
Quando intervenire?
Non esiste una concentrazione “sicura” al di sotto della quale la probabilità di ammalarsi è nulla; esistono solo livelli di riferimento al di sotto dei quali il rischio è considerato accettabile. Al di sopra, si raccomanda l’intervento. Non è possibile eliminare del tutto il Radon dalla nostra abitazione. Anche all’aria aperta esiste una concentrazione, seppur bassa, di Radon dell’ordine di 5-10 Bequerels/mc: vuol dire che avvengono 5-10 disintegrazioni nucleari ogni secondo, in ogni metro cubo d’aria. Esiste una forte sinergia tra Radon e fumo di sigaretta. Il Radon è la seconda causa di tumore polmonare dopo il fumo. La prima per i non fumatoriI più recenti studi epidemiologici hanno dimostrato che il rischio di tumore polmonare è alto anche a livelli di concentrazione indoor medio - bassi, inferiori a 200 Bq/mc. L’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda, di conseguenza, di non superare i 100 Bq/mc (rapporto 2009: WHO – Handbook on indoor Radon).
Come si rileva e si misura il Radon indoor?
La prima cosa da fare se si abita o si lavora in edifici sospetti, è quella di misurare gli ambienti. Le misurazioni devono coprire un intero anno solare poiché i valori del Radon sono variabili nell’arco della giornata e dell’anno. Ci si può rivolgere ad esperti qualificati; oppure, con una piccola spesa (circa 100€ inclusa l’analisi di laboratorio), si può acquistare un kit per la misurazione fai da te. Il dispositivo per la misurazione, il dosimetro, è molto piccolo ed è dotato di un materiale sensibile alle radiazioni alfa: queste, attraversandolo, imprimono una “traccia” indelebile. Va posizionato nell’ambiente che si vuole monitorare e, al termine dell’esposizione, va restituito per l’analisi.
Come si elimina
Una volta accertata la presenza di Radon, si può diminuirne la pericolosità con una serie di azioni di rimedio: depressurizzazione del terreno, aerazione degli ambienti, aspirazione dell’aria interna specialmente in cantina, pressurizzazione dell’edificio, ventilazione forzata del vespaio, impermeabilizzazione del pavimento, sigillatura di crepe e fessure, isolamento di porte comunicanti con le cantine. I costi di bonifica, in base alla concentrazione di gas e alla struttura dell’edificio, possono variare da 500 a 3000 €. Il metodo più efficace ed immediato – ma provvisorio e, d’inverno, dispendioso – per liberarsi del gas è aerare correttamente: le finestre devono essere aperte almeno tre volte al giorno per dieci minuti, iniziando dai locali posti ai livelli più bassi; la chiusura, invece, deve iniziare dai piani più alti, per limitare l’effetto “camino”.
Prevenzione per nuove costruzioni
Il problema è differente per gli edifici nuovi. Una semplice prevenzione può ridurre il rischio e limitare i costi: intervenendo già in fase di predisposizione dei piani urbanistici e, soprattutto, di progettazione degli edifici. I dosimetri per Radon, a tracce o ad elettrete, sono dispositivi piccoli, economici e innocui. La misurazione deve coprire un intero anno solare: di notte e di inverno i valori sono più altiÈ indispensabile, ad esempio, monitorare il terreno anche dopo lo scavo delle fondazioni, isolare l’edificio dal suolo mediante vespai o pavimenti galleggianti ben ventilati, impermeabilizzare i pavimenti e le pareti delle cantine con guaine isolanti, evitare collegamenti diretti con interrati o seminterrati, isolare le canalizzazioni degli impianti, usare materiali non sospetti: sabbia, ghiaia, calce sono quasi sempre innocui; così come la pietra calcarea, il gesso naturale, il legno, il cemento puro e quello alleggerito. Chi abita o lavora al di sotto del terzo piano, anche nelle regioni meno inquinate, può chiedere informazioni alle ASL locali o alle Arpa regionali. Non tutte però sono ancora in grado di dare una risposta. Nell’attesa di un’analisi accurata e di un’eventuale bonifica: smettete di fumare e aprite spesso le finestre.
La prima cosa da fare se si abita o si lavora in edifici sospetti, è quella di misurare gli ambienti. Le misurazioni devono coprire un intero anno solare poiché i valori del Radon sono variabili nell’arco della giornata e dell’anno. Ci si può rivolgere ad esperti qualificati; oppure, con una piccola spesa (circa 100€ inclusa l’analisi di laboratorio), si può acquistare un kit per la misurazione fai da te. Il dispositivo per la misurazione, il dosimetro, è molto piccolo ed è dotato di un materiale sensibile alle radiazioni alfa: queste, attraversandolo, imprimono una “traccia” indelebile. Va posizionato nell’ambiente che si vuole monitorare e, al termine dell’esposizione, va restituito per l’analisi.
Come si elimina
Una volta accertata la presenza di Radon, si può diminuirne la pericolosità con una serie di azioni di rimedio: depressurizzazione del terreno, aerazione degli ambienti, aspirazione dell’aria interna specialmente in cantina, pressurizzazione dell’edificio, ventilazione forzata del vespaio, impermeabilizzazione del pavimento, sigillatura di crepe e fessure, isolamento di porte comunicanti con le cantine. I costi di bonifica, in base alla concentrazione di gas e alla struttura dell’edificio, possono variare da 500 a 3000 €. Il metodo più efficace ed immediato – ma provvisorio e, d’inverno, dispendioso – per liberarsi del gas è aerare correttamente: le finestre devono essere aperte almeno tre volte al giorno per dieci minuti, iniziando dai locali posti ai livelli più bassi; la chiusura, invece, deve iniziare dai piani più alti, per limitare l’effetto “camino”.
Prevenzione per nuove costruzioni
Il problema è differente per gli edifici nuovi. Una semplice prevenzione può ridurre il rischio e limitare i costi: intervenendo già in fase di predisposizione dei piani urbanistici e, soprattutto, di progettazione degli edifici. I dosimetri per Radon, a tracce o ad elettrete, sono dispositivi piccoli, economici e innocui. La misurazione deve coprire un intero anno solare: di notte e di inverno i valori sono più altiÈ indispensabile, ad esempio, monitorare il terreno anche dopo lo scavo delle fondazioni, isolare l’edificio dal suolo mediante vespai o pavimenti galleggianti ben ventilati, impermeabilizzare i pavimenti e le pareti delle cantine con guaine isolanti, evitare collegamenti diretti con interrati o seminterrati, isolare le canalizzazioni degli impianti, usare materiali non sospetti: sabbia, ghiaia, calce sono quasi sempre innocui; così come la pietra calcarea, il gesso naturale, il legno, il cemento puro e quello alleggerito. Chi abita o lavora al di sotto del terzo piano, anche nelle regioni meno inquinate, può chiedere informazioni alle ASL locali o alle Arpa regionali. Non tutte però sono ancora in grado di dare una risposta. Nell’attesa di un’analisi accurata e di un’eventuale bonifica: smettete di fumare e aprite spesso le finestre.
Grazie a: Luca T. (Sydney)
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