari, o con un maggior rischio di fibrillazioni. Una nuova speranza per tutti coloro che soffrono di aritmia cardiaca e di malattie ad essa collegate.
BELLUNO: Dopo l'orso Dino, che sta creando qualche problema a 1.300 metri d'altezza nel vicentino, è tornata anche la lince nel parco Nazionale delle Dolomiti. Il Corpo Forestale dello Stato ha infatti trovato indizi di presenza dell'animale sui monti del Sole. Così il Parco promuove un "referendum" per dare un nome alla lince dopo aver battezzato l'orso con Dino, in onore a Dino Buzzati. Erano diversi anni che il felino non lasciava traccia di sé e questo ritorno, dopo quello del plantigrado nello scorso anno, è una conferma dello stato di salute degli ambienti tutelati dal Parco dove un tempo circolavano animali che sono poi stati quasi sterminati dall'uomo. Ora orsi, linci e lupi negli ultimi anni stanno gradualmente riconquistando i territori in cui vivevano un tempo prima di essere scacciati. La loro presenza - rileva il direttore del Parco, Nino Martino - è un segnale importante. Questi animali si trovano al vertice della catena alimentare, il loro arrivo consente di completare il già ricco quadro faunistico del Parco e testimonia la qualità ambientale delle Dolomiti Bellunesi». L'Ente Parco cerca ora di dare un nome alla lince e il suggerimento va indirizzato a http://www.blogger.com/info@dolomitipark.it motivando brevemente la scelta del nome. Le proposte più simpatiche ed originali saranno pubblicate sul sito internet del Parco, tra di esse verrà scelto il nome ufficiale e l'autore riceverà in regalo una felpa con il logo del Parco.
LONDRA: La vitiligine, la malattia della pelle che provoca ampie chiazze prive di pigmento e suscettibili di scottature, potrebbe essere una difesa 'naturale' dal cancro alla pelle. Lo afferma uno studio dell'Universita' St George di Londra pubblicato sul New England Journal of Medicine, basato sull'analisi genetica di oltre 4 mila persone. I ricercatori hanno analizzato una popolazione di 1.514 pazienti con la vitiligine e 2.813 senza, individuando sette geni legati allo sviluppo della malattia. Il 70 per cento del campione generale ha mostrato una combinazione con un gene che aumenta il rischio di vitiligine e uno che diminuisce quella di cancro alla pelle, mentre il restante 30 per cento aveva una versione del primo che diminuisce le probabilita' di sviluppare la patologia associata a una del secondo che aumenta quello del tumore. Non sono state trovate altre combinazioni, il che ha fatto concludere che la maggior probabilita' di avere la vitiligine diminuisce quella del cancro. ''Anche se questa ricerca da' qualche consolazione a chi ha la vitiligine - ha spiegato Dot Bennett, principale autore dello studio - questi pazienti devono comunque fare attenzione al rischio di scottature. Inoltre un rischio ridotto non vuol dire zero rischi''
SALSOMAGGIORE TERME: Gianni Calaon, della provincia di Padova, ha vinto nella sezione Pizza Classica il campionato mondiale di pizza che si è svolto a Salsomaggiore Terme, giunto alla diciannovesima edizione. La vittoria è arrivata con la pizza "Nicoletta", dedicata alla moglie. Questi gli ingredienti: mozzarella, crema di zucchine e salmone, gamberoni e cappe saltate al prosecco, melone, mousse di ricotta di bufala. Il francese Ciro Panella si è classificato primo tra i concorrenti d'oltralpe per le gare di gusto. La gara per la pizza in teglia ha visto vincere un terzetto laziale: primo Claudio Bono di Frosinone, seguito da Giuseppe Carche di di Roma e Maria Tofani di Valmontone (Roma). Per le gare di abilità il pizzaiolo più veloce è stato Domenico Sposato, 39 secondi netti per stendere il disco di pizza, mentre il premio per la pizza più larga è andato a Mario Signorile con un disco di 107,45 cm. Nella categoria Squadra acrobatica ha vinto la Pizza teaming acrobatic dalla Sicilia, capitanata da Vincenzo Camonita.
LONDRA: Voleva "la cresta" come il suo idolo, David Beckham, ma tagliandoli i capelli la mamma ha notato degli strani rigonfiamenti dietro il collo: il segno di una malattia terribile, la leucemia. È accaduto a Kirby Cross nell'Essex , protagonista il piccolo Maddox Tallowin , bambino di tre anni (nella foto). I suoi genitori, dopo aver visto le macchie causate dai rigonfiamenti dei linfomi, lo hanno portato all'Addenbrook Hospital di Cambridge, dove i medici hanno fatto la diagnosi: leucemia. Per fortuna, la malattia era ancora agli inizi, e Maddox è stato subito curato e ora sta bene, anche se dovrà continuare a sottoporsi a trattamenti ancora per tre anni.
WASHINGTON: I neonati imparano anche dormendo. Lo ha scoperto uno studio dell'Universita' della Florida, pubblicato dalla rivista Pnas, che potrebbe essere d'aiuto nell'individuare precocemente malattie neuronali dei bambini, come l'autismo e la dislessia. ''Abbiamo trovato una forma semplice di apprendimento nei bimbi appena nati che non c'e' negli adulti - ha spiegato Dana Byrd, uno degli autori - a quanto pare anche quando dormono per 18 ore i piccoli sono una 'spugna' per le informazioni''. Nell'esperimento ad alcuni neonati di 1 o 2 giorni veniva soffiata un po' d'aria sulle palpebre mentre dormivano, accompagnata da un suono. Dopo circa 20 minuti, 24 bimbi su 26 strizzavano gli occhi solo in presenza del suono. Contemporaneamente un elettroencefalogramma ha mostrato un cambiamento nelle onde cerebrali. I movimenti volontari delle palpebre, spiega ancora l'autrice, riflettono un normale funzionamento dei circuiti del cerebellum, una struttura del cervello. Con questo metodo si possono quindi individuare i bambini che hanno una struttura atipica, potenzialmente a rischio per una serie di malattie come autismo e dislessia.
ROMA: Quasi 4 italiani su 10 vorrebbero mangiare piu' sano ma non ci riescono. Complici: le tentazioni, lo stress e talvolta anche la scarsa conoscenza dell'importanza di un'alimentazione corretta. E' quanto emerge dal primo rapporto Coldiretti-Censis sulle abitudini alimentari degli italiani. Scorrendo i dati si scopre che uno stato di vera e propria 'frustrazione' affligge il 37% delle persone (quasi 4 italiani su 10). Quota che sale al 40,5% tra i 30-44enni, ad oltre il 40% tra le donne e sopra il 43% tra le casalinghe.
Solo poco piu' del 33% degli intervistati dichiara, invece, di seguire una dieta sana. Tra questi, soprattutto gli anziani (40,3%) e i laureati (37,6%). "Informarsi sul cibo per gli italiani - si legge nel rapporto - e' sempre piu' importante; infatti, quasi il 62% degli intervistati si dichiara molto informato sui valori nutrizionali, le calorie e i grassi riguardanti i vari alimenti". Non a caso il 34% degli intervistati ritiene, poi, che la propria alimentazione dipenda in via prioritaria da caratteristiche e scelte soggettive (che presumibilmente hanno bisogno di tante informazioni per essere adeguate), il 30,4% dalla tradizione familiare, e poco meno del 19% da quello che ci si puo' permettere, tenuto conto del reddito e dei prezzi". Quanto alle principali fonti di informazione sugli alimenti oltre alla televisione, e' il web (51,1%) la fonte primaria. Seguono quotidiani, settimanali e periodici (34%), poi i familiari e gli amici (25,5%) e il 25,6% ricorre invece ai negozianti e al personale del punto vendita. Come per la salute, anche per il cibo il web e' un formidabile moltiplicatore di offerta informativa e di comunicazione, poiche' la sua logica orizzontale facilita la ricerca individualizzata relativa appunto agli aspetti che singolarmente interessano". "Emerge una importante segmentazione dei comportamenti con oltre 1/3 degli italiani che riconosce il valore dell'alimentazione e si comporta di conseguenza, 1/3 che per stile di vita, tentazioni e stress pur consapevole non riesce a comportarsi correttamente e 1/3 che non e' attento alla tavola per mancanza di conoscenza", ha affermato il presidente della Coldiretti Sergio Marini nel sottolineare che "su quest'ultimo segmento occorre responsabilmente lavorare in un Paese come l'Italia che non puo' piu' permettersi di dare per scontata la qualita' del cibo portato in tavola come avveniva nel passato quando gli effetti della globalizzazione non erano cosi' rilevanti".
mercoledì 24 novembre 2010
VIAGGIO NEL TEMPO

