domenica 4 ottobre 2009
Navi dei veleni: trenta casi sospetti nel Mediterraneo
In fondo al Mediterraneo potrebbero esserci almeno una trentina di navi dei veleni. Lo sostiene Silvio Greco, assessore all’ambiente della regione Calabria. “E’ l’intero Mediterraneo, dall’Adriatico al Tirreno dal Canale di Sicilia all’Egeo, ad essere coinvolto nell’inabissamento delle navi dei veleni, problema che oggi si presenta in Calabria, scoperto grazie alla testardaggine della Procura di Paola e della Regione”. Secondo Greco, il cui ufficio ha messo a disposizione della Procura di Paola il robot sottomarino che ha individuato il relitto, probabilmente della Cunski, carico di bidoni velenosi, “serve avere altre informazioni, perchè si può ipotizzare che all’appello manchino ancora 30 mercantili affondati in altre parti del Mediterraneo”.
Quanto detto dall’esponente della giunta regionale calabrese, trova conferma nelle parole del pentito Francesco Fonti che da anni denuncia ai magistrati della Dda di Catanzaro che la `ndrangheta gestiva un vasto giro di riciclaggio dei rifiuti tossici incassando, secondo il pentito, dai 4 ai 30 miliardi per ogni affondamento. Ma il problema più grosso, almeno quello più apparente e che se il procuratore di Paola, Bruno Giordano ha ragione nel sostenere che la nave affondata al largo di Cetraro è la “Cunsky”, si crea un problema a livello delle autorità di controllo. Infatti secondo i registri navali internazionali, la “Cunsky” risulta smantellata il 23 gennaio del 1993. Quindi qualcuno, è qui torna in auge il pentito, che ha sempre dichiarato che “in alto” qualcuno non voleva indagini, ha coperto il traffico irregolare dichiarando, anche per iscritto che la nave era stata smantellata. Fino ad ora, il pentito Francesco Fonti, era considerato poco credibile, proprio in virtù di quanto dichiarato e scritto nei verbali del registro navale internazionale. Ma se la nave affondata al largo delle coste cosentine, dovesse essere veramente la “Cunsky” allora le cose cambierebbero. Perché Fonti ha sempre detto che per affondare quel mercantile si era servito di esponenti della cosca locale dei Mutu, indagati dalla procura di Paola. Fonti , fu preciso nel suo racconto, ribadito più volte e persino il 21 aprile del 2006 al sostituto procuratore della Dda di Catanzaro Vincenzo Luberto che all’interno del mercantile affondato da lui stesso al largo di Cetraro conteneva circa 120 fusti sospetti, lo stesso numero di quelli ritrovati all’interno della nave ritrovata nei giorni scorsi. Ma quello della “Cunski” potrebbe non essere l’unica nave affondata. Infatti lo stesso pentito ha dichiarato che lui ha fatto affondare 5 navi, oltre a quella al largo di Cetraro, anche una nei pressi di Tropea, una a Melito Porto Salvo, una nei pressi di Crotone, poi anche a Cirò e persino due in Basilicata, a largo di Maratea e nel mare di Metaponto. Tutte notizie queste che adesso dovranno essere confrontato e sostenute dalle indagini
Ad esempio sarebbero sette le ”macchie” rilevate nel mare della Basilicata, tra i 62 e i 526 metri di profondita’, nel corso di quattro campagne oceanografiche che si sono svolte nel 2007. Lo ha reso noto il vicepresidente della giunta regionale della Basilicata, Vincenzo Santochirico. Due anni fa il dipartimento ambiente della Regione ha commissionato uno studio all’Istituto marino costiero del Cnr per realizzare una cartografia marina e costiera. I rilievi furono effettuati, fino a una profondita’ di circa 600 metri, nel corso di quattro diverse campagne, utilizzando le navi ”Urania” e ”Thetis” e la research vessel ”Napoli”. Le ricerche si sono concluse con la stesura di una cartografia, e hanno anche evidenziato quattro target, le cosiddette ”macchie”, a una profondita’ di 62, 81, 113, 448, 484, 512 e 526 metri.
Intanto arrivano i primi impegni del Governo per intervenire sul fronte delle navi dei veleni affondate in Calabria, a partire da quella ritrovata nei fondali cosentini. La Regione Calabria ha raggiunto il risultato con il Ministero dell’Ambiente, a seguito degli incontri che oggi ha avuto a Roma l’assessore all’ambiente Silvio Greco. Prima con il vice-capo di Gabinetto del ministro, poi con i direttori generali del Ministero ed i tecnici dell’Ispra è passata la linea di attivare una piena collaborazione tra gli organismi nazionali, la Regione e l’Arpacal.
«Due gli accordi raggiunti a Roma – ha detto Greco – per non lasciare la Regione ad affrontare da sola questa emergenza, senza i mezzi e le competenze necessarie». Il primo accordo riguarda l’impegno del Ministero dell’Ambiente per la ‘caratterizzazionè a terra, attraverso indagini ed analisi da realizzare in collaborazione con Arpacal. Il secondo è un intervento a mare con la nave “Astrea” dell’Ispra, per effettuare rilevamenti su ogni tipo di campione in grado di fornire informazioni sulle tipologie e la diffusione degli inquinanti contenuti nei bidoni della stiva di quella che ormai sembra essere la nave fantasma Cunski. Un mercantile di 120 metri ufficialmente demolito in India, ma affondato dalla ‘ndrangheta davanti alla costa di Cetraro. Questa parte della ricerca avrà la supervisione dell’assessore all’ambiente della Calabria, Silvio Greco. «Fino ad oggi non era un risultato scontato questo primo impegno dello Stato -ha continuato Greco- in quanto è da anni che in Calabria la magistratura è a conoscenza di almeno tre affondamenti sospetti di navi con rifiuti pericolosi e tossici, ma per le indagini non erano mai stati forniti i mezzi, le risorse e gli strumenti necessari per scoprire la verità».
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