martedì 22 dicembre 2009

Operatori sanitari abusivi

Nel settore sanitario i «senza titoli» sarebbero il doppio dei professionisti. Si nascondono dietro titoli, diplomi conseguiti all'estero, studi tecnologici o servizi a domicilio in camice bianco. Ma in realtà sono solo degli impostori. E il settore della sanità è forse l'unico dove gli abusivi sono il doppio dei professionisti, circa un milione per 550 mila abilitati. Su 50 mila fisioterapisti con tanto di titolo regolare, per esempio, ne esistono almeno altri 100 mila illegali che attraggono i cittadini grazie a pubblicità ingannevoli o a promesse irrealizzabili. Circa 20 le professioni sanitarie dove si muovono gli abusivi. Non solo falsi medici, quindi, ma anche falsi dietisti, logopedisti, igienisti e molti altri ancora. Secondo i dati presentati stamani al convegno del Coordinamento Nazionale delle Professioni Sanitarie, sono circa 20 le professioni sanitarie dove si muovono costantemente abusivi, in costante crescita e capaci di doppiare i veri dottori. Scovarli è difficile, perché i pazienti non denunciano. «Oltre a maghi e guaritori – spiega Antonio Bortone, presidente Conaps e presidente dell’Associazione Italiana Fisioterapisti – esiste un’altra forma di abusivismo ancora più difficile da individuare: la struttura nella quale si trovano operatori in camice bianco ma che non hanno alcuna competenza», cioè le finte cliniche. Ordini professionali per tutelare i cittadini. «Di fronte a tutto ciò – conclude il dr. Bortone – un professionista sanitario vero e serio ha ben poche armi per difendersi: contrariamente ai medici, non dispone di un Ordine professionale che lo tuteli e ne sancisca la qualità del lavoro». Dal 2006 è in corso un importante iter legislativo che dovrebbe portare un po’ di “ordine” in questo complesso settore. «Alcune professioni, come la riabilitazione - continua Bortone – ne sono colpite in modo consistente. I pazienti vittime di questi abusi possono portare dei danni permanenti, come spesso la cronaca denuncia. La responsabilità delle Istituzioni, oggi, è quella di colmare quanto prima questo vuoto legislativo». La risposta della politica: “Pronti nel 2010” «L'obiettivo fondamentale che si prefigge il disegno di legge.1142 (“Istituzioni degli ordini e albi delle professioni sanitarie infermieristiche, ostetriche, riabilitative, tecnico-sanitarie e della prevenzione") – spiega la senatrice Rossana Boldi, presidente della commissione Politiche dell’Unione Europea e coautrice del ddl – è il superamento di una situazione di disparità di trattamento tra le varie professioni sanitarie. Il risultato finale dell'approvazione del ddl 1142, sarà quello di garantire ai cittadini delle prestazioni di qualità migliore e più sicure». «In questo modo – aggiunge la senatrice Laura Bianconi, membro della Commissione Sanità e relatrice del ddl – riusciremo a sanare quella 'non giustizia' creatasi nel tempo nel campo delle professioni sanitarie. Abusivismo e tutela dei cittadini, ma anche per metterci alla pari con l'Europa, che da questo punto di vista detta regole molto precise. Nel 2006 abbiamo preso tutti l'impegno a sanare questa mancanza. Ad oggi è terminata la fase degli emendamenti e siamo pronti alle valutazioni finali. Ci auguriamo che il 2010 sia l'anno decisivo». «I rappresentanti dei cittadini - spiega il prof. Giorgio Scaramuzza, vicepresidente Cittadinanza Attiva - appoggiano la creazione di ordini per le professioni sanitarie. Un sistema di lobbies non va infatti per forza letto come qualcosa di negativo, dal momento che spesso l'obiettivo non è quello di proteggere interessi di casta, ma di garantire la qualità del servizio. Il diritto alla qualità è un principio fondamentale in ambito sanitario. I cittadini chiedono sicurezza e formazione e la risposta a queste domande può essere certamente la creazione di albi che certifichino la formazione e la competenza di chi opera in un settore così delicato come quello sanitario. Per questo l'alleanza tra le organizzazioni dei professionisti e dei cittadini è fondamentale per il perseguimento di questo obiettivo comune».

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