lunedì 23 novembre 2009

Incubi ecologici

Dalle nubi radioattive fuoriuscite dalle centrali nucleari ai fumi tossici dei mega-impianti petrolchimici, dalle dispersioni di metalli pesanti dell'industria mineraria ai veleni rilasciati dalle fabbriche di armi chimiche...ecco la tragica storia dei dieci luoghi piu' inquinati della terra, i piu' grandi incubi e disastri ecologici provocati dall'uomo. Tutti hanno un elemento in comune: sono accaduti in Paesi dove lo sviluppo industriale è considerato più importante dell'ambiente e delle persone. E, semplificando brutalmente, questo significa una cosa sola: i progetti di bonifica delle aree contaminate sono rinviati e rinviati e rinviati... Ignorati, insomma, Anche se le tecnologie per la "pulizia" ci sono e sono sempre più avanzate ed efficaci! Censiti nella Top ten world's worst polluted places, la classifica pubblicata dall'organizzazione ambientalista americana Blacksmith Institute in collaborazione con la Green Cross Switzerland.

Sumgayit, Azerbaijan
CONTAMINATI: 275.000 persone.
CONTAMINANTI: petrolio, mercurio, metalli pesanti, reagenti industria chimica organica.
CONTAMINATORI: industria chimica e petrolchimica.
Sumgayit era uno dei poli petrolchimici più importanti della defunta Unione Sovietica. Qui si trovavano concentrati più di quaranta complessi industriali per la produzione di sostanze chimiche destinate all'industria e all'agricoltura: plastiche, cloro, alluminio, detergenti, pesticidi e altro ancora. Accanto alle fabbriche c'era la città dei lavoratori, ma ciò che i dirigenti (politici e industriali) hanno sempre tenuto al primo posto nella lista delle priorità era la necessità di produrre al più basso costo possibile, senza preoccuparsi granché per la salute delle migliaia di lavoratori, per quella dei loro figli e famigliari e per l'impatto devastante causato dalle attività industriali sulla vicina città e sull'ambiente circostante. Enormi quantità di sostanze inquinanti venivano scaricate ovunque senza controllo: secondo il Blacksmith Institute, nel periodo di maggiore attività degli impianti furono rilasciate nell'atmosfera fino a 100 mila tonnellate di sostanze tossiche all'anno. Oltre a quelle disperse nel terreno e nelle acque. Negli ultimi anni gli impianti più obsoleti sono stati chiusi, ma il carico di sostanze tossiche che nei decenni si è accumulato nell'ambiente è di enormi proporzioni. Secondo il Blacksmith Institute la situazione è tuttora critica a causa della cronica mancanza di controlli sulle emissioni, delle tecnologie obsolete e per l'inadeguatezza dei metodi di stoccaggio delle scorie.
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EFFETTI SULLA POPOLAZIONE
L'incidenza delle malattie da esposizione a inquinamento chimico fra i lavoratori e gli abitanti di Sumgayit è sempre stata una delle più alte dell'Unione Sovietica e rimane altissima anche oggi. Da studi condotti dall'agenzia Onu Undp (United Nations Development Programme), dall'Organizzazione mondiale della sanità, dal Ministero della salute dell'Azerbaijan e dall'università dell'Alberta (Canada) risulta che la diffusione di tumori è fino al 51% superiore rispetto alla media nazionale registrata normalmente in Azerbaijan. E gli effetti della contaminazione minacciano anche le generazioni future: qui si registra infatti una percentuale anomala di malformazioni gravi e di aborti spontanei.
CHE COSA SI STA FACENDO
Il governo dell'Azerbaijan ha ottenuto il sostegno di diverse Agenzie delle Nazioni Unite per attuare un programma di recupero ambientale e riconversione economica della città e della regione. A Sumgayit è stato fondato un centro di ricerca per il recupero ambientale e nella capitale, Baku, vengono organizzati corsi di epidemiologia per preparare i medici e i dirigenti locali ad affrontare i problemi sanitari e ambientali legati all'inquinamento. Nel 2003 la Banca Mondiale ha concesso un prestito di 2,7 milioni di dollari per la bonifica da inquinamento di mercurio e altri progetti di recupero ambientale sono stati finanziati dalla Gran Bretagna e dal Giappone.

Linfen, Cina
CONTAMINATI: 3.000.000 di persone.
CONTAMINANTI: ceneri di carbone, monossido di carbonio, ossidi di azoto, pm-2.5, pm-10, anidride solforosa, composti organici volatili, arsenico, piombo.