martedì 23 novembre 2010
PARKINSON: SCOPERTA ITALIANA

lunedì 22 novembre 2010
LA VERA ORIGINE DEI CANI

domenica 21 novembre 2010
DIFETTI DI NASCITA IN AUMENTO IN CINA

sabato 20 novembre 2010
IL PUNTO CALDO DELLA BIODIVERSITA'
Grazie all’isolamento geografico, il paese è un paradiso di biodiversità. Ma la pressione demografica e l’instabilità politica accelerano il saccheggio delle sue preziose risorse.

Il “viale dei baobab”, vicino a Morondava, è area protetta dal 2007, ma è anche l’unico tratto sopravvissuto di una fitta foresta abbattuta per fare spazio ai campi coltivati. Il Madagascar è la quarta isola del mondo per superficie (585 mila chilometri quadrati). Sebbene tutte le isole abbiano una loro biosfera unica, il Madagascar (che si è separato dall’Africa circa 165 milioni di anni fa) è un caso a sé: circa il 90 per cento della flora e della fauna sono endemiche, e non si trovano in nessun altro luogo del pianeta. Lo spettacolo extraterrestre di enormi baobab con i tronchi a forma di carota, di spettrali lemuri, e di intere “foreste” di alti pinnacoli di pietra può far sgranare gli occhi anche al più navigato dei viaggiatori. Ma questa bellezza unica e indimenticabile va a braccetto con la disperazione quotidiana della popolazione. I malgasci, principale gruppo etnico dell’isola, hanno un modo di dire a dir poco eloquente: “meglio morire domani che morire oggi”. Il malgascio medio vive con circa un dollaro al giorno. E dato che la popolazione del Madagascar, più di 20 milioni di abitanti, cresce del tre per cento ogni anno - uno dei tassi di crescita più alti di tutta l’Africa - il contrasto tra la ricchezza della terra e la povertà dei suoi abitanti aumenta di giorno in giorno. Per questo motivo gli ambientalisti, allarmati, hanno definito il Madagascar un punto caldo della biodiversità.
venerdì 19 novembre 2010
BATTERI MOSTRO

giovedì 18 novembre 2010
STAMPELLE ADDIO, ARRIVA L'ECOSCHELETRO

mercoledì 17 novembre 2010
DDT FOREVER

martedì 16 novembre 2010
UNA MINACCIA D'ORO

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lunedì 15 novembre 2010
PERICOLOSA MA PREZIOSA

domenica 14 novembre 2010
BREVI DAL MONDO

BRUXELLES;Invasione di pappagallini nel cielo di Bruxelles: secondo l’Istituto per le gestione dell’ambiente, sarebbero ormai circa diecimila rispetto alla quarantina degli anni ‘70 quando i primi furono liberati da un giardino zoologico. Solo tre anni fa, raccontano i quotidiani locali citando l’istituto ”Bruxelles Environnement”, i pappagallini che popolavano i parchi della cittàerano settemila. L’aumento significativo potrebbe ora mettere in pericolo le specie indigene.La Regione di Bruxelles sta preparando un piano d’azione per limitare il fenomeno: se necessario, dicono gli esperti, una parte delle cocorite sarà catturata e sterilizzata. Bruxelles non è l’unica città ad ospitare i pappagallini originari dell’Australia. Considerata una specie invasiva, quella delle cocorite ha popolato anche altre città in diverse parti d’Europa, dalla Francia alla Gran Bretagna.
MILANO: Dalla galera alle passerelle, passando per una notte in cui, ubriaco, alla guida di un furgone ha ucciso 4 ragazzi di età compresa tra i 16 e i 19 anni. E' una storia sorprendente la vita di Marco Ahmetovic, il rom di 22 anni che il 23 aprile del 2009, alla guida di un furgoncino e completamente ubriaco, uccise 4 giovani su una strada statale nei pressi di Appignano, in provincia di Ascoli Piceno. Sta scontando la sua pena in un residence con piscina.. ...a breve sarà il testimonial di una collezione di jeans disegnata apposta per lui: la 'romjeans' Il fatto che il volto del giovane romeno possa trovarsi su dei cartelloni pubblicitari, e che qualcuno sia disposto a pagare un cachet di 30.000 euro, stando alle indiscrezioni, perchè lui faccia da testimonial, sta suscitando indignazione di tutti. Non si può accettare una cosa simile, nessuno di queste persone che usano il rom per soldi e per renderlo famoso ha rispetto per il dolore dei genitori, dei familiari e amici.. ..e soprattutto per il ricordo "DEI QUATTRO ANGELI" NON COMPRATE QUEI JEANS!! NEMMENO PER BRUCIARLI
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venerdì 12 novembre 2010
MONTENEGRO O MONTECIECO?

