mercoledì 31 marzo 2010
SPUTA IL ROSPO
martedì 30 marzo 2010
FISCHIO FINALE
lunedì 29 marzo 2010
IL VERME DELLA MORTE
domenica 28 marzo 2010
C'E' VITA DOPO LA MORTE? SI, CON LA CRIOCONSERVAZIONE
sabato 27 marzo 2010
CHI SONO I GUARANI?
Invia una lettera di protesta al governo brasiliano.
venerdì 26 marzo 2010
INVOLUZIONE PACHIDERMICA
giovedì 25 marzo 2010
RINASCE IL MITO DEL SUBBUTEO
mercoledì 24 marzo 2010
POTERE ASSOLUTO
martedì 23 marzo 2010
LA ISLA DE LAS MUNECAS
Xochimilco è un suggestivo sobborgo residenziale di Città di Messico, ricco di lunghi canali navigabili e di meravigliosi giardini semigalleggianti. Un posto del mondo ricco di luminose Bougainville, pullulante di pesci tropicali, farfalle e uccelli iridescenti, mistico, sereno e fuori dal tempo. Ma l’atmosfera cambia repentinamente quando si arriva a l’ “Isla de las Munecas” ( l’Isola delle Bambole). Un lembo di terra inquietante e affascinante, un santuario surreale dal quale lo sguardo abbraccia centinaia di bambole, rovinate dagli anni e dagli influssi atmosferici, appese agli alberi o poggiate su enormi pietre disposte come altari. Ad accogliere e a raccontare la storia dell’isola ai visitatori è il nipote di Julián Santana Barrera, l’uomo che, nel corso di diversi anni, ha pazientemente realizzato una bizzarra installazione. Chi ha conosciuto da vicino Julián Santana, noto anche come La Coquita, lo descrive come un personaggio pittoresco, geniale e analfabeta allo stesso tempo. L’Isla de las Munecas nasce, intorno agli anni sessanta, da una sorta di ossessione che portò Julián Santana più volte in questa zona lagunare nel corso degli anni, all’inseguimento di qualcosa di indefinito: uno spirito senza pace, da calmare. Molte fonti locali (cronache e memorie) raccontano che sull’isola era morto un bambino, inghiottito dalla laguna che non aveva mai più restituito il corpo. La tragedia aveva sconvolto gli abitanti del luogo dando origine ad una triste leggenda: lo spirito del bambino era rimasto sull’isola, condannato ad errare senza pace fin a quando il suo corpo non avesse trovato sepoltura. A quel punto Julián Santana decise di intervenire personalmente per calmare lo spirito del bambino, dando vita ad una sorta di operazione artistica che, correndo sul filo della follia, consisteva nel riempire la zona di bambole. Non appena si sparse la voce arrivarono giornalisti e troupe televisive. Tutti volevano conoscere Julián Santana, il genio psicotico. Oggi l’Isla de las Munecas è diventata una meta che attira molti turisti e la leggenda dello spirito senza pace lievita alla lettera su un’altra leggenda: sono in molti a credere che le bambole dell’isola abbiano proprietà taumaturgiche. E’ una storia incredibile in cui fonti e leggenda si mescolano in un’eredità che ha assunto un significato per tanta gente. L’isola evoca immagini e reazioni differenti che dipendono dal rapporto che l’osservatore ha con le bambole. Alcuni provano tristezza, altri repulsione, altri ancora stupore. Qualunque sia la reazione, le possibilità fotografiche sono illimitate.
lunedì 22 marzo 2010
FATTI A POL POT
domenica 21 marzo 2010
ULTIMISSIME SALUTE
Mangiare cioccolato aiuta a prevenire l'insorgenza di ictus. A rilevarlo e' stato uno studio condotto da un gruppo di ricercatori dell'Universita' di Toronto (Canada) e presentato in occasione del meeting annuale dell'American Academy of Neurology che si e' tenuto a Toronto. Lo studio ha coinvolto 50mila persone circa. Dai risultati e' emerso che coloro che mangiano cioccolato, 44.489 persone, hanno il 22 per cento di probabilita' in meno di soffrire di un ictus. Non solo. Un secondo studio ha rilevato che 1.169 persone che hanno mangiato 50 grammi di cioccolato una volta a settimana avevano il 46 per cento in meno di probabilita' di morire a seguito di un ictus rispetto alle persone che non mangiavano cioccolato. Questo perche', secondo i ricercatori, il cioccolato e' un alimento ricco di 'flavinoidi', un potente antiossidante. Ora lo scopo degli scienziati e' quello di scoprire se i supplementi possono servire nella prevenzione degli ictus. "E necessaria piu' ricerca", ha sottolineato Sarah Sahib che ha coordinato lo studio, "per determinare se il cioccolato abbassi veramente rischio di ictus, o se le persone sane siano semplicemente piu' propense a mangiare cioccolato rispetto alle altre".
