martedì 7 dicembre 2010

Mamma? C'e' tempo!

Studiare, trovare lavoro, e soprattutto incontrare l’anima gemella. Il tempo passa e l’età in cui le donne decidono di avere un figlio inevitabilmente si sposta in avanti: oggi le donne hanno il loro primo bambino, in media, verso i 29-30 anni e le gravidanze dopo i 35 anni, e più, sono molto numerose. È però innegabile che “l’orologio biologico segni il tempo”: con il passare degli anni la fertilità diminuisce e l’invecchiamento condiziona la capacità di concepire. Per una donna, infatti, il periodo più fertile è tra i 20 e i 25 anni, resta sufficientemente alto fino ai 35 e subisce un considerevole calo dai 35 ai 40. I fattori che riducono la fertilità sono sia di ordine quantitativo, sia qualitativo: ci sono meno ovociti e sono di peggiore qualità. Con l’età, del resto, invecchiano anche i gameti femminili: gli ovociti hanno la stessa età della donna e, a differenza degli spermatozoi, sono già tutti presenti nel feto femminile, e sono gli stessi che matureranno di volta in volta ad ogni ciclo mestruale. E, soprattutto, è impossibile produrne di nuovi. Insieme alla diminuzione di numero avviene però anche un vero e proprio processo di invecchiamento: nelle donne, dopo i 30 anni, comincia infatti a diminuire la probabilità che un ovocita fecondato riesca a impiantarsi e a svilupparsi ulteriormente. È quindi molto probabile che una donna sopra i 35 anni impieghi più tempo per ottenere una gravidanza. Occorre quindi avere un po’ più di pazienza e non scoraggiarsi. Questi gli interrogativi più ricorrenti e le relative risposte: Aumentao i rischi per mamma e bambino? In generale prima di affrontare un gravidanza, ancor di più se la futura mamma è over 35, è importante consultare il proprio ginecologo e discutere con lui degli eventuali rischi e degli opportuni esami diagnostici. Sebbene, infatti, la maggior parte delle donne anche in questa fascia di età sperimenti gravidanze tranquille, con il passare degli anni esiste la possibilità di incorrere in qualche difficoltà in più:
•È più alta l’incidenza di condizioni quali ipertensione arteriosa e diabete gestazionale. In presenza di quest’ultimo è necessario controllare frequentemente i tassi glicemici, seguire un regime alimentare corretto e controllato, praticare attività fisica.
•Si riscontrano più facilmente disturbi come senso di affaticamento, stitichezza, ritenzione idrica, comparsa di varici e di emorroidi.
•È più alto il rischio di alterazioni cromosomiche del bambino. La percentuale di bambini con trisomia del cromosoma 21 (sindrome di Down), ad esempio, che è di 1 su 2000 in donne di 20 anni, diviene di 1 su 378 nelle donne di 35 anni, e di 1 su 110 nelle donne di 40 anni.
•Si assiste ad un incremento della percentuale di aborti spontanei (l’abortività è del 18 per cento per le donne tra i 30 e i 39 anni, del 34 per cento per quelle intorno ai 40 anni, contro il 10 per cento delle donne con meno di 30 anni).
•Sono più frequenti le gravidanze gemellari.
•Il parto può essere più complicato, o pre-termine e facilmente esita in cesareo.
Quali esami diagnostici sono raccomandati?
Al di sopra dei 35 anni è riconosciuto un rischio aumentato di anomalie cromosomiche. Sono quindi raccomandati, oltre agli esami e alle ecografie di routine, le analisi cromosomiche prenatali, in particolare la villocentesi e l’amniocentesi. La villocentesi si effettua intorno alla 10a-11a settimana. Consiste nel prelevare (per via addominale o trans-cervicale) pochi milligrammi di tessuto dalla placenta in fase di formazione per eseguire colture cellulari per la mappa cromosomica. L’esito dell’esame giunge in due tempi: il primo dopo circa una settimana e il definitivo dopo tre settimane. L’amniocentesi si effettua intorno alla 16a settimana. Consiste nel prelevare, mediante un agoaspirato attraverso l’addome materno, pochi millilitri di liquido amniotico (circa 20 ml). Il liquido contiene cellule fetali di sfaldamento utili per la coltura. La procedura è eseguita sotto controllo ecografico, non è dolorosa, e non comporta particolari difficoltà tecniche. L’esito si ha dopo circa tre settimane. Lo stile di vita è importante? Oltre alle ovvie raccomandazioni (peraltro valide per tutte le gravidanze) che consigliano di evitare il fumo, limitare al massimo l’assunzione di alcolici, adottare un regime alimentare il più possibile equilibrato, la mamma over 35 che sia in buona salute può certamente continuare a condurre una “vita normale”. A tutto ciò si aggiungeranno gli effetti psicologici benefici di chi ha tanto desiderato “essere mamma”. Recenti studi dimostrano infatti che il maggior benessere psicologico raggiunto è in grado di alleviare la fatica fisica delle neomamme e che una maternità in età più matura protegge la donna dall’invecchiamento cerebrale e la rende più sana e attiva.

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