Ecco i mostri permanenti del Bel Paese, frutto della superficialità, della corruzione, dell'indifferenza per le vite degli altri e per la terra in cui viviamo. La contaminazione di aria, acqua e suolo prodotta dalla grande industria chimica e petrolchimica (ma non solo) ha compromesso l'ambiente - forse per sempre, visti i tempi e i risultati delle bonifiche, e per un'estensione che va ben oltre il territorio dove ci sono (o c'erano) le industrie stesse, come vedrete nella "tappa" dedicata a Mantova, per esempio. La contaminazione ha gravemente compromesso la salute di lavoratori e popolazioni, come leggerete qui' di seguito, e ha avvelenato il nostro cibo come conseguenza del traffico illecito di rifiuti pericolosi e lo spargimento in aria di veleni come la diossina - per risparmiare sui costi di smaltimento o di trattamento, e guadagnare... di più.
Porto Marghera (Venezia, Veneto)
ESTENSIONE: 3.200 ettari di terra emersa, 350 di canali portuali e 2.200 di area lagunare.
CONTAMINANTI: idrocarburi, fenoli, cloro-benzeni, composti organo clorurati, PBC, diossine, CVM, arsenico e metalli pesanti, fosfogessi radioattivi e altri contaminanti.
CONTAMINATORI: industria petrolifera, petrolchimica, chimica e siderurgica.
Il colore dell'acqua... non sono alghe, né fanghi o terre colorate. È per via dei rifiuti tossici. Dalla fine dell'Ottocento, quando si insediarono le prime fabbriche del polo petrolchimico, fino ai giorni nostri, milioni di tonnellate di rifiuti tossici sono stati rovesciati nella Laguna di Venezia e nell'Adriatico. L'elenco dei veleni riscontrati nei terreni e fondali della Laguna è lunghissimo: si va dalle diossine ai PCB, dal CVM - il cloruro di vinile monomero, usato nella produzione di plastiche - all'arsenico, dai metalli pesanti ai fosfogessi radioattivi e decine di altre sostanze tossiche e cancerogene. Clicca sulle parole sottolineate se vuoi sapere subito che cosa sono tutte queste belle sostanze.
Porto Marghera (Venezia, Veneto)
ESTENSIONE: 3.200 ettari di terra emersa, 350 di canali portuali e 2.200 di area lagunare.
CONTAMINANTI: idrocarburi, fenoli, cloro-benzeni, composti organo clorurati, PBC, diossine, CVM, arsenico e metalli pesanti, fosfogessi radioattivi e altri contaminanti.
CONTAMINATORI: industria petrolifera, petrolchimica, chimica e siderurgica.
Il colore dell'acqua... non sono alghe, né fanghi o terre colorate. È per via dei rifiuti tossici. Dalla fine dell'Ottocento, quando si insediarono le prime fabbriche del polo petrolchimico, fino ai giorni nostri, milioni di tonnellate di rifiuti tossici sono stati rovesciati nella Laguna di Venezia e nell'Adriatico. L'elenco dei veleni riscontrati nei terreni e fondali della Laguna è lunghissimo: si va dalle diossine ai PCB, dal CVM - il cloruro di vinile monomero, usato nella produzione di plastiche - all'arsenico, dai metalli pesanti ai fosfogessi radioattivi e decine di altre sostanze tossiche e cancerogene. Clicca sulle parole sottolineate se vuoi sapere subito che cosa sono tutte queste belle sostanze.
ESTENSIONE: 5.358 ettari, di cui 4.563 di acque e fondali marini e 795 di terreno.
CONTAMINANTI: idrocarburi Il polo petrolchimico di Gela nasce ad opera dell'Eni alla fine degli anni Cinquanta per sfruttare i giacimenti petroliferi scoperti nel 1956. Attorno all'area industriale la città crebbe disordinatamente, senza piano regolatore, e per il controllo degli appalti negli anni '80 scoppiò una sanguinosa guerra di mafia tra Stidda (la criminalità organizzata locale) e Cosa Nostra. Nel frattempo, però, si era capito che il greggio di Gela era troppo denso e troppo in profondità per essere sfruttato in modo vantaggioso... Ciò che rimane oggi sul territorio è la contaminazione da idrocarburi e metalli pesanti di suolo, fondali marini e falde, e la cronica penuria d'acqua per le inefficienze del dissalatore gestito anch'esso dal petrolchimico.
