domenica 23 maggio 2010

BIODIVERSITA', GLI ANIMALI CHE LA ROVINANO

Gli animali giocano un ruolo di fondamentale importanza nel mantenimento dei delicati equilibri del nostro ecosistema. Come per l’uomo però, anch’essi possono perdere la loro eco-sostenibilità diventando pericolosi per l’ambiente. Questo accade quando gli equilibri della natura subiscono delle alterazioni. Vediamo più da vicino dieci specie animali dal forte impatto ambientale. Non deve sorprende che gli elefanti abbiano un forte impatto sul nostro ecosistema sono, infatti, gli animali terrestri più grandi e potenti al mondo. Per la ricerca del cibo perlustrano territori molto estesi, lasciando evidenti tracce del loro passaggio: rompono rami, sradicano cespugli e abbattono interi alberi: consumano ogni giorni circa 150 kg di vegetale. Normalmente proprio grazie alla vastità delle aree di alimentazione, la natura riesce a risanare i danni causati dal loro passaggio. Quando però l’uomo ci mette lo zampino, con le recinzioni, con i terreni coltivati, invadendo gli spazi vitali e restringendo la “libertà” di questi splendidi animali, ecco che anche il comportamento più naturale, quale la ricerca di cibo, può radicalmente cambiare un paesaggio.
Ricordate che l’Esodo (Es10,1-20) rievoca le 10 piaghe che flagellarono l’Egitto, tra queste terribile fu l’ottava: l’invasione delle cavallette, che ancora oggi hanno un potere devastante. Gli sciami possono coprire centinaia di chilometri quadrati (fino a 500 km al giorno) e sono composti da miliardi di cavallette. Una vera e propria piaga che si manifesta alla presenza di particolari condizioni e che porta le locuste, generalmente solitarie ad aggregarsi con i propri simili. Sono le piogge particolarmente intense causate da anomalie climatiche a fare da veicolo a questi insetti. Uno sciame di medie dimensioni può rapidamente spogliare interi campi di vegetazione consumando in un giorno una quantità di cibo pari a quella di 2.500 persone. Come combattere questo flagello? Fino ad oggi sono stati usati dei pesticidi molto dannosi anche per altre specie d’insetti ed è per questo che la Locust information service della Fao, sta sperimentando in alcune aree, il metarhisium, un fungo che potrebbe rappresentare un’eco-pesticida per le cavallette.
Stella flagello di barriera, le rosse stelle marine (Acanthaster planci) di grandi dimensioni prendono il nome dalle lunghe e velenose spine che ricoprono interamente il loro corpo. Sono prevalentemente notturne e vivono in prossimità delle formazioni coralline nutrendosi dei polipi e del cenosarco delle madrepore. Quando la specie si riunisce in gruppi con più di venti esemplari, è in grado di mettere a durissima prova l’ecosistema della barriera corallina. Ogni individuo è, infatti, in grado di distruggere dai cinque ai 10 m2 di barriera in un anno. Si ciba dei coralli adulti e inibisce la crescita dei più giovani. Il sovrappopolamento che ha caratterizzato la specie negli ultimi dieci anni sembra essere dovuto a tre cause scatenanti: l’inquinamento, la diminuzione dei suoi predatori a causa della pesca come il Charonia tritonis, un mollusco gasteropode, ed infine il suo ciclo vitale e riproduttivo estremamente veloce. Secondo la Food and Agriculture Organization delle Nazioni Unite, l'allevamento intensivo dei bovini è responsabile del 18% dei gas serra. I bovini emettono una grande quantità di metano attraverso rutti e flatulenze. L'allevamento dei bovini è anche responsabile della deforestazione nel mondo, in particolare nella foresta Amazzonica. Condizionato dalla crescente domanda alimentare da parte dell’uomo, il bestiame in molte regioni del mondo pascola in modo intensivo, riducendo drasticamente la biodiversità.

La carpa comune si alimenta nei fondali, sradicando e disturbando la vegetazione sommersa e alterando l’ambiente in cui vive. Sono particolarmente dannose quando sono introdotte in un ambiente estraneo diventando una specie estremamente invasiva. Gli Stati Uniti e l’Australia spendono ogni anno milioni di dollari per tenere sottocontrollo la popolazione di carpe comuni. Anche le capre possono essere causa di profonde ripercussioni sull’ambiente soprattutto nelle zone di cui non sono originarie. Sono erbivori voraci che mangiano con un gusto la gariga e la vegetazione in genere, trasformando interi boschi in praterie se non vengono controllate. Il problema è diventato molto rilevante in Australia, così come in altre isole in cui l’uomo ha importato degli esemplari di questi animali. Le capre sono creature robuste e sono in grado di tornare facilmente a un’esistenza selvatica.
I rospi delle canne (Bufo marinus) sono in assoluto la specie di anuri più invasiva e infestante esistente al mondo. Lo sanno bene in Oceania, ai Caraibi e negli Stati Uniti. Ironia della sorte, la specie è stata introdotta per l’eradicazione dei parassiti agricoli e nel processo è diventata essa stessa parassita dell’ambiente. Originari dell’America meridionale sono veramente pericolosi per la fauna autoctona, poiché il loro veleno è tossico per gli uccelli, i mammiferi, i pesci, i rettili e per ogni creatura che cerca di cibarsene.
I coleotteri della corteccia (Coleoptera Scolytidae), o scolitidi, scelgono di riprodursi in legni morti o marcescenti, ma varie specie (tra cui il coleottero del pino di montagna del Nord America occidentale) sono note per attaccare e uccidere piante vive. Intere parti di foresta possono essere distrutte se attaccate da gruppi numerosi di coleotteri. Gli scolitidi possono essere portatori di malattie per i malcapitati alberi, come nel caso del coleottero dell'olmo americano che trasmette la malattia dell'olmo olandese.
I ratti sono animali di grande successo. Veri e propri conquistatori in grado di colonizzare velocemente ogni nuovo territorio. Un esempio di tale capacità è stata l'introduzione dei ratti neri su Lord Howe Island, un piccolo habitat nel Mar di Tasmania, dove gran parte della fauna presente è stata spazzata via dai ratti invasori. I roditori possono essere portatori di malattie ed epidemie e una popolazione numerosa può causare ingenti perdite di cibo, soprattutto nei paesi in via di sviluppo.
Di tutti gli animali presenti sulla terra, gli esseri umani sono i più distruttivi: quelli con il più alto impatto sull’ambiente. Di solito è l'uomo il responsabile dei maggiori squilibri dell’ecosistema quali il riscaldamento globale, l’estinzione di molte specie animali e vegetali, l'eccessivo sfruttamento della terra e dei mari, la sovrappopolazione e l’industria con il suo inquinamento. Per fortuna gli esseri umani sono capaci di rapidi cambiamenti culturali. E rispetto agli altri animali ha pur sempre una scelta e la possibilità di cambiare.
Fonte Greenme

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