giovedì 11 novembre 2010
VERDE (MARCIO) KIWI

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mercoledì 10 novembre 2010
RICORDATE ALFREDINO ???

FONTE Raieducational
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martedì 9 novembre 2010
AUTOSTRADA SERENGETI

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lunedì 8 novembre 2010
BUENA VISTA SOCIAL CLUB

Buena Vista Social Club era il nome di un club dell'Avana, il cui ingresso era riservato alle persone di colore. Quasi quarant'anni dopo la chiusura del club, un gruppo di all star cubane si fondono nell'Afro-Cuban All Stars. A produrre l'ensemble è Nick Gold. È in modo rocambolesco che all'iniziativa partecipa anche il chitarrista californiano Ry Cooder. Il disco Buena Vista Social Club esce nel 1996. Nel 1999, Wim Wenders dirige un documentario sull'intera vicenda della produzione e sui membri dell'orchestra, anch'esso intitolato Buena Vista Social Club. Il club era attivo fin dal 1932 e aveva raggiunto con il tempo una tale notorietà che diversi celebri cubani gli avevano dedicato canzoni: così Arsenio Rodríguez con Buena Vista en guaguancó e Israel López (Cachao) con Club Social Buena Vista. Prima del 1959, esistevano a Cuba diverse società, spesso legate alle differenti etnie: quella nera, quella spagnola, quella cinese e altre ancora. Per quanto riguarda la prima di queste, le più famose furono la Unión Fraternal, Las Águilas, Marianao Social, Atenas, Antillas, Isora, Jóvenes del vals e, infine, il Club Social Buena Vista, che prendeva il nome da Buena Vista, quartiere dell'Avana. Quando nel 1939 si inaugura la sala che poi diverrà il Tropicana, distante un chilometro dalla sede del Buena Vista, questo si trasferisce nell'antico quartiere Alturas de almendares. Il club, oltre a fornire servizi tipici di un'associazione (come lezioni di cucito per le adolescenti), concentrava i suoi sforzi nell'organizzazione delle sale da ballo: orchestre di varia estrazione accompagnavano i balli della tradizione cubana. La strada su cui affacciava l'ingresso del club si riempiva di appassionati, spesso bianchi cui era negato l'ingresso.
Membri dell'Afro Cuban All Stars
Juan de Marcos González - percussioni
Ibrahim Ferrer - voce
Rubén González - piano
Compay Segundo - chitarra, voce
Ry Cooder - chitarra
Idania Valdés - voce
Pío Leyva - voce
Manuel "Puntillita" Licea - voce
Orlando López - contrabbasso
Manuel "Guajiro" Mirabal - tromba
Eliades Ochoa - chitarra, voce
Omara Portuondo - voce
Barbarito Torres - laud
Amadito Valdés - timbales
Joachim Cooder - batteria
Nick Gold - produttore per la World Circuit Records
Articoli
Quel disco senza tempo.....
BVSC il film
Membri dell'Afro Cuban All Stars
Juan de Marcos González - percussioni
Ibrahim Ferrer - voce
Rubén González - piano
Compay Segundo - chitarra, voce
Ry Cooder - chitarra
Idania Valdés - voce
Pío Leyva - voce
Manuel "Puntillita" Licea - voce
Orlando López - contrabbasso
Manuel "Guajiro" Mirabal - tromba
Eliades Ochoa - chitarra, voce
Omara Portuondo - voce
Barbarito Torres - laud
Amadito Valdés - timbales
Joachim Cooder - batteria
Nick Gold - produttore per la World Circuit Records
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domenica 7 novembre 2010
DISASTRI AMBIENTALI: GLI 8 EVENTI PEGGIORI DELLA STORIA