CONTAMINATORI: industrie, traffico.
A Linfen non si respira, i suoi abitanti sono letteralmente soffocati dalla polvere di carbone che aleggia nell'aria giorno e notte infilandosi dappertutto. Linfen è una città mineraria dello Shanxi, una provincia della Cina nord orientale dal cui sottosuolo si estraggono i due terzi del fabbisogno di carbone del Paese. L'intero Shanxi è inquinato dall'attività mineraria, ma fra tutte le sue città questa è forse la più contaminata. Qui, infatti, si trovano concentrate centinaia di miniere di carbone, raffinerie e impianti siderurgici che rilasciano nell'atmosfera quantità di polveri e ossidi di zolfo che superano di diverse volte i limiti fissati dall'Organizzazione mondiale della Sanità. La stessa autorità ambientale nazionale ha classificato Linfen come la città con la peggiore qualità dell'aria di tutta la Cina. Il problema, però, non è solo l'aria, ma anche l'acqua: poiché l'industria ne assorbe quantità sempre maggiori gli abitanti ne hanno sempre meno, al punto che è razionata in molte città della regione.
EFFETTI SULLA POPOLAZIONE
Bronchiti, polmoniti, intossicazioni chimiche e cancro ai polmoni sono diffusissimi fra i minatori e gli abitanti di Linfen. Molti bambini soffrono di avvelenamento da piombo e l'intera popolazione è minacciata dall'alta concentrazione di arsenico nelle falde acquifere, le quali risultano contaminate per oltre il 52% del totale.
CHE COSA SI STA FACENDO
Le autorità di Linfen stanno programmando di chiudere a breve gli impianti inquinanti sostituendoli con altri più all'avanguardia dal punto di vista ecologico e di convertire al gas naturale le attuali centrali elettriche a carbone.
Grazie a queste scelte la qualità dell'aria di Linfen è in via di leggero miglioramento. Sono state approvate anche nuove norme di sicurezza sul lavoro per ridurre l'altissimo rischio di incidenti nelle miniere.

Tianying, Cina
CONTAMINATI: 140.000 persone.
CONTAMINANTI: piombo, metalli pesanti.
CONTAMINATORI: miniere, industrie. Si sa pochissimo di Tianying, se non che è un centro industriale sperduto nella provincia cinese dell'Anhui. Ciò che è noto è che qui si lavora il piombo, moltissimo piombo: più o meno la metà del fabbisogno nazionale. Lo si estrae dal sottosuolo e lo si recupera dalle batterie esauste. A causa dell'arretratezza delle tecnologie impiegate e della diffusa illegalità (anche dei processi industriali), grandi quantità di metallo vengono disperse nell'ambiente. Dai controlli effettuati è stato rilevato che a Tianying il piombo si trova ovunque: nel suolo, nelle acque e persino in sospensione nell'aria, in minuscole particelle. Concentrazioni di piombo che superano di diverse volte i limiti consentiti dalle leggi cinesi sono state riscontrate nei raccolti, negli animali e nel sangue degli esseri umani. Questa situazione ha spinto gli abitanti e le autorità locali a unirsi per chiedere la chiusura degli impianti più inquinanti. EFFETTI SULLA POPOLAZIONE L'avvelenamento da piombo colpisce soprattutto il sistema nervoso: tra gli abitanti dell'area di Tianying dilagano encefalopatie e altre patologie più difficili da diagnosticare, dal deficit di attenzione a più generiche difficoltà di apprendimento fino ai disturbi mentali e sensoriali e ai danni cerebrali, mentre sul lato "fisico" si segnalano anemie e danni agli organi interni. I livelli di contaminazione stanno insomma mettendo a rischio anche le prossime generazioni. CHE COSA SI STA FACENDO L'area di Tianying fu dichiarata dalle autorità una delle più inquinate di tutta la Cina già nel 2000. Le amministrazioni locali ordinarono che tutti gli impianti per la lavorazione del piombo venissero chiusi e che fossero introdotti sistemi più moderni per la riduzione dell'inquinamento. Contemporaneamente il Governo Cinese ha lanciato un piano per trasferire tutti gli impianti in una nuova area industriale, dotata di sistemi e controlli più efficienti sulle emissioni. Interventi decisi, sembrerebbe... purtroppo, però, la totale mancanza di informazioni da parte delle autorità (e le difficoltà che hanno giornalisti o associazioni ambientaliste a raggiungere Tianying) non permettono di fare il punto della situazione. E non lasciano immaginare nulla di buono.
Sukinda, India
CONTAMINATI: 2.600.000 persone.
CONTAMINANTI: cromo esavalente e altri metalli.
CONTAMINATORI: miniere, industrie.
Sukinda è una grande vallata nel bacino del fiume Brahmani, nello stato indiano orientale dell'Orissa. Potremmo chiamarla "valle della cromite", il minerale dal quale si estrae il cromo: qui, infatti, si trovano il 97% dei giacimenti di cromite di tutta l'India e le cave minerarie a cielo aperto più grandi del mondo. Dodici miniere in funzione, nella mancanza più totale di un piano di gestione ambientale, scaricano le acque reflue direttamente nel fiume Brahmani, senza alcun trattamento, e ammassano tonnellate di scorie di lavorazione lungo le rive. Si calcola che nel corso dei decenni ve ne siano ne state depositate oltre 30 milioni di tonnellate decenni ve ne siano ne state depositate oltre 30 milioni di tonnellate. Gli effetti di tale gestione dei rifiuti tossici minerari sono facili da intuire: oltre il 70% delle acque di superficie e oltre il 60% di quelle potabili sono contaminate da cromo esavalente. Concentrazioni altissime di metallo pesante sono state misurate anche nel terreno e nell'aria di Sukinda, dimostrando il grave stato di contaminazione multipla dell'ambiente.
EFFETTI SULLA POPOLAZIONE
I soggetti maggiormente colpiti dalla contaminazione da cromo esavalente sono prima di tutto i minatori di Sukinda. Insieme a loro, almeno il 24% degli abitanti dei vicini villaggi, i quali spesso non hanno alternative all'utilizzo dell'acqua contaminata del fiume e dei pozzi per irrigare i campi e per bere. Gli effetti dell'intossicazione vanno dai gravi disturbi gastrointestinali all'asma all'aumento di aborti spontanei e del tasso di infertilità. La Ovha, una associazione umanitaria indiana attiva dal 1974, ha calcolato che oltre l'80% delle morti registrate nell'area di Sukinda sono dovute alla contaminazione causata dall'attività estrattiva.
CHE COSA SI STA FACENDO
L'autorità di controllo ambientale dell'Orissa ha dichiarato lo stato di grave contaminazione della zona e ha ordinato alle industrie minerarie di installare i primi impianti di trattamento delle scorie. Secondo gli esperti dell'autorità stessa, tuttavia, i provvedimenti presi fin'ora dall'industria sono largamente insufficienti. Il governo dell'Orissa, inoltre, ha dovuto ammettere di non avere le capacità di fronteggiare questo gigantesco disastro ecologico. Anche per questa ragione diverse organizzazioni non governative specializzate nelle bonifiche ambientali stanno realizzando i loro progetti nella zona. Secondo il Blacksmith Institute, però, in assenza di un più ampio e sistematico piano di bonifica di tutta l'area, questi provvedimenti rappresentano solo una goccia nel mare.

Vapi, India
CONTAMINATI: 71.000 persone.
CONTAMINANTI: prodotti chimici, metalli pesanti.
CONTAMINATORI: industrie.
Lo chiamano The Golden Corridor, il corridoio dorato, perché qui c'è la più grande concentrazione industriale di tutto il Gujarat (si fanno affari d'oro), uno degli stati più industrializzati dell'India. Vi si contano oltre mille fabbriche concentrate in cinquanta mega agglomerati su di un'area relativamente stretta, lunga 400 km (da cui il "corridoio"). Si produce di tutto: farmaci, fertilizzanti, derivati petroliferi, pelli conciate e prodotti tessili, pesticidi, vernici e vari prodotti chimici. Vapi è all'estremità meridionale di questa zona, e di "dorato", qui come in tutto il Golden Corridor ci sono solamente i guadagni dei gruppi industriali. Per tutto il resto... questa è una delle regioni più drammaticamente inquinate dell'India. Dai dossier delle autorità ambientali federali indiane è emerso che fino ad almeno il 1994 nessuna delle centinaia di fabbriche di Vapi era dotata del benché minimo sistema di trattamento delle scorie. I rifiuti tossici venivano semplicemente rovesciati a tonnellate nell'ambiente come se fossero acqua di fonte. Il risultato è che attualmente nel terreno, nelle acque e nell'aria si misurano concentrazioni di metalli pesanti, idrocarburi, complessi policiclici aromatici, mercurio, arsenico e altri veleni decine e decine di volte più alte dei limiti consentiti. Il tratto terminale del Kolak, il fiume che raccoglie gran parte delle acque reflue della zona, è stato dichiarato ormai "incapace di sostenere la vita biologica".