ATTENZIONE AI VECCHI ANTISTAMINICI
Gli antistaminici H1 di vecchia generazione usati come farmaci antiallergici potrebbero essere pericolosi per la salute. Almeno questo e' quanto emerso da un nuovo rapporto pubblicato sulla rivista 'Allergy' e riportato dal notiziario europeo 'Cordis'. Stilato da esperti della Rete europea globale per le allergie e l'asma (GA2LEN) e dell'Accademia europea di allergologia e immunologia clinica (EAACI), il rapporto si chiede se sia giusto che gli antistaminici H1 siano ancora disponibili come medicinali da banco. Il rapporto afferma che gli antistaminici H1 di prima generazione -la terapia piu' diffusa per patologie quali la rinite allergica- attualmente da banco siano legati a numerosi problemi di salute e sociali. Secondo il rapporto, se confrontati con i nuovi antistaminici H1, i farmaci piu' vecchi risultano essere peggiori. Sono legati a una miriade di problemi: disturbi del sonno; minor rendimento sul lavoro e ridotta abilita' d'apprendimento; incidenti aerei, d'auto e navali causati da sonnolenza e persino la morte come risultato di overdose accidentale in bambini e neonati, nonche' suicidi. Visto che il 30 per cento della popolazione Ue e Usa fa uso o potrebbe farne di antistaminici H1, la relazione si chiede in definitiva se sia nell'interesse della salute pubblica che rimangano disponibili come farmaci di automedicazione. Gli antistaminici sono in uso da oltre 50 anni per curare allergie tra cui riniti (infiammazione delle membrane nasali comunemente conosciuta come febbre da fieno), orticaria e dermatite topica (eczema). Vengono in genere distinti in prima e seconda generazione: i primi hanno un effetto piu' sedativo che porta sonnolenza, effetto collaterale significamente ridotto nei secondi. Un'allergia e' una forte risposta immunitaria a un antigene (allergene). Gli stessi allergeni sono spesso sostanze innocue e comprendono acari della polvere, polline o forfora animale (piccole scaglie che si distaccano dalla cute o dai peli umani o animali). Le reazioni allergiche si verificano quando si ha una reazione esagerata a un allergene che causa risposte che vanno occhi che lacrimano o naso che cola a sintomi seri come lo shock anafilattico. Per il rapporto la nuova generazione di antistaminici si e' dimostrata piu' affidabile ed efficace nella cura delle allergie e i pazienti hanno avuto meno effetti collaterali. GA2LEN e' una rete di eccellenza finanziata dall'Ue che ha ricevuto 14,4 milioni nell'ambito dell'area tematica 'Qualita' e sicurezza alimentare' del Sesto programma quadro. La rete riunisce partner da 26 istituti di ricerca con sede nell'Ue tra cui Eacci e Federazione europea delle associazioni di pazienti affetti da allergie (Efa). Si occupa di ricerca multidisciplinare per migliorare le conoscenze scientifiche dei meccanismi delle allergie e armonizzare la ricerca europea. -
LE SIGARETTE ELETTRONICHE CHE NON RILASCIANO LA NICOTTINA
Le sigarette elettroniche non rilasciano affatto nicotina come 'promesso' dalle case produttrici. E' il risultato di uno studio pubblicato dalla rivista 'Tobacco control', secondo cui la quantita' di questa sostanza effettivamente rilasciata dai dispositivi e' pari a quella che si avrebbe 'aspirando una sigaretta spenta'. I ricercatori della Virginia Commonwealth University hanno sottoposto 16 persone a quattro differenti sessioni: in una dovevano fumare la loro marca di sigarette preferita, in altre due invece due tipi diversi di sigarette elettroniche e nell'ultima aspirare da una sigaretta spenta. Misurando il tasso di nicotina nel sangue dei fumatori dopo ogni sessione e' emerso che non c'era nessuna variazione di rilievo dopo aver fumato i dispositivi elettronici, nonostante invece questi vengano pubblicizzati come un metodo per il rilascio di questa sostanza al pari di gomme da masticare o cerotti. "I consumatori hanno il diritto di aspettarsi che un prodotto che si sostiene rilasci un farmaco funzioni come promesso - ha spiegato Thomas Eissenberg, che ha coordinato lo studio - il nostro studio invece dimostra che non solo le sigarette elettroniche non rilasciano la quantita' di nicotina promessa, ma non ne rilasciano affatto".
