Negli anni ’90 comincia ad affermarsi, nel campo della ricerca scientifica, una teoria completamente nuova sulla storia climatica del nostro Pianeta, secondo la quale le temperature polari sarebbero caratterizzate da “cambiamenti repentini e rapidissimi” anziché da processi lenti e continui che si sviluppano nell’arco di decine di migliaia di anni, come invece si credeva fino ad allora. L’analisi delle temperature alle alte latitudini rivela che i periodi glaciali, dopo una progressiva diminuzione della temperatura, terminano abbastanza bruscamente. Un dato importante che emerge da questo studio - spiega Vito Vitale [1] - è il contrasto netto tra la variabilità climatica durante i periodi glaciali e interglaciali. Mentre i cambiamenti climatici durante l’ultima glaciazione sono stati molto marcati e molto frequenti in entrambe le regioni polari, il clima polare dell’attuale periodo interglaciale, iniziato circa 10.000 anni fa, si è mantenuto relativamente stabile. Sia al Polo Nord che al Polo Sud sono state rinvenute tracce dei rapidi cambiamenti che caratterizzano l’era glaciale e prendono il nome di eventi di Dansgaard-Oeschger (D-O). L’ultimo episodio risale a 11.500 anni fa, e segna la fine del cosiddetto “Younger Dryas Event”, un periodo di mille anni di ritorno alle condizioni glaciali, durante il passaggio dall’ultima glaciazione all’attuale periodo interglaciale. Il cambiamento repentino, osserva Vitale, “sembra essere avvenuto in soli 10 anni, un istante dal punto di vista geologico. In questo brevissimo periodo la temperatura è probabilmente risalita di 5-10 gradi mentre le precipitazioni sono più che raddoppiate”. Questi cambiamenti – sostiene Vitale – “sono troppo numerosi per essere legati ad una causa traumatica esterna, devono essere una caratteristica ed una possibilità intrinseca del sistema. Al momento noi conosciamo un solo meccanismo che su scala globale può produrre repentini cambiamenti: il cambiamento della circolazione oceanica (…) La grande domanda è se e come il riscaldamento globale del pianeta possa avere influenza sulla circolazione oceanica e se questa influenza può produrre variazioni repentine”.
Figura 1 (a) storie delle temperature derivate dai rapporti isotopici per l'Antartide e la Groenlandia; (b) l'Olocene visto con un maggior dettaglio; (c) uno zoom sull'ultimo periodo glaciale e su alcuni dei rapidi cambiamenti climatici succedutisi in tale periodo (eventi D-O).
Bisogna tener presente, però, che attualmente non ci sono prove certe che i cambiamenti climatici repentini siano provocati da brusche variazioni della circolazione oceanica. Questa ipotesi – avverte Vitale – nasce dal fatto che il cambiamento della corrente oceanica sembrerebbe essere “l’unico meccanismo finora ritenuto capace di variare con velocità e portare il cambiamento dappertutto sul nostro pianeta”. Questo non esclude che altri fattori intervengano ad accelerare o mitigare i processi.
Note
[1] Ricercatore presso l’Istituto di Scienza dell’Atmosfera e del Clima del CNR di Bologna
Link consigliati
Istituto di Scienza dell’Atmosfera e del Clima del CNR
http://www.isac.cnr.it/
Veronica Rocco, “I cambiamenti climatici e gli strumenti della scienza”, Scienzeonline
http://www.scienzeonline.com/index.php?option=com_content&task=view&id=45&Itemid=40
http://scitation.aip.org/journals/doc/PHTOAD-ft/vol_56/iss_8/30_1.shtml
http://books.nap.edu/openbook.php?isbn=0309074347
http://co2now.org/index.php/Know-the-Changing-Climate/Effects/ipcc-faq-likelihood-abrupt-climate-change.html
Figura 1 (a) storie delle temperature derivate dai rapporti isotopici per l'Antartide e la Groenlandia; (b) l'Olocene visto con un maggior dettaglio; (c) uno zoom sull'ultimo periodo glaciale e su alcuni dei rapidi cambiamenti climatici succedutisi in tale periodo (eventi D-O).
Bisogna tener presente, però, che attualmente non ci sono prove certe che i cambiamenti climatici repentini siano provocati da brusche variazioni della circolazione oceanica. Questa ipotesi – avverte Vitale – nasce dal fatto che il cambiamento della corrente oceanica sembrerebbe essere “l’unico meccanismo finora ritenuto capace di variare con velocità e portare il cambiamento dappertutto sul nostro pianeta”. Questo non esclude che altri fattori intervengano ad accelerare o mitigare i processi.
Note
[1] Ricercatore presso l’Istituto di Scienza dell’Atmosfera e del Clima del CNR di Bologna
Link consigliati
Istituto di Scienza dell’Atmosfera e del Clima del CNR
http://www.isac.cnr.it/
Veronica Rocco, “I cambiamenti climatici e gli strumenti della scienza”, Scienzeonline
http://www.scienzeonline.com/index.php?option=com_content&task=view&id=45&Itemid=40
http://scitation.aip.org/journals/doc/PHTOAD-ft/vol_56/iss_8/30_1.shtml
http://books.nap.edu/openbook.php?isbn=0309074347
http://co2now.org/index.php/Know-the-Changing-Climate/Effects/ipcc-faq-likelihood-abrupt-climate-change.html
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