Priolo (Siracusa, Sicilia)
CONTAMINANTI: idrocarburi Il polo petrolchimico di Gela nasce ad opera dell'Eni alla fine degli anni Cinquanta per sfruttare i giacimenti petroliferi scoperti nel 1956. Attorno all'area industriale la città crebbe disordinatamente, senza piano regolatore, e per il controllo degli appalti negli anni '80 scoppiò una sanguinosa guerra di mafia tra Stidda (la criminalità organizzata locale) e Cosa Nostra. Nel frattempo, però, si era capito che il greggio di Gela era troppo denso e troppo in profondità per essere sfruttato in modo vantaggioso... Ciò che rimane oggi sul territorio è la contaminazione da idrocarburi e metalli pesanti di suolo, fondali marini e falde, e la cronica penuria d'acqua per le inefficienze del dissalatore gestito anch'esso dal petrolchimico.
Priolo (Siracusa, Sicilia)
ESTENSIONE: 13.451 ettari, di cui 10.086 di fondali marini e 3.366 di terreno. Fino al secondo dopoguerra Priolo Gargallo, in provincia di Siracusa, sulla costa orientale della Sicilia, era un piccolo paese di pescatori. All'inizio degli Anni Cinquanta si decise di costruire le prime raffinerie e in una decina di anni l'area divenne uno dei poli petroliferi, petrolchimici e chimici più importati d'Italia, espandendosi anche ai comuni di Augusta, Melilli, Siracusa, Floridia e Solarino. Per farvi posto si spostarono intere comunità e si distrusse il litorale, diventato oggi una distesa di serbatoi e fabbriche chimiche. I sistemi di trattamento dei rifiuti restarono per decenni inadeguati, se non inesistenti, provocando una gravissima contaminazione di terreni e fondali marini, resa evidente dalle frequenti morie di pesci. Gli Anni '90 portarono un nuovo incubo: l'aumento di tumori e di nascite di bambini malformati. Raffinerie e stabilimenti chimici sono in attività ancora oggi; nonostante i molti incidenti che continuano a verificarsi negli impianti più obsoleti l'ultimo progetto è di costruire nell'area anche un rigassificatore al quale però la popolazione si è opposta con un referendum. Il progetto è stato riproposto a Melilli, pochi chilometri più a sud, e anche lì è stato sottoposto a referendum, il cui esito però è contestato e proprio in questi giorni sottoposto a verifica.
Taranto (Puglia)
Taranto (Puglia)
ESTENSIONE: 11.374 ettari, di cui 6.991 di fondali marini e 4.383 di terreno.
CONTAMINANTI: diossine e PCB, metalli pesanti, idrocarburi, amianto.
CONTAMINATORI: industria siderurgica, petrolifera e cementifera. Taranto è un importante porto e arsenale militare fin dall'unità d'Italia. Negli anni Sessanta del Novecento fu costruito anche un gigantesco polo siderurgico, una raffineria e vari cementifici. La città divenne così un polo industriale e navale strategico per l'economia italiana, uno dei più imponenti d'Europa. Seppur ridimensionata da molte ristrutturazioni, l'attività industriale continua anche oggi a pieno ritmo: la principale azienda siderurgica è la Ilva (ex Italsider). A causa della cronica inadeguatezza dei controlli ambientali il territorio circostante l'area industriale è pesantemente contaminato, soprattutto da diossina, metalli pesanti, idrocarburi.
CONTAMINANTI: diossine e PCB, metalli pesanti, idrocarburi, amianto.
