martedì 23 marzo 2010

LA ISLA DE LAS MUNECAS

"Così come una perla nasce dal difetto di una conchiglia, la schizofrenia può far nascere opere incomparabili. E co­me non si pensa alla malattia della conchiglia ammirandone la perla, così di fronte alla forza vitale di un'opera non pensiamo alla schizo­frenia che forse era condizione della sua nascita". Genio e Follia di Karl Jaspers

Xochimilco è un suggestivo sobborgo residenziale di Città di Messico, ricco di lunghi canali navigabili e di meravigliosi giardini semigalleggianti. Un posto del mondo ricco di luminose Bougainville, pullulante di pesci tropicali, farfalle e uccelli iridescenti, mistico, sereno e fuori dal tempo. Ma l’atmosfera cambia repentinamente quando si arriva a l’ “Isla de las Munecas” ( l’Isola delle Bambole). Un lembo di terra inquietante e affascinante, un santuario surreale dal quale lo sguardo abbraccia centinaia di bambole, rovinate dagli anni e dagli influssi atmosferici, appese agli alberi o poggiate su enormi pietre disposte come altari. Ad accogliere e a raccontare la storia dell’isola ai visitatori è il nipote di Julián Santana Barrera, l’uomo che, nel corso di diversi anni, ha pazientemente realizzato una bizzarra installazione. Chi ha conosciuto da vicino Julián Santana, noto anche come La Coquita, lo descrive come un personaggio pittoresco, geniale e analfabeta allo stesso tempo. L’Isla de las Munecas nasce, intorno agli anni sessanta, da una sorta di ossessione che portò Julián Santana più volte in questa zona lagunare nel corso degli anni, all’inseguimento di qualcosa di indefinito: uno spirito senza pace, da calmare. Molte fonti locali (cronache e memorie) raccontano che sull’isola era morto un bambino, inghiottito dalla laguna che non aveva mai più restituito il corpo. La tragedia aveva sconvolto gli abitanti del luogo dando origine ad una triste leggenda: lo spirito del bambino era rimasto sull’isola, condannato ad errare senza pace fin a quando il suo corpo non avesse trovato sepoltura. A quel punto Julián Santana decise di intervenire personalmente per calmare lo spirito del bambino, dando vita ad una sorta di operazione artistica che, correndo sul filo della follia, consisteva nel riempire la zona di bambole. Non appena si sparse la voce arrivarono giornalisti e troupe televisive. Tutti volevano conoscere Julián Santana, il genio psicotico. Oggi l’Isla de las Munecas è diventata una meta che attira molti turisti e la leggenda dello spirito senza pace lievita alla lettera su un’altra leggenda: sono in molti a credere che le bambole dell’isola abbiano proprietà taumaturgiche. E’ una storia incredibile in cui fonti e leggenda si mescolano in un’eredità che ha assunto un significato per tanta gente. L’isola evoca immagini e reazioni differenti che dipendono dal rapporto che l’osservatore ha con le bambole. Alcuni provano tristezza, altri repulsione, altri ancora stupore. Qualunque sia la reazione, le possibilità fotografiche sono illimitate.

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