1) Questa singolare hit parade del "male" vede al primo posto la guerra.
I conflitti a fuoco sono infatti la principale causa, anche indirettamente, di tante catastrofi. Che si tratti di completare la devastazione operata da armi nucleari o di una pratica antica come spargere sale sulla terra dei nemici sconfitti, la guerra è per sua stessa natura distruttiva. Inoltre, i frutti (negativi) della guerra non si raccolgono solo immediatamente: a tal proposito basti pensare alle sostanze chimiche che ci lasciano in eredità alcuni tipi di armi. Queste scorie producono problemi a noi attraverso malattie e malformazioni, ma soprattutto contaminano per decenni l'ambiente sbilanciando il suo eco-sistema naturale. È un triste fenomeno che ci accompagna purtroppo dalla nascita delle prime civiltà e le cause del suo scoppiare sono sempre le solite: problemi legati all'economia, alla religione, alla conquista di territorio e delle risorse primarie. Sarebbe il caso di ricominciare ad imparare a lavorare insieme per concentrare l'energia e risolvere i problemi a portata di mano, ma come si sa gli interessi dei singoli sono troppo grandi e fino a quando questo sistema chiamato Mondo non imploderà dirompendosi in una crisi lancinante, forse nessuno se ne renderà conto.
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2) Al secondo posto troviamo un disastro chimico datato 3 dicembre 1984: Bhopal.
Nella contea di Mavda Pradesh in India, in quel giorno di inizio dicembre vi fu una fuga di pesticidi da una fabbrica della Union Carbide. I morti stimati furono circa 4.000, deceduti in seguito ad una "nebbia mortale" che abbracciò tutta la zona. Più di 50.000 furono, invece, i contaminati che subirono dei gravissimi danni come la cecità, insufficienza renale e malesseri permanenti degli apparati interni. Gli attivisti hanno stimato che nel corso degli anni i morti causati indirettamente dall'incidente chimico furono quasi 20.000. Alcuni studi hanno suggerito insufficienze gravi nelle misure di sicurezza presso l'impianto, compresa la mancanza di valvole di sicurezza per evitare la miscelazione di acqua nelle cisterne, di isocianato e di metile, cosa che ha contribuito prepotentemente alla diffusione del gas tossico. Inoltre, i depuratori per trattare la fuga di gas a quanto pare erano fuori servizio per riparazioni. Union Carbide ha sempre sostenuto nel corso degli anni che l'incidente si poté verificare solo mediante atti di sabotaggio. Quale sia la verità non potremmo mai saperlo, ma il colpevole sì: anche in questo caso l'uomo e la sua irrefrenabile voglia di produzione e consumo.
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3) Nel gradino più basso di questo nefasto podio troviamo lo scoppio del reattore nucleare di Cernobyl.
Il 26 aprile 1986, in seguito al tentativo di testare una nuova teoria, qualcosa non andò come sarebbe dovuto. Ci fu una reazione nucleare che si incendiò fino ad esplodere diffondendosi ben 400 volte in maniera maggiore rispetto alla quantità di radiazioni della bomba di Hiroshima. Gli stati più colpiti furono Bielorussia e Ucraina, mentre la nube tossica si spinse addirittura fino in Irlanda. I danni ammontarono a 56 morti e oltre 4.000 casi di cancro nel corso del tempo. Oggi fino a 30 chilometri dalla zona non vi è più nulla e l'area è totalmente disabitata (ufficiosamente, però, vi tornarono alcuni ex abitanti che incuranti dei pericoli decisero di ripopolare le loro abitazioni). Intorno alla centrale nucleare di Cernobyl grandi quantità di materiale nucleare sono invece rimasti in "sarcofaghi" in decomposizione continuando ad incitare preoccupazione alla popolazione limitrofa. Ciononostante in Europa c'è ancora una classe politica, tutt'oggi, che vuole il nucleare...
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4) Quando si parla di tristi primati, non poteva certo mancare all'appello l'Italia che occupa il quarto posto.
E' il 10 luglio 1976 quando una nube di tetraclorodibenzoparadiossina (TCDD) viene rilasciata da una nota fabbrica di pesticidi nel comune di Seveso, nella Brianza.