CONTAMINATORI: industria siderurgica, petrolifera e cementifera. Taranto è un importante porto e arsenale militare fin dall'unità d'Italia. Negli anni Sessanta del Novecento fu costruito anche un gigantesco polo siderurgico, una raffineria e vari cementifici. La città divenne così un polo industriale e navale strategico per l'economia italiana, uno dei più imponenti d'Europa. Seppur ridimensionata da molte ristrutturazioni, l'attività industriale continua anche oggi a pieno ritmo: la principale azienda siderurgica è la Ilva (ex Italsider). A causa della cronica inadeguatezza dei controlli ambientali il territorio circostante l'area industriale è pesantemente contaminato, soprattutto da diossina, metalli pesanti, idrocarburi.
ESTENSIONE: 15.242 ettari di terreno e sedimenti.
CONTAMINANTI: DDT, mercurio, arsenico.
CONTAMINATORI: industria chimica (ex Enichem).
Le fabbriche chimiche a Pieve Vergonte, un piccolo paese in Val D'Ossola, furono inaugurate nel 1915 per sintetizzare cloro con cui produrre gas bellici per la Prima guerra mondiale. Dopo il conflitto la produzione venne convertita a sostanze per usi civili, altrettanto pericolose, però: acido solforico, ammoniaca, urea (un fertilizzante) e ancora cloro e suoi derivati, fra i quali anche il DDT (dicloro-difenil-tricloroetano), un potente pesticida messo al bando in occidente negli anni '70 perché cancerogeno e teratogeno A Pieve Vergonte, però, si è prodotto DDT per i Paesi del Terzo Mondo fino al 1996. Quell'anno un laboratorio di Lugano lanciò un allarme: nei pesci del Lago Maggiore avevano riscontrato un'alta concentrazione di DDT e le indagini provarono che la contaminazione arrivava dagli impianti di Pieve Vergonte, portata dal fiume Toce, che dalla Val D'Ossola scende al lago. Il Ministero dell'Ambiente bloccò la produzione, ma i terreni in prossimità delle fabbriche, il letto del Toce e i fondali del Lago Maggiore restano contaminati da DDT e da mercurio Oggi una parte degli impianti è ancora in funzione, convertita per fortuna a produzioni meno inquinanti.
Casale Monferrato (Alessandria, Piemonte)
CONTAMINANTI: DDT, mercurio, arsenico.
CONTAMINATORI: industria chimica (ex Enichem).
Le fabbriche chimiche a Pieve Vergonte, un piccolo paese in Val D'Ossola, furono inaugurate nel 1915 per sintetizzare cloro con cui produrre gas bellici per la Prima guerra mondiale. Dopo il conflitto la produzione venne convertita a sostanze per usi civili, altrettanto pericolose, però: acido solforico, ammoniaca, urea (un fertilizzante) e ancora cloro e suoi derivati, fra i quali anche il DDT (dicloro-difenil-tricloroetano), un potente pesticida messo al bando in occidente negli anni '70 perché cancerogeno e teratogeno A Pieve Vergonte, però, si è prodotto DDT per i Paesi del Terzo Mondo fino al 1996. Quell'anno un laboratorio di Lugano lanciò un allarme: nei pesci del Lago Maggiore avevano riscontrato un'alta concentrazione di DDT e le indagini provarono che la contaminazione arrivava dagli impianti di Pieve Vergonte, portata dal fiume Toce, che dalla Val D'Ossola scende al lago. Il Ministero dell'Ambiente bloccò la produzione, ma i terreni in prossimità delle fabbriche, il letto del Toce e i fondali del Lago Maggiore restano contaminati da DDT e da mercurio Oggi una parte degli impianti è ancora in funzione, convertita per fortuna a produzioni meno inquinanti.
Casale Monferrato (Alessandria, Piemonte)
ESTENSIONE: 74.325 ettari.
CONTAMINANTI: amianto.
CONTAMINATORI: Eternit (industria del cemento-amianto).
