venerdì 6 novembre 2009

Lyuba ha 40mila anni ma non li dimostra


Grazie al ritrovamento di Lyuba (in foto) un piccolo di mammuth, la scienza è in grado di capire come gli antenati degli elefanti potessero sopravvivere in habitat così proibitivi. Lyuba è morta 40mila anni fa, affogata in un fiume fangoso della Tundra siberiana. Lo rivelano sedimenti trovati nel suo stomaco, perfettamente conservato. Aveva appena un mese quando sprofondò in un fiume di fango e morì annegato. Il corpo di un "cucciolo" lanoso di mammut, scoperto circa tre anni fa da alcuni allevatori di renne e i cui resti furono ritrovati perfettamente congelati nel permafrost della tundra siberiana, sarà la star di "Mammoths and Mastodons: Titans of the Ice Age" una mostra itinerante dedicata a questi animali preistorici e allestita dal prossimo 5 marzo al "Field Museum", celebre istituto di storia naturale di Chicago. La carcassa del mammut, ribattezzato "Lyuba" (amore in russo), resterà fino a settembre nel museo dell'Illinois e poi sarà trasferita in un'altra decina di istituti di paleontologia. Il tour dell'animale preistorico terminerà nel 2014 quando sarà ospitato al Natural History Museum di Londra. Sarà la prima volta che dei musei di storia naturale mostreranno al pubblico il corpo intatto di un mammut, specie che si estinse alla fine dell'era glaciale del Pleistocene.Quando fu scoperto nella penisola artica di Yamal in Russia, la carcassa di Lyuba, vissuto 40mila anni fa e che pesava circa 50 kg, era cosi ben conservata che gli studiosi ritrovarono nel suo ventre tracce del latte materno e rilevarono la presenza di sedimento nella bocca e nella gola. Secondo gli scienziati il cucciolo morì soffocato mentre cercava di uscire dal fango del fiume in cui era sprofondato. Il perfetto stato del suo corpo ha anche permesso di capire numerosi segreti di questi animali e soprattutto come riuscissero a vivere nell'era glaciale. Ad esempio gli studiosi hanno constatato che la presenza di cellule di grasso scuro sulla gobba posteriore della testa aiutavano l'animale a mantenere la temperatura corporea. Gli scienziati sperano che ulteriori studi possano far comprendere i reali motivi che portarono, circa 10mila anni fa, all'estinzione della specie. Daniel Fisher, professore di Scienze Geologiche all'Università del Michigan e a capo del team internazionale che ha studiato i resti del mammut, ha dichiarato al Times di Londra: «Fino ad oggi non avevamo alcun idea del fatto che nella parte posteriore della sua testa fossero presenti cellule di grasso scuro». Secondo Fisher adesso, grazie al fatto che parti del corpo come occhi e altri organi sono completamente intatti, si potrà addirittura ricavare il Dna della specie: «Si prova un'emozione forte quando osservi un esemplare come Ljuba. La mostra nel suo complesso dimostrerà quanto siamo vicini a capire le abitudini di questi animali preistorici».

Nessun commento: