mercoledì 10 marzo 2010

NON E' POI COSI' RADON

Il Radon è un gas radioattivo, con forte emissione di particelle alfa, prodotto dal decadimento nucleare dell’Uranio che, in quantità variabili, si trova in quasi tutte le rocce, in quasi tutti i terreni e nelle acque. La presenza di Radon è, quindi, garantita un po’ ovunque in Natura. Essendo elettricamente neutro e chimicamente inerte, ha una grande mobilità: può muoversi e diffondersi anche lontano dalla zona di produzione. La sua distribuzione e la sua migrazione è controllata direttamente dal terreno: terreni permeabili o fratturati favoriscono una sua veloce fuoriuscita dal sottosuolo. All’aria aperta, il Radon si disperde rapidamente e non raggiunge quasi mai valori pericolosi. Diventa, invece, un problema quando si accumula all’interno degli edifici: il cosiddetto Radon indoor. È il contatto quotidiano con il Radon, dovuto al fatto che trascorriamo l’80 - 90% della giornata in ambienti chiusi e perfettamente isolati, a rappresentare un rischio per la nostra salute; rischio proporzionale alla sua concentrazione in aria e al tempo trascorso negli ambienti chiusi. Quando si parla di inquinamento da Radon e rischio sanitario, si fa riferimento in particolare ai suoi “figli” e alla loro inalazione. In particolare il Polonio 214 e il Polonio 218, se inalati, si depositano nei polmoni e qui decadono in pochissimi minuti irradiando, con particelle alfa, le cellule dell’apparato respiratorio, distruggendo il DNA e aumentando il rischio di tumore polmonare. La principale sorgente di Radon è il terreno sottostante la nostra abitazione, ma può essere liberato anche da alcuni materiali da costruzione e trasportato dall’acqua e dal metano. La concentrazione di Radon indoor è più alta se l’abitazione si trova su un terreno granitico o vulcanico; vicino a vulcani attivi o spenti, su terreni ricchi di tufo; se le sue fondamenta poggiano direttamente sul terreno; se comunica direttamente, mediante botole, scale e canne fumarie, con locali interrati o seminterrati non ben areati; se è stata costruita utilizzando argille contenenti alluminio, granito, tufo, porfido, basalto, pietre laviche, pozzolane; oppure cementi di origine pozzolanica, gessi chimici, ceramiche o cementi prodotti con scorie di alto forno o con materiali contaminati, legnami provenienti dall’Est Europa. In Italia le pietre ad alto rischio radioattivo sono la lava del Vesuvio, la pozzolana, il peperino del Lazio e il tufo della Campania. Il Radon viene aspirato dall’edificio per “effetto camino”: può rimanere imprigionato al suo interno e accumularsi in concentrazioni pericolose La concentrazione decresce con l’altezza dal suolo (sono più inquinati i piani interrati e semi-interrati, in generale quelli al di sotto del terzo piano) e varia in base alle condizioni meteorologiche (pressione, temperatura suolo - aria, vento, pioggia). Il trasporto del Radon all’interno di un edificio avviene per “effetto camino” dovuto alla differenza di pressione tra l’esterno e l’interno: si creano dei moti convettivi che risucchiano il Radon all’interno. Differenze di temperatura, e quindi di pressione, tra i vari piani dell’edificio fanno sì che il Radon da quelli più bassi arrivi a quelli più alti. Questa depressione aumenta d’inverno a causa del riscaldamento, anche di stufe e camini; aumenta nel caso di aerazione assente o insufficiente, di correnti ascensionali all’interno di canne fumarie, di sistemi di aspirazione in bagno e in cucina. “Aspirato” dall’edificio, si infiltra attraverso le fessure – anche microscopiche – presenti nei pavimenti e nei muri, le giunzioni tra pavimenti e pareti. Inoltre, qualsiasi parte dell’edificio penetri nel terreno, costituisce un potenziale punto d’infiltrazione: le condotte dell’acqua e del gas, le condotte della fognatura, serbatoi interrati per la raccolta dell’acqua piovana, le condutture di piccolo diametro dei cavi elettrici. Lo stesso scavo delle fondamenta può cambiare completamente la situazione nel sottosuolo ed aumentare il rischio radioattivo. Una volta nell’edificio, può rimanervi “imprigionato” a causa di finestre e porte a tenuta stagna, pareti non traspiranti, mancanza di aerazione naturale.