Circa 37.000 persone furono esposte ai livelli più alti mai registrati di diossina. La zona circostante venne quasi completamente attraversata da una serie di sostanze ritenute tossiche e cancerogene, anche in micro-dosi. Oltre 600 persone vennero obbligate ad evacuare e altre diverse migliaia subirono l'avvelenamento da diossina, evidenziando soprattutto gravi casi di cloracne. Più di 80.000 animali furono macellati per evitare che le tossine potessero entrare nella catena alimentare. L'incidente è ancora in fase di studio e i dati sulle esposizioni della diossina non sono ancora perfettamente decifrabili. Oggi il nome di Seveso è usato di routine nel settore europeo della chimica: è una legge di tutela preventiva. Tutte le strutture che maneggiano e lavorano quantitativi di materiali pericolosi sono costretti ad informare le autorità e a sviluppare e pubblicizzare le misure per prevenire e rispondere a gravi incidenti.
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5) Al quinto posto incontriamo un incidente di una petrolifera: la Exxon Valdez.
Questa petrolifera il 24 marzo 1989, al cui comando c'era il capitano Joseph Hazelwood, si arenò su Prince William Sound's Bligh Reef, versando 40,9 milioni di litri di petrolio greggio sulla costa asiatica prossima all'Alaska. La National Oceanic and Atmospheric Administration ha stimato che oltre 26.000 litri di olio aderiscono tuttora ai fondali oceanici. Questo incidente un beneficio (seppur magro), però, lo portò: da allora il regolamento dei trasporti marittimi mutò, obbligando le società di tutto il mondo ad adottare una nuova tecnologia, molto più sicura, a doppio scafo.
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6) Si posiziona al sesto posto, invece, il Love Canal.
E' un'opera mai portata a compimento e sviluppata da William Love (da qui il nome) alla fine del 19esimo secolo: concepita come fonte di energia idroelettrica è situata nei pressi delle cascate del Niagara. Non essendo mai andata in porto, però, la genialità dell'uomo l'ha riadattata come enorme discarica di rifiuti. Fu infatti per circa un decennio teatro di stoccaggio di 21.000 tonnellate di prodotti e rifiuti chimici, compresi clorurati e diossine, da parte dell'azienda americana Hooker Chemicals and Plastics. Nel 1953 la Hooker la vendette, al costo di un dollaro, al Board of Education (città di Niagara Falls, New York) e scrisse nell'atto un diniego della responsabilità di danni futuri dovuti alla presenza dei prodotti chimici sepolti. La zona si sviluppò, venne estesamente abitata, sorsero scuole e servizi. Problemi di strani odori, anche dai muri degli scantinati delle case, sorsero fin dagli anni '60 e aumentarono nel decennio successivo, evidenziandosi anche nell'acqua potabile, contaminata dalla falda freatica inquinata. In seguito avvennero percolazioni fino a portare gli inquinanti nel fiume Niagara, tre miglia sopra i punti di prelievo degli impianti di trattamento acque. Le diossine passarono dalla falda a pozzi e torrenti adiacenti. Nel rapporto federale del novembre 1979 il governo americano indicò che le probabilità di contrarre il cancro da parte dei residenti era di 1/10.
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7) E' la Great Pacific Garbage Patch ad occupare il settimo posto.
A questo nome corrisponde un vortice marino ad altissima intensità promulgatore di inquinamento e capace di attirare rifiuti e spazzatura. Questo singolare fenomeno galleggia e sta galleggiando nei mari del Pacifico al sud di Giappone e Hawai. La maggior parte dei rifiuti è di plastica ed è oggetto di continui monitoraggi di esperti e studiosi che sperano che, esplorando il fenomeno, possano trovare un modo per risolvere il problema. Tuttavia fino ad ora si è ancora, paradossalmente, in alto mare.
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8) Chiude questa singolare classifica la Mississippi Dead Zone.
Quando uno studio dell'università di Santa Barbara rilevò che il delta del Mississippi era il più sporco del mondo (peggiore di quello del Gange e del Mekong) gran parte della popolazione statunitense ne rimase shoccata. Conseguentemente molte aziende defluirono in altre zone facendo nascere, appunto, una vera e propria zona morta ai piedi del fiume più grande d'America. Alcuni studiosi hanno affermato che, volendo risolvere il problema, si deve innanzitutto ridurre del 45% l'azoto in modo da non continuare a distruggere la vegetazione presente e sperare che l'ecosistema limitrofo possa tornare tale.