Eternit è il nome commerciale di un materiale brevettato nel 1901: è un fibrocemento, un impasto di cemento e fibra d'amianto, ed è anche il nome dell'industria che lo produceva. Gli stabilimenti Eternit aprirono a Casale Monferrato nel 1907. Si producevano lastre ondulate per i tetti, tubazioni e rivestimenti, tutto in cemento-amianto. Gli operai sbriciolavano e impastavano l'amianto con enormi frantoi, lavorandolo senza alcuna protezione (né consapevolezza dei rischi), immersi in una nube di fibrille. L'impianto di ventilazione espelleva all'esterno l'aria satura di polvere d'amianto e così venne contaminata anche l'intera città. Gli scarti di lavorazione, poi, venivano regalati agli abitanti che, ignari del pericolo, li usarono per consolidare la pavimentazione di marciapiedi e cortili. Nel 1986 la Eternit di Casale dichiara fallimento e chiude le fabbriche, spostando la produzione in altri Paesi (la Slovenia, per esempio) e lasciando il territorio contaminato per chilometri. Grazie a finanziamenti pubblici oggi gli stabilimenti sono stati bonificati ed è in corso lo smaltimento dei manufatti in cemento-amianto disseminati nel territorio. Nel frattempo, però, poiché l'amianto agisce lentamente, i malati e i morti di tumore fra gli ex operai e gli abitanti che lo respirarono continuano ad aumentare.
Laghi di Mantova (Lombardia)
CONTAMINANTI: amianto.
CONTAMINATORI: Eternit (industria del cemento-amianto).
Eternit è il nome commerciale di un materiale brevettato nel 1901: è un fibrocemento, un impasto di cemento e fibra d'amianto, ed è anche il nome dell'industria che lo produceva. Gli stabilimenti Eternit aprirono a Casale Monferrato nel 1907. Si producevano lastre ondulate per i tetti, tubazioni e rivestimenti, tutto in cemento-amianto. Gli operai sbriciolavano e impastavano l'amianto con enormi frantoi, lavorandolo senza alcuna protezione (né consapevolezza dei rischi), immersi in una nube di fibrille. L'impianto di ventilazione espelleva all'esterno l'aria satura di polvere d'amianto e così venne contaminata anche l'intera città. Gli scarti di lavorazione, poi, venivano regalati agli abitanti che, ignari del pericolo, li usarono per consolidare la pavimentazione di marciapiedi e cortili. Nel 1986 la Eternit di Casale dichiara fallimento e chiude le fabbriche, spostando la produzione in altri Paesi (la Slovenia, per esempio) e lasciando il territorio contaminato per chilometri. Grazie a finanziamenti pubblici oggi gli stabilimenti sono stati bonificati ed è in corso lo smaltimento dei manufatti in cemento-amianto disseminati nel territorio. Nel frattempo, però, poiché l'amianto agisce lentamente, i malati e i morti di tumore fra gli ex operai e gli abitanti che lo respirarono continuano ad aumentare.
Laghi di Mantova (Lombardia)
ESTENSIONE: 1.030 ettari di terreno.
CONTAMINANTI: mercurio e altri metalli pesanti; diossine, furani e PCB; benzene, xilene, toluene e altri idrocarburi.
CONTAMINATORI: industria chimica e petrolchimica.
Il polo petrolchimico di Mantova fu costruito nel 1957 all'uscita del Lago Inferiore, una delle tre enormi anse che forma il fiume Mincio attorno alla città. Oggi si producono soprattutto plastiche e fibre sintetiche e fino al 1991 funzionava anche un impianto cloro-soda a mercurio. Le materie prime arrivano su navi fluviali o attraverso lunghe condotte direttamente dal petrolchimico di Marghera. I primi sistemi di trattamento delle acque reflue del cloro-soda furono installati solo negli anni '70, nel frattempo nei terreni, sui fondali del lago e del fiume Mincio e nelle acque di falda si sono accumulati mercurio e idrocarburi.
CONTAMINANTI: mercurio e altri metalli pesanti; diossine, furani e PCB; benzene, xilene, toluene e altri idrocarburi.
CONTAMINATORI: industria chimica e petrolchimica.