Quando intervenire?

Non esiste una concentrazione “sicura” al di sotto della quale la probabilità di ammalarsi è nulla; esistono solo livelli di riferimento al di sotto dei quali il rischio è considerato accettabile. Al di sopra, si raccomanda l’intervento. Non è possibile eliminare del tutto il Radon dalla nostra abitazione. Anche all’aria aperta esiste una concentrazione, seppur bassa, di Radon dell’ordine di 5-10 Bequerels/mc: vuol dire che avvengono 5-10 disintegrazioni nucleari ogni secondo, in ogni metro cubo d’aria. Esiste una forte sinergia tra Radon e fumo di sigaretta. Il Radon è la seconda causa di tumore polmonare dopo il fumo. La prima per i non fumatoriI più recenti studi epidemiologici hanno dimostrato che il rischio di tumore polmonare è alto anche a livelli di concentrazione indoor medio - bassi, inferiori a 200 Bq/mc. L’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda, di conseguenza, di non superare i 100 Bq/mc (rapporto 2009: WHO – Handbook on indoor Radon).

Come si rileva e si misura il Radon indoor?
La prima cosa da fare se si abita o si lavora in edifici sospetti, è quella di misurare gli ambienti. Le misurazioni devono coprire un intero anno solare poiché i valori del Radon sono variabili nell’arco della giornata e dell’anno. Ci si può rivolgere ad esperti qualificati; oppure, con una piccola spesa (circa 100€ inclusa l’analisi di laboratorio), si può acquistare un kit per la misurazione fai da te. Il dispositivo per la misurazione, il dosimetro, è molto piccolo ed è dotato di un materiale sensibile alle radiazioni alfa: queste, attraversandolo, imprimono una “traccia” indelebile. Va posizionato nell’ambiente che si vuole monitorare e, al termine dell’esposizione, va restituito per l’analisi.
Come si elimina
Una volta accertata la presenza di Radon, si può diminuirne la pericolosità con una serie di azioni di rimedio: depressurizzazione del terreno, aerazione degli ambienti, aspirazione dell’aria interna specialmente in cantina, pressurizzazione dell’edificio, ventilazione forzata del vespaio, impermeabilizzazione del pavimento, sigillatura di crepe e fessure, isolamento di porte comunicanti con le cantine. I costi di bonifica, in base alla concentrazione di gas e alla struttura dell’edificio, possono variare da 500 a 3000 €. Il metodo più efficace ed immediato – ma provvisorio e, d’inverno, dispendioso – per liberarsi del gas è aerare correttamente: le finestre devono essere aperte almeno tre volte al giorno per dieci minuti, iniziando dai locali posti ai livelli più bassi; la chiusura, invece, deve iniziare dai piani più alti, per limitare l’effetto “camino”.
Prevenzione per nuove costruzioni
Il problema è differente per gli edifici nuovi. Una semplice prevenzione può ridurre il rischio e limitare i costi: intervenendo già in fase di predisposizione dei piani urbanistici e, soprattutto, di progettazione degli edifici. I dosimetri per Radon, a tracce o ad elettrete, sono dispositivi piccoli, economici e innocui. La misurazione deve coprire un intero anno solare: di notte e di inverno i valori sono più altiÈ indispensabile, ad esempio, monitorare il terreno anche dopo lo scavo delle fondazioni, isolare l’edificio dal suolo mediante vespai o pavimenti galleggianti ben ventilati, impermeabilizzare i pavimenti e le pareti delle cantine con guaine isolanti, evitare collegamenti diretti con interrati o seminterrati, isolare le canalizzazioni degli impianti, usare materiali non sospetti: sabbia, ghiaia, calce sono quasi sempre innocui; così come la pietra calcarea, il gesso naturale, il legno, il cemento puro e quello alleggerito. Chi abita o lavora al di sotto del terzo piano, anche nelle regioni meno inquinate, può chiedere informazioni alle ASL locali o alle Arpa regionali. Non tutte però sono ancora in grado di dare una risposta. Nell’attesa di un’analisi accurata e di un’eventuale bonifica: smettete di fumare e aprite spesso le finestre.
Grazie a: Luca T. (Sydney)

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