EFFETTI SULLA POPOLAZIONE
Le prime falde acquifere non inquinate si trovano ad almeno un chilometro e mezzo da Vapi. Facile dedurre che la maggior parte della popolazione che vive nella zona, per di più poverissima, sia costretta a utilizzare fonti d'acqua contaminate, se non avvelenate in senso stretto. L'elenco degli effetti sulla salute dei lavoratori e degli abitanti sono un inventario delle più terribili patologie: intossicazioni gravi, dermatiti, aborti spontanei, malformazioni e tumori di vario tipo.
CHE COSA SI STA FACENDO
Alla fine degli Anni Novanta, l'Associazione degli industriali di Vapi, incalzata da cittadini e autorità, cominciò a promuovere i primi progetti di trattamento dei rifiuti tossici e di bonifica ambientale, che però furono giudicati assolutamente insufficienti dalla Corte Suprema Indiana. Gli sforzi per migliorare la qualità delle acque, inoltre, furono vanificati dal malfunzionamento degli stessi impianti di depurazione, poiché essi finivano per rilasciare a loro volta fanghi tossici nell'ambiente. Nel frattempo tonnellate di scorie continuavano a essere scaricate illegalmente. Negli ultimi anni vi sono stati numerosi progetti locali di bonifica da parte di Ong (organizzazioni non governative) ambientaliste e delle stesse autorità locali, e i primi impianti di trattamento e stoccaggio dei rifiuti tossici cominciano lentamente a entrare in funzione. Ciò che manca ancora, tuttavia, è un efficace piano di bonifica delle enormi quantità di rifiuti accumulate nel territorio nel corso dei decenni.

La Oroya, Perù
CONTAMINATI: 35.000 persone.
CONTAMINANTI: piombo, rame, zinco, anidride solforosa.
CONTAMINATORI: industrie minerarie.
La Cordillera delle Ande è una catena di poderose montagne sulle cui cime innevate solo le ali del condor riescono ad arrivare, oltre a qualche avventuroso alpinista. Un territorio incontaminato? Forse, ma certamente non La Oroya, città mineraria aggrappata a 4.000 metri d'altezza sulle Ande peruviane. Qui, nel 1922, una compagnia americana decide di costruire un grande complesso minerario per l'estrazione e la lavorazione dei minerali di cui il sottosuolo è ricco, come rame e piombo. Migliaia di persone trovano lavoro nelle miniere e nelle fonderie, e lì accanto sorge un'intera città. I controlli della compagnia sulle emissioni tossiche degli impianti, però, sono colpevolmente irrilevanti e i fumi che fuoriescono per decenni dalle enormi ciminiere creano una nube tossica permanente, densa di particelle di metalli pesanti e veleni. L'area immediatamente circostante a La Oroya ne è imbevuta fino in profondità, ma la contaminazione arriva anche a pascoli e villaggi lontani, trasportata per chilometri dai forti venti di montagna. Anche le scorie solide vengono scaricate senza controlli, rilasciando il loro carico di veleni nel terreno e nelle falde acquifere.
EFFETTI SULLA POPOLAZIONE
Studi delle autorità sanitarie e ambientali del Perù hanno dimostrato che il novantanove per cento dei bambini di La Oroya presenta concentrazioni di piombo nel sangue anche tre volte oltre i limiti. Livelli di piombo oltre la norma sono stati riscontrati nel sangue dei neonati, che lo assorbono direttamente dalla mamma. L'intossicazione da piombo ha effetti devastanti sul sistema nervoso (vedi la pagina dedicata a Tianying), compromettendo gravemente il normale sviluppo mentale e nervoso dei bambini e minacciando, quindi, anche le generazioni future.
