Soprattutto negli ultimi tempi, in Italia sempre più persone si stanno orientando verso un tipo di agricoltura che non danneggi l’ambiente, un modo di costruire ad alta efficienza energetica e sostenibile, e un uso razionale dell’energia che ha fatto sì che molti (soprattutto per business) si sono buttati nel mondo delle energie alternative. Nonostante questo però, i centri dove poter mettere in pratica tutte queste cose sono ancora pochi; così come sono pochi quelli che si occupano di permacultura. Il libro Introduzione alla permacultura di Bill Mollison e il viaggio in Germania all’EUZ hanno fatto crescere in me il desiderio di contribuire a portare anche in Italia un grande esempio di progettazione in permacultura che potesse essere di spinta per le istituzioni che stanno pensando di orientarsi verso un programma più ecologico e per i privati e professionisti che vogliono imparare a vivere nel rispetto della natura. Così nel gennaio del 2009 ho acquistato 68 ettari di pratopascolo e bosco abbandonati da circa un decennio. Un posto bellissimo, facilmente raggiungibile in automobile (a 3 km di strada asfaltata dall’uscita della superstrada E45), sito nella Comunità Montana dell’Appennino Cesenate nel Comune di Bagno di Romagna, ben soleggiato perché esposto a sud-est, ricco di acqua perché provvisto di proprie fonti e di biodiversità perché non coltivato da anni. Grazie alla collaborazione con esperti quali John Button e Sergio Abram e al prezioso aiuto di Elena Parmiggiani, nella primavera del 2010 abbiamo cominciato la la concretizzazione della fattoria. Un ettaro e mezzo ospita già 40 varietà antiche di meli della Val di Non, oltre a diverse varietà di frutti di bosco, varie specie di alberi da frutto e 600 metri di siepe ricca di piante fra le quali il biancospino, la pyracanta, l’olivello spinoso, il nocciolo, poncirus, berberis e sorbi. Sono anche stati installati i primi nidi per uccelli e presto saranno realizzati i primi swales (i canali per trattenere l’acqua), stagni e terrazzamenti. Entro l’estate contiamo di avere già una piccola struttura in legno dove potranno essere svolti i primi corsi, soprattutto di progettazione, in modo che chiunque vorrà, potrà contribuire con idee e intuizioni alla realizzazione della fattoria dell’autosufficienza. Il mio sogno è che, con il tempo, si possa avere anche in Italia, come nel resto d’Europa, un grande centro di raccolta dati del settore legato all’autosufficienza, che possa essere una vetrina e di risalto per tutte le realtà che stanno intraprendendo questa strada e una spinta per le istituzioni che salvo rare eccezioni sembrano non accorgersi ancora del fermento provocato dalle persone che si sono stancate di mangiare cibi avvelenati, di respirare aria inquinata, bere acqua sporca ecc. Vorrei che in futuro la fattoria diventasse un luogo che possa essere un esempio pratico e non solo teorico di come si può fare agricoltura in un altro modo, dove i contadini – e non solo loro – possano rendersi conto che è possibile assecondare gli ecosistemi che esistono già in natura con minori sforzi e maggiori risultati. Un grande parco di sistemi per la produzione di energia e calore dal sole, dall’acqua, dal vento e dalla terra. Un insieme di costruzioni eco-efficienti il meno impattanti possibili in legno, paglia, pietra ecc. a confronto con pregi e difetti in risalto. Una grande scuola aperta a tutti dove le cose prima si studiano poi si mettono in pratica, e dove i migliori insegnanti di tutto il mondo possano essere ospitati per tenere i loro seminari. Un luogo che permetta di unire sempre più le varie associazioni, scuole, iniziative ecc. per dargli maggiore forza in Italia e nel mondo. Tutto questo vuole essere la fattoria dell’autosufficienza.
martedì 21 dicembre 2010
LA FATTORIA DELL'AUTOSUFFICIENZA
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