Il polo petrolchimico di Mantova fu costruito nel 1957 all'uscita del Lago Inferiore, una delle tre enormi anse che forma il fiume Mincio attorno alla città. Oggi si producono soprattutto plastiche e fibre sintetiche e fino al 1991 funzionava anche un impianto cloro-soda a mercurio. Le materie prime arrivano su navi fluviali o attraverso lunghe condotte direttamente dal petrolchimico di Marghera. I primi sistemi di trattamento delle acque reflue del cloro-soda furono installati solo negli anni '70, nel frattempo nei terreni, sui fondali del lago e del fiume Mincio e nelle acque di falda si sono accumulati mercurio e idrocarburi.
ESTENSIONE: 263 ettari di terreno, secondo l'annuario Ispra 2007. Almeno 7 km quadrati secondo il comitato Ambiente Brescia.
CONTAMINANTI: PCB e diossine; mercurio e altri metalli pesanti.
CONTAMINATORI: industria chimica Caffaro.
Le industrie Caffaro di Brescia sono nate nel 1909 per produrre soda caustica e cloro, antiparassitari (fino al 1957 anche il DDT sono stati sparsi nel terreno e sono "passati" a coltivazioni e allevamenti, e quindi alle persone. Da gennaio 2009 Caffaro srl è in liquidazione, mentre Caffaro Chimica srl attende entro maggio la decisione del Tribunale di Udine per la nomina di un commissario straordinario per la gestione della società. La situazione legale si trascina dal settembre 2008, quanto è stato messo sotto sequestro l'impianto cloro-soda di Torviscosa (Udine), ed è doppiamente problematica: sia per i dipendenti - ora in cassa integrazione - sia per l'ambiente, in quanto lascia un grosso punto interrogativo su chi dovrà pagare le operazioni di bonifica. Terreni e rogge sono infatti ancora intrisi di veleni e solo un intervento radicale potrà ripulirli.
Manfredonia (Foggia, Puglia)
CONTAMINANTI: PCB e diossine; mercurio e altri metalli pesanti.
CONTAMINATORI: industria chimica Caffaro.
Le industrie Caffaro di Brescia sono nate nel 1909 per produrre soda caustica e cloro, antiparassitari (fino al 1957 anche il DDT sono stati sparsi nel terreno e sono "passati" a coltivazioni e allevamenti, e quindi alle persone. Da gennaio 2009 Caffaro srl è in liquidazione, mentre Caffaro Chimica srl attende entro maggio la decisione del Tribunale di Udine per la nomina di un commissario straordinario per la gestione della società. La situazione legale si trascina dal settembre 2008, quanto è stato messo sotto sequestro l'impianto cloro-soda di Torviscosa (Udine), ed è doppiamente problematica: sia per i dipendenti - ora in cassa integrazione - sia per l'ambiente, in quanto lascia un grosso punto interrogativo su chi dovrà pagare le operazioni di bonifica. Terreni e rogge sono infatti ancora intrisi di veleni e solo un intervento radicale potrà ripulirli.
Manfredonia (Foggia, Puglia)
ESTENSIONE: 1.157 ettari, di cui 853 di fondali marini e 304 di terreno.
CONTAMINANTI: arsenico, sali sodici, nitrati, ammoniaca, benzene, toluene, benzo-antrace.
CONTAMINATORI: industria chimica
Il polo chimico Enichem di Mafredonia entrò in funzione nel 1971. Vi si producevano soprattutto fertilizzanti e il caprolattame da cui si ricavano fibre sintetiche. I controlli sugli scarichi e sulla sicurezza degli impianti sono stati cronicamente inadeguati e gli incidenti con fughe di sostanze tossiche si susseguirono a cadenza quasi regolare. Il più grave avvenne il 26 settembre 1976, quando un'esplosione all'impianto per la fabbricazione dell'urea (un fertilizzante) provocò la fuoriuscita di una nube di anidride arseniosa (un gas contenente arsenico): nessun decesso diretto, ma le conseguenze si fanno sentire ancora oggi tra gli ex dipendenti e la popolazione del territorio circostante gli impianti. E da quel momento Manfredonia sarà soprannominata la "Seveso del Sud". Nel 1988 chiuse l'impianto per la produzione di caprolattame, dopo che i sistemi di smaltimento delle scorie furono sequestrati dalla magistratura di Otranto perché sospettati di causare una moria di delfini e tartarughe nel basso Adriatico. Il resto del polo chimico chiuse nel 1994.