Circa 37.000 persone furono esposte ai livelli più alti mai registrati di diossina. La zona circostante venne quasi completamente attraversata da una serie di sostanze ritenute tossiche e cancerogene, anche in micro-dosi. Oltre 600 persone vennero obbligate ad evacuare e altre diverse migliaia subirono l'avvelenamento da diossina, evidenziando soprattutto gravi casi di cloracne. Più di 80.000 animali furono macellati per evitare che le tossine potessero entrare nella catena alimentare. L'incidente è ancora in fase di studio e i dati sulle esposizioni della diossina non sono ancora perfettamente decifrabili. Oggi il nome di Seveso è usato di routine nel settore europeo della chimica: è una legge di tutela preventiva. Tutte le strutture che maneggiano e lavorano quantitativi di materiali pericolosi sono costretti ad informare le autorità e a sviluppare e pubblicizzare le misure per prevenire e rispondere a gravi incidenti.
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5) Al quinto posto incontriamo un incidente di una petrolifera: la Exxon Valdez.
Questa petrolifera il 24 marzo 1989, al cui comando c'era il capitano Joseph Hazelwood, si arenò su Prince William Sound's Bligh Reef, versando 40,9 milioni di litri di petrolio greggio sulla costa asiatica prossima all'Alaska. La National Oceanic and Atmospheric Administration ha stimato che oltre 26.000 litri di olio aderiscono tuttora ai fondali oceanici. Questo incidente un beneficio (seppur magro), però, lo portò: da allora il regolamento dei trasporti marittimi mutò, obbligando le società di tutto il mondo ad adottare una nuova tecnologia, molto più sicura, a doppio scafo.
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6) Si posiziona al sesto posto, invece, il Love Canal.
E' un'opera mai portata a compimento e sviluppata da William Love (da qui il nome) alla fine del 19esimo secolo: concepita come fonte di energia idroelettrica è situata nei pressi delle cascate del Niagara. Non essendo mai andata in porto, però, la genialità dell'uomo l'ha riadattata come enorme discarica di rifiuti. Fu infatti per circa un decennio teatro di stoccaggio di 21.000 tonnellate di prodotti e rifiuti chimici, compresi clorurati e diossine, da parte dell'azienda americana Hooker Chemicals and Plastics. Nel 1953 la Hooker la vendette, al costo di un dollaro, al Board of Education (città di Niagara Falls, New York) e scrisse nell'atto un diniego della responsabilità di danni futuri dovuti alla presenza dei prodotti chimici sepolti. La zona si sviluppò, venne estesamente abitata, sorsero scuole e servizi. Problemi di strani odori, anche dai muri degli scantinati delle case, sorsero fin dagli anni '60 e aumentarono nel decennio successivo, evidenziandosi anche nell'acqua potabile, contaminata dalla falda freatica inquinata. In seguito avvennero percolazioni fino a portare gli inquinanti nel fiume Niagara, tre miglia sopra i punti di prelievo degli impianti di trattamento acque. Le diossine passarono dalla falda a pozzi e torrenti adiacenti. Nel rapporto federale del novembre 1979 il governo americano indicò che le probabilità di contrarre il cancro da parte dei residenti era di 1/10.
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7) E' la Great Pacific Garbage Patch ad occupare il settimo posto.
A questo nome corrisponde un vortice marino ad altissima intensità promulgatore di inquinamento e capace di attirare rifiuti e spazzatura. Questo singolare fenomeno galleggia e sta galleggiando nei mari del Pacifico al sud di Giappone e Hawai. La maggior parte dei rifiuti è di plastica ed è oggetto di continui monitoraggi di esperti e studiosi che sperano che, esplorando il fenomeno, possano trovare un modo per risolvere il problema. Tuttavia fino ad ora si è ancora, paradossalmente, in alto mare.
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8) Chiude questa singolare classifica la Mississippi Dead Zone.
Quando uno studio dell'università di Santa Barbara rilevò che il delta del Mississippi era il più sporco del mondo (peggiore di quello del Gange e del Mekong) gran parte della popolazione statunitense ne rimase shoccata. Conseguentemente molte aziende defluirono in altre zone facendo nascere, appunto, una vera e propria zona morta ai piedi del fiume più grande d'America. Alcuni studiosi hanno affermato che, volendo risolvere il problema, si deve innanzitutto ridurre del 45% l'azoto in modo da non continuare a distruggere la vegetazione presente e sperare che l'ecosistema limitrofo possa tornare tale.
sabato 6 novembre 2010
INFERTILITA' DA COSE DI CASA