UNA CAUSA GENETICA ALLA BASE DELLE BALBUZIE
Una ricerca recente rivela che alla base della balbuzie potrebbe esserci un difetto genetico. Lo studio, che compare recentemente sulla rivista New England Journal of Medicine è stato realizzato da un’equipe di ricercatori del National Institute on Deafness and Other Communication Disorders statunitense, che ha esaminato un vasto gruppo di pazienti provenienti da diversi paesi, tra i quali Pakistan, Stati Uniti ed Inghilterra. Tra questi i ricercatori hanno scoperto che uno su dieci presentava appunto una mutazione genetica in tre diversi geni. Due di questi, denominati GNPTAB e GNPTG sono già comparsi nella ricerca medica perchè ritenuti collegabili a due gravi malattie metaboliche. Queste, note come Malattie da Accumulo Liposomiale, si manifestano con l’incapacità di un enzima di metabolizzare i grassi che quindi si accumulano nell’organismo causando problemi in diverse parti del corpo.Le persone che hanno questo difetto genetico in duplice coppia sviluppano il disturbo metabolico, mentre, quando esso è presente in una sola coppia, potrebbe invece essere un fattore scatenante della balbuzie. Nell’esame dei pazienti con balbuzie i ricercatori hanno inoltre individuato un terzo gene difettoso, che invece non era presente nei pazienti sani di un gruppo di controllo. Per centinaia di anni, sostengono i ricercatori, la causa della balbuzie è rimasta un mistero, sia per i pazienti che per medici e scienziati. Questo studio è il primo a gettare una luce sulle possibili cause genetiche, e, nella speranza dei ricercatori, i risultati potrebbero essere di aiuto nella sperimentazione di nuove terapie. Per curare il disordine metabolico causato dai geni difettosi per esempio, si inietta l’enzima nel sangue, e questo va a sostituirsi a quello difettoso prodotto dall’organismo, sopperendo così alla sua inefficacia. Lo stesso meccanismo, suggeriscono gli autori dello studio, potrebbe essere sperimentato per valutare se è efficace anche contro la balbuzie.
IL SOLVENTE ASSOCIATO AL PARKINSON
L’esposizione al tricloroetilene, un solvente industriale, aumenta il rischio di sviluppare il morbo di Parkinson di almeno sei volte.
E’ quanto stabilito da una recente ricerca condotta negli Stati Uniti, da ricercatori del Parkinson’s Institute di Sunnyvale, il primo studio in grado di quantificare l’incidenza del rischio, ed ultimo di una serie di lavori che sugli animali avevano già verificato tale fenomeno. Se la genetica, è provato, gioca un ruolo determinante nello sviluppo del morbo di Parkinson, secondo i medici ci sono anche fattori ambientali che hanno una loro importanza. Il tricloroetilene, identificato anche dall’acronimo TCE, è un solvente un tempo ampiamente utilizzato come detergente, ed in alcuni casi anche come anestetico, in special modo durante il parto. Il diffondersi della preoccupazione sulla sua presunta tossicità hanno fatto si che esso non venisse più utilizzato e fosse sostituito da altri solventi ed anestetici. Dopo alcune segnalazioni sull’incidenza del Parkinson in lavoratori a contatto con la sostanza sono stati eseguiti studi sugli animali, grazie ai quali si è scoperto che questa uccide le cellule cerebrali che producono la dopamina in un’area del cervello, la materia grigia, che è proprio quella che viene colpita dal morbo di Parkinson. Non solo, ma il TCE danneggia nella stessa area anche i mitocondri, gli organismi cellulari il cui compito è quello di fornire energia ed alimentazione alle cellule, nel cervello e nelle altre parti del corpo. I ricercatori hanno valutato l’associazione tra tricloroetilene e Parkinson su 99 gemelli, veterani della seconda guerra mondiale, uno studio comparativo che voleva individuare come mai uno dei due gemelli aveva contratto il Parkinson e l’altro no. Raccogliendo le esperienze di vita e di lavoro degli esaminati e sottoponendo la totalità dei partecipanti ad uno studio a doppio cieco da parte di un esperto di igiene industriale ed uno di medicina preventiva, i ricercatori hanno verificato che, se per alcune sostanze, come xilene e toluene non si registrava un rischio maggiore di Parkinson, quelli esposti al tricloroetilene risultavano invece avere una probabilità di 5,5 volte maggiore di contrarre la malattia. Quelli esposti al tetracloroetilene, conosciuto con l’acronimo di PERC, risultavano addirittura aver un rischio di 8 volte maggiore. Anche se la significatività statistica risultava inferiore anche il tetracloruro di carbonio incideva per 2,8 volte in più. Coloro che risultavano esposti al TCE avevano storie lavorative in determinati ambianti e con determinate mansioni, tintorie, macchinisti, elettricisti e meccanici. La ricerca si è basata su un campione relativamente piccolo, non sufficiente per valutare compiutamente l’incidenza di questo fenomeno su una popolazione più ampia. Per questo motivo i ricercatori stanno approntando un database di più grandi dimensioni che permetta loro di affinare i risultati dello studio e precisare meglio quanto e come questa sostanza chimica influisca sullo sviluppo del morbo di Parkinson.
sabato 20 marzo 2010
GIOIA E OTTIMISMO ACCRESCONO IL SISTEMA IMMUNITARIO
venerdì 19 marzo 2010
FORZA TORO
giovedì 18 marzo 2010
MA CHE ORE SONO?
mercoledì 17 marzo 2010
EUROSTAR O NEUROSTAR?
martedì 16 marzo 2010
LA CRISI SPEGNE IL SORRISO
-ALLARME PER PICCOLI LABORATORI ODONTOTECNICI, MOLTI CHIUDONO: Il fenomeno di riduzione ha riguardato circa il 60% dei laboratori odontotecnici, in particolare quelli più piccoli e artigianali, sui quali si è misurato un picco di -22%. Si è così accentuato il fenomeno della chiusura dei laboratori odontotecnici che, secondo statistiche europee, sono calati del 10% in pochi anni. Resistono invece i laboratori più evoluti, attrezzati con innovative tecnologie informatiche come la tecnologia 3D per la progettazione e produzione di protesi, che hanno retto alla crisi evidenziando un calo minimo del -4%.
-PER 2010 PREVISIONI NON ROSEE: Non è roseo lo scenario neppure per il 2010, affermano gli esperti. Si prevede infatti una ulteriore riduzione di pazienti e minori preventivi di spesa più importanti, che riguardano per l'appunto la protesi. Questo, rilevano gli specialisti, considerando che il sistema odontoiatrico italiano, essendo per una parte consistente privato, fa sì che per la protesi si debba attingere alla capacità di risparmio delle famiglie. E, molto spesso, proprio la protesi dentale è una spesa sostitutiva di altre riguardanti la famiglia come, ad esempio, l'auto, gli arredi o i viaggi.
lunedì 15 marzo 2010
CURIOSANDO QUA' E LA'
CINA - Se lei è soprannominata la signora “unicorno” o “Devil Woman” (anche se, unicorno ha un suono molto più grazioso), Zhang Ruifang di Linlou, in Cina ha creato molto scalpore a causa della prominente e vistosa corna che spunta dalla sua testa. Una crescita strana, iniziatasi a sviluppare al 101-anno di età sulla fronte e alla fine germogliata in un lungo corno di sei centimetri . Ora, un altro corno sembra essere in via di sviluppo sul lato della testa. I medici ritengono che le crescite anomale delle corna potrebbe essere tumori cutanei, molto comuni nelle persone anziane.
MOSCA - Un uomo e' stato arrestato a S.Pietroburgo con l'accusa di aver ucciso la moglie e i figli di 4 e 5 anni iniettando una dose mortale di droga.L'uomo, un tossicodipendente di 32 anni con precedenti per spaccio, ha detto agli investigatori di aver ucciso i familiari su richiesta della consorte a causa della loro poverta'. La coppia, sempre secondo la sua versione, avrebbe prima fatto l'iniezione ai figli. L'uomo avrebbe poi ripetuto l'operazione sulla moglie e su di se' ma lui e' rimasto in vita.
VAL DI SUSA - Negli ultimi cinque anni i lupi sono ricomparsi nelle valli del Torinese. Ora però a sterminarli sono le auto, i camion e i treni piuttosto che le doppiette dei cacciatori. L’ultimo caso è accaduto il 3 marzo a Oulx, in val Susa: un podista che percorreva la statale 335 di Bardonecchia ha notato la carcassa di un animale semisepolta dalla neve a bordo strada. Come hanno accertato le guardie forestali, si trattava di un giovane femmina di lupo di 25 chili di peso. L’animale è stato falciato da un’auto mentre tentava di attraversare la statale. Secondo gli esperti la lupa faceva parte del branco segnalato più volte nei boschi sul versante sinistro della Dora Riparia, tra Salbertrand e Oulx, dove è presente una forte concentrazione di cervi – preda naturale dei lupi – scesi a valle a causa delle abbondanti nevicate. Il bilancio dal 2001 ad oggi sul territorio piemontese parla chiaro: sono infatti 21 i lupi trovati morti.
LONDRA - Buone notizie arrivano dal mondo della scienza e della salute. E’ stato scoperto infatti il gene che regola il battito cardiaco. La notizia è stata diffusa dell’equipe di scienziati britannici che sono riusciti a fare l’importantissima scoperta che apre nuovi interessanti spiragli nell’ambito delle malattie cardiache provocate dalle aritmie. Ora la speranza è che la conoscenza di quello che è stato soprannominato “gene pacemaker” faciliti la creazione di farmaci che combattano malattie cardiache ed infarti. Metà di questi, infatti, sono causati da seri problemi del ritmo cardiaco, come fibrillazioni ventricolari ed atriali. Il ritmo del cuore è controllato da segnali elettrici, che partono da un punto del cuore e attraversano l’intero muscolo. Un’equipe dell’Imperial College di Londra ha individuato il gene che controlla quei segnali e di conseguenza il battito: danni o mutazioni del gene – battezzato Scn10a – aumentano il rischio di malattie cardiache. La conoscenza di questo gene amplierà la conoscenza dei meccanismi che regolano la frequenza del battito, e di conseguenza aiuterà a sviluppare farmaci che lo regolino meglio. In pratica è stato identificato un gene che influenza il ritmo cardiaco: e persone con diverse variazioni avranno rischi maggiori o minori di sviluppare problemi di ritmo cardiaco. Ricordiamo che le malattie legate alle aritmie sono molto comuni, purtroppo, e la fasce di popolazione più colpita è quella maschile intorno ai 50 anni. Nello studio, che ha interessato 20.000 persone, gli scienziati hanno analizzato gli elettrocardiogrammi, misurando il tempo che i segnali elettrici impiegano per raggiungere le varie parti del cuore. Hanno quindi scoperto che variazioni del Scn10a erano associate con ritmi lenti o irregolari, o con un maggior rischio di fibrillazioni. Una nuova speranza per tutti coloro che soffrono di aritmia cardiaca e di malattie ad essa collegate.
MILANO - Greenpeace ha guardato dentro le scatolette di 14 marchi per valutare quanto è sostenibile la loro pesca. E ha trovato molte sorprese!Ben 11 finiscono “in rosso” perché non sono in grado di garantire la sostenibilità del proprio prodotto. Zero in pagella per MareAperto STAR, Consorcio e Nostromo. Meglio per Coop, ASdoMar e Mare Blu, le uniche che hanno adottato una politica scritta per l’approvvigionamento sostenibile. ASdoMar, inoltre, è uno dei pochi che, utilizza il tonnetto striato – specie considerata in buono stato – pescato con metodi sostenibili (lenza e amo). Il tonno in scatola è la conserva ittica più venduta, ma per pescarlo si usano metodi distruttivi come i palamiti e le reti a circuizione,che catturano accidentalmente altri pesci, come tartarughe e squali.
