lunedì 1 marzo 2010

LA CPORTINA DI FERRO


Altro che Abramovich e gli splendori del Chelsea di Ancelotti. Per i tifosi di calcio russi che aspettano la riapertura in marzo del loro campionato, si prepara una stagione di mediocrità e di amarezze: giocatori di prestigio in fuga all'estero, società divorate dai debiti e in cerca di compratori che non ci sono, almeno due squadre gloriose escluse per motivi economici dalla massima serie. Il tutto in un clima, calcistico, già abbastanza depresso dall'esclusione della nazionale dal mondiale in Sudafrica nonostante l'illusione di un ct di fama, e di lauto stipendio, come l'olandese Hiddink. Colpa della crisi economica che costringe miliardari e oligarchi a occuparsi d'altro, ma anche di una devastante disorganizzazione e di un pessimo ritorno in chiave di diritti televisivi e di pubblicità. Il primo dispiacere è toccato giorni fa ai tifosi del "Moskva", costretto ad annunciare per indisponibilità di mezzi il ritiro dal campionato e di mandare la squadra ad allenarsi a Cipro in attesa degli eventi. Che sono poi eventi già previsti: progressiva liquidazione della rosa a club più fortunati e iscrizione di quello che resta a tornei minori e più accessibili. Un colpo al cuore per i tifosi che annunciano manifestazioni e addirittura scioperi della fame. "Moskva" altro non è che il nuovo nome della gloriosa Torpedo Mosca, la squadra della fabbrica di automobili Zil, che ebbe fama internazionale negli anni 60 e che era tra le più amate anche per motivi politici. Tifare Torpedo o Spartak (squadra di un sindacato operaio) era comunque un prendere le distanza, almeno allo stadio, da quelli che tifavano per organizzazioni molto più governative come il Cska (squadra dell'Armata Rossa), la Dinamo (legata alla polizia). L'attuale proprietaria è la compagnia "Nor nikel", entrata improvvisamente in crisi dopo l'uscita dell'oligarca Mikhail Prokhorov che ha ceduto in blocco il suo pacchetto azionario. stessa fine della ex Torpedo toccherà quasi certamente al Krylja Sovietov di Samara. Ha pochi giorni di tempo per pagare un debito di circa 80 milioni di dollari e ottenere la licenza per l'iscrizione al campionato. Tra gli azionisti c'è la Uaz di Togliattigrad, la fabbrica di automobili impegnata a cercare di uscire da una crisi senza precedenti. Gli appelli dei tifosi, che hanno sfilato lungo il Volga tra striscioni e bandiere, non sembrano commuovere i dirigenti della società che hanno debiti più urgenti da ripianare. Ma anche altrove il panorama è desolante. In un solo anno ad esempio, il patron dello Spartak di Mosca che ha vinto sei campionati in dieci anni, Leonid Fedun, ha visto ridursi da 6,4 a 4,3 miliardi di dollari il suo patrimonio personale. Conseguenza del crollo del patrimonio della Lukoil di cui è vice presidente. Difficile che possa imbastire una campagna acquisti all'altezza delle aspettative dei tifosi. Né si possono aspettare granché i supporter del Saturn (squadra della regione di Mosca). Il loro presidente Sulejman Kerimov, oligarca del petrolio che ha vuto un crollo da 17,5 a 3,5 miliardi di dollari, sta lavorando per una delle cose più offensive per un appassionato di calcio: la fusione con un'altra squadra in crisi, l'odiata rivale del Khimki. Così come si prospettano solo vendite di calciatori e mediocri ambizioni per i colori del Kuban di Krasnodar. Hanno perso di botto lo sponsor più autorevole, l'oligarca più ricco e più vicino al Cremlino, Oleg Deripaska aggravato dalla crisi personale più grande nella lista nera dei disastri economici di quest'anno: da 25,5 miliardi dollari ad appena 3,5. Deripaska ha amicizie e agganci che gli riconsentiranno presto di risalire la china ma di calcio, per qualche anno almeno, non vuole più sapere. Qualcuno ancora tiene, come Edvard Gingher, petroliere anche lui e boss del Cska, o come la Gazprom, che sponsorizza lo Zenit San Pietroburgo di Spalletti. Ma il modello da seguire resta forse quello dei tartari. In Tatarstan infatti il Rubin di Kazan resta la società più forte e non a caso vincitrice degli utimi due tornei. Ufficialmente è di proprietà comunale ma ha un pool di sponsor ancora forti: il gruppo industriale Taife (chimica, edilizia e telecomunicazioni) e soprattutto la Tatenergo, holding elettrico nazionale con sede proprio a Kazan. Giostrando tra uno sponsor e l'altro e amministrando in proprio il denaro senza lasciare alcuna responsabilità diretta ai miliardari distratti tutto sembra funzionare per il meglio e ai tifosi si lascia perfino sperare in successi internazionali in futuro. Agli altri, ormai sintonizzati in massa sul calcio inglese, non resta che cercare qualcosa di russo nelle gesta del Chelsea e, con un po' di sforzo, anche dell'Arsenal che infatti al 25 per cento è di proprietà di Alisher Usmanov, di origini uzbeke, uno degli uomini più ricchi di Russia che come Abramovich ha preferito spendere su mercati più redditizi e in un campionato più competititvo.

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