domenica 1 novembre 2009

El dia de lo Muertos

E' una festa tipicamente messicana, che con il passare del tempo è divenuta una ricorrenza molto sentita anche in California. Per la popolazione messicana il "Dia de lo Muertos" è un momento di incontro tra il mondo dei vivi e quello dei morti, e' un'occasione da celebrare con canti, balli, prodotti tipici, costumi e spettacoli di varia natura, all'insegna delle tradizione azteche rivisitate in chiave moderna. La festa che si e' tenuta a Los Angeles lo scorso 24 ottobre e' giunta alla sua decima edizione, e si è svolta nella splendida cornice dell' Hollywood Forever Cementery. In Messico, dove questo rito ha radici antichissime, la figura della morte viene esorcizzata in molti modi, spesso con un'ironia spinta oltre i confini dell'assurdo. Il "Dia de los muertos" che si celebra a cvallo tra il primo i due di novembre, è un'ottima occasione per capire questo aspetto peculiare dell'anima messicana quando in molte zone del Paese, soprattutto quelle a maggioranza indigena, le celebrazioni ridanno vita alle tradizioni religiose precolombiane. Già verso la fine di ottobre negozi, pasticcerie, piazze e mercati di tutto il Messico si riempiono di calaveras, ovvero dolci a forma di teschio di ogni dimensione, dai colori pastello. La morte, detta anche "La Pelona", è presente infatti in ogni momento dell'esistenza, nelle canzoni e nelle poesie: il messicano anche sulla morte ha battute mordaci, si burla di lei, ironizza, la corteggia, la nomina "allegramente" e, soprattutto, la accetta. In quasi tutte le panetterie e sui mercati si vendono pani e dolci dalla forma di scheletro e da tutte le parti vengono esposti scheletri e teschi in cartapesta. In occasione di questa festività si regalano ad amici e parenti le "calaveras" (teschietti di zucchero) ornati dei loro nomi: il teschio non ha infatti niente di orripilante o terrificante e, trofeo ostentato pubblicamente durante l'epoca preispanica, è oggi quasi una forma ornamentale, allusione all'immortalità della vita. I riti più impressionanti si celebrano nei villaggi Purepecha, intorno al Lago Janitzio, nello Stato di Michoacàn, mentre la celebrazione più spettacolare si svolge sull'isola di Janitzio,nei pressi di Pàzcuaro. La cerimonia è particolarmente suggestiva, con il piccolo cimitero a picco sul lago illuminato solo da migliaia di candele. L'apice della cerimonia è raggiunto come detto nella notte tra l'1 e il 2 novembre in molti cimiteri che, ornati di "cempasùchil", i fiori arancioni di stagione, vengono raggiunti dalle donne che recano le offerte e le vivande (ofrendas) preferite dei parenti scomparsi poiché, secondo le credenze popolari, i defunti scendono in quel la notte dall'aldilà per partecipare con i vivi alla festa. Gli uomini vegliano e cantano per tutta la notte. Tutti insieme trascorrono la notte in un intenso dialogo con i defunti. In onore dei defunti si svolge dunque un rituale che celebra la continuità della vita, eredità dei culti preispanici che vedevano i concetti di vita e di morte come un'unità indissolubile, la morte come fonte di vita e presupposto di ogni nascita. Coatlicue, la dea creatrice e distruttrice dei Mexica (Aztechi), incarnava questo principio: madre-terra che dà la vita, si alimentava al tempo stesso grazie al sacrificio e alla morte dei suoi figli e questo ciclo era necessario per mantenere l'ordine dinamico del cosmo. Questo potere di conciliazione tra la vita e la morte - scriveva André Breton - è la principale attrattiva del Messico.

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