SYDNEY - Stare tanto in mare, si sa, annoia. Così i marinai della nave da guerra australiana "Success" hanno deciso di divertirsi un po', organizzando una gara hard a bordo dell'imbarcazione. Il tutto con tanto di classifica. Il massimo dei punti andava a chi riusciva a far sesso con una lesbica o una donna ufficiale, ma anche il luogo aveva la sua importanza. La Marina di Canberra ha scoperto tutto e ha aperto un'inchiesta. Per gli iscritti alla sfida hard, le regole erano molto chiare. La graduatoria veniva stilata in base ai punteggi. Una "botta e via" su un tavolo da biliardo valeva un bel po' di punti; azzeccare sia il nome della sedotta che il luogo dell'amplesso ancora di più, ma il massimo era riuscire a far sesso con una lesbica o una donna ufficiale. Al momento non è ancora chiaro quante persone abbiano preso parte alla gara a luci rosse, ma la singolare competizione è giunta alle orecchie dei vertici della Marina di Canberra, che ha deciso di indagare e porre fine alle chiacchiere che giravano attorno all'equipaggio della nave militare. Sfida e sfidanti saranno puniti. Questo è certo. Ora però occorre stabilire le responsabilità e chiarire tutto. Dalle indagini è emerso anche che alcuni marinai hanno minacciato le colleghe perché non testimoniassero nel procedimento aperto dalla magistratura. Un procedimento segnato da molte omissioni, prima tra tutte quelle del procuratore incaricato di indagare sui fatti e che dopo pochi mesi aveva deciso di archiviare l'incartamento perché non era riuscito a raccogliere prove e testimonianze a sufficienza. Del caso ora si occuperanno Douglas Campbell, e il nuovo inquirente, il giudice in pensione Roger Gyles . "C'è abbastanza materiale per arrivare a un processo e scoprire chi aveva organizzato, gestito e coperto il cosiddetto 'Libro mastro'", ha detto Gyles. Su un registro erano elencati i nomi delle donne a bordo della nave cisterna e accanto il loro valore in dollari. Ma la posta in palio aumentava se si riusciva nella seduzione nel luogo per il quale si era scommesso. Secondo gli inquirenti il "Libro mastro" (come era chiamato il "gioco" tra i partecipanti) è andato avanti per un anno ed è venuto alla luce solo nel novembre del 2009, durante una tappa della nave a Singapore. Finora l'unico provvedimento adottato è stata la sospensione di quattro marinai, ma il premier australiano, Kevin Rudd ha chiesto che venga fatta piena luce perché le donne non siano scoraggiate dall'unirsi alle forze armate.
DUBAI - Nuovi guai per una coppia britannica a Dubai. Charlotte Lewis e Ayman Najafi sono stati condannati ad un mese di prigione per essersi baciati e scambiati effusioni in un ristorante. Lo riferisce il Sun secondo cui i due sono stati denunciati da una madre che ha chiamato la polizia dopo che la figlia le ha segnalato l'atto in violazione della legge islamica. A gennaio un'altra cittadina britannica di 23 anni era stata fermata per aver fatto sesso con il fidanzato. La legge islamica, applicata peraltro con moderazione negli Emirati Arabi Uniti, vieta i rapporti prematrimoniali.
ROMA - Le stesse proteine responsabili della malattia della mucca pazza, i prioni, causano una malattia molto simile al morbo di Alzheimer, la forma più diffusa di demenza senile. La nuova malattia è stata osservata nei topi, ma per i ricercatori dei National Health Institutes (Nih) degli Stati Uniti la scoperta potrebbe portare a nuove terapie per curare l'Alzheimer nell'uomo. La ricerca, pubblicata sulla rivista PLoS Pathogens, è stata coordinata da Bruce Chesebro, dell'Istituto statunitense per le allergie e le malattie infettive (Niaid) che fa capo all'Nih. Il risultato è stato ottenuto per caso, mentre i ricercatori studiavano il modo in cui le malattie da prioni distruggono il cervello nei topi: anziché la degenerazione tipica delle malattie da prioni che rende il tessuto cerebrale simile a una spugna, i ricercatori hanno visto lesioni analoghe a quelle provocate dalla malattia di Alzheimer, con la formazione di depositi di sostanza amiloide nei vasi sanguigni cerebrali. La scommessa, adesso è trovare una sostanza capace di inibire la nuova forma di malattia da prioni. Questo significherebbe avere una nuova arma potenzialmente capace di ridurre i danni provocati dall'Alzheimer.
