Sembra che il processo d’integrazione regionale dell’America Latina cominciato negli anni novanta si sia arrestato. Secondo un’inchiesta del País, da quando le esportazioni di materie prime arricchiscono le casse dei governi sudamericani, l’obiettivo fondamentale è diventato rifornire gli arsenali militari. I paesi della regione continuano ad acquistare grandi quantità di armi, mostrando una scarsa volontà di collaborazione negli altri settori. Il petrolio venezuelano, il rame cileno e il grano brasiliano hanno finanziato infatti, in buona parte, i missili russi ricevuti da Hugo Chávez, gli F-16 statunitensi del Cile e i sottomarini da guerra richiesti da Brasilia alla Francia. La rinnovata associazione militare tra Colombia e Stati Uniti inoltre, avvenuta contemporaneamente all’allineamento del Venezuela con l’Iran e la Russia, confermerebbe il naufragio delle politiche di cooperazione regionale avviate in precedenza. In base ai dati dell’Istituto internazionale di ricerca per la pace di Stoccolma, negli ultimi anni le spese per la difesa hanno subìto un’ impennata: dai 19,7 milardi di euro del 2003 ai 26,8 del 2008. L’attuale riarmo coincide con un periodo di sfiducia generalizzata nei confronti del “vicino” e la conseguente militarizzazione delle linee di confine. Il mancato raggiungimento degli obiettivi dell’ Alca, l’area di libero commercio creata nel 1994 per eliminare le barriere commerciali in America, l’uscita del Venezuela dalla Comunità andina delle nazioni e l’incompiuta liberalizzazione promossa dal Mercosur, hanno poi contribuito a inasprire i rapporti. Resta da capire se il potenziamento militare metta in discussione anche l’Unasur, formato da Argentina, Bolivia, Brasile, Cile, Colombia, Ecuador e Perù per realizzare uno spazio d’integrazione culturale, economica e politica. Come fa notare El País, comunque, anche se i preventivi militari dell’America Latina aumentano a un ritmo più veloce che nel resto del mondo, il dato non vale per tutti i paesi. Per esempio l’Argentina lo scorso anno ha ridotto il tetto di spesa a due miliardi di dollari, contro i 3,3 del Venezuela e i nove del Brasile.
mercoledì 13 gennaio 2010
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