Pianura, Contrada Pisani (Napoli, Campania)
ESTENSIONE: in fase di studio.
CONTAMINANTI: i trafficanti in rifiuti, la criminalità organizzata. E i rifiuti tossici e pericolosi, è naturale.
CONTAMINATORI: trafficanti in rifiuti tossici e criminalità organizzata.
La discarica di Contrada Pisani fu aperta nel secondo dopoguerra per ricevere i rifiuti solidi urbani, la cosiddetta immondizia, di Napoli. Nei decenni successivi venne progressivamente allargata mentre tutto attorno si costruivano interi quartieri abusivi. A causa dell'inadeguatezza dei controlli la criminalità organizzata riuscì a smaltirvi considerevoli quantità di rifiuti speciali e tossici, per i quali la discarica non è adatta, provocando così la contaminazione dei terreni. Nel 1996 la discarica venne chiusa e si decise la bonifica dell'area, ma tutto si interruppe nel gennaio 2008 quando, nonostante la dura opposizione degli abitanti, venne riaperta con la forza per fare fronte all'emergenza rifiuti di Napoli. Siamo all'ultima tappa di questo nostro primo viaggio tra i mostri permanenti del Bel Paese.
CONTAMINANTI: arsenico, sali sodici, nitrati, ammoniaca, benzene, toluene, benzo-antrace.
CONTAMINATORI: industria chimica
Il polo chimico Enichem di Mafredonia entrò in funzione nel 1971. Vi si producevano soprattutto fertilizzanti e il caprolattame da cui si ricavano fibre sintetiche. I controlli sugli scarichi e sulla sicurezza degli impianti sono stati cronicamente inadeguati e gli incidenti con fughe di sostanze tossiche si susseguirono a cadenza quasi regolare. Il più grave avvenne il 26 settembre 1976, quando un'esplosione all'impianto per la fabbricazione dell'urea (un fertilizzante) provocò la fuoriuscita di una nube di anidride arseniosa (un gas contenente arsenico): nessun decesso diretto, ma le conseguenze si fanno sentire ancora oggi tra gli ex dipendenti e la popolazione del territorio circostante gli impianti. E da quel momento Manfredonia sarà soprannominata la "Seveso del Sud". Nel 1988 chiuse l'impianto per la produzione di caprolattame, dopo che i sistemi di smaltimento delle scorie furono sequestrati dalla magistratura di Otranto perché sospettati di causare una moria di delfini e tartarughe nel basso Adriatico. Il resto del polo chimico chiuse nel 1994.
Pianura, Contrada Pisani (Napoli, Campania)
ESTENSIONE: in fase di studio.
CONTAMINANTI: i trafficanti in rifiuti, la criminalità organizzata. E i rifiuti tossici e pericolosi, è naturale.
CONTAMINATORI: trafficanti in rifiuti tossici e criminalità organizzata.
La discarica di Contrada Pisani fu aperta nel secondo dopoguerra per ricevere i rifiuti solidi urbani, la cosiddetta immondizia, di Napoli. Nei decenni successivi venne progressivamente allargata mentre tutto attorno si costruivano interi quartieri abusivi. A causa dell'inadeguatezza dei controlli la criminalità organizzata riuscì a smaltirvi considerevoli quantità di rifiuti speciali e tossici, per i quali la discarica non è adatta, provocando così la contaminazione dei terreni. Nel 1996 la discarica venne chiusa e si decise la bonifica dell'area, ma tutto si interruppe nel gennaio 2008 quando, nonostante la dura opposizione degli abitanti, venne riaperta con la forza per fare fronte all'emergenza rifiuti di Napoli. Siamo all'ultima tappa di questo nostro primo viaggio tra i mostri permanenti del Bel Paese.
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