Il governo del paese africano vuole sfrattare 20mila famiglie che hanno contribuito al disboscamento della foresta Mau e alla siccità della zona. Peter Ole Nkolia mostra lo scheletro a terra di una delle sue mucche. Fino a poco tempo fa ne possedeva una cinquantina. Ora gliene sono rimaste solo quattro. Il Kenya sta affrontando una delle siccità peggiori degli ultimi anni, ma a differenza di quanto successo nel passato, questa volta sono stati trovati dei "colpevoli: "Spero solo che i coloni della foresta Mau vengano sfrattati - dice Nkolia - Se prosegue la distruzione della foresta, moltissime persone finiranno per soffrire e presto non si vedranno in giro solo gli scheletri degli animali, ma che anche quelli degli uomini" La foresta Mau è considerata, insieme con il ghiacciaio del Kilimangiaro e i laghi della Rift Valley, una delle riserve d'acqua più importanti del Paese, il cui ecosistema è stato però messo gravemente in crisi dal disboscamento prodotto dagli insediamenti agricoli, dal commercio di legname e dalla produzione di carbone. Tutte attività per la maggior parte illegali, che negli ultimi dieci anni hanno distrutto più di un quarto della foresta. Le colline Mau, una volta fitte di vegetazione lussureggiante, ora appaiono spoglie e divise in possedimenti. Enormi distese nere mostrano i fuochi dove la legna viene bruciata per produrre carbone. Il disboscamento di queste colline ha alimentato, per 24 anni, il potere dell'ex presidente Daniel arap Moi, che ha dato in concessione le terre in cambio di voti. La corruzione di alcuni funzionari statali ha fatto il resto, con il risultato che ora più di ventimila famiglie cercano di sopravvivere su quei campi. Ventimila famiglie che il governo ha deciso di sfrattare, che abbiano i titoli legali per possedere quella terra o meno. "Siamo spaventati - dice Kipkorir Ngeno, un insegnate che si è trasferito su queste colline nel 2001 e che qui ha avuto sei figli - Ci chiamano "abusivi" ... ma questa è la mia terra e non è illegale". Ha ragione Ngeno ad essere spaventato perché solo coloro che potranno mostrare dei documenti validi, e non falsificati, avranno diritto ad essere trasferiti da qualche altra parte nel Paese: sostanzialmente, secondo i primi calcoli, solo il 10 percento. Il Fiume Njoro, che nasce nella foresta Mau e scorre giù per le colline, è completamente secco. Il problema è grave perché l'acqua che si forma nella foresta alimenta diversi fiumi usati per produrre energia idroelettrica, e numerosi laghi, fra i quali il lago Vittoria, oltre che le riserve naturali di Serengeti, Masai Mara e Nakuru. La siccità rischia di colpire milioni di persone, ben al di là dei confini kenioti, e il danno economico viene stimato in 300 milioni di euro. Ma questo potrebbe non essere il problema peggiore, in un Paese in cui ogni tensione viene acuita dalle differenze etniche. Gli agricoltori Masai come Nkolia sono esasperati e le milizie Masai sono già pronte a colpire i coloni della foresta, per la maggior parte di etnia Kalenjin. Il rischio di un conflitto interno è alto. "Non posso starmene qui a soffrire mentre loro stanno bene - conclude Nkolia - Quando il mio campo sarà completamente secco andrò da loro e il risultato sarà un conflitto. Così come stanno andando le cose non va affatto bene".
sabato 14 novembre 2009
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1 commento:
e' tutta na merda sto mondo, l'uomo sta distruggendo tutto quello che puo'
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