I ricercatori hanno scoperto che le rimanenze di medicinali stanno dando vita a "batteri-mostro”, resistenti ai farmaci che prosperano all'interno degli squali. Ciò suggerisce che antibiotici come la penicillina vengano dispersi nell'ambiente, spingendo batteri resistenti ai farmaci a evolversi e moltiplicarsi in mare. "I batteri riproducendosi possono trasferire materiale genetico”, dice il responsabile della ricerca Mark Mitchell, professore di clinica veterinaria alla University of Illinois a Urbana-Champaign. Mitchell e i suoi colleghi hanno trovato batteri resistenti agli antibiotici in sette specie di squali (tra cui squalo toro e squalo limone) ma anche in un pesce commestibile, Sciaenops ocellata, che vive nelle acque costiere del Belize, della Florida, della Louisiana e del Massachusetts. Benché la resistenza ai farmaci possa anche essere frutto di mutazioni casuali nei batteri, vi sono testimonianze schiaccianti dell'origine umana di questa caratteristica, afferma Mitchell. "Cosa fa la gente quando non finisce gli antibiotici? Li butta nello scarico o nell'immondizia”, dice lo studioso. I batteri esposti ai medicinali sviluppano resistenza, dice Mitchell, quindi "corriamo il rischio di creare questi batteri-mostro”. Che, a loro volta, possono causare malattie particolarmente virulente negli squali e nei pesci. Ma i ricercatori sono preoccupati che questi batteri possano risalire la catena alimentare arrivando all'uomo. Benché gli squali non facciano normalmente parte della nostra dieta, noi mangiamo quello che mangiano loro: crostacei e pesci. Quindi, avverte Michell, dobbiamo prestare molta attenzione a quello che ingeriamo. "A me piace il sushi”, dice il ricercatore, "ma conoscendo i rischi cui vado incontro, cerco pesce sano e catturato in mare, dove l'esposizione ai farmaci può essere minore”.
venerdì 19 novembre 2010
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