mercoledì 24 marzo 2010

POTERE ASSOLUTO

Pasquale, volontario della Protezione Civile, non è mai apparso sugli schermi televisivi. È un accanito video-amatore e con le sue riprese celebra le attività di volontari come lui e altre iniziative culturali. Sotto le tende dell’Aquila ha commemorato l’amico responsabile dell’Associazione Nuova Acropoli, soccorritore di esperienza internazionale, perito sotto le macerie del 6 aprile 2009. La Protezione Civile per Pasquale è una seconda famiglia. Ammira Bertolaso come uomo del fare, uomo dell’efficienza, che “non si perde in chiacchiere”. Difficilmente accetterebbe di essere deluso da lui. In molti possono testimoniare quanto Pasquale ha fatto per le tendopoli dell’Aquila. Ha speso i 10 mila euro raccolti per fornire le tende di comodini per la biancheria altrimenti destinata a giacere nelle buste. Li montava coinvolgendo i ragazzi del campo in una catena di piccoli operai improvvisati. Per le donne carenti delle tendopoli ha reclutato delle parrucchiere volontarie e inoltre dedicava il tempo libero ad ogni eventuale necessità segnalata nelle tende. Con la caparbietà che lo distingue ha fatto installare nel proprio paese due container in pianta stabile come punto di riferimento della Protezione Civile. Marco, ingegnere, ex insegnante in pensione, dopo il bluff mediatico di Berlusconi, che in televisione annunciava, da Poggio Picenze, la riapertura delle scuole, rispondeva subito all’invito delle colleghe aquilane in difficoltà per i tanti ragazzi senza insegnanti nelle tende di Bagno e di Pianola. L’ingegnere coinvolgeva altri amici pensionati o colleghi in servizio che mettevano a disposizione il “giorno libero” e insieme riattivavano le scuole per alcuni mesi. Pasquale e Marco non sono “eroi” come Berlusconi e Bertolaso. Appartengono a quelle migliaia di volontari accorsi da tutta Italia che amano “fare”, lontani dalle stanze dei bottoni e dalle luci della ribalta. Essi amministrano solo le proprie forze. Ora scoprono, amaramente, che le grandi risorse sono riservate alla “cricca”, il famoso Dipartimento della Ferratela, come rilevano finora gli inquirenti e testimoniano le intercettazioni riferite dagli organi di stampa. Già l’11 aprile 2009 Balducci partecipa ad una riunione tecnica “col dottor Letta” per fare il punto sugli interventi di somma urgenza. Nelle oltre 20 mila pagine dell’inchiesta. Si parla di tracce “che portano direttamente a Palazzo Ghigi”. Bertolaso intanto, superato il primo momento di evidente smarrimento per le accuse a lui mosse, riprende la consuetudine di sfilare per le zone disastrate, col codazzo di giornalisti e telecamere al seguito, e continua a presentarsi come perenne, indispensabile risolutore dei problemi. Vuole ricostruire l’immagine dell’uomo dalle imprese sovrumane. Aver posto il Paese sotto un commissariamento non limitato alle sole emergenze, è stato un rischio prevedibile ma calcolato. Fare presto e bene è un obiettivo difficilmente contestabile ma gli esperti sanno che costruzioni realizzate in 10 mesi non possono offrire le stesse garanzie di quelle per le quali normalmente è richiesto un tempo superiore. C’è da sperare che lo stesso criterio non venga impiegato per il restauro dei monumenti e delle opere d’arte che richiedono l’assoluto coinvolgimento degli esperti. La “competenza” dovrà risultare prioritaria. Da quanto riportato dall’Espresso, Italia Nostra ha denunciato l’assenza della volontà politica di far rinascere la città , di salvare ciò che resta del patrimonio culturale. Pier Luigi Cervellati, fondatore della scuola italiana di architettura di restauro urbano, parla di “ricostruzione tradita”. I capitelli, i confessionali in noce, resti di organi antichi e affreschi giacciono ancora sotto i detriti , esposti alle intemperie. La gestione d’emergenza “ha escluso totalmente gli architetti locali che conoscono storia, forme e materiali, che tiene all’oscuro i cittadini e perfino i proprietari. Per restaurare bisogna selezionare e conservare ciò che resta”. Un lavoro da esperti che non può svolgere nemmeno il più bravo volontario della Protezione Civile. Dopo gli scandali molti prendono coscienza che il ferreo dirigismo efficientista alla Bertolaso, da troppi esaltato, contrasta col principio della democrazia in cui controllo e trasparenza sono d’obbligo per il rispetto delle regole. Se l’efficienza della Protezione Civile negli interventi di emergenza è unanimemente riconosciuta, altrettanto doveroso si ritiene da parte dello