domenica 14 marzo 2010
REGIONE DISTRUZIONE
Ci stiamo autodistruggendo in silenzio. Siamo una razza in estinzione. Chi avesse ancora cuore e voce scriva una mail alla presidente della Regione Piemonte Mercedes Bresso: presidente@regione.piemonte.it
sabato 13 marzo 2010
SINESTESIA
La sinestesia è un fenomeno percettivo cioè riguarda il nostro modo di interrogare la realtà e di ricevere informazioni. Le sensazioni sono possibili perché il nostro organismo è predisposto a ricevere informazioni sotto forma di energia proveniente dal mondo esterno. La sensazione, che è propedeutica alla percezione, è possibile perché esistono nel nostro corpo dei “rilevatori di energia” che le scienze hanno chiamato sistemi sensoriali. Ogni sistema sensoriale è sensibile a una determinata forma di energia fisica. I nostri atti mentali, verbali e fisici hanno origine nella mente. Ogni volta che avviene un contatto fra gli organi di senso e gli oggetti esterni — come le forme visibili, gli odori, i suoni, i sapori e le sensazioni tattili — all’interno del corpo nasce una sensazione, da cui si originano reazioni che sono causa di nuove azioni. L’informazioni o stimoli presenti in natura sono molteplici o infiniti; l’uomo non è in grado di riceverli tutti, rischierebbe di rimanerne schiacciato, ma nel corso della sua evoluzione ha selezionato solo quelli utili alla sopravvivenza della specie. Nel tempo i sensi si sono specializzati a ricevere solo un determinato stimolo o energia (determinate frequenze sonore, onde di un certo tipo, alcune particelle chimiche). Ogni organo lavora separatamente raccoglie l’informazione che attraverso i nervi arriva al cervello dove avviene l’elaborazione. Tutte le informazioni sensoriali procedono dai recettori periferici, attraverso il sistema limbico (che funge da sistema di smistamento dati), fino a raggiungere la corteccia cerebrale. Come tutti sappiamo ogni informazione sensoriale viene elaborata in zone della corteccia differenti (es. le informazioni visive sono elaborate nella corteccia occipitale, mentre quelle auditive in quella temporale). In realtà la situazione sarebbe più complessa ma poco ci interessa approfondire in questa sede. Quello che invece è interessante è che, dopo una prima elaborazione corticale, l’informazione sensoriale unimodale viene inviata alle aree associative, tra cui quella situata nel sistema limbico. Il sistema limbico è quell’area del cervello direttamente coinvolta nella genesi delle emozioni e nei processi di memoria. E’ possibile dunque ipotizzare che ogni volta che io percepisco uno stimolo visivo questa percezione nel momento in cui giunge al sistema limbico attivi un circuito sottocorticale (e quindi inconscio) che associa il mio stimolo visivo ad altre informazioni sensoriali precedentemente memorizzate? Ovviamente questo varrebbe per tutti gli stimoli provenienti dalle altre modalità sensoriali.
LA SINESTESIA CONSISTE NEL COLLEGAMENTO DEI SENSI
Forse non siamo allenati a prestare attenzione a questi aspetti della nostra vita mentale. Può darsi che tutti noi viviamo quotidianamente esperienze simili ma non ce ne rendiamo neanche conto perché non siamo attenti ai segnali del nostro corpo. Un altro problema è che nella nostra società il vedere spesso corrisponde con il sapere e non ci si da il permesso di conoscere attraverso altri sensi. E pensare che invece tutti noi ci sviluppiamo attraverso una fase senso-motoria e tattile-cenestesica (Piaget) prima di sviluppare quella visiva. Noi creiamo la nostra mappa del mondo attraverso altri sensi e poi subentra la vista che tutto cancella. Paradossalmente è corretta l’affermazione che “la vista ci rende ciechi”. Ci rende sicuramente ciechi rispetto a tante altre informazioni sensoriali.