CHE COSA SI STA FACENDO
Tra qualche anno, forse, il "caso La Oroya" sarà spostato tra le storie di successo. Proprio grazie all'attenzione internazionale risvegliata dai primi rapporti ambientali (2006), la Doe Run, la compagnia americana che attualmente controlla il complesso minerario, ha annunciato un piano di investimenti per interventi sanitari in collaborazione con il governo peruviano. Già da alcuni anni, inoltre, la Doe Run introduce nuovi e più efficienti impianti di trattamento dei fumi e delle scorie: a sistema completato, dovrebbero portare a una sensibile riduzione delle emissioni. Dai controlli effettuati dagli esperti del Blacksmith Institute sembra che la Doe Run stia effettivamente rispettando i patti: l'inquinamento è ancora alto, ma in diminuzione. E tutti vissero felici e contenti? È ancora presto per dirlo, ma siamo sulla buona strada. L'importante è non abbassare la guardia!

Dzerzhinsk, Russia
CONTAMINATI: 300.000 persone.
CONTAMINANTI: piombo, fenoli, sostanze chimiche (usate qui per la produzione di gas sarin, VX e altri mostri).
CONTAMINATORI: industria bellica.
Armi chimiche... è terribile anche solamente pensarlo, eppure è un'altra delle tante realtà sporche con cui fare i conti. Durante gli anni della Guerra Fredda, Dzerzhinsk era una delle capitali sovietiche di questa industria della morte. Tonnellate di agenti chimici per uso bellico sono state sintetizzate negli impianti di questo polo petrolchimico segreto nel distretto di Nizhny Novgorod, un'antica città della Russia europea. Oltre ai veleni militari, venivano sintetizzati anche prodotti chimici per uso civile (ma altrettanto tossici), come il piombo tetraetile, che fino a qualche anno fa veniva aggiunto alla benzina come antidetonante. I controlli ambientali erano a dir poco inadeguati e negli anni si è creato un disastro ecologico colossale. La stessa autorità di controllo ambientale di Dzerzhinsk ha calcolato che dal 1930 al 1998 sono fuoriuscite dagli impianti chimici militari e civili circa 300 mila tonnellate di rifiuti altamente tossici. Il terreno e le acque della regione sono letteralmente intrisi di veleni, tanto che in certi punti le acque si sono trasformate in una fanghiglia ribollente biancastra. La concentrazione di diossine e fenolo è 17 milioni di volte oltre i limiti e ha fatto guadagnare a Dzerzhinsk il triste primato di "città più inquinata della Terra".
Oggi gli impianti più pericolosi sono stati chiusi, ma questa non è automaticamente una buona notizia: non essendo più risucchiata dalle fabbriche per i processi di lavorazione, la falda sotterranea si sta progressivamente innalzando trasportando con sé il suo carico di morte. Il pericolo è che le acque inquinate sotterranee confluiscano nel fiume Oka, fonte d'acqua potabile per i villaggi della zona e per la città di Nizhny Novgorod, capitale della regione e quarta città della Russia con un milione e 400 mila abitanti.
EFFETTI SULLA POPOLAZIONE
Come si vive nel luogo più inquinato del mondo? È più facile parlare di come si muore: il tasso di mortalità della regione supera la natalità del 260% e la speranza di vita è di 42 anni per gli uomini e 47 per le donne, più o meno quella del medioevo.
CHE COSA SI STA FACENDO
Fino a oggi sono stati messi in pratica diversi programmi parziali di bonifica ambientale, ma di scala ridotta e finalizzati al recupero di aree molto circoscritte o di specifiche fonti di contaminazione. Non esiste ancora, invece, un piano sistematico di recupero ecologico di un'area così vasta e così gravemente compromessa. Di questo dovrebbe occuparsi un apposito comitato di esperti nato negli ultimi anni dalla cooperazione tra le autorità locali e la Dront, una Ong russa sostenuta dal Blacksmith Institute. Grazie alla collaborazione tra l'organizzazione americana e il governo locale, inoltre, sono stati recentemente installati degli impianti di depurazione che riescono a fornire acqua potabile a due villaggi della zona. Meglio di niente, verrebbe da dire. Le autorità locali, nel frattempo, ammettono l'inquinamento ma negano di trovarsi davanti a un disastro ecologico. Secondo il Blacksmith Institute, però, le loro misurazioni si fermano alla qualità dell'aria e delle acque di superficie, mentre dovrebbero prendere in considerazione il suolo e le acque sotterranee, dove ristagna la maggior parte dei veleni. Senza un progetto di recupero su vasta scala e in profondità, quindi, Dzerzhinsk resterà una bomba ecologica a orologeria per le generazioni future.

Norilsk, Russia
CONTAMINATI: 134.000 persone.
CONTAMINANTI: particolato, anidride solforosa, metalli pesanti (nichel, rame, cobalto, piombo, selenio), fenoli, acido solfidrico.
CONTAMINATORI: industrie minerarie.
Prima della città c'era un campo di lavoro per prigionieri politici, un gulag, tanto per intenderci. «Era solo un pretesto: avevano bisogno di far venire gente a colonizzare la Siberia», spiega in un'intervista a Russia Today un'anziana signora deportata da giovane. La storia mineraria di Norilsk comincia così, con le miniere scavate dai forzati. Nel 1956, dopo la morte di Stalin, il gulag viene chiuso e al suo posto si costruisce una città, la più settentrionale dell'Unione Sovietica. Le miniere e gli impianti estrattivi vengono ampliati fino a fare di Norilsk il complesso minerario per l'estrazione di metalli pesanti più grande del mondo. Da qui escono ogni anno 500 tonnellate di nichel e altrettante di rame. Vengono estratte anche considerevoli quantità di cobalto, platino e palladio, metalli rarissimi e molto preziosi anche dal punto di vista industriale: il palladio, per esempio, è utilizzato nelle pile a combustibile delle auto a idrogeno. La Norilsk Nichel, la grande compagnia russa che ha rilevato gli impianti d'epoca sovietica, è accusata di essere una delle più inquinanti di tutta la Russia. Dalle sue ciminiere fuoriescono ogni anno due milioni di tonnellate di anidride solforosa e da uno studio del 1999 è emerso che le concentrazione di nichel nel terreno supera i limiti in un raggio di 60 km dal complesso industriale. Quando inizia il lungo inverno artico la neve che cade a Norilsk è nera come il fumo delle sue ciminiere. Impossibile visitarla per chi non è cittadino russo, dal 2001 la città è chiusa agli stranieri.
EFFETTI SULLA POPOLAZIONE
I lavoratori di Norilsk vivono in media 10 anni in meno dei loro colleghi russi. Il resto degli abitanti soffre di neoplasie e di gravi disturbi respiratori. Si registrano anche numerosi casi di complicazioni nel parto e nascite premature.
CHE COSA SI STA FACENDO
La Norilsk Nichel sostiene di aver intrapreso un piano di investimento in tecnologie di abbattimento delle polveri e riduzione dei gas sempre più avanzate. La compagnia si è anche resa disponibile, nel 2007, a far visitare i suoi impianti a una delegazione del Blacksmith Institute, che confermò i cambiamenti in atto. Il prossimo obiettivo della compagnia russa è spostare fuori città gli impianti più inquinanti e ridurre drasticamente la quantità di anidride solforosa rilasciata in atmosfera. Nonostante questi interventi le rilevazioni ufficiali evidenziano un tasso di inquinamento ancora elevatissimo. Anzi, alcuni esperti ambientali e sanitari locali hanno dichiarato al Blacksmith Institute che, nonostante la riduzione di alcuni inquinanti, negli ultimi anni le concentrazioni di nichel, rame, anidride solforosa, fenolo, formaldeide e polveri sarebbero addirittura aumentate.

Chernobyl, Ucraina
CONTAMINATI: 5.500.000 persone, ufficialmente.
CONTAMINANTI: polveri di sostanze radioattive incluse uranio, plutonio, cesio-137, stronzio e altri metalli.
CONTAMINATORI: centrale nucleare di Chernobyl.
26 aprile 1986: a partire da questa data l'umanità ha un nuovo nome da dare alla catastrofe nucleare, chernobyl. Ciò che è successo in questa città industriale dell'Ucraina settentrionale è stato raccontato molte volte: alcune manovre azzardate durante una esercitazione notturna agli impianti di sicurezza della centrale nucleare provocano la fusione del nocciolo, l'esplosione del "reattore 4" e il collasso dell'intera struttura che lo proteggeva. Si sprigiona una nube carica di particelle radioattive cinquecento volte più velenosa di quella prodotta delle bombe di Hiroshima e Nagasaki. I venti spargono le particelle nell'atmosfera e presto vengono contaminate intere regioni di Ucraina, Bielorussia e Russia. La nube raggiunge poi anche gran parte dell'Europa occidentale, contaminata anch'essa (seppure in misura minore). All'inizio le autorità cercano di nascondere l'accaduto, ma dopo alcuni giorni la verità emerge in tutta la sua drammaticità. È un accidente di grado 7 sulla scala INES, il più grave mai avvenuto in una centrale nucleare. Viene mobilitato l'esercito, gli abitanti della città sono caricati su autobus e camion ed evacuati in massa, mentre squadre di migliaia di operai e tecnici, chiamati poi "liquidators" e "biorobots", vengono inviate per i primi disperati interventi di contenimento della fuga radioattiva. Li chiameranno "biorobot" e sono gli eroi di Chernobyl: per far presto lavorano senza protezioni adeguate pur sapendo che così avranno i giorni contati a causa dell'esposizione a radiazioni migliaia di volte oltre la norma. Molti di loro moriranno di tumori e leucemie nell'arco di poche settimane o mesi. Altri vedranno le terribili conseguenze del loro sacrificio manifestarsi nei loro figli. Grazie a loro, il reattore viene chiuso in un sarcofago di cemento armato "provvisorio" che imprigiona i materiali radioattivi e lo isola dall'esterno. L'area attorno è devastata dalle radiazioni, del tutto inabitabile (per l'uomo) nel raggio di 19 chilometri, ma anche più lontano la contaminazione resta altissima e la vita molto difficile. I tempi di decadimento degli isotopi radioattivi sono calcolati in migliaia di anni. Nelle profondità del sarcofago, intanto, il nocciolo fuso continua a bruciare a una temperatura di mille gradi centigradi, indebolendone progressivamente la struttura. Chernobyl rimarrà una minaccia silenziosa per millenni.
EFFETTI SULLA POPOLAZIONE
Ufficialmente si parla di 4.000 casi di cancro alla tiroide tra Bielorussia, Ucraina e Russia, per l'esposizione nel solo periodo 1992-2002. Le cifre delle associazioni indipendenti sono almeno 10 volte superiori. I più colpiti sono i bambini e i ragazzi sotto i 14 anni di età, perché assorbono grandi quantità di radiazioni attraverso il latte. A tutt'oggi, nell'area considerata ufficialmente contaminata, vivono ancora 5 milioni di persone, fra le quali si registra un'alta diffusione di patologie dermatologiche, respiratorie, infertilità e malformazioni. In un suo recente rapporto, l'Organizzazione mondiale della Sanità sostiene che le conseguenze a lungo termine della contaminazione sulle generazioni future rimarrà abbastanza basso, ma su queste conclusioni sono molti gli esperti che hanno manifestato scetticismo.
CHE COSA SI STA FACENDO
Il sarcofago in cemento costruito a tempo di record dalle squadre di biorobot era stato pensato come soluzione provvisoria d'emergenza, tanto più che utilizza come struttura portante le stesse macerie del reattore crollato. Indebolito dal calore del nocciolo in fusione e dalle intemperie, si sta sgretolando. Ogni anno si aprono nuove crepe nelle quali si infiltra l'acqua piovana, che danneggia ulteriormente la struttura e la appesantisce facendola sprofondare nel terreno, con il rischio che arrivi alla falda acquifera, contaminando qui un'area vastissima. All'interno dell'involucro di cemento armato, inoltre, sono intrappolate grandi quantità di combustibile nucleare e materiale fortemente radioattivo, che in caso di incidenti provocherebbero una nuova catastrofe. Tanto più che l'area è considerata a rischio sismico. Una situazione assolutamente impossibile da affrontare per la sola Ucraina. Per questo già nel 1997 è stato creato un comitato internazionale con lo scopo di progettare, finanziare e costruire un nuovo e più sicuro sarcofago. I primi lavori sono stati avviati. Quando sarà finito, il nuovo scudo dovrebbe mettere in sicurezza la zona per un centinaio di anni e, contemporaneamente, è allo studio un piano di smaltimento dei materiali radioattivi e di recupero ambientale ed economico della zona, per un totale di... milioni e milioni di dollari.

Kabwe, Zambia
CONTAMINATI: 255.000 persone.
CONTAMINANTI: piombo, cadmio.
CONTAMINATORI: industria mineraria.
Gli inglesi scoprono gli immensi giacimenti di zinco e piombo sotto le colline di Kabwe nel 1902, quando la città ancora non esiste e lo Zambia è una lontana provincia dell'impero britannico nell'Africa australe. I lavori di scavo e lavorazione dei minerali iniziano subito e, insieme alle miniere, vengono costruiti anche gli impianti industriali e la città mineraria per i lavoratori. Kabwe diventa così la principale area industriale della Rhodesia settentrionale, come si chiamava lo Zambia prima che conquistasse l'indipendenza, nel 1964. L'attenzione all'ambiente è praticamente inesistente: le scorie di lavorazione vengono semplicemente ammassate a tonnellate sul terreno o riversate nei corsi d'acqua. Poi, nel 1994, le miniere chiudono e Kabwe sprofonda nella miseria. Tutto attorno, il disastro: il territorio è contaminato da metalli pesanti come cadmio, zinco, rame e piombo, e nessuno si preoccupa di informare la popolazione dei rischi sanitari che corre. I bambini fanno il bagno nei corsi d'acqua avvelenati e molti giovani disoccupati scavano fra i cumuli di scorie abbandonate alla ricerca di minerali da vendere.
EFFETTI SULLA POPOLAZIONE
Nel sangue degli abitanti di Kabwe è stata misurata una concentrazione di piombo anche 10 volte superiore al valore massimo ammesso negli Stati Uniti e in certi casi si sfiora il limite considerato "fatale". Come abbiamo più volte ripetuto in queste pagine, l'intossicazione cronica da piombo (e da metalli pesanti in genere) danneggia irrimediabilmente il sistema nervoso. I più esposti sono i giovani e i bambini, il cui sviluppo viene gravemente compromesso.
CHE COSA SI STA FACENDO
I lavori di bonifica ambientale necessari a Kabwe sono complessi e di vasta portata. E molto costosi. Lo Zambia però è uno degli stati più poveri del mondo, con il 70% della popolazione sotto la soglia della povertà e un reddito annuo procapite inferiore a 400 dollari. Per fare fronte all'emergenza e per i primi interventi di recupero ambientale, la Banca Mondiale ha stanziato 40 milioni di dollari (2007), a cui si sono aggiunti 10 milioni di dollari dall'Ndf (Nordic Development Fund). Tutto ciò è stato possibile anche grazie al lavoro di sensibilizzazione condotto dal Blacksmith Institute e da altre organizzazioni non governative, e in attesa che inizi la bonifica (che prevede, tra l'altro, il trasferimento dell'intera popolazione di Kabwe), sono in corso diversi programmi di educazione sanitaria mirati sulle condizioni locali.

FINIAMO IL NOSTRO VIAGGI CON QUALCHE BUONA NOTIZIA
Le principali situazioni di grave contaminazione sul nostro pianeta sono note e le tecnologie per rimediare ci sono. L'organizzazione ambientalista americana Blacksmith Institute si è data l'obiettivo di affrontarle una ad una, e così, a oggi, sono più di 40 gli interventi promossi nei luoghi più contaminati della Terra. Le iniziative comprendono programmi di educazione sanitaria alle popolazioni delle aree disastrate, per ridurre i rischi di contaminazione; la creazione di fondi per finanziare interventi di grande portata; la pressione sui gruppi industriali e sui governi e la collaborazione con le organizzazioni locali per realizzare le prime bonifiche di emergenza. Nella sede dell'organizzazione, a New York, hanno perciò da raccontare anche le "storie di successo" ed è un sollievo che ci siano anche queste notizie. Non tutto è perduto quindi, a patto che organizzazioni come il Blacksmith Institute, i gruppi industriali e le istituzioni continuino il lavoro iniziato. D'altra parte non ci sono alternative, dal momento che ancora non è stato scoperto un altro pianeta su cui trasferirci a vivere.
LE STORIE DI SUCCESSO
Muslyumova (Russia), bonifica iniziale dei terreni contaminati da scorie nucleari.
Tomsk (Russia), rimozione di 2,5 tonnellate di ddt e altri pesticidi da un deposito obsoleto nel centro della città.
Noraiakheda (India), installazione di impianti di depurazione delle acque dal cromo esavalente e realizzazione di programmi di educazione ambientale.
Muthia (India), rimozione dello strato di terreno contaminato da metalli pesanti e realizzazione di un progetto di biodepurazione in collaborazione con la popolazione locale.
Mongolia (Cina), chiusura di una cartiera dalla quale fuoriuscivano mercurio e benzene.
Mozambico, supporto ai giornalisti locali nell'informazione ambientale.
Dar Es Salaam (Tanzania), installazione di sistemi di trattamento delle scorie nelle fabbriche dell'area industriale della città.
Cambogia, finanziamento di commissioni tecniche per l'elaborazione di una normativa sul trattamento dei rifiuti tossici.
bacini fluviali di Marilao, Meycauyan e Obando (Filippine), elaborazione di un piano di trattamento dei rifiuti tossici scaricati nelle acque dalle industrie.



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