Stato il controllo sulle risorse impiegate tramite gli organismi di competenza. Con le “ordinanze”, volutamente, si sono sommate nella persona di Bertolaso le figure del controllore e del controllato. In modo del tutto inconsueto, il Supercommissario ha avuto nelle mani un potere eccezionale: politico, come sottosegretario, e amministrativo, come capo del dipartimento di un ufficio pubblico. Il potere assoluto, diceva Lord Acton, genera corruzione assoluta. Perfino la Confindustria ha condannato la totale discrezionalità degli appalti senza trasparenza affidati al capo della Protezione Civile. Ad una burocrazia elefantiaca, che spesso nel nostro Paese paralizza ogni procedura ed è unanimemente deprecata, la risposta dello Stato non può essere la “ricetta Bertolaso” ma la semplificazione delle norme esistenti. Nel capoluogo abruzzese il Supercommissario ha normalmente escluso da ogni decisione le autorità locali. A Comuni e dipendenti è stata negata la partecipazione nell’individuare eventuali siti maggiormente idonei per la costruzione delle case o alternative più valide, meno costose, meno invasive del tessuto ambientale, e riservare così le maggiori risorse per la ricostruzione. Si sarebbero evitati i costosi agglomerati abitativi prefabbricati, voluti da Berlusconi, destinati a divenire quartieri dormitorio, senza centri aggreganti, lontani dai luoghi di lavoro e dalle scuole, con enormi disagi per coloro che vi risiedono. Non solo gli appalti della Maddalena ma anche le nuove case stanno creando problemi al capo della Protezione Civile. Berlusconi e Letta si affannano a difendere Bertolaso mettendo le mani sul fuoco spento delle menzogne ma gli imprenditori della cordata Anemone hanno dichiarato che “Balducci ha avuto carta bianca per usare le sue imprese, per non fare neanche la gara di appalto... Verrà un paio di milioni di euro, in dieci mesi è roba buona per noi”. Il Gip parla di: ”Un sistema di potere forte, collaudato, insidioso, in grado di inquinare gli appalti e la concorrenza tra imprese, messo in piedi da persone senza scrupoli pronte, con le macerie ancora calde, a buttarsi sul denaro per la ricostruzione del martoriato Abruzzo”. Dopo aver rivendicato per sé tutti i meriti dell’emergenza terremoto, presenziando ad ogni cerimonia all’Aquila e altrove, chiamato a rendere conto delle gravi accuse rivolte ai vertici del suo Dipartimento, il capo della Protezione Civile ammette candidamente: “Qualcuno può aver tradito la mia fiducia ma non ho elementi per sostenerlo... io non ho seguito direttamente e personalmente la vicenda degli appalti”. Delle irregolarità ci sarebbero state, confessa, ma sono sfuggite al suo controllo. Delle due l’una: o il Commissario è un colluso reticente o tradisce una ingenuità che nessuno mai gli avrebbe attribuito. Non è certo l’eroe dei due mondi: delle Emergenze e dei Grandi Eventi. La magistratura dimostrerà se la famiglia di Bertolaso è coinvolta nel “sistema gelatinoso della cricca”, ma il dubbio risulta legittimo se è vero che suo cognato, Francesco Piermarini, è stato impiegato nei cantieri della Maddalena ed è in stretto rapporto con Diego Anemone”, l’imprenditore in carcere. La stampa riferisce che detto cognato e la moglie di Bertolaso sono stati negli ultimi anni molto attivi nel formare società che poi tempestivamente scioglievano. Società messe su in occasione di conferenze e convegni, di grandi manifestazioni, di noleggio di imbarcazioni e altro…E’ certo tuttavia che al Salaria Sport sono stati avallati dalla Protezione Civile (!) 160 mila metri cubi di lavoro realizzati sul greto del Tevere, dove è vietato costruire. Tutto senza documenti: in deroga. I magistrati scrivono che i quattro indagati e Bertolaso “costituiscono una catena di comando omogenea ed efficiente”. Tutto questo non è sufficiente a “dimostrare” la sua colpevolezza e spetterà alla magistratura stabilirlo, è sufficiente però per mettere in dubbio la figura del Bertolaso uomo fedele allo Stato, che ama gli italiani al di là di personali interessi. Nel passato i Commissari responsabili di simili disastrose emergenze non potevano avvalersi di una Protezione Civile efficiente né di un corpo dei Vigili del fuoco ammodernato nei mezzi, tuttavia riuscirono ugualmente a far fronte alle necessità con apprezzabile tempestività. Grazie al generoso contributo dell’esercito e dei volontari, la spina dorsale di ogni soccorso immediato. Nel 76, in Friuli, senza dispendio eccessivo di denaro e nella massima trasparenza, il