A volte i problemi nel restare incinta possono risiedere nei posti più impensati. Di solito, infatti, si cerca di capire se vi siano complicazioni a livello ormonale o anche psicologico, ma a quanti verrebbe in mente che il problema possa essere dovuto a la maggioranza degli oggetti che abbiamo in casa? A qualcuno è venuto in mente: ai ricercatori dell'Università della California-Berkeley (UC-B) i quali hanno scoperto che i ritardanti di fiamma contenuti in schiume, mobili, componenti e apparecchi elettronici, tessuti, tappeti, plastica e altri oggetti comuni possono causare infertilità fino al 30%. I composti sotto accusa fanno parte di una categoria contrassegnata dalla sigla PBDE (difenileteri polibromurati) che ormai sono diventati comuni abitatori dei nostri appartamenti. Li respiriamo attraverso il pulviscolo che abbiamo in casa e si accumulano nel corpo umano. I ricercatori hanno scoperto che nel sangue si possono trovare concentrazioni fino a 10 volte superiori la norma di ben quattro di queste sostanze. Sino ad oggi, numerosi studi su modello animale avevano mostrato gli effetti negativi dei PBDE sulla salute in generale, fanno notare i ricercatori. Questo, però, è il primo ad affrontare l'impatto sulla fertilità umana, e i risultati sono sorprendentemente forti, ha commentato la dr.ssa Kim Harley, Direttore del Centre for Children's Environmental Health Research. Per lo studio, gli scienziati hanno analizzato il sangue di 223 donne incinte che facevano parte del programma longitudinale avviato dal Centre for the Health Assessment of Mothers and Children of Salinas (CHAMACOS). I risultati dello studio sono stati pubblicati sul "Environmental Health Perspectives".
venerdì 5 novembre 2010
5 & 6 NOVEMBRE 1994, PER NON DIMENTICARE