LO STUDIO
Lo studio della sinestesia è complesso e molto articolato. Il termine nasce alla fine dell’ Ottocento e trova luogo di diffusione e legittimità scientifica in Francia e in Inghilterra , per indicare un fenomeno percettivo umano molto particolare che riguarda l’incontro tra i vari sensi. Proprio in questo periodo nasce la psicologia sperimentale che inizia a dedicarsi a questa manifestazione percettiva che in sostanza esplicita interconnessioni tra i sensi. Theodore Flournoy (1854-1920) è tra i primi a studiare il fenomeno fornendo una rassegna sistematica: Un certo individuo, ad esempio, esperisce regolarmente una impressione di rosso quando sente il suono a. Un altro, pensando a un numero, non può impedirsi di figurarselo sempre come un punto determinato dentro una certa curva. Un terzo concepisce involontariamente il mese di febbraio sotto forma di un triangolo. Per un quarto il lunedì è un uomo abbigliato di blu. E così di seguito, senza che sia possibile scoprire nelle esperienze passate dell’individuo la causa di associazioni tanto barocche (Flournoy, 1893, p. 1). Il termine sinestesia deriva dal greco sin = συν (attraverso) estesia = αισθησίσ (percezione) ed indica una contaminazione dei cinque sensi nella percezione del percepibile. Più semplicemente indica quelle situazioni in cui una stimolazione uditiva, olfattiva, tattile o visiva è percepita come due eventi sensoriali distinti ma conviventi. Nella sua forma più blanda è presente in molti di noi, basta pensare a quelle situazioni in cui il contatto o la presenza di un odore o di un sapore ci evoca un’altra reazione sensoriale (la vista della frutta che viene percepita anche come sapore) ed è dovuta spesso al fatto che comunque i nostri sensi, pur essendo autonomi, non agiscono in maniera del tutto isolata e distaccata dagli altri. C’è da dire che la parola sinestesia nel tempo ha assunto diverse accezioni.Una è quella che abbiamo definito sopra, intesa nella sua accezione tecnica di sindrome nella quale “ la stimolazione di un senso fa scattare automaticamente una percezione in una seconda modalità senza che questa sia stata stimolata direttamente”. Nell’Ottocento era indice di una forma deviante, una sindrome, genetica o acquisita, che caratterizza un numero ristretto di persone. Da molti considerata come una patologia. Nel Novecento continua in parte questa definizione del termine sinestesia , grazie anche alla psicologia cognitivista e comportamentista che hanno accantonato il problema perché ritenuto privo di fondamento scientifico. Solo negli ultimi vent’anni lo studio sulla sinestesia dà segni di ripresa, oggi è soprattutto la neuroscienza ad affrontare il problema. Un filone di ricerca indente la sinestesia come caratteristica specifica dell’uomo. La ricerca di Marco Mazzeo ( Storia naturale della sinestesia. Dalla questione Molyneux a Jakobson, Quodlibet, 2005) ad esempio avanza un’ipotesi estrema: che la sinestesia costituisca un tratto essenziale della natura umana, che ci distingue dalle altre forme viventi sia a livello percettivo che linguistico. La questione Molyneux potrebbe essere così la prima pietra di una nuova scienza dell’umano ancora da costruire. Herder riconosce nelle capacità sinestetiche uno degli spartiacque fondamentali tra ambiente animale e mondo umano; Mazzeo sottolinea il fatto che la specie umana sia quella più sinestetica all’interno del regno animale, in quanto la meno specializzata e la più generica e che lo scarto tra animali umani e non umani sia di natura percettiva e prelinguistica: gli Homo sapiens prima di qualsiasi attività verbale sono già in grado di effettuare trasferimenti sinestetici più complessi degli altri primati. Inoltre, costitutivo della nostra specie è un carattere di cronica immaturità (neotenia) che garantisce una plasticità biologica tale da consentire una ristrutturazione sensoriale ripetuta nel corso dell’ontogenesi. Mazzeo indaga più da vicino i rapporti tra sinestesia e linguaggio sottolineando l’importanza della parola per la percezione, come già messo in evidenza precedentemente da Leibniz e Diderot. Qui, però, la fondazione non è più a senso unico: sia la parola rafforza e amplia la tipologia delle connessioni sinestetiche, sia, viceversa, è la sinestesia che si pone come la condizione di possibilità stessa del linguaggio. E il luogo privilegiato in cui emerge il legame tra sinestesia e linguaggio è individuato nell’elemento creativo della metafora.
Segnalato da Thomas T. (Alessandria)