ministro Zamberletti costruiva casette economiche provvisorie (non come quelle dell’Aquila costate 2700 euro al metro quadro!). Le maggiori risorse furono riservate per la ricostruzione. Il motto del Commissario era il ritorno “a come eravamo, dove eravamo”. Quelle casette non compromettevano definitivamente il territorio. Dopo lo scandalo anche all’Aquila si costruiranno (al prezzo di 650 al metro quadro) abitazioni simili per ospitare gli altri 1300 circa nuclei familiari ancora dispersi negli alberghi o in altri alloggi. Il Ministro Zamberletti non agiva da solo, né con un piccolo entourage di “fidati”: si avvaleva di esperti sotto il controllo di organismi dello Stato, ai quali puntualmente rendeva conto ogni tre mesi. Nel terremoto in Umbria 4000 container diedero una soluzione immediata all’emergenza senza sprechi di denaro né contestazione di nuove aree abitative occupate. La paventata trasformazione della Protezione Civile in Spa, per fortuna non arrivata in porto, avrebbe fatto del Dipartimento un ramo operativo del tutto libero da controlli, sottratto alla revisione della Corte dei Conti e dell’Autorità per i Lavori Pubblici. Una cuccagna per nuovi speculatori, carta bianca per Bertolaso e la “cricca”. Tale supposizione è legittimata dalle intercettazioni finora a disposizione. L’accentramento delle risorse a livello di vertici ha privato Regioni i Comuni italiani di finanziamenti e strutture per far fronte ad ogni calamità incombente sul luogo. Gli enti locali possono contare solo sulla generosità di volontari del posto. Alla Protezione Civile va affidato (se già non è così) il compito di “prevenire” oltre che arginare i danni delle grandi sciagure e calamità. Motivazioni prettamente politiche attribuivano al Dipartimento la gestione dei (cosiddetti) Grandi Eventi... quali l’esposizione delle spoglie di S. Giuseppe da Copertino e di Padre Pio, il Congresso eucaristico internazionale di Osimo o circostanze simili. Accostare tali manifestazioni alle calamità naturali sarebbe oltretutto blasfemo! La recente inchiesta dell’Espresso denuncia gli sprechi di un G8 d’oro, costato oltre mezzo miliardo di euro tra i fondi spesi per la Maddalena e quelli per il vertice dei Grandi all’Aquila. Il neo Commissario presidente della Regione, Gianni Chiodi, figurerebbe come supplente nel collegio sindacale di una ditta fornitrice di mobili ma autentico scandalo hanno suscitato gli affari accertati della figlia di Gianni Letta, Marina, e del marito Roberto Ottaviani. Alla loro società, Relais du jardin, che supera i 20 milioni di fatturato annuo, sono affidati i servizi catering dei summit internazionali, dei grandi eventi, compresi i servizi della Protezione Civile a cui il catering del G8 dell’Aquila è costato un milione e 65 mila euro, versati alla Relais. “Stupore e rabbia”per questo aumentano tra i terremotati se si pensa alle persone che sono ancora senza casa e che, con tutta probabilità, dovranno ricominciare a pagare le tasse. Nel 1917, due anni dopo il terribile terremoto che colpì la Marsica e rase al suolo la città di Avezzano, Ignazio Silone scriveva che la ricostruzione rappresentava per i sopravvissuti un male peggiore del sisma, a causa del dilagare della corruzione, delle speculazioni, degli scandali. Lo scrittore abruzzese, cantore dell’epopea dei “cafoni” del Fucino in rivolta, lasciava tristemente intuire che la sua terra non si sarebbe liberata di altri corrotti, dei nuovi Don Circostanza mai sconfitti dalla Storia. I terremotati dell’Aquila, come i fontamaresi, si sono chiesti “Che fare?” e domenica 28 febbraio hanno occupato la zona rossa del centro storico, per riappropriarsi simbolicamente della città. Fontamara perdura nel tempo. Ci sono state polemiche riguardo alla nuova Casa dello studente per l’assegnazione dei posti letto e per l’affidamento della gestione alla Curia Diocesana. La Casa è stata finanziata dalla regione Lombardia e costruita sui terreni della Diocesi che ne entrerebbe in possesso definitivo fra 30 anni. I finanziamenti provenienti da fondi pubblici sono, per definizione, destinati a favore dei cittadini, secondo precise normative, senza discriminazione alcuna. La Chiesa, da parte sua, è chiamata a non possedere nulla per se stessa. Nell’assegnazione dei posti non si pretenderanno “tessere” di appartenenza, discriminatorie dei bisognosi. E’ contro l’insegnamento di Cristo. Diderot fa dire ad un suo personaggio che “non basta fare il bene, bisogna farlo bene”.

Nessun commento: