Tanti stereotipi sulla figura del pugile si possono accostare a Carlos Monzón: un' infanzia povera contraddistinta da fame e privazioni, la scuola vista poco o niente, una vita extra sportiva disordinata e violenta, la prigione e una fine tragica. Ma lui era unico, e sul ring era freddo, calcolatore, tenace e spietato, capace di affondare i suoi colpi da tutte le posizioni nonché indietreggiando, di dominare la scena da Campione del Mondo per la gran parte degli anni '70, di difendere il proprio titolo con successo per 14 volte e di ritirarsi da vincitore al momento giusto, senza tentare patetici ritorni o offuscare la propria immagine sportiva di vincente. In Italia deve la sua notorietà anche ai suoi epici incontri col nostro Nino Benvenuti, entrambi coronati da successo. Quinto di dodici figli di Amalia Ledesma e Roque Monzón, Carlos nasce in estrema povertà il 7 Agosto 1942 a San Javier nei dintorni di Santa Fè. Per aiutare la famiglia e il padre becchino fa un po' di tutto: ancora bambino, guarito da una rara forma di tifo che gli fa perdere i capelli rubacchia, è lustrascarpe e lattaio, finché non gli viene offerta la possibilità di frequentare stabilmente una palestra. Pesa 64 kg. quando disputa il suo primo incontro, ma la svolta della sua carriera avviene col passaggio sotto l'ala protettrice di Amílcar Brusa, che gli farà da allenatore, amico e padre. Nel 1963 comincia ufficialmente la carriera di pugile professionista battendo Ramon Montenegro per KO al 2° round, riportando solamente 3 sconfitte (le uniche della sua intera carriera) su 80 incontri quando il 7 Novembre 1970 la vittoria contro Nino Benvenuti a Roma gli consegna il titolo di Campione del Mondo dei Pesi Medi. La sua vita sportiva continua importante, luminosa e soprattutto vincente con 19 successi (tra cui 14 difese vittoriose del proprio titolo mondiale) e zero sconfitte, battendo avversari prestigiosi tra cui ancora una volta Benvenuti, due volte Emile Griffith e Rodrigo Valdés, Bennie Briscoe e "Mantequilla" Napoles. Si ritira quindi al momento giusto, da Campione del Mondo in carica nel 1977, dopo 100 incontri da professionista e l'ultima vittoria su Valdés. La sua vita fuori dal ring, però, non è così lineare. Il primo matrimonio, sconosciuto a molti, è con Zulema Encarnación Torres, dalla quale ha un figlio nel 1962: Carlos Alberto. Quindi nel 1963 si sposa con quella che molti considerano la prima moglie ufficiale, Mercedes Beatriz García dal bizzarro soprannome "Pelusa": da lei avrà altri tre figli. Nel frattempo gli vengono attribuiti flirt con star di prima grandezza tra cui Ursula Andress e Nathalie Delon. Il suo matrimonio comunque dura 11 anni, finchè Mercedes scopre di essere stata tradita con Susana Jiménez, l'attrice-showgirl considerata la Brigitte Bardot dell'America Latina e gli spara. La relazione tra Monzón e la Jiménez resiste quattro anni, durante i quali il pugile fa il suo ingresso nel mondo del cinema girando il suo primo film "La Mary" insieme alla fidanzata, che lo lascerà stanca delle continue violenze subite. La modella uruguayana Alicia Muñiz, che darà vita a Maximiliano Roque, sarà la sua ultima moglie. Durante la notte di San Valentino del 1988, Carlos la scaraventa giù dal balcone della loro residenza di Mar del Plata uccidendola. Monzón viene condannato a 11 anni di prigione, durante i quali sembra voler mettere la testa a posto, meritandosi diversi permessi di libera uscita per buona condotta. Ma l'8 Gennaio 1995, nei pressi di Los Cerrillos a 40 km circa dalla sua Santa Fè, l'ormai ex pugile trova la morte in un incidente automobilistico. E' la fine del poverissimo ragazzino di strada diventato frequentatore del jet set e dei salotti di Ranieri di Monaco, amico di Pierre Cardin, Alain Delon, Jean Paul Belmondo, amante dello champagne rigorosamente francese, di Rolex, Mercedes, Lapidus, Dior e Aramis, che come tanti altri personaggi "maledetti" non è potuto sfuggire al suo destino.
martedì 7 dicembre 2010
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