Cause atmosferiche:
una perturbazione ciclonica proveniente dalla Costa Azzurra;
una tempesta sciroccale dall'Africa;
una bassa pressione sulle vallate dell'alto Tanaro;
un'area anticiclonica sulla Lombardia che costringe la perturbazione a fermarsi sul Piemonte per parecchi giorni. Tra il 4 e il 6 Novembre cade circa il 30% delle precipitazioni annue.
Cause legate all'azione dell'uomo:
mancanza di manutenzione dei corsi d'acqua;
mancanza di salvaguardia della regione fluviale;
riduzione delle sezioni di deflusso per la presenza di ponti;
costruzione nelle aree di divagazione dei fiumi;
innalzamento di barriere innaturali quali ferrovie, autostrade e argini;
riduzione delle aree di laminazione naturali;
disboscamento per l'introduzione di pratiche agricole. L’acqua perciò scivola e trasporta a valle terriccio, fango e vegetazione che aumentano il volume delle acque del fiume;
opere di cementazione fluviali e trasformazione di zone boschive in superfici asfaltate impermeabili fanno diminuire il tempo di corrivazione (cioè il tempo che l'acqua impiega a trasferirsi dal punto di caduta al punto di misurazione).
Video
http://www.museodelfiume.it/
giovedì 4 novembre 2010
Miti e Leggende: Nicolo' Carosio

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