martedì 11 maggio 2010

ANCHE IL MESTIERE PIU' ANTICO DEL MONDO VA AI MONDIALI

“Mi aspetto un mucchio di sterline e dollari, poi, dopo i Mondiali, mollo tutto”. Tshepiso ha solo 23 anni, ma fa la prostituta da sei. Ha cominciato per mantenere suo fratelllo più piccolo, le avevano detto che era un mestiere facile, per il quale non servivano titoli di studio. E così si è adattata. Come lei sono in molte ad aver aspettato con curiosità quali squadre avrebbe riservato loro il sorteggio dei Mondiali 2010. Tshepiso e altre giovani donne come lei lavorano a Rustenburg in una strada divisa come ai tempi dell’apartheid: una parte per gli xhosa, una per gli indiani e una per i bianchi. Ecco dunque le prostitute a tempo determinato per gli amanti del pallone. Per quanto possa apparire bizzarra, l’idea, proposta dalla polizia sudafricana in vista dei prossimi Mondiali del 2010, sta facendo proseliti in quello che, Blatter permettendo, sarà il primo Paese africano ad ospitare la Coppa del mondo di calcio. Durante la manifestazione sportiva migliaia di ragazze, tolte dalla strada, sarebbero ospitate in strutture legali e protette, pronte a soddisfare gli appetiti sessuali dei tifosi e a rimpinguare le casse del Tesoro sudafricano perennemente in bolletta. La proposta, fatta propria da una schiera di parlamentari decisi a convertirla in legge, parte dal presupposto che la domanda di sesso a pagamento schizzerà alle stelle con l’arrivo dei tifosi, come già successo nella precedente edizione in Germania. Perché quindi non legalizzare quello che accadrebbe comunque, come hanno dichiarato i vertici della polizia locale? Secondo le forze dell’ordine, il provvedimento permetterebbe alle prostitute di lavorare in un ambiente più sano e protetto, riducendo così i casi di violenza sessuale in un Paese dove ogni 26 secondi viene stuprata una donna. Mentre la polizia potrebbe concentrarsi sulla sicurezza dei tifosi. L’idea ha suscitato un vespaio di polemiche tra le associazioni cristiane, timorose che il provvedimento sia una specie di cavallo di Troia per la legalizzazione totale della prostituzione, senza contare il possibile aumento del tasso di sieropositivi nel Paese, già oltre il 20 percento. A rimanere perplessa è anche l’ala più nazionalista del Parlamento, secondo cui l’offerta di lavoro riverserebbe in Sudafrica orde di giovani ragazze provenienti dai Paesi circostanti (Zimbabwe soprattutto) in cerca di facili guadagni. Ma un portavoce dell’International Organization for Migration, l’agenzia che monitora i flussi di migranti in tutto il mondo, ha riferito a Panorama.it che gli stessi timori avevano accompagnato la legalizzazione della prostituzione in Germania prima dell’ultima Coppa del mondo. In realtà, l’aumento del flusso di lavoratrici del sesso provenienti dai Paesi dell’est, che si temeva avrebbero invaso il Paese, è stato trascurabile. Le più deluse sono le attiviste per i diritti delle donne. “Vogliamo che la prostituzione sia legalizzata, ma non a tempo”, fa sapere a Panorama.it un’arrabbiata Carrie Shelver, coordinatrice dell’associazione People Opposing Women Abuse, che difende i diritti delle donne. “Altro che proteggere la salute delle donne, così si soddisfa solo la voglia di divertirsi dei clienti. La revisione delle leggi in materia sessuale va a rilento da anni, e ora per un evento internazionale dovremmo approvare una cosa del genere? Per noi è inaccettabile”. Ma i promotori del provvedimento vogliono andare fino in fondo. Hanno ancora un mese di tempo per trasformare il Sudafrica nel paradiso